Archivi giornalieri: 8 marzo 2024

La disparità di genere nei ruoli apicali della sanità Disparità di genere

La disparità di genere nei ruoli apicali della sanità Disparità di genere

Per quanto nel settore sanitario sia sempre più importante la presenza femminile la maggior parte dei ruoli chiave della politica sanitaria sono ancora ricoperti da uomini.

 

Continua a crescere la quota di donne che operano nel settore della sanità. Nei prossimi giorni l’ordine dei medici e degli odontoiatri dovrebbe diffondere i dati più recenti, ma il trend è ormai consolidato da molti anni.

Complessivamente nel 2023 le donne erano ancora una minoranza dei medici. Tuttavia questo dato sale al 52% se si considerano solo quelli sotto i 69 anni e continua a crescere osservando i medici più giovani.

52% le donne tra gli iscritti all’ordine dei medici e degli odontoiatri con età inferiore ai 69 anni.

Nonostante questo però la politica sanitaria continua a essere gestita in larga maggioranza da uomini, sia nelle aziende sanitarie locali, che al ministero.

Nuovo ministero stessa disparità

Una novità importante del 2024 riguarda la riforma del ministero della salute che ha cambiato la propria struttura organizzativa (Dl 173/2022). Fino allo scorso anno al vertice del ministero si trovava un segretario generale a cui facevano capo 12 direzioni generali. Da ora invece la struttura si compone di 4 dipartimenti composti a loro volta da 3 direzioni generali ciascuno.

Ciascun ministero può avere come vertice amministrativo o un segretario generale o più capi dipartimento. Vai a “Come sono organizzati i ministeri”

Un primo effetto della riorganizzazione (non ancora ultimata) riguarda la sostituzione degli incarichi di vertice. Lo scorso 15 febbraio infatti il consiglio dei ministri, su proposta del ministro della salute Schillaci, ha nominato i nuovi capi dipartimento.

La guida del dipartimento dell’amministrazione generale, delle risorse umane e del bilancio è stata attribuita a Giuseppe Celotto, già direttore generale del personale, dell’organizzazione e del bilancio.

A capo del dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali invece è stato posto Giovanni Leonardi che in precedenza ricopriva il ruolo di segretario generale del ministero. A quest’ultimo inoltre è stato conferito anche l’incarico ad interim di capo del dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie. È rimandata a un secondo momento, quindi, la scelta del capo dipartimento vero e proprio.

Infine a Francesco Saverio Mennini è stato attribuito il ruolo di capo dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del servizio sanitario nazionale. Quest’ultimo è l’unico tra i nuovi capi dipartimento che non ricopriva in precedenza un incarico nell’amministrazione, svolgendo piuttosto il ruolo di consigliere del ministro esperto in economia sanitaria.

le donne che ricoprono il ruolo di capo dipartimento al ministero della salute.

Tra i nuovi vertici del ministero non è stata scelta neanche una donna. Uno squilibrio piuttosto evidente che potrà essere ribilanciato solo in parte in futuro, quando si procederà alla nomina del capo dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie oltre che dei vari direttori generali.

I vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere

Le aziende sanitarie (Asl) e ospedaliere (Ao) sono le strutture amministrative del sistema sanitario più prossime al cittadino. Oltre ad essere le realtà che offrono nella pratica quotidiana le prestazioni.

In tutti i vertici aziendali di queste strutture devono essere presenti un direttore generale (Dg), un direttore sanitario e un direttore amministrativo. In alcuni casi possono essere previste anche altre figure, come i direttori scientifici o sociosanitari, ma non sempre. Per questo l’analisi si limiterà agli incarichi che devono essere sempre presenti, almeno in via ordinaria. Talvolta infatti al posto del direttore generale può essere temporaneamente nominato un commissario, secondo quanto previsto da norme nazionali e regionali

33,97% le donne che ricoprono ruoli di vertice nelle aziende sanitarie o ospedaliere.

Rispetto allo scorso anno la quota di donne che ricopre questi incarichi è in leggera crescita (era il 31,5%), ma si tratta ancora comunque di un dato molto basso. Eppure ci sarebbe stato ampio margine di miglioramento. Solo nei primi mesi del 2024 infatti sono stati rinnovati ben 115 incarichi, ma solo il 29% di questi sono stati attribuiti a delle donne. Un dato persino più basso, anche se sostanzialmente in linea, con quello complessivo.

La situazione comunque è tutt’altro che omogenea tra le diverse regioni. In Toscana ad esempio le donne arrivano a ricoprire quasi il 60% degli incarichi di vertice (57,1%). Nelle Marche invece sono esattamente la metà (50%), mentre in altre 4 regioni il dato si pone sopra il 40% (Lazio, Liguria, Emilia-Romagna e Piemonte).

In fondo alla classifica invece troviamo l’Abruzzo (9,1%) e la Valle d’Aosta (0%). In quest’ultimo caso bisogna precisare che esiste un’unica azienda sanitaria nella regione. Resta il fatto che nessuno dei 3 incarichi apicali esistenti nella struttura è ricoperto da una donna.

I diversi equilibri negli incarichi di vertice

Come anticipato, l’analisi si concentra sui ruoli più importanti. Ovvero quello di direttore generale (o alternativamente di commissario straordinario), di direttore amministrativo e di direttore sanitario.

La distribuzione di genere tra questi incarichi non è uniforme e non stupisce, purtroppo, che siano proprio gli incarichi più importanti quelli in cui il contributo femminile è meno valorizzato.

Infatti mentre nel caso delle direzioni amministrative le donne sono il 42,1%, e in quello delle direzioni sanitarie il 36,1%, attualmente solo il 25% dei direttori generali è una donna. Ancora meno quelle con il ruolo di commissario (21,9%), un incarico che a seconda dei casi può essere anche molto delicato.

Considerando unitariamente il ruolo di direttore generale e quello di commissario, solo in Trentino-Alto Adige la quota di donne in posizione apicale raggiunge il 50%. In questo caso però si tratta di soli 2 incarichi, uno di direttore generale presso l’azienda provinciale di Bolzano (ricoperto da un uomo), e uno di commissario nell’azienda di Trento ( ricoperto da una donna).

Al secondo posto l’Emilia-Romagna con il 46,1% e a seguire il Lazio con il 43,7%. In questo caso è interessante osservare che, se si escludono i 5 commissari (tra cui si trova solo una donna) la regione passa al primo posto per quota di direttrici generali, superando la metà (54,5%). Ancora più evidente il caso della Calabria, dove molte delle aziende sanitarie sono ancora commissariate (e 5 commissari su 6 sono donne), ma nelle uniche due in cui è presente un direttore generale il ruolo è ricoperto in un caso da un uomo e nell’altro da una donna.

Sono solo uomini invece i direttori generali (o commissari) in AbruzzoBasilicata (in entrambi i casi 4 su 4), Umbria (3 su 3) Molise e Valle d’Aosta (in cui è presente solo un’Asl per regione).

Foto: Marek Levak

 

San Giovanni di Dio

 

San Giovanni di Dio


Nome: San Giovanni di Dio
Titolo: Religioso
Nome di battesimo: Juan Ciudad
Nascita: 8 marzo 1495, Portogallo
Morte: 8 marzo 1550, Granada, Spagna
Ricorrenza: 8 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
1690, Roma, papa Alessandro VIII

Il Portogallo fu la terra fortunata che diede i natali a questo glorioso campione della carità cristiana.

Nato nel 1495 da poveri ma piissimi genitori, trascorse una giovinezza innocente, piena di semplicità.Aveva però grande smania di viaggiare; e a questo fine abbandonò casa e patria.

Caduto in estrema miseria, fu costretto a mettersi a servizio del conte d’Oropesa (Castiglia), dal quale fu arruolato nella fanteria.

Nella vita militare perdette l’innocenza e la semplicità della vita.

Nel 1536, mentre era in Ungheria a combattere contro í Turchi, la compagnia di Giovanni fu congedata ed egli, ritornato nell’Andalusia, si mise a servizio di una ricca signora in qualità di pastore.

Nella pace di questa nuova occupazione l’attendeva Iddio per farlo rientrare in se stesso. La sua mente, nella quiete della campagna, ritornò sulla vita trascorsa: pianse i suoi peccati e si diede ad una vita di austera penitenza.

Sentendo il bisogno di soddisfare la divina giustizia, propose in cuor suo di dedicarsi totalmente al servizio degli infelici.

Su questa strada, guidato e illuminato da Dio, giunse a eroismo di carità e di abnegazione.

In Granata, dove aveva fondato il primo ospedale, trovò i primi benefattori, che largheggiando di mezzi materiali, gli dettero possibilità di svolgere la sua azione di bene.

Molti attirati dalla santità della sua vita, si proposero di seguirlo e di ubbidirlo. In questo modo egli si trovò padre d’una comunità, che dopo la sua morte si pose sotto una regola stabile e professò i voti religiosi. Sorsero così i « Fatebenefratelli ».

Le opere a cui pose mano il Santo sono innumerevoli. Ebbe vasto campo di apostolato. Operò moltissime conversioni, anche fra quelle giovani che per penuria di mezzi si erano date ad una vita peccaminosa. Soprattutto però incontrarono la generosità del suo cuore i poveri derelitti e gli ammalati.

Consunto dalle eroiche fatiche e colpito da grave malattia, fu soccorso da una ricca signora affinché potesse avere tutti i rimedi della scienza e della medicina, ma dopo inutili tentativi se ne volava pieno di meriti al cielo.

Favorito da Dio del dono dei miracoli, nell’incendio del suo ospedale potè salvare tutti i ricoverati, passando incolume attraverso le fiamme.

Dal Papa Alessandro VIII fu canonizzato nel 1690.

PRATICA. Cerchiamo di diventare più misericordiosi e caritatevoli verso il prossimo indigente: in esso dobbiamo mirare Gesù che soffre.

PREGHIERA. O Signore, che il beato Giovanni, acceso del tuo amore, facesti camminare illeso fra le fiamme e per suo mezzo arricchisti la tua Chiesa di nuova prole, fa’ per sua intercessione, che il fuoco della sua carità guarisca i nostri mali.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Granata, nella Spagna, san Giovanni di Dio, Confessore, Fondatore dell’Ordine dei Fratelli Ospedalieri degli infermi, rimasto celebre per la misericordia verso i poveri e per il disprezzo di se stesso: dal Papa Leone decimoterzo fu proclamato Patrono celeste di tutti gli ospedali ed infermi.