Archivi giornalieri: 9 novembre 2020

Lavoro e Diritti

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Superbonus 110 e bonus facciate: nuovi chiarimenti dall’Agenzia delle entrate

L’Agenzia ha fornito ulteriori chiarimenti in merito ad alcuni aspetti del superbonus 110% e del bonus facciate 90%. Ecco le novità.

Con diversi e distinti interventi,  l’Agenzia delle entrate ha rilasciato nuovi chiarimenti sia sul superbonus 110% sia sul bonus facciate. Per quanto riguarda il superbonus l’intervento dell’Agenzia riguarda: la verifica dell’autonomia funzionale per un’ unità abitativa situata in un complesso condominiale; la spesa massima detraibile per un intervento di ristrutturazione finalizzato  a dividere un vecchio fabbricato unifamiliare in due abitazioni funzionalmente indipendenti.

Sempre sul superbonus 110%, l’Agenzia ha specificato che, non danno diritto alla detrazione del Superbonus le spese sostenute per l’intervento di sostituzione della parete verticale costituita da vetrate non rimovibili, con una parete isolante.

In merito al bonus facciate, l’Agenzia ha invece affrontato le condizioni di accesso all’agevolazione in caso di più interventi contestuali a quello principale espressamente richiamato dalla norma di riferimento. In particolare, è stato chiarito se per la sostituzione dei davanzali, la sistemazione di alcune prese e punti luce esterni, è possibile richiedere la detrazione del 90%.

Con un ulteriore chiarimento, l’Agenzia ha ribadito che le pareti nascoste completamente, anche se costituenti il perimetro esterno degli edifici, non concorrono al miglioramento del decoro urbano e non sono agevolabili.

Ecco in chiaro tutte le indicazioni fornite dall’Agenzia delle entrate.

Il superbonus 110%

La super detrazione prevista dall’art.119 del D.L. 34/2020, decreto Rilancio, agevola gli interventi di risparmio energetico e riduzione del rischio sismico degli edifici. Gli interventi devono essere effettuati su edifici residenziali.

In particolare si distingue tra interventi trainanti e interventi trainati.

Gli interventi trainanti sono quelli agevolati indipendentemente dall’effettuazione di altre tipologie di lavori. Per questo sono definiti trainanti. Al contrario, accanto agli i interventi trainanti, ci sono quelli trainati ossia agevolati solo se effettuati congiuntamente a uno trainato.

Ad esempio è trainante il cappotto termico dell’edificio, è trainata la sostituzione degli infissi.

Detto ciò, sono agevolabili, quali interventi trainanti:

  1. interventi di isolamento termico sugli involucri degli edifici;
  2. sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni;
  3. sostituzione di impianti di climatizzazione invernale sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti;
  4. interventi antisismici.

Come sopra anticipato, il  super bonus al 110%, spetta anche per altri interventi, se eseguiti insieme ad almeno uno di quelli sopra elencati. Il riferimento è ai già citati interventi “trainati”.

Sono considerati trainati i seguenti interventi:

  • gli interventi di efficentamento energetico;
  • l’installazione di impianti solari fotovoltaici;
  • l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.

La sostituzione della vetrata: la risposta n°521 del 3 novembre

Non danno diritto alla detrazione del Superbonus le spese sostenute per l’intervento di sostituzione della parete verticale dell’abitazione, costituita da vetrate non rimovibili, con una parete isolante . È la sintesi del chiarimento dell’Agenzia delle entrate contenuto nella risposta n. 521 del 3 novembre.

Si ricorda che possono accedere all’agevolazione in esame le spese relative agli interventi “di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinateche interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell’edificio o dell’unità immobiliare situata all’interno di edifici plurifamiliari che sia funzionalmente indipendente e disponga di uno o più accessi autonomi dall’esterno” (articolo 119, comma 1, lettera a) del Dl n. 34/2020).

Secondo l’Agenzia, la norma è chiara. La detrazione opera per gli interventi su superfici opache fra le quali, non può rientrare la parete verticale dell’immobile.  A nulla rilevando la circostanza che le vetrate sono inamovibili.

Ristrutturazione edilizia con ampliamento e frazionamento

Come deve essere individuata la detrazione massima per un intervento di ristrutturazione edilizia, con ampliamento e frazionamento in due unità residenziali di un vecchio fabbricato unifamiliare? Come deve essere dimostrato che l’edificio è ciò dotato di impianto termico? Il caminetto può essere considerato tale?

A tali domande ha dato riscontro l’Agenzia delle entrate con la risposta n° 523 del 4 novembre. Colui che ha chiesto il chiarimento ha fatto presente di voler effettuare  sia interventi trainanti (intervento antisismico e di isolamento delle superfici opache), sia trainati (riscaldamento, infissi, ricarica dei veicoli elettrici, impianto fotovoltaico).

Secondo l’Agenzia delle entrate, i lavori di ristrutturazione finalizzati a dividere un vecchio fabbricato unifamiliare in due abitazioni funzionalmente indipendenti, possono beneficiare del Superbonus con il limite di spesa da calcolare sull’unità immobiliare preesistente all’intervento (solo 96.000).

Difatti non rileva il numero di abitazioni ottenute post intervento agevolato.

Inoltre, la presenza dell’impianto di riscaldamento, necessaria per l’accesso al beneficio, può essere comprovata anche dai camini di cui è dotata l’abitazione.

Superbonus  per una unità immobiliare con accesso autonomo inclusa in un condominio

Come è stato ribadito più volte dall’agenzia delle entrate sulla base “decreto requisiti tecnici” del Ministero dell’economia e delle Finanze, M.E.F.

le «unità immobiliari funzionalmente indipendenti e con uno o più accessi autonomi dall’esterno, site all’interno di edifici plurifamiliari», alle quali la norma del superbonus fa riferimento, vanno individuate verificando la contestuale sussistenza del requisito della «indipendenza funzionale» e dell’«accesso autonomo dall’esterno», a nulla rilevando, a tal fine, che l’edificio plurifamiliare di cui tali unità immobiliari fanno parte sia costituito o meno in condominio.

Da qui l’unità abitativa all’interno di un edificio plurifamiliare dotata di accesso autonomo fruisce del Superbonus autonomamente. Ciò, indipendentemente dalla circostanza che la stessa faccia parte di un condominio o disponga di parti comuni con altre unità abitative. Ad esempio il tetto.

Da qui, per “accesso autonomo dall’esterno” si intende un accesso indipendente, non comune ad altre unità immobiliari, chiuso da cancello o portone d’ingresso che consenta l’accesso dalla strada o da cortile o da giardino anche di proprietà non esclusiva»(comma 1-bis, art.119, d.l. 34/2020).

Di conseguenza, l’unità immobiliare rispetta il requisito dell’ “accesso autonomo dall’esterno” anche quando all’immobile si accede attraverso una strada privata e/o in multiproprietà o attraverso un terreno di utilizzo comune, ma non esclusivo. Non essendo rilevante la proprietà pubblica o privata e/o esclusiva del possessore dell’unità immobiliare all’accesso in questione. Anche quando si è in presenza di accesso anche da cortile/passaggio comune che affaccia su strada pubblica.

In sintesi, il superbonus 110% spetta anche se all’immobile si accede da un terreno di utilizzo comune.

Si veda la risposta n° 524 del 4 novembre.

Il bonus facciate

L’agevolazione fiscale consiste in una detrazione d’imposta del 90% per interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale, compresi gli immobili strumentali.

Sono agevolati gli interventi sulle strutture opache della facciata, su balconi o su ornamenti e fregi, compresi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna. Il bonus non spetta, invece, per gli interventi effettuati sulle facciate interne dell’edificio, se non visibili dalla strada o da suolo ad uso pubblico.

Indicazioni presenti sul portale dell’Agenzia delle entrate.

Possono usufruire dell’agevolazione tutti i contribuenti, residenti e non residenti nel territorio dello Stato, soggetti Irpef e soggetti passivi Ires, che possiedono a qualsiasi titolo l’immobile oggetto di intervento.

La detrazione è riconosciuta nella misura del 90% delle spese documentate, sostenute nel 2020 ed effettuate tramite bonifico bancario o postale. Va ripartita in 10 quote annuali costanti e di pari importo. Non sono previsti limiti massimi di spesa, né un limite massimo di detrazione.

Il bonus facciate: pareti esterni e pareti nascoste

Si può beneficiare del bonus facciate per gli interventi realizzati sulle facciate dell’edificio costituenti il suo perimetro esterno, sebbene solo parzialmente visibili dalla strada. La stessa indicazione non vale  per le  pareti esterne opposte al punto di vista dalla strada pubblica non visibili (neanche parzialmente) da quest’ultima.  Se non sono visibili non possono rientrare nel bonus facciate.

Queste indicazioni sono contenute nella risposta n° 522 del 4 novembre.

L’effettuazione di più interventi contestuali

L’isolamento dello sporto di gronda, effettuato in concomitanza dell’intervento di isolamento a “cappotto” di un edificio, necessario per evitare il ponte termico tra parete e copertura, rientra nel bonus facciate, “trainando” nell’agevolazione anche i lavori aggiuntivi.

Lavori aggiuntivi quali:

  • lo spostamento dei pluviali,
  • la sostituzione dei davanzali,
  • la sistemazione di  prese e punti luce esterni e
  • lo spostamento delle tende da sole avvolgibili che ostacolano la posa del cappotto e dell’isolamento dello sporto di gronda.

Tali interventi aggiuntivi, fatti insieme al cappotto termico rientrano nel bonus facciate 90%.

Si è espressa in tal senso l’Agenzia delle entrate con la risposta n° 520 del 3 novembre 2020.


Leggi l’informativa privacy ai sensi del Regolamento (UE) 2016/679

 

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Tredicesima 2020: quando arriva, a chi spetta, come si calcola e altre info

Tredicesima 2020: cos’è, come si fa il calcolo, quando si paga ed altre info sulla mensilità aggiuntiva detta anche gratifica natalizia.

La tredicesima è una mensilità aggiuntiva di retribuzione per lavoratori e pensionati conosciuta anche con il nome di gratifica natalizia. Ma quando arriva e quando si prende di tredicesima? Iniziamo col dire che questa viene erogata alla generalità dei lavoratori dipendenti privati e pubblici oltre che, come accennato, ai pensionati in corrispondenza della busta paga di dicembre, ovvero prima della vigilia di Natale. Con l’avvicinarsi delle feste, il pensiero di molti lavoratori e pensionati corre a questa retribuzione aggiuntiva per far fronte alle spese per regali, cenoni e magari qualche giorno di ferie invernali, anche se quest’anno sappiamo bene che le cose andranno diversamente per via del covid-19.

In questa guida vedremo insieme cos’è e come funziona la tredicesima mensilità: in particolare faremo un approfondimento sul calcolo per vedere quanto spetta, a chi spetta, quando si paga e ad altre informazioni utili.

Ma prima però facciamo un passo indietro e vediamo da dove nasce e quando stata introdotta nel nostro ordinamento.

Tredicesima: un po’ di storia

Gratifica NataliziaIn origine la tredicesima mensilità nasce come gratifica natalizia, ossia come retribuzione aggiuntiva in occasione del Natale; concessa ai lavoratori dal proprio datore di lavoro senza alcun vincolo né obbligo. E’ solo in seguito, nel 1937, che venne introdotto l’obbligo all’interno del contratto collettivo metalmeccanica industria, di corrispondere agli impiegati una mensilità in più rispetto alle 12 annuali.

Solamente nel 1946 questo obbligo venne esteso anche agli operai. Bisogna attendere parecchi anni, precisamente il 1960, prima che l’estensione gratifichi i lavoratori di tutti i settori.

Oggi, quindi, questa mensilità aggiuntiva è di fatto obbligatoria per tutti i lavoratori sia che abbiano un contratto a tempo determinato, sia indeterminato, tanto a tempo parziale quanto pieno. Viene corrisposta una volta all’anno, in occasione appunto delle festività natalizie.

Vediamo in questa guida come calcolare la mensilità differita, anche in caso di assunzione in corso d’anno oppure di un contratto part-time e quali assenze possono incidere sulla sua maturazione, senza dimenticarci dei pensionati: infatti anche l’INPS eroga loro la tredicesima mensilità.

Calcolo tredicesima 2020

Dato che abbiamo preso confidenza con la retribuzione e con gli elementi che compongono la busta paga vediamo quali voci incidono nel calcolo della tredicesima.

Innanzitutto la tredicesima mensilità si calcola sulla retribuzione globale di fatto e nello specifico:

  • minimo contrattuale o paga base;
  • indennità di contingenza;
  • superminimi individuali o assorbibili;
  • scatti di anzianità;
  • eventuale EDR o terzo elemento.

tredicesima calcoloNon dimentichiamoci che anche tutte le indennità corrisposte a carattere continuativo (come ad esempio l’indennità di cassa) e gli elementi presenti in maniera fissa nella parte iniziale del cedolino compongono la mensilità aggiuntiva.

I compensi legati, invece, a straordinari, festivi, maggiorazioni non devono essere considerate in quanto prive del carattere di continuità, questo il principio in linea generale, in quanto possono esserci situazioni in cui alcuni elementi rientrano nel computo della retribuzione utile al calcolo in quanto corrisposti in maniera assidua, come può essere il caso dell’indennità di turno notturno.

Per sapere se a dicembre l’importo spettante della tredicesima sarà completo o meno bisogna innanzitutto individuare il periodo di maturazione che coincide con l’anno solare: la tredicesima matura durante il rapporto di lavoro in tanti ratei quanti sono i mesi dell’anno, ossia 12.

Tredicesima contratti a tempo determinato

A questo punto non ci resta che analizzare due fattori: l’eventuale assunzione, o cessazione, intervenuta durante l’anno e le assenze che incidono negativamente sulla maturazione.

Nel primo caso, quello di assunzione o cessazione del rapporto di lavoro in corso d’anno la tredicesima va rapportata all’effettivo servizio prestato; devono quindi essere liquidati tanti dodicesimi quanti sono i mesi di lavoro prestato. Quindi se la tredicesima è composta di 12 dodicesimi di una paga mensile, questa sarà pari ad esempio a 6/12 se il rapporto di lavoro in un anno dura 6 mesi si se assunto in corso d’anno, sia se il rapporto è cessato in corso d’anno.

Facciamo un esempio.

Se il lavoratore Mario Bianchi inizia a lavorare il 01.06.2018 a dicembre avrà diritto a 7/12 di tredicesima, ovvero la maturazione a decorrere dal mese di giugno fino a dicembre.

La variabile nella circostanza di assunzione e cessazione in corso d’anno è legata ai giorni di servizio effettivamente prestati: se in un mese sono superiori a 15 allora la maturazione si considera piena, se sono invece inferiori per quel mese non vi sarà alcuna maturazione.

Pertanto se il nostro lavoratore Mario Bianchi invece di essere stato assunto il 01.06.2018 fosse stato assunto il 20.06.2018, per il mese di giugno non avrebbe avuto diritto ad alcuna maturazione e di conseguenza a dicembre gli sarebbero stati liquidati 6 ratei anziché 7, su 12.

L’altro aspetto che dobbiamo considerare è legato alle assenze che sono intervenute durante l’anno e le dividiamo in due categorie: le prime danno la possibilità di assentarsi dal lavoro ma di mantenere il diritto alla maturazione, le seconde invece incidono negativamente.

Tredicesima per il lavoratori part-time

Un altro caso particolare è il contratto part-time nel quale la maturazione segue le stesse regole di un classico contratto full time. Nel part-time però l’importo è maturato in proporzione all’orario di lavoro part time.

Consideriamo quindi un part-time di 20 ore settimanali, su 40, avendo un part-time al 50% anche i ratei relativi alla tredicesima mensilità matureranno al 50%.

Più complesso è il caso di trasformazione dell’orario durante l’anno. In questa situazione bisogna considerare per ogni periodo la percentuale corrispondente al part-time, facendo quindi un calcolo distinto per ogni rateo. Così come se in un determinato periodo il contratto fosse stato full time la maturazione dovrà essere completa.

Calcolo tredicesima netta

Ma come si calcola la tredicesima netta?

In linea generale la gratifica natalizia si corrisponde attraverso l’elaborazione di un cedolino paga a parte nel quale si indica la retribuzione lorda corrispondente all’importo della mensilità aggiuntiva.

A questo punto mettiamo in pratica i consigli della guida “come calcolare lo stipendio netto partendo dal lordo”. Innanzitutto, applichiamo la quota legata al contributo previdenziale, pari generalmente al 9,19%.

A questo punto abbiamo individuato l’imponibile fiscale da assoggettare agli scaglioni IRPEF. Ma prestiamo attenzione ad una novità: a differenza di qualsiasi altro cedolino nel quale, a questo punto saremmo andati a calcolare le detrazioni fiscali da applicare, nelle mensilità supplementari non si applicano detrazioni e conseguentemente la tassazione sarà più elevata rispetto agli altri mesi.

Maturazione Tredicesima assenze

Analizziamo prima quelle che consentono la maturazione della tredicesima.

In questa categoria appartengono:

  • ferie, permessi e riposi annui;
  • festività nazionali e infrasettimanali;
  • assenze per malattia e infortunio sul lavoro, nei limiti del periodo di computo;
  • congedi per maternità e paternità;
  • riposi giornalieri per allattamento;
  • congedo matrimoniale.

Ora il tasto dolente ossia le assenze che, invece, incidono in maniera negativa:

  • congedi parentali e per malattia del bambino;
  • periodi di aspettativa per i lavoratori chiamati a funzioni pubbliche elettive o ricoprire cariche sindacali, provinciali e nazionali;
  • permessi non retribuiti;
  • assenze ingiustificate;
  • assenze per sciopero;

Per maggior sicurezza è opportuno consultare il CCNL di riferimento che potrebbe disciplinare queste assenze in maniera differente.

Quando si prende la tredicesima? Ecco quando arriva

tredicesima quandoFino ad ora abbiamo considerato la maturazione e il calcolo della mensilità supplementare, ma non abbiamo specificato quando effettivamente compete il pagamento, cioè quando si paga la tredicesima.

A tutti gli effetti non esiste una data precisa di pagamento, sicuramente prima o in concomitanza della vigilia di Natale; questa è la data indicativa entro la quale il datore di lavoro dovrebbe corrispondere la gratifica natalizia.

In ogni caso è sempre bene controllare il proprio CCNL per sapere se il contratto collettivo nazionale di riferimento prevede qualcosa di più specifico.

Gratifica natalizia: a chi spetta

Infine, come abbiamo accennato in premessa, la “gratifica natalizia” spetta a tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati (anche in cassa integrazione), comprendendo inoltre anche colf e badanti ed infine anche i pensionati.

Vediamo come funziona in questi casi, ma senza scendere troppo nei dettagli, per i quali vi suggeriamo le lettura delle singole guide approfondite.

Tredicesima in Cassa Integrazione

Molto di attualità, purtroppo, è il calcolo della tredicesima per chi ha avuto periodi di cassa integrazione nel corso del 2020. Per fare un computo esatto dei periodi utili alla tredicesima mensilità bisogna prima distinguere fra cassa integrazione a zero ore e cassa integrazione a orario ridotto.

In questa utile guida facciamo il punto della situazione, con molti esempi pratici per il calcolo.

Leggi anche: Tredicesima in Cassa Integrazione

Tredicesima colf e badanti

Il CCNL del lavoro domestico all’art. 38 prevede l’erogazione della tredicesima mensilità. In occasione del Natale, e comunque entro il mese di dicembre, spetta al lavoratore una mensilità aggiuntiva. Questa è pari alla retribuzione globale di fatto, in essa compresa l’indennità sostitutiva di vitto e alloggio.

Anche in questo caso vige la regola del calcolo in dodicesimi, pertanto nel caso in cui non vi sia la prestazione di un anno intero di servizio l’importo della tredicesima deve essere rapportato a quanti sono i mesi di servizio.

Leggi anche: Tredicesima colf e badanti

Tredicesima pensionati

Nel caso, invece, dei pensionati sarà l’ente previdenziale ad erogare la mensilità aggiuntiva, seguendo generalmente le regole fino ad ora esposte. Questi soggetti saranno fra i primi a riceverla, in quanto l’accredito o il pagamento diretto avverranno già dall’ultima settimana di novembre.

Purtroppo si potrebbe verificare il caso di decesso del pensionato nel corso dell’anno. In questa situazione gli eredi hanno diritto a percepire dall’ente previdenziale la quota di tredicesima maturata e non riscossa dal defunto.

Dovranno fare una richiesta, sottoscritta da tutti gli eredi ed indicando a quale titolo si è acquisita la qualità di erede, all’ente preposto all’erogazione.

Leggi anche: Tredicesima pensionati

Tredicesima NoiPA

In ultimo vediamo come avviene il pagamento della Tredicesima NoiPa ovvero per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. L’accredito della gratifica natalizia arriva anticipatamente per i dipendenti pubblici.

Infatti il pagamento della 13° avviene in concomitanza dell’accredito sul cedolino di dicembre quindi entro le prime due settimane del mese.

Leggi anche: Tredicesima NoiPa


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Sorveglianza sanitaria eccezionale: novità per i lavoratori fragili

È nuovamente attiva la procedura di richiesta di visita medica per sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori fragili sul sito INAIL.

Riattivato il servizio telematico di richiesta di visita medica per sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori fragili ai servizi territoriali dell’INAIL. Infatti, a decorrere dal 5 novembre 2020, e fino al 31 dicembre 2020, i datori di lavoro pubblici e privati possono nuovamente farne richiesta tramite il servizio online dedicato presente sul sito dell’Istituto.

A tal fine, occorre munirsi di credenziali dispositive. Per chi non è registrato sul sito, le credenziali possono essere acquisite tramite una delle seguenti modalità: Spid; Carta nazionale dei servizi (Cns); Inail.

Quest’ultima modalità presuppone l’invio dell’apposito modulo da inoltrare attraverso i servizi online o da consegnare presso le sedi territoriali Inail. Nel caso di delega da parte del datore di lavoro, deve essere compilato e inoltrato l’apposito modulo “Mod. 06 SSE delega”. Tale documento è reperibile nella sezione dedicata del portale “Moduli e modelli”.

A darne notizia è l’INAIL con una notizia pubblicata il 5 novembre 2020, in conseguenza delle misure introdotte dal Decreto Rilancio (art. 83 del D.L. n. 34/2020, convertito con modificazioni in L. n. 77/2020).

Sorveglianza sanitaria eccezionale: novità del Decreto Rilancio

Il Decreto Rilancio all’art 83 prevede che i datori di lavoro pubblici e privati assicurano la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti al rischio.

La tutela avviene in ragione di diversi fattori, quali:

  • l’età;
  • la condizione da immunodepressione;
  • una pregressa infezione da Covid-19 ovvero da altre patologie che determinano particolari situazioni di fragilità del lavoratore.

Ma cos’è la sorveglianza sanitaria eccezionale? In poche parole, si tratta di visita medica particolare effettuata sui lavoratori inquadrabili come “fragili”. Vi rientrano lavoratori che hanno condizioni derivanti:

  • da immunodeficienze da malattie croniche;
  • da patologie oncologiche con immunodepressione anche correlata a terapie salvavita in corso.

Tutte queste condizioni, come detto, devono essere valutate anche in relazione dell’età del soggetto.

Lavoratori fragili: chi sono

Il concetto di fragilità va individuato in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore rispetto alle patologie preesistenti che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto.

Ad esempio è noto che le persone con problemi cardiaci possono avere gravi complicanze nel caso in cui contraggano il covid-19. Ecco perchè sono considerati soggetti fragili rispetto ad altri, ragion per cui questi lavoratori vengono sottoposti ad una sorveglianza sanitaria appositamente prevista.

Leggi anche: Lavoratori fragili: tutele e diritti nella circolare del Ministero del Lavoro

A chi richiedere la sorveglianza sanitaria eccezionale

I datori di lavoro sono tenuti a richiedere la sorveglianza eccezionale ai servizi territoriali dell’INAIL che vi provvedono con i propri medici del lavoro.

Il datore di lavoro o un suo delegato possono inoltrare la richiesta di visita medica attraverso l’apposito servizio online “Sorveglianza sanitaria eccezionale”. L’applicativo è stato reso di nuovo disponibile dal 5 novembre 2020 e accessibile dagli utenti muniti di credenziali dispositive.

Nel caso di delega da parte del datore di lavoro, deve essere compilato e inoltrato l’apposito modulo “Mod. 06 SSE delega”. Il modulo è reperibile nella sezione dedicata del portale “Moduli e modelli”.

Come si svolge la visita medica

Una volta inoltrata la richiesta dal datore di lavoro o da un suo delegato, viene individuato il medico della sede territoriale più vicina al domicilio del lavoratore.

Successivamente, all’esito della valutazione della condizione di fragilità, il medico esprimerà il giudizio di idoneità. Quest’ultimo, poi, fornisce, in via prioritaria, indicazioni per l’adozione di soluzioni maggiormente cautelative per la salute del lavoratore o della lavoratrice per fronteggiare il rischio da COVID-19. Il giudizio di non idoneità temporanea è riservata solamente ai casi che non consentano soluzioni alternative.

Infine, dopo all’invio del giudizio di idoneità, il datore di lavoro riceve una comunicazione con l’avviso di emissione della relativa fattura in esenzione da Iva per il pagamento della prestazione effettuata.

La tariffa dovuta all’INAIL per singola prestazione effettuata è stata fissata in 50,85 euro.


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Cuba

La risposta della Cuba socialista alla pandemia globale di SARS-CoV2 è stata eccezionale, sia per la risposta interna sia per il suo contributo internazionale.

Il fatto che una piccola nazione, sottomessa a secoli di colonialismo e imperialismo, e a partire dalla Rivoluzione del 1959 a sei decenni di un blocco criminale da parte degli Stati Uniti, possa svolgere questo ruolo esemplare è dovuto al sistema socialista di Cuba.

La pianificazione centralizzata indirizza le risorse nazionali secondo una strategia di sviluppo che dà priorità al benessere umano e alla partecipazione della comunità e non gli interessi del privato.

Le autorità cubane hanno reagito rapidamente all’informazione fornita dalla Cina all’inizio di quest’anno sul SARS-CoV2. A gennaio le autorità cubane hanno stabilito una Commissione Nazionale Intersettoriale per la COVID-19, hanno messo in atto il proprio Piano di Azione Nazionale per le epidemie, hanno cominciato a controllare porti, aeroporti, installazioni marittime, hanno dato informazioni agli agenti di frontiera e immigrazione per rispondere al COVID-19 e hanno elaborato un piano di “prevenzione e controllo”.

Specialisti cubani hanno viaggiato in Cina per comprendere il comportamento del nuovo coronavirus e le commissioni del Consiglio Scientifico del governo hanno cominciato a lavorare per combattere contro il coronavirus.

Durante il mese di febbraio si sono riorganizzate le strutture mediche ed è stato formato il personale sanitario per controllare la diffusione del virus all’interno dell’isola.

All’inizio di marzo è stato creato un gruppo scientifico e bio-tecnologico per sviluppare i trattamenti, test, vaccini e altre innovazioni relative al COVID-19. A partire dal 10 Marzo si è incominciato a fare test del COVID-19 alle persone che entravano nel Paese. Tutto questo è stato fatto prima che si manifestasse il virus nell’isola.

L’11 marzo è stato confermato che tre turisti italiani erano i primi casi di COVID-19 a Cuba. Le autorità cubane si sono messe in azione organizzando riunioni nei quartieri, facendo controlli di salute, test, localizzazione dei contagi e quarantene casa per casa, tutto ciò accompagnato da programmi di educazione e aggiornamento quotidiano dei dati.

Il 20 Marzo è stata “confinata”1 la popolazione e gli è stato chiesto di rispettare le norme di distanziamento sociale e di portare le mascherine per uscire di casa per svolgere lavori essenziali. Sono state sospese le tasse alle attività commerciali (private n.d.t.) e i debiti delle utenze domestiche, è stato assicurato il 50% dello stipendio alle persone ricoverate e le famiglie con entrate basse hanno ricevuto assistenza sociale e familiare, dato che gli sono stati consegnati a domicilio medicine, cibo e altri articoli.

Nei laboratori di confezioni di tutta la nazione si è cominciato a produrre mascherine, incoraggiati da un movimento popolare di produzione domestica e si sono organizzati gruppi comunitari di mutualismo per aiutare le persone vulnerabili e anziane a comprare cibo dato che erano divenute abituali le grandi file.

Il 24 marzo Cuba ha chiuso le proprie frontiere alle persone non residenti, una decisione difficile data l’importanza che hanno per lo Stato le entrate del turismo.

Si è deciso l’obbligatorietà per qualsiasi persona che entrava nel Paese di passare una quarantena sotto controllo medico di 14 giorni durante i quali vengono effettuati test e analisi. Nelle provincie e nei municipi si sono attivati i Consigli di Difesa.

Ad aprile è stato sospeso sia il pagamento delle bollette dei servizi pubblici, sia il trasporto interprovinciale e urbano, nonostante sia stato garantito il trasporto al personale medico e ad altre persone che lavoravano in servizi essenziali. Sono state sanificate l’Havana e altre città. Sono state messe in quarantena totale o parziale 20 comunità di sei provincie.

È stata messa in funzione un’applicazione progettata a Cuba, “Virtual Screening”, con un’applicazione di opt-in che permette alle persone che la utilizzano di trasmettere un’indagine epidemiologica al Ministero della Salute Pubblica (MINSAP) perché faccia un’analisi statistica.

Sono state prese misure di prevenzione affinché il virus non entrasse nelle carceri dove sono stati fatti dei controlli attivi due volte al giorno e alla data del 23 aprile non era stato registrato nessun caso in esse.

Alla data del 24 maggio2 era stato informato di 82 morti e meno di due mila casi confermati a Cuba, la cui popolazione è di 11,2 milioni di abitanti. Ciò presuppone 173 casi per un milione di abitanti, in comparazione con i 3.907 per milione in Gran Bretagna. Non è morta nessuna persona appartenente al personale sanitario, nonostante alla metà di aprile si fossero infettate 92 persone.

La risposta esemplare di Cuba si basa su cinque caratteristiche del suo sviluppo socialista

Primo, il suo sistema di salute pubblica unico, universale e gratuito, che premia la prevenzione alla cura, con una rete di medici di famiglia, responsabili della salute comunitaria e che vivono tra i propri pazienti.

Secondo, l’industria biofarmaceutica di Cuba che è orientata verso le necessità della salute pubblica e produce quasi il 70% delle medicine che si consumano nel Paese e le esporta a 50 Paesi.

Terzo, l’esperienza dell’isola in materia di difesa civile e di riduzione del rischio di disastri, generalmente in risposta a disastri naturali e relazionati al clima. La sua capacità, internazionalmente lodata, di mobilitare le risorse nazionali per proteggere la vita umana, si ottiene grazie ad una rete di organizzazioni popolari che facilitano la comunicazione e l’azione comunitaria.

Quarto, l’esperienza dell’isola nel fare controlli sulle malattie infettive. Per decenni Cuba ha inviato professionisti sanitari in Paesi che curano malattie infettive debellate da molto tempo nell’isola e ha invitato decine di migliaia di persone di altri Paesi a studiare a Cuba. Conta su procedimenti ben sviluppati per mettere in quarantena le persone che entrano nell’isola.

Quinto, l’internazionalismo sanitario cubano grazie al quale 400.000 professionisti della salute hanno fornito assistenza sanitaria gratuita a popoli che hanno carenze di essa in 164 Paesi. Quando è iniziata la pandemia c’erano 28.000 professionisti sanitari che lavoravano in 59 Paesi. Alla fine di maggio altri 2.300 specialisti sanitari della Brigata Medica Henry Reeve di Cuba, specializzata in risposta epidemiologica e a disastri, è andata in 243 Paesi per trattare pazienti del COVID-19.

IMPEGNO PER UN’ASSISTENZA SANITARIA PUBBLICA DI GRANDE QUALITA’

Nel 1959 Cuba aveva circa 6.000 medici, però la metà di essi se ne andarono presto. Solamente rimasero 12 dei 250 professori cubani della Facolta di Medicina dell’Università di L’Avana.

C’era solo un ospedale rurale. Il governo rivoluzionario affrontò la sfida di offrire una sanità pubblica di grande qualità partendo praticamente da zero.

A questo fine venne stabilito nel 1960 il Servizio Medico Rurale (SMR), e nel corso del decennio successivo si destinarono a zone remote centinaia di medici recentemente laureati. I medici dell’SMR svolsero la funzione di educatori della salute oltre a quella di medici clinici.

Vennero stabiliti programmi nazionali per la prevenzione e il controllo di malattie infettive. Dal 1962 un programma nazionale di immunizzazione ha somministrato a tutti i cubani otto vaccini gratis. Si ridussero rapidamente le malattie infettive sino ad eliminarle totalmente.

Nel 1970 la quantità di ospedali rurali era giunta a 53. Sino al 1976 non venne recuperata la proporzione tra medici e cittadini anteriore alla Rivoluzione. A quel punto tutto il Paese disponeva di servizi di salute e gli indicatori erano migliorati in maniera significativa.

Nel 1974 venne stabilito un nuovo modello di policlinici basato a livello comunitario, che offrì alle comunità cubane l’accesso locale a specialisti per la assistenza sanitaria di base.

Sia la formazione che la politica hanno messo in risalto l’impatto che fattori biologici, sociali, culturali, economici e ambientali avevano sui pazienti. I programmi nazionali si concentrano sulla salute materno-infantile, sulle malattie infettive, sulle malattie croniche non trasmissibili e sulla salute delle persone anziane.

Nel 1983 venne introdotto in tutto il paese il Piano Medici e Infermieri della Famiglia, per il quale si installarono nei quartieri consultori di medici di famiglia nella cui parte superiore dell’edificio vivevano con la propria famiglia il medico o l’infermiere, in modo che l’assistenza sanitaria fosse garantita 24 ore al giorno.

I medici di famiglia coordinano l’assistenza medica e dirigono le campagne di promozione della salute che insistono sulla prevenzione e le analisi epidemiologiche. Si basano sulla creazione di anamnesi aggiornate costantemente e sulla capacità clinica, mentre riservano i trattamenti medici ad alta tecnologia costosi ai pazienti che li necessitano, concludono gli appuntamenti con i pazienti nella mattina e fanno visite a domicilio il pomeriggio.

Le squadre mediche fanno diagnosi della salute del quartiere e fanno interagire la salute pubblica con la medicina clinica, e “la valutazione continua e l’analisi dei rischi” (VCER) individuale dei propri pazienti. I medici e infermieri di famiglia lavorano anche in centri di lavoro e grandi scuole, asili nido, centri per anziani ecc.

Nel 2005 la popolazione cubana aveva un medico ogni 1674 persone, la proporzione più alta del mondo. Cuba ha attualmente 449 policlinici, ognuno dei quali assiste tra le 20.000 e 40.000 persone e funzionano come centro di riferimento per medici della famiglia della zona, generalmente tra i 15 e i 40. Ci sono più di 10.0005 medici di famiglia divisi in maniera uniforme su tutta l’isola.

L’ASSISTENZA PRIMARIA DELLA SALUTE, COLONNA VERTEBRALE DELLA RISPOSTA DI CUBA

Un articolo pubblicato ad aprile 2020 da parte di Medicc Review descrive il sistema di assistenza primaria a Cuba come una potente arma contro il COVID-19. “senza un rapido accesso ai test, è chiaro che i test di massa6 non erano la prima opzione strategica. Tuttavia, l’assistenza primaria della salute lo era.”

Le autorità cubane hanno garantito che tutte le persone che facevano parte del sistema sanitario, incluso il personale ausiliario, ricevessero una formazione sul COVID-19, anche prima che fosse rilevato il virus.

I medici di più alto grado di ogni provincia hanno ricevuto una formazione nell’ospedale cubano di malattie tropicali famoso a livello mondiale, l’istituto Pedro Kourí. successivamente, tornando nelle proprie provincie, hanno formato i propri colleghi del grado successivo, i direttori degli ospedali e dei policlinici.

“a seguire si è passati al terzo passaggio: la formazione dei propri medici e infermieri della famiglia, i tecnici di laboratorio e radiologia, il personale amministrativo e anche il personale di manutenzione, gli autisti delle ambulanze e i portantini e qualsiasi persona che potesse avere un contatto con i pazienti”, ha spiegato la direttrice di un policlinico, la Dottoressa Mayra García, citata nell’articolo di Medic Review.

Ogni policlinico ha formato nella propria zona geografica anche persone che non appartenevano al settore sanitario, nei luoghi di lavoro, i proprietari di piccole attività economiche, le persone che affittano case, specialmente agli stranieri, i lavoratori degli asili nido, e gli hanno fornito indicazioni su come riconoscere i sintomi e applicare misure di prevenzione e protezione.

Come rinforzo sono stati inviati professionisti medici di alto grado dei policlinici, ai consultori dei medici di famiglia. È stato destinato personale medico agli hotel locali per fornire un rilevamento e assistenza medica 24 ore al giorno agli stranieri lì ospitati.

Sono stati riorganizzati i servizi di emergenza senza appuntamento preventivo per isolare qualsiasi persona che presentasse sintomi respiratori e fornire una valutazione generale 24 ore al giorno. Ove possibile sono stati rinviati gli appuntamenti (ambulatoriali) non relazionati al COVID-19 o sono stati cambiati in visite a domicilio nel caso di gruppi prioritari.

L’articolo di Medic Review sottolinea l’importanza del modello di “valutazione continua e analisi dei rischi” per lottare contro il COVID-19. Già è stata classificata tutta la popolazione cubana in quattro gruppi: apparentemente sani, con fattori di rischio di infezione, malati e in corso di recupero o riabilitazione.

I medici conoscono le caratteristiche della salute e le necessità delle comunità che seguono. Il modello di “valutazione continua e analisi dei rischi” inoltre ci allerta automaticamente sulle persone che sono maggiormente predisposte ad avere malattie respiratorie e delle persone le cui malattie croniche sono i fattori di rischio maggiormente associati a complicazioni in pazienti di COVID-19, ha spiegato il dottore Alejandro Fadragas.

I Comitati di Difesa della Rivoluzione hanno organizzato in tutta Cuba delle riunioni informative sulla salute pubblica affinché i medici e gli infermieri avvertissero gli abitanti dei quartieri circa la pandemia. Da quando sono stati confermati i primi casi sono state aumentate le visite giornaliere dei medici di famiglia nelle case e sono stati convertiti nello strumento più importante per il rilevamento dei casi e anticipare la propagazione del virus.

Circa 28.000 studenti di medicina si sono uniti a loro per realizzare queste visite casa per casa e individuare i sintomi. Tale procedimento significa che si sta monitorando tutta la popolazione.

Si inviano le persone che hanno sintomi al proprio policlinico locale affinché gli si faccia una rapida diagnosi. Le persone che si sospetta abbiano contratto la COVID-19 sono inviate ad uno dei nuovi centri municipali di isolamento situati in tutta l’isola, dove devono stare per un massimo di 14 giorni dove ricevono assistenza medica preventiva e gli si effettua il test.

Qualora il caso risulti essere altra malattia respiratoria, i pazienti ritornano alle proprie abitazioni dove devono permanere per un periodo di 14 giorni curati dal sistema di assistenza primario della salute. Gli ospedali si riservano per le persone che seriamente lo necessitano.

I professionisti del sistema di assistenza primario della salute sono anche responsabili di localizzare velocemente i contatti di tutti i casi sospetti, ai quali si effettuano test e si isolano in casa.

Inoltre, le case e gli ingressi comuni degli edifici di quei pazienti che sono stati inviati nei centri di isolamento sono disinfettati da parte di squadre di “risposta rapida” formate da direttori e vicedirettori dei policlinici, uniti ai membri della famiglia. Anche i consultori dei medici di famiglia si disinfettano ogni giorno.

MEDICINE PRODOTTE A CUBA

Il protocollo cubano per trattare i pazienti del COVID-19 include 22 farmaci, la maggior parte di questi prodotte nel Paese. L’attenzione si concentra sulla prevenzione, con misure destinate a migliorare l’immunità innata.
Sin dall’inizio si è identificato il potenziale che aveva la medicina antivirale cubana interferone alfa 2b ricombinante umano (IFNrec). Questo prodotto biotecnologico ha dimostrato essere efficace per malattie virali come epatite di tipo B e C, l’herpes zoster, il VIH-SIDA e il dengue.
Si produce a Cuba dal 1986 e in Cina dal 2003 attraverso una impresa mista cubano-cinese, ChangHeber e a gennaio 2020 la Commissione Nazionale di Salute in Cina lo ha scelto tra i 30 farmaci per il trattamento di pazienti con COVID-19. Subito è arrivato alla cima nella lista di medicine antivirali dopo aver dimostrato buoni risultati.
Questa medicina è più efficace se si utilizza in forma preventiva e nelle prime tappe dell’infezione. A Wuhan, Cina, quasi 3.000 persone appartenenti al personale medico hanno preso Heberon come misura preventiva con il fine di potenziare la propria risposta immune e nessuno di essi ha contratto il virus, mentre il 50% di altri 3.300 medici che non hanno preso questa medicina hanno contratto il COVID-19.
L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), il centro medico Johns Hopkins e il Giornale Mondiale dei Pediatri, tra gli altri, consiglia il IFNrec di Cuba nei protocolli medici di vari Paesi.
Il prodotto era già registrato in Algeria, Argentina, Cile, Ecuador, Jamaica, Thailandia, Venezuela, Vietnam, Yemen e Uruguay. Alla metà di aprile sono state ricevute richieste da circa 80 Paesi per il suo utilizzo, inoltre lo stanno utilizzando le Brigate Mediche Cubane Henry Reeve che curano pazienti di COVID-19 all’estero.
Il 14 di aprile si è data informazione che sono stati trattati con Heberon il 93.4% dei pazienti di COVID-19 a Cuba, solo il 5.5% hanno raggiunto uno stato grave. A quella data è stato reso noto che il tasso di mortalità era del 2.7% però nel caso di pazienti trattati con Heberon è stata solo del 0.9%.
Altri farmaci cubani che offrono risultati promettenti sono: la Biomodulina T, un immunomodulatore che stimola il sistema immunitario delle persone vulnerabili e viene utilizzato a Cuba da 12 anni, soprattutto per il trattamento delle infezioni respiratorie ricorrenti negli anziani; l’anticorpo monoclonale Itolizumab (Anti-CD6), utilizzato per il trattamento dei linfomi e della leucemia, che è stato somministrato a pazienti COVID-19 in stato grave o critico per ridurre la secrezione di citochine infiammatorie che causano il flusso massiccio di sostanze e liquidi nei polmoni; il CIGB-258, un nuovo peptide immunomodulatore progettato per ridurre i processi infiammatori.
Al 22 maggio, 52 pazienti di COVID-19 erano stati trattati con CIGB-258 e il tasso di sopravvivenza di quelli in fase grave era del 92% rispetto ad una media complessiva globale del 20%, mentre il tasso di sopravvivenza tra quelli in stato critico è stato del 78%. E infine, è stato utilizzato il plasma sanguigno dei pazienti recuperati.
Gli scienziati medici cubani stanno producendo la loro versione di Kaletra, una combinazione antiretrovirale di Lopinavir e Ritonavir usata per trattare l’HIV/AIDS.
Il fatto di produrlo a Cuba eliminerà le costose importazioni della grande industria farmaceutica capitalista e il blocco degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, la medicina omeopatica Prevengho-Vir, che si ritiene rafforzi il sistema immunitario, è stata distribuita gratuitamente a tutti gli abitanti dell’isola.
Gli scienziati della medicina stanno valutando due vaccini per stimolare il sistema immunitario e quattro candidati sono allo studio per un vaccino preventivo specifico per COVID-19.
All’inizio di maggio, gli scienziati cubani hanno adattato SUMA, un sistema diagnostico computerizzato cubano per rilevare rapidamente gli anticorpi COVID-19, consentendo di effettuare test di massa a basso costo.
“L’obiettivo è quello di trovare nuovi casi e poi intervenire, isolare, rintracciare i contatti e prendere tutte le misure possibili per garantire che Cuba continui come ha fatto finora”, ha detto il principale epidemiologo cubano Francisco Durán durante la sua apparizione quotidiana in televisione l’11 maggio. Ciò significa che l’isola non dipende più dai test donati o dai costosi test che acquista all’estero. Il numero relativamente alto di test a Cuba aumenterà notevolmente”.
BioCubaFarma produce in massa maschere, dispositivi di protezione individuale e prodotti medici e sanitari, oltre a coordinare le aziende statali e i lavoratori autonomi per la riparazione di attrezzature vitali, come i respiratori.
Gli sforzi di Cuba per l’acquisto di nuovi respiratori sono stati ostacolati dal blocco degli Stati Uniti, che per quasi 60 anni ha incluso cibo e medicine tra i suoi divieti per l’importazione sull’isola.

GUIDARE LA LOTTA GLOBALE

Il 18 marzo Cuba ha permesso alla nave da crociera MS Braemar, con 684 passeggeri per lo più britannici con 5 casi confermati di COVID-19, di attraccare all’Avana dopo aver trascorso una settimana abbandonata al suo destino in mare dopo che Curaçao, Barbados, Bahamas, Repubblica Dominicana e Stati Uniti le avevano negato l’ingresso nei loro Paesi. Le autorità cubane hanno facilitato il trasferimento sicuro dei passeggeri ai voli charter predisposti per il loro rimpatrio.
Tre giorni dopo, una brigata medica cubana di 53 persone è arrivata in Lombardia, Italia, che all’epoca era l’epicentro della pandemia, per assistere le autorità sanitarie locali.
I medici sono membri delle Brigate Mediche Henry Reeve, che nel 2017 hanno ricevuto il Premio per la Sanità Pubblica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in riconoscimento dell’assistenza medica d’emergenza fornita gratuitamente. È stata la prima missione medica cubana a raggiungere l’Europa.
Al 21 maggio, più di 2.300 operatori sanitari cubani si erano recati in 24 paesi per curare i pazienti del COVID-19, tra cui una seconda brigata nel nord Italia e un’altra nel principato europeo di Andorra.

LA MINACCIA DEL BUON ESEMPIO

L’internazionalismo medico cubano è iniziato nel 1960 , ma l’invio di professionisti della salute non è diventata una fonte di entrate statali fino alla metà degli anni 2000 con il famoso programma “petrolio per i medici”, in base al quale 30.000 operatori sanitari cubani hanno svolto il loro lavoro in Venezuela.
Il governo del presidente statunitense Bush ha risposto cercando di sabotare le entrate della cooperazione medica cubana con il programma Libertà Vigilata Medica Cubana, che provava a indurre i professionisti cubani – che non avevano pagato le tasse scolastiche, si erano laureati senza indebitarsi (l’educazione era ed è totalmente gratuita a Cuba) e avevano firmato volontariamente contratti di lavoro all’estero per aiutare le popolazioni bisognose – ad abbandonare le missioni mediche in cambio dell’ottenimento della cittadinanza statunitense.
Il presidente Obama ha mantenuto il programma anche quando ha elogiato i medici cubani per aver combattuto l’Ebola nell’Africa occidentale. Il Programma si è concluso negli ultimi giorni del suo mandato nel gennaio 2017.
L’amministrazione Trump ha rinnovato i suoi attacchi alle missioni mediche cubane e ha istigato la loro espulsione dal Brasile, dall’Ecuador e dalla Bolivia, lasciando milioni di persone in questi Paesi senza assistenza sanitaria.
Il motivo è lo stesso, bloccare una delle fonti principali di reddito di una nazione che è sopravvissuta a 60 anni di ostilità statunitense. Nel contesto della pandemia, mentre i deliberati fallimenti del governo degli Stati Uniti hanno causato decine di migliaia di morti inutili, la leadership globale della Cuba socialista ha incluso la minaccia di un buon esempio.
Nei suoi attacchi, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito i medici cubani “schiavi” e ha affermato che il governo cubano cerca entrate e influenza politica. Ha fatto pressione sui paesi che beneficiano degli aiuti cubani affinché li respingano in un momento in cui ne hanno urgente bisogno. Questi attacchi sono particolarmente vili, poiché è probabile che Cuba non riceva nessuna remunerazione per questo aiuto, al di là dei costi.
Nel frattempo, il criminale blocco statunitense, che è stato inasprito in forma maggiormente punitiva sotto la presidenza di Trump, impedisce l’acquisto di ventilatori per i pazienti cubani della COVID-19, di cui c’è urgente bisogno.
Una donazione cinese a Cuba di attrezzature mediche è stata bloccata perché la compagnia aerea che trasportava la merce non si è recata a Cuba per paura di una multa statunitense.
In questo momento sta aumentando in maniera sempre più forte la domanda a livello internazionale per esigere la fine di tutte le sanzioni, in particolare contro Cuba, che ha dimostrato la sua leadership globale nella lotta contro la pandemia della SARS-CoV2.
Dobbiamo unire le nostre voci a queste molte altre per imporlo. Ci sono anche appelli da parte di organizzazioni e individui a favore della nomina delle Brigate Mediche Henry Reeve per il Premio Nobel per la Pace.
Quello che rimane chiaro da questa storia di internazionalismo medico basato su forti principi di solidarietà internazionalista è che, con quel riconoscimento o senza di questo, la Cuba rivoluzionaria continuerà a lottare per l’assistenza sanitaria globale in qualsiasi luogo i suoi cittadini in camice bianco possono raggiungere, e possa arrivare il suo esempio rivoluzionario.
Per maggiori dettagli sulla risposta di Cuba al COVID-19 si veda Medicc Review, aprile 2020.
da CONTROPIANO
di Helen Yaffe, professoressa di Storia Economica e sociale presso l’università di Glasgow , specializzata in materia di sviluppo di Cuba e dell’America Latina, è autrice di: Che Guevara The Economics Revolution e coautrice con Gavin Brown di: Youth Activism and Solidarity: The No-Stop Picket against Apartheid. Nella primavera del 2020 si pubblicherà il suo prossimo libro: We Are Cuba! How a Revolutionary People have survived in a Post-Soviet World.

http://it.cubadebate.cu/notizie/2020/11/06/la-risposta-eccezionale-di-cuba-alla-pandemia-di-covid-19/?fbclid=IwAR1A2qvdaSlP1ijzuoHol_CNdwWzpReXQYS5cdYUISQCARqtzUROwEMyRAc