Archivi giornalieri: 11 novembre 2020

Ministero del lavoro

La prassi del Ministero del Lavoro

Bonus affitti decreto ristori-bis

Bonus affitti decreto ristori-bis: zone rosse con credito fino a dicembre

Novità per il bonus affitti contenute nel decreto ristori-bis per le imprese che svolgono attività nelle zone rosse
 

Novità per il Bonus affitti nel decreto ristori-bis: per le imprese che svolgono nelle zone rosse una delle attività ammesse al contributo a fondo perduto, il bonus affitti spetterà anche per i mesi di ottobre, novembre e dicembre. Per gli stessi mesi, il bonus è riconosciuto anche all’agenzie di viaggio e ai tour operator.

Sono queste le novità previste dal decreto ristori-bis in materia di credito d’imposta locazioni.

Ecco in chiaro e nello specifico le novità e i soggetti interessati.

Bonus affitti decreto ristori-bis: novità

Il decreto ristori-bis interviene sul credito d’imposta canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e di affitto d’azienda. In considerazione del perpetrarsi dell’emergenza economica-sanitaria da covid-19.

Infatti, per le imprese che operano nei settori riportati nell’allegato 2 del D.L. 149/2020, decreto Ristori-bis nonchè per le imprese che svolgono le attività di cui ai codici ATECO 79.1, 79.11 e 79.12 (agenzie di viaggio e tour operator) il bonus affitti, art.28 del D.L. 34/2020 e successivo decreto Ristori (non confondiamolo con il Ristori-bis), spetta anche per gli ultimi mesi dell’anno.

Il riferimento è ai mesi di ottobre, novembre e dicembre.

Tale novità è contenuta all’art. 4 del decreto Ristori-bis.

Affinché spetti il credito d’imposta, le imprese sopra individuate devono operare:

nella aree del territorio nazionale, caratterizzate, da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto, individuate con le ordinanze del Ministro della salute adottate ai sensi dell’articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2020.

In sintesi, il riferimento è alle c.d zone rosse.

Il credito d’imposta è sempre pari al 60% del canone di locazione pagato ( ci deve essere l’esborso)  nei suddetti mesi. E’ possibile cedere il credito d’imposta in favore del proprietario dell’immobile.

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Credito d’imposta locazioni: il precedente intervento del decreto ristori

Anche il primo decreto Ristori, D.L. 137/2020, era intervenuto ampliando la platea e la portata del bonus affitti. Ciò, in funzione delle previsioni di cui al DPCM 24 ottobre 2020.

Infatti, il decreto ristoro, all’art.8  ha esteso l’agevolazione ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020.

Ma, anche in questo caso, non parliamo di un’estensione generalizzata.

Difatti, l’estensione opera:

  • indipendentemente dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d’imposta precedente e
  • per le sole imprese dei settori la cui attività, è stata sospesa con il DPCM del 24 ottobre 2020.

Nello specifico, all’allegato 1 del decreto , sono individuati i settori economici interessati dalle novità

Le imprese che svolgono le attività elencate nello stesso allegato,  beneficiano dell’estensione del credito fino al 31 dicembre 2020 se presentano:

  • un calo del fatturato di almeno il 50% nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020,
  • rispetto ai corrispondenti mesi del 2019.

Ancora non si parlava e non era stata dunque attuata la differenziazione per zone gialle, arancioni o rosse.

Bonus affitto, la normativa originaria e le prime modifiche

A prevedere il bonus affitti per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e di affitto d’azienda è stato l’art 28 del D.L. 34/2020, c.d. decreto Crescita. Da non confondere con il bonus negozi e botteghe dell’art.65 del D.L. 18/2020, Cura Italia.

Il credito d’imposta per i mesi di marzo, aprile, maggio, ammonta:

  • al 60% del canone locazione degli immobili ad uso non abitativo;
  • al 30%  del canone nei casi contratti di affitto d’azienda.

Gli immobili  devono essere utilizzati nello svolgimento dell’attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo.

Non rileva la categoria catastale ma la sua effettiva destinazione di utilizzo.

Requisiti richiesti

Ai fini dell’ottenimento del bonus, i soggetti beneficiari:

  1. nel periodo d’imposta 2019 devono presentare ricavi non superiori a 5 milioni di euro e
  2. una diminuzione del fatturato/corrispettivi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020 del 50% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

Il raffronto del fatturato va fatto mese per mese ossia si confronta marzo 2020 con marzo 2019, aprile 2020 com aprile 2019 e così via.

Ad ogni modo, alle imprese esercenti attività di commercio al dettaglio, con ricavi o compensi superiori a 5 milioni di euro nel periodo d’imposta precedente a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, il credito d’imposta spetta, rispettivamente:

  • nelle misure del 20% dei canoni di locazione degli immobili ad uso non abitativo;
  • del 10%

Indicazioni rinvenibili al comma 3-bis dell’art.28 del D.L. 34/2020.

Particolari indicazioni sono previste per le strutture alberghiere, agenzie di viaggio e turismo e  tour operator.

Per loro, il credito di imposta spetta indipendentemente dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d’imposta precedente.

Specifici chiarimenti sul bonus affitti, in prima battuta, sono stati dati dall’Agenzia delle entrate con la circolare n° 14/e 2020.

Il D.L. Agosto

Il D.L. 104/2020, D.L. Agosto è intervenuto sul bonus affitti apportando alcune modifiche.

Grazie al D.L. Agosto sono ammessi al bonus:

In particolare,  il bonus viene riconosciuto:

  • indipendentemente dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d’imposta precedente,
  • anche e strutture termali.

Oltre che come già previsto a quelle alberghiere e agrituristiche, alle agenzie di viaggio e turismo e ai tour operator.

Inoltre, l’agevolazione spetta per tutti i beneficiari, oltre che per i mesi di marzo, aprile e maggio, anche per quello di giugno.

Per le strutture turistico ricettive con attività solo stagionale spetta con riferimento a ciascuno dei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio.

Ancora, per le imprese turistico ricettive (non stagionali), il credito d’imposta spetta sino al 31 dicembre 2020.

Sempre per tali imprese, il credito d’imposta relativo all’affitto d’azienda è determinato nella misura del 50% anziché del 30%.

Lavoratori fragili

Lavoratori fragili, INPS: ulteriori chiarimenti sulle tutele

Il 15 ottobre è terminata la copertura previdenziale della malattia per le assenze dei lavoratori fragili. Le indicazioni dell’INPS.
 

I periodi di assenza dal lavoro, compresi tra il 17 marzo 2020 e il 15 ottobre 2020, sono equiparabili alla degenza ospedaliera per i cosiddetti lavoratori fragili. Il periodo, in particolare, è stato prorogato per effetto del Decreto Agosto, in quanto la tutela era valevole in precedenza soltanto fino al 30 aprile 2020. Al momento infatti la tutela non può proseguire oltre il 15 ottobre, a meno che arrivino ulteriori interventi legislativi.

Per accedere alla tutela in argomento, il lavoratore deve produrre sostanzialmente i seguenti documenti:

  • la certificazione di malattia riportante il periodo di prognosi;
  • l’indicazione della condizione di fragilità con gli estremi della documentazione relativa al riconoscimento della disabilità con connotazione di gravità;.
  • la condizione di rischio derivante da immunodepressione, esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita. Tale condizione deve essere attestata dagli organi medico-legali delle Autorità sanitarie locali territorialmente competenti.

Dal 16 ottobre 2020 invece la tutela consiste nella possibilità di svolgere la prestazione in smart working ovvero in lavoro agile; o di svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Le tutele per questa categoria di lavoratori sono state specificate dall’INPS con il Messaggio n. 4157 del 9 novembre 2020.

Lavoratori fragili nel Decreto Cura Italia

Il Cura Italia ha introdotto, fino al 30 aprile 2020, per i lavoratori fragili una particolare tutela. La tutela, in particolare, riguarda i dipendenti pubblici e privati  in  possesso:

  • del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità (Legge 104/1992);
  • di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o  dallo  svolgimento  di  relative terapie salvavita.

L’agevolazione consiste nell’equiparare il periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero. La degenza deve essere prescritta dalle competenti autorità sanitarie, nonché dal medico di assistenza primaria che ha in carico il paziente.

La condizione di rischio, in assenza del verbale di riconoscimento della disabilità, può anche essere attestata dagli organi medicolegali operanti presso le Autorità sanitarie locali territorialmente competenti.

Nessuna responsabilità, neppure  contabile, è imputabile al  medico  di assistenza primaria nell’ipotesi in cui il riconoscimento dello stato invalidante dipenda da fatto illecito di terzi.

Il termine della tutela, inizialmente stabilito al 30 aprile 2020, è stato successivamente prorogato al 31 luglio 2020 dal Decreto Rilancio e poi al 15 ottobre dal Decreto Agosto.

Leggi anche: Sorveglianza sanitaria eccezionale: novità per i lavoratori fragili

Lavoratori fragili, tutela previdenziale della degenza ospedaliera

L’equiparazione per i lavoratori aventi diritto alla tutela previdenziale della malattia comporta il riconoscimento:

  • della prestazione economica;
  • della correlata contribuzione figurativa entro i limiti del periodo massimo assistibile previsto dalla normativa vigente per la specifica qualifica e il settore lavorativo di appartenenza.

Come anticipato in premessa, il Decreto Agosto ha disposto un’ulteriore proroga al 15 ottobre 2020 del termine previsto per la tutela in commento. Pertanto allo stato attuale, l’agevolazione risulta riconosciuta ai lavoratori considerati fragili, per periodi di assenza dal lavoro compresi tra il 17 marzo 2020 e il 15 ottobre 2020. Naturalmente salvo ulteriori eventuali proroghe disposte dal legislatore.

Lavoratori fragili nel Decreto Agosto

Il Decreto Agosto, inoltre, nel rivedere il Cura Italia, ha eliminato, fra i requisiti previsti per l’individuazione dei lavoratori fragili, il riferimento all’art. 3, co. 1, della L. n. 104/1992. Ciò significa che, per accedere alla tutela in argomento, il lavoratore dovrà produrre:

  • la certificazione di malattia riportante il periodo di prognosi;
  • l’indicazione della condizione di fragilità con gli estremi della documentazione relativa al riconoscimento della disabilità con connotazione di gravità. Ovvero della condizione di rischio derivante da immunodepressione, esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita. Tali condizioni devono essere attestate dagli organi medico-legali delle Autorità sanitarie locali territorialmente competenti.

Lavoratori fragili, tutela dello smart working

Per concludere, il legislatore ha previsto, a decorrere dal 16 ottobre 2020 e fino al 31 dicembre 2020, per i lavoratori fragili, la possibilità di svolgere il lavoro in modalità agile.

Lo smart working può essere svolto anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Tuttavia c’è da dire che se lo Smart working precluso per qualsiasi ragione, i lavoratori fragili restano senza tutele.

San Martino di Tours

 

San Martino di Tours


San Martino di Tours

autore S. Tosi anno 1945 titolo San Martino a cavallo e il povero
Nome: San Martino di Tours
Titolo: Vescovo
Nascita: 316 , Sibaria
Morte: 8 novembre 397, Candes
Ricorrenza: 11 novembre
Tipologia: Memoria liturgica

Uno dei più illustri ornamenti della Chiesa nel secolo IV fu certamente S. Martino, vescovo di Tours e fondatore del monachismo in Francia.

Nato nel 316 in Sibaria, città della Pannonia, l’odierna Ungheria, da genitori nobili ma pagani, ancor bambino si trasferì a Pavia, ove conobbe la religione cristiana. A 10 anni all’insaputa dei genitori si fece catecumeno, e prese a frequentare le assemblee cristiane. Appena dodicenne deliberò di ritirarsi nel deserto; essendo però figlio d’un tribuno, dovette presto seguire il padre nella cavalleria e per tre anni militare sotto gli imperatori Costanzo e Giuliano.

Umile e caritatevole, aveva per attendente uno schiavo, al quale però egli puliva i calzari e che trattava come fratello. Un giorno nel rigore dell’inverno era in marcia per Amiens, incontrò un povero seminudo: sprovvisto di denaro, tagliò colla spada metà del suo mantello e lo copri. La notte seguente, Gesù, in sembianza di povero, gli apparve e mostrandogli il mantello disse: « Martino ancor catecumeno m’ha coperto con questo mantello ». Allora bramoso di militare solo più sotto la bandiera di Cristo, chiese e ottenne dall’imperatore stesso l’esenzione dalle armi.

Si portò a Poitiers presso il vescovo S. Ilario da cui fu istruito, battezzato e in seguito ordinato sacerdote. Visitò ancora una volta i genitori per convertirli; poi, fatto ritorno presso il maestro, in breve divenne la gloria delle Gallie e della Chiesa.

Desideroso di vita austera e raccolta, si ritirò dapprima in una solitudine montana, poi eresse la celebre e tuttora esistente abbazia di Marmontier (la più antica della Francia) ove fu per parecchi anni pddre di oltre 80 monaci. Però i suoi numerosissimi miracoli, le sue eccelse virtù e profezie lo resero così famoso, che, appena vacante la sede di Tours, per unanime consenso del popolo fu eletto vescovo di quella città. La vita di San Martino fu compendiata in questo epigramma: “Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta”.

Il nuovo Pastore non cambiò appunto tenore di vita, ma raccoltosi a meditare i gravi doveri che assumeva, si diede con sollecitudine ad eseguirli. Sedò contese, stabilì la pace tra i popoli, fu il padre dei poveri e più che tutto zelantissimo nel dissipare ogni resto di idolatria dalla sua diocesi e dalle Gallie.

Formidabile lottatore, instancabile missionario, grandissimo vescovo. sempre vicino ai bisognosi, ai poveri. ai perseguitati. Disprezzato dai nobili, irriso dai fatui, malvisto anche da una parte del clero, che trovava scomodo un vescovo troppo esigente, resse la diocesi di Tours per 27 anni. in mezzo a contrasti e persecuzioni.

Tormentato con querele e false accuse da un suo prete di nome Brizio. diceva: “Se Cristo ha sopportato Giuda, perché non dovrei sopportare Brzio?” Stremato di forze, malato, pregava: “Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non mi rifiuto di soffrire. Altrimenti, venga la morte”.

Morte di San Martino

Nell’anno 397 udì che a Candate (Candes-Saint-Martin) era sorto un grave scisma: benchè ottantenne, si portò colà, convocò clero e popolo e ricompose gli animi nella pace. Ma stando per tornare alla sua sede, fu assalito da febbri mortali. Volle essere adagiato sulla nuda terra e cosparso di cenere, per morire, come sempre aveva vissuto, da penitente.

Il volto del santo rimase nella morte splendente come se fosse avvolto da una luce di gloria e da molti fu udito un coro di angeli cantare intorno alla sua salma. Alle sue esequie si riunirono gli abitanti di Poitou e di Tours e così cominciarono ad altercare. Dicevano gli uni: ” È un monaco della nostra città e noi ne vogliamo il corpo”. E gli altri di rimando: “Dio ve l’ha tolto per darlo a noi”. La notte seguente, mentre gli abitanti di Poitou dormivano, gli abitanti di Tours si impadronirono del corpo di Martino, lo gettarono da una finestra su di un battello e lo portarono seguendo il corso della Loira fino a Tours con gran gioia e venerazione.

Fu così sepolto a Tours, ove gli fu dedicata la cattedrale e dove egli compi innumerevoli miracoli. Gli Ugonotti violarono quelle sacre spoglie, e dopo averle bruciate, ne dispersero le ceneri.

PRATICA. Facciamo qualche atto di carità verso il prossimo.

PREGHIERA. O Dio, che vedi che noi non possiamo sussistere per nostra virtù, concedi, propizio, per intercessione del tuo beato confessore e vescovo Martino, che siamo difesi contro ogni avversità.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.

Approfondimento

Tutti gli alunni delle scuole leggono sul loro libro di lettura l’episodio di San Martino, che, cavalcando avvolto nel suo mantello di guardia imperiale, incontra un povero, tremante al primo brivido dell’autunno. A quella vista, il generoso cavaliere sguaina la spada e fa due pezzi del suo mantello, donandone la metà al povero. La notte, in sogno, vede Gesù avvolto in quel mezzo mantello, che gli sorride riconoscente. Tutti i contadini, poi, alzando gli occhi al cielo, dove, tra strappi di nuvole, il sole si fa ancora sentire tiepido e dolce, ricorderanno l’antico proverbio

L’estate di San Martino
dura tre giorni e un pochino.

In Piemonte, il giorno di San Martino era, almeno una volta, dedicato agli sgomberi. E “fare San Martino”, significava mutare d’alloggio. Pare infatti che Vittorio Emanuele II, prima della battaglia di San Martino, dicesse, in piemontese, ai suoi soldati: “Coraggio figlioli, altrimenti gli austriaci ci faranno fare San Martino”. Voleva dire: ” Ci faranno sgombrare dalle nostre posizioni”.

E di paesi col nome di San Martino, oltre quello della battaglia, ce ne sono, in Italia, a centinaia. In Francia sono addirittura migliaia. Non parliamo delle chiese a lui intitolate e dei monasteri che portano il suo nome. Forse nessun nome di santo ha avuto nel medioevo tanta diffusione, e anche nell’arte non si contano i San Martino a cavallo, con la spada sguainata, che dividono il bel mantello di guardia imperiale.

E questo forse perché, molto prima di San Francesco, quel gesto indicava il dovere che i cristiani hanno verso i poveri, nei quali è la figura dello stesso Gesù. Ma la storia di San Martino non si ferma a quel gesto notissimo. La storia di San Martino è molto più lunga e complessa. Ed è storia, non leggenda.

La sua fama di santità era tale che fu il primo e per molto tempo l’unico Patrono della Francia. Ciò spiega la straordinaria diffusione del suo culto e del suo nome, mentre la sua figura sembrava ringiovanire, e da vescovo logorato e perseguitato ritornava, nella fantasia popolare, il giovane cavaliere, che in un giorno di primo novembre, divideva il proprio mantello con un povero, rabbrividente, come una foglia ingiallita, al primo vento autunnale. P. B.

Il beato Severino, vescovo di Colonia, la mattina in cui San Martino venne a morte, aggirandosi secondo il solito nella chiesa dopo il mattutino, udì gli angeli cantare in cielo. Chiamò l’arcidiacono e gli domandò se non udisse niente: quegli rispose che non udiva nulla; allora il vescovo lo esortò a concentrare tutta la sua. attenzione.. Ma per quanto l’arcidiacono tendesse il collo, drizzasse le orecchie, si alzasse sulla punta di piedi appoggiandosi al bastone, non riusciva a sentire niente. Infine il vescovo pregò per lui e allora cominciò a udire il suono delle angeliche voci. E il vescovo: “Il signore mio, Martino, se ne è andato da questo mondo e gli angioli stanno portandolo in cielo. I demoni volevano trattenerlo ma se ne sono dovuti andare coperti di confusione perché non hanno trovato in lui alcunché di impuro”. L’arcidiacono annotò il giorno e l’ora in cui il suddetto fatto era avvenuto e trovò poi. che corrispondeva al giorno e all’ora in cui Martino era morto.

Anche il monaco Severo, che scrisse poi la vita di San Martino, essendosi addormentato dopo il mattutino, vide il santo biancovestito, col volto fiammeggiante e gli occhi simili a stelle. Lo vide anche salire al cielo dopo averlo benedetto. Subito dopo apprese che in quella notte il beato Martino era morto.

In quello stesso giorno Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, mentre celebrava la Messa si addormentò fra la Profezia e l’Epistola. Poiché nessuno osava svegliarlo, il Santo rimase addormentato per due o tre ore. Infine i diaconi lo scossero dicendo: “Il tempo passa e il popolo è stanco di aspettare; signor nostro comanda che il chierico legga l’Epistola”. E Ambrab “il fratello mio Martino è morto e io ho assistito ai suoi funerali, voi mi avete impedito di recitare le ultime preghiere!”

Narra il maestro Giovanni Beleth che i re di Francia usano portare in battaglia il mantello di San Martino, Sessant’anni dopo la morte del Santo, il beato Perpetuo volle costruire una magnifica chiesa in onore di San Martino e trasportarvi il sacro corpo. Ma invano il clero e Perpetuo stesso rimasero per tre giorni in preghiera e in digiuno: in nessun modo la bara poteva essere rimossa. Quando già stavano per rinunciare all’impresa gli apparve un bellissimo vecchio e gli disse: «Cosa aspettate? Non vedete che il beato Martino è pronto ad aiutarvi?” Infatti il Santo li aiutò con una mano e la bara fu sollevata con estrema facilità e deposta là dove ora è venerata. Questa traslazione avvenne nel mese di luglio.

C’erano a quel tempo due amici di cui l’uno era cieco, l’altro paralitico. Il cieco portava il paralitico e il paralitico insegnava la via al cieco. In tal modo chiedevano l’elemosina e si procuravano abbondantemente il necessario per vivere. Essendo venuti a sapere che molti infermi avevano trovato la salute sulla tomba del beato Martino e che il corpo del santo era portato in processione nella chiesa nuova, cominciarono a temere che la processione passasse dinanzi alla casa in cui si trovavano e che il Santo li risanasse. Infatti non volevano riacquistare la salute per non perdere il guadagno delle elemosine. Per la qual cosa si nascosero in una strada per cui pensavano che la processione non dovesse passare. Ma ecco che mentre camminavano, si imbatterono nel corpo del Santo e subito si trovarono, contro la loro volontà, risanati; di che molto si rattristarono. Così il Signore a volte accorda i suoi benefici anche a chi non li desidera. Così scrive Ambrogio del beato Martino: “San Martino distrusse i templi dell’errore, inalzò i vessilli della pietà; resuscitò i morti; scacciò i demoni dai corpi degli ossessi; risanò molti infermi e tanto grande fu la sua perfezione da essere ritenuto degno di vestire Cristo nella persona di un povero…”. (* Dalla Leggenda Aurea).

fonte:Le Grandi Religioni

L’estate di San Martino

L'estate di San Martino

L’estate di San Martino è un periodo dove venivano rinnovati i contratti agricoli, tradizionalmente durante questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo abbinato alle prime castagne. Questa tradizione è celebrata anche in una famosa poesia di Giosuè Carducci, San Martino:


La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

L’Estate di San Martino è legata alla leggenda del Santo, che divise in due un mantello per coprire un povero mendicante nudo e freddoloso. Il Signore “ricompensò” il Santo inviando un clima mite e temperato quando oramai esso volgeva al freddo dell’Inverno incipiente.