Archivi giornalieri: 17 novembre 2020

Il Mulino

CARLO FELICE CASULA, CLAUDIO SARDO, MIMMO LUCà

Da credenti nella sinistra

Storia dei Cristiano Sociali 1993-2017

Il libro ricostruisce la presenza e il ruolo del Movimento dei Cristiano Sociali, attivo dal 1993 al 2017, nella vita politico-istituzionale e culturale-religiosa italiana. I padri del movimento, Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti, con il contributo di personalità come Carlo Alfredo Moro e Pietro Scoppola, intesero offrire uno sbocco politico nuovo a una presenza sociale e civile di credenti prevalentemente impegnati in organizzazioni come la CISL, le ACLI, l’Azione cattolica, l’AGESCI, la Confcooperative e nel mondo del volontariato. Dopo la scelta di campo per i Progressisti, alle elezioni del 1994, che comportò una rottura con il centro cattolico allora equidistante dalle coalizioni di destra e di sinistra, i Cristiano Sociali hanno partecipato da protagonisti all’esperienza dell’Ulivo e hanno contribuito alla costruzione dei Democratici di sinistra. In Parlamento, nelle amministrazioni locali e nella società hanno svolto un importante ruolo sui temi della pace, del lavoro, delle politiche sociali, della sussidiarietà, dello sviluppo del Terzo settore, della famiglia. Le loro posizioni sui temi eticamente sensibili, sui diritti civili, sulla libertà religiosa, sulla laicità della politica hanno animato il confronto pubblico, divenendo talvolta ponti. Hanno dato infine un apporto significativo alla fondazione e al consolidamento del Partito democratico, dai Cristiano Sociali sempre pensato come casa comune dei riformisti, nella quale far fruttare ricchezza di culture e di storia, di risorse umane e di sensibilità. Conseguito lo scopo dell’unità dei riformisti, è maturata la decisione di sciogliere il movimento politico organizzato, per proseguire fino al 2017 come associazione di cultura politica.

Carlo Felice Casula è professore emerito di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Roma Tre, dove insegna Storia del lavoro e Storia sociale. I suoi studi riguardano la storia politica, sociale e religiosa dell’Ottocento e del Novecento, con particolare attenzione all’Europa, all’Italia, alla Sardegna e alla Santa Sede. Claudio Sardo, giornalista, ha iniziato la professione a «Paese Sera», è stato cronista parlamentare del «Messaggero», del «Mattino» e dell’agenzia Asca. Ha diretto «l’Unità» dal 2011 al 2013. In precedenza era stato direttore del settimanale delle ACLI, «Azione sociale». Dal 2015 lavora presso la Presidenza della Repubblica con compiti di studi e ricerche. Mimmo Lucà è stato Coordinatore nazionale dei Cristiano Sociali, dal 2003 al 2017. Si è formato nelle ACLI di cui è stato Vicepresidente. Parlamentare per diverse legislature fino al 2013, ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Affari sociali (2006-2008) e di Segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera (2008-2013). È stato membro della Direzione del Partito democratico.

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Sgravi contributivi agricoltura, pesca e acquacoltura: istruzioni INPS

Sgravi contributivi per le assunzioni in agricoltura, nella pesca e nell’acquacoltura per il mese di novembre e dicembre: le istruzioni INPS
 

Incentivi contributivi per le imprese operanti nel settore delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Queste ultime, infatti, possono sottrarre ai contributi dovuti per i suddetti mesi un imposto che corrisponde a un dodicesimo della contribuzione dovuta per l’anno 2020. Sono esclusi i premi e contributi dovuti all’INAIL.

Ai fini dell’ammissione al beneficio dell’esonero contributivo i contribuenti devono inoltrare all’INPS la domanda telematica che sarà resa disponibile dall’Istituto Previdenziale. Infatti, per la presentazione dell’istanza e per le modalità di fruizione dell’esonero, sa compito dell’INPS a fornire ulteriori indicazioni con un prossimo documento di prassi.

A specificarlo è l’INPS con il Messaggio n. 4272 del 13 novembre 2020. Sul punto, specifica l’Istituto Previdenziale, la misura è selettiva e, come tale, necessita della preventiva autorizzazione della Commissione europea.

Sgravi contributivi agricoltura, pesca e acquacoltura: decreto Ristori

Il Decreto Ristori ha riconosciuto, per il mese di novembre 2020, un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, in favore delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Sono comprese le aziende produttrici di vino e birra. Resta ferma, invece, l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

L’esonero, in particolare, riguarda la quota a carico dei datori di lavoro per la mensilità relativa a novembre 2020. Inoltre, l’incentivo è riconosciuto nei limiti della contribuzione dovuta al netto di altre agevolazioni o riduzioni delle aliquote di finanziamento della previdenza obbligatoria, previsti dalla normativa vigente e spettanti nel periodo di riferimento dell’esonero.

Rientrano nell’esonero anche:

  • gli imprenditori agricoli professionali;
  • i coltivatori diretti;
  • i mezzadri ed i coloni.

Leggi anche: Esonero contributivo agricoltura post-Covid: indicazioni INPS

Sgravi per agricoltura, pesca e acquacoltura: decreto Ristori-bis

Successivamente, il Decreto Ristori-bis ha ampliato l’esonero, anche per il mese di dicembre 2020, in favore di alcuni soggetti. Trattasi, in particolare, di attività che svolgono attività identificate dai codici ATECO di cui all’Allegato 3 del predetto decreto legge.

Trattasi, nello specifico, delle seguenti attività:

  • Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi;
  • Silvicoltura e utilizzo di aree forestali;
  • Pesca e acquacoltura;
  • Produzione di vini da tavola – di vino spumante e altri vini speciali – di birra;
  • Commercio all’ingrosso di sementi e alimenti per il bestiame (mangimi), piante officinali, semi oleosi, patate da semina e Commercio all’ingrosso di fiori e piante;
  • Commercio al dettaglio di fiori e piante – ambulante di fiori, piante, bulbi, semi e fertilizzanti;
  • Attività di alloggio connesse alle aziende;
  • Attività di ristorazione connesse alle aziende agricole;
  • Cura e manutenzione del paesaggio inclusi parchi giardini e aiuole;
  • Servizi di gestione di pubblici mercati e pese pubbliche.

Sgravi contributivi novembre e dicembre per agricoltura, pesca e acquacoltura: autorizzazione UE

Lo sgravio contributivo, essendo una misura selettiva, necessita della preventiva autorizzazione della Commissione Europea.

Si ricorda, al riguardo, che la Commissione considera aiuti di Stato compatibili con il mercato interno quelli che rispettino, tra le altre, le seguenti condizioni:

  • l’importo complessivo dell’aiuto non sia superiore a 800.000 euro per impresa (al lordo di qualsiasi imposta o altro onere), ovvero a 100.000 euro per impresa operante nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli o 120.000 euro per impresa operante nel settore della pesca e dell’acquacoltura;
  • gli aiuti siano concessi a imprese che non fossero in difficoltà al 31 dicembre 2019 o che abbiano incontrato difficoltà o si siano trovate in una situazione di difficoltà successivamente, a seguito dell’epidemia da COVID-19;
  • in deroga al punto precedente, gli aiuti siano concessi a microimprese o piccole imprese che risultavano già in difficoltà al 31 dicembre 2019, purché non siano soggette a procedure concorsuali per insolvenza ai sensi del diritto nazionale e non abbiano ricevuto aiuti per il salvataggio o aiuti per la ristrutturazione;
  • gli aiuti siano concessi entro il 30 giugno 2021.

A quanto ammonta lo sgravio?

Per i lavoratori autonomi in agricoltura, l’esonero è riconosciuto sul versamento della rata in scadenza il 16 novembre 2020, nella misura pari ad un dodicesimo della contribuzione dovuta per l’anno 2020. Quindi, in attesa dell’istanza di esonero, i predetti lavoratori che intendono avvalersi dell’esonero già sulla rata in scadenza il 16 novembre 2020, potranno detrarre dalla rata i seguenti importi, in relazione alla fascia di reddito in cui si colloca l’azienda e alla tipologia del lavoratore:

  • fascia 1: 194,95 euro (97,79 euro per i lavoratori ultra65 pensionati);
  • fascia 2: 256,78 euro (256,78 euro per i lavoratori ultra65 pensionati);
  • 3: 318,60 euro (318,60 euro per i lavoratori ultra65 pensionati);
  • 4: 380,43 euro (380,43 euro per i lavoratori ultra65 pensionati).

Diversamente, per i coltivatori diretti l’importo dell’esonero è determinato nel seguente modo:

  • si moltiplica l’importo indicato in corrispondenza della fascia di reddito in cui si colloca l’azienda per il numero dei componenti del nucleo familiare attivi nel mese di novembre 2020.

Infine, per i lavoratori autonomi per i quali la contribuzione relativa al mese di novembre 2020 è dovuta in misura ridotta, l’importo da detrarre dalla rata di novembre deve essere ridotto alla medesima misura.

In attesa dei moduli INPS

Come accennato in premessa, per poter accedere all’esonero contributivo occorre inviare specifica domanda telematica all’INPS. Tale modulo sarà reso presto disponibile dall’Istituto.

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Sospensione contributi INPS novembre 2020: ecco i dettagli

Il Decreto Ristori-bis ha introdotto una nuova sospensione dei contributi INPS per il mese di novembre 2020. Ecco come procedere.
 

Sospensione contributi INPS novembre 2020: a chi spetta e come funziona? La nuova sospensione dei contributi previdenziali e assistenziali per il mese di novembre 2020 arriva a seguito della recente impennata della curva epidemiologica da Coronavirus ha costretto il Governo a correre ai ripari mediante il lockdown localizzato, disposto mediante il Dpcm del 3 novembre 2020. L’Italia, come noto, è stata suddivisa in tre aree in base al rischio di contagio: zona gialla, zona arancione e zona rossa. Chiaramente, laddove il rischio di diffusione del COVID-19 è maggiore, l’Esecutivo ha introdotto maggiori ristori economici e agevolazioni per venire incontro alle chiusure delle attività.

È questo il caso, ad esempio, della recente sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali per i datori di lavoro privati con sede operativa nei territori interessati dalle nuove misure restrittive Infatti, poiché il territorio nazionale è stato articolato in diverse zone di rischio, il Governo ha ritenuto opportuno intervenire nuovamente su tale tema con il Decreto Ristori-bis. Il provvedimento, recepito dalla Circolare INPS n. 128 del 12 novembre 2020, va intersecarsi e integrare la precedente sospensione contributiva disposta con il Decreto Ristori.

Vediamo quindi nel dettaglio i soggetti interessati alla sospensione dei contributi INPS.

Sospensione contributi INPS novembre 2020: chi ha diritto

Inizialmente, l’art. 13 del Decreto Ristori ha disposto la sospensione, per la competenza del mese di novembre 2020, dei termini relativi ai versamenti:

  • dei contributi previdenziali e assistenziali (INPS);
  • dei premi per l’assicurazione obbligatoria (INAIL).

La sospensione, in particolare, opera per i datori di lavoro appartenenti ai settori interessati dal Dpcm del 24 ottobre 2020 che svolgono come attività prevalente una di quelle riferite ai codici ATECO riportati nell’Allegato 1 del D.L. n. 137/2020.

Stop contributi novembre: cosa prevede il Decreto Ristori-bis

Successivamente, a seguito delle nuove misure restrittive adottate dal Dpcm del 3 novembre 2020, il Governo è intervenuto nuovamente sul tema. In particolare, si prevede che la sospensione di cui al Decreto Ristori si applica anche in favore dei datori di lavoro privati appartenenti ai settori individuati nell’Allegato 1 del Decreto Ristori-bis. Si amplia, quindi, l’ambito di applicazione della sospensione.

Attenzione però: rispetto al Decreto Ristori la nuova sospensione non opera relativamente ai premi per l’assicurazione obbligatoria INAIL.

Sospensione contributi zone arancioni e rosse

Il Decreto Ristori-bis, inoltre, ha previsto una specifica sospensione dei contributi per le aziende operanti nelle zone arancioni e zone rosse. Per queste ultime, che svolgono una delle attività prevalenti individuate nell’Allegato 2 del D.L. n. 149/2020, scatta la sospensione dei contributi per il mese di novembre 2020.

Si ricorda, al riguardo, che gli ambiti territoriali sono individuati dall’Ordinanza del Ministro della Salute del 4 novembre e del 10 novembre 2020, come segue:

  • zona arancione: Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana, Umbria, Puglia e Sicilia;
  • zona rossa: Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano.

Da notare che l’eventuale variazione, nel corso del mese di novembre, della collocazione delle Regioni e delle P.A., rispetto alle zone gialle, arancioni e rosse, non ha effetti per l’applicazione della sospensione contributiva.

Ripresa dei versamenti, quando?

Non bisogna dimenticare che trattasi solamente di una sospensione. Infatti, la legge dispone che la ripresa debba avvenire senza applicazione di sanzioni e interessi:

  • in un’unica soluzione, entro il 16 marzo 2021;
  • mediante rateizzazione, fino a un massimo di 4 rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata entro il 16 marzo 2021.

Da specificare, inoltre, che il mancato pagamento di 2 rate, anche non consecutive, determina la decadenza dal beneficio della rateazione.

Sospensione rate di ammortamento

L’INPS specifica, inoltre, che sono sospese anche le rate dei piani di ammortamento già emessi, la cui scadenza ricade nel mese di novembre 2020. La ripresa dei versamenti deve avvenire, in unica soluzione, entro il 16 marzo 2021.

Infine, l’Istituto Previdenziale afferma che non si fa luogo al rimborso dei contributi previdenziali già versati.

Modello Red

Modello Red pensionati 2020: come inviare la dichiarazione reddituale

Istruzioni dell’INPS in favore dei pensionati che svolgono attività di lavoro autonomo, sulla dichiarazione reddituale modello RED 2020.
 

Modello Red pensionati 2020: quando scade l’invio della Dichiarazione reddituale per i pensionati con redditi da lavoro autonomo? Come di consueto, l’INPS fornisce le modalità operative in favore dei pensionati che svolgono attività di lavoro autonomo, per procedere alla dichiarazione reddituale (modello RED 2020). Si ricorda, infatti, che ai sensi dell’art. 10, del D.Lgs. n. 503/1992, per i pensionati vige una parziale incumulabilità (50%) con i redditi derivanti dallo svolgimento di lavoro autonomo. L’Istituto Previdenziale, quindi, per operare le dovute trattenute sul cedolino mensile deve sapere quanto il pensionato abbia ricevuto nell’arco dell’anno da tale attività.

Per fare ciò, l’INPS si serve del menzionato mod. RED che deve essere inviato entro la data di scadenza della dichiarazione dei redditi. Quindi per i titolari di pensione con decorrenza compresa entro l’anno 2019, soggetti al divieto di cumulo parziale della pensione con i redditi da lavoro autonomo, devono inviare la dichiarazione entro il 30 novembre 2020. Tali redditi devono essere dichiarati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e al lordo delle ritenute erariali.

Vediamo quindi nel dettaglio come ottemperare all’obbligo di legge, ma prima vediamo chi sono i soggetti esclusi dall’invio.

Modello Red pensionati 2020: soggetti esclusi

Innanzitutto, sono esclusi dall’obbligo di dichiarazione, in quanto non soggetti al divieto di cumulo della pensione con i redditi da lavoro autonomo i titolari di pensione:

  • e assegno di invalidità avente decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1994;
  • di vecchiaia;
  • di vecchiaia liquidata nel sistema contributivo, in quanto dal 1° gennaio 2009 tale pensione è totalmente cumulabile con i redditi da lavoro;
  • anzianità e trattamento di prepensionamento a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, in quanto dal 1° gennaio 2009 tali prestazioni sono totalmente cumulabili con i redditi da lavoro;
  • o assegno di invalidità a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, delle forme di previdenza esonerative, esclusive, sostitutive della medesima, delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi con un’anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni.

Quando non si applica il divieto di incumulabilità

Il D.Lgs n. 503/1992 all’art. 10 individua alcuni casi particolari in cui non si applica l’incumulabilità con i redditi da lavoro autonomo.

In particolare, non vige il divieto di incumulabilità per:

  • i titolari di pensione di invalidità dalla cui attività, dipendente o autonoma, derivi un reddito complessivo annuo non superiore all’importo del trattamento minimo del Fpld relativo al corrispondente anno;
  • i redditi derivanti da attività svolte nell’ambito di programmi di reinserimento degli anziani in attività socialmente utili promosse da enti locali ed altre istituzioni pubbliche e private;
  • le indennità percepite per l’esercizio della funzione di giudice di pace;
  • le indennità e i gettoni di presenza di cui all’art. 82, co. 1 e 2, del TUEL percepiti dagli amministratori locali;
  • indennità comunque connesse a cariche pubbliche elettive.

I redditi da dichiarare con Mod. RED 2020

I redditi da lavoro autonomo devono essere dichiarati:

  • al netto dei contributi previdenziali e assistenziali;
  • al lordo delle ritenute erariali.

Inoltre, il reddito d’impresa deve essere dichiarato al netto anche delle eventuali perdite deducibili imputabili all’anno di riferimento del reddito.

Come inviare il modello Red 2020

Come detto, per la dichiarazione dei redditi di lavoro autonomo, il pensionato dovrà servirsi nel mod. “RED”. Tale modulo è disponibile nell’elenco “Tutti i servizi”, selezionando la voce “Dichiarazione Reddituale – Red Semplificato”. Nel successivo pannello occorre scegliere la “Campagna di riferimento: 2020” (dichiarazione redditi per l’anno 2019).

I pensionati che hanno il PIN dispositivo potranno rendere la dichiarazione reddituale anche attraverso il Contact Center Multicanale, raggiungibile:

  • al numero 803 164 (gratuito da rete fissa);
  • al numero 06 164 164 (da rete mobile con costi variabili in base al piano tariffario del proprio gestore telefonico).

Regime sanzionatorio

Attenzione però: i titolari di pensione che omettano di produrre il Modello Red pensionati 2020 andranno incontro a una specifica sanzione.

In tali casi, infatti, i titolari di pensione sono tenuti a versare all’Ente previdenziale di appartenenza una somma pari all’importo annuo della pensione percepita nell’anno cui si riferisce la dichiarazione medesima.

inca Albania

 

Anche in Albania, l’INCA prosegue la sua azione di assistenza e tutela venendo in aiuto di chiunque ne abbia bisogno, anche e soprattutto in questi tempi di difficoltà dovute all’emergenza COVID-19 – ovviamente, adeguandosi alle varie leggi, decreti e decisioni delle autorità locali per il contenimento della pandemia e applicando, nel lavoro quotidiano, misure tutela della salute dei propri assisti e dei propri operatori.

In Albania si contano, ad oggi, circa 13.000 contagi di COVID-19 e, anche se di per sé il numero non è così impressionante, questa cifra rapportata alla popolazione ha fatto sì che l’Albania non venga ritenuta dai Paesi dell’UE un paese sicuro in termini di situazione epidemiologica. Ad oggi, infatti, gli spostamenti per l’Italia possono avvenire per un periodo non superiore alle 120 ore per comprovate esigenze di lavoro, studio, salute o assoluta urgenza, con l’obbligo, allo scadere di detto termine, di lasciare immediatamente il territorio nazionale o, nel caso in cui questo non avvenga, di iniziare il periodo di sorveglianza e di isolamento fiduciario. Per quanto riguarda invece il rientro in Albania, non vige attualmente alcun obbligo di isolamento.

Le “chiusure” derivanti dalla lotta alla diffusione del virus, stanno purtroppo scatenando gravi problemi emergenziali connessi alla perdita dell’occupazione e di tanti servizi o prestazioni assistenziali e sociali: anche per questo, sempre più persone hanno avuto bisogno del sostegno attento e delle informazioni qualificate che l’INCA può offrire.

Naturalmente, in questo periodo, le modalità di assistenza e supporto per i nostri assistiti si sono viste riconfigurate e adattate al contesto di questo nuovo scenario. In tal senso quindi vi è stata una maggiore presenza e offerta di utenza online e telematica, con l’intento di operare in modo efficace ed efficiente nei confronti dei nostri assistiti, ovviamente in linea con le direttive e nei quadri normativi locali. Dato il contesto, che apre probabilmente scenari anche futuri in cui si rivelerà sempre più necessario rafforzare le tradizionali attività “di sportello” con una presenza online, crediamo che questa “rinnovata” forma di assistenza nell’ambito delle prestazioni da noi offerte possa rappresentare un’opportunità per tutte quelle persone che non possono recarsi fisicamente nei nostri uffici per ricevere un aiuto.

Tuttavia, parte della nostra utenza – tanto per ragioni anagrafiche che socioeconomiche, non sempre ha facilmente accesso alle nuove tecnologie e ai nuovi canali di comunicazione: per questo motivo, nei mesi scorsi l’INCA Albania è stata ospite di alcune trasmissioni televisive, dove ha potuto raccontare il proprio lavoro e le proprie attività, con l’intento di raggiungere e informare proprio quella fascia di persone e lavoratori che – oggi più che mai, potrebbe aver bisogno di assistenza e aiuto. In particolare, un intervento in una delle reti informative più seguite a livello nazionale, “Abc News – Albania” , è stato dedicato espressamente alle attività svolte dal Patronato INCA in Albania e in Italia. Un’esperienza che riteniamo utile, innanzitutto perché ci ha permesso di utilizzare una finestra informativa in modo tale da divulgare e distribuire informazioni utili in modo più ampio; in secondo luogo, come anticipato, poiché particolari fasce di utenza d’età più avanzata, per naturali motivi, non mostrano troppa dimestichezza con il digitale e questo per loro potrebbe portare ad una più difficoltosa accessibilità delle informazioni – e, di conseguenza, delle prestazioni cui tuttavia hanno diritto.

Inoltre, c’è da tenere presente come, in Albania, interventi di assistenza ed intermediazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini, che contribuiscano quindi a rendere più efficace ed armoniosa la loro interazione, non siano tuttora pienamente concepiti da parte della società; così come, del resto, non c’è ancora una piena consapevolezza di quale possa essere la funzione di patronato in senso generale, e di quale ruolo cruciale possa avere quest’ultimo nella tutela dei cittadini e dei lavoratori che possano averne bisogno.

Ad esempio, abbiamo ricordato che siamo attivi e disponibili per fornire assistenza e sostegno in merito ad una una normativa albanese, entrata in vigore il 18 dicembre 2019, che regola la residenza in Albania di cittadini – stranieri o di origine albanese – che percepiscano pensioni o trattamenti similari esteri; o, ancora, per la possibilità di fare domanda di pensione dall’Albania per rimpatriati, cittadini i quali devono avere raggiunto il compimento dei 67 anni, avere una posizione contributiva in Italia successiva al 01.01.1996 e che abbiano trasferito la residenza in Albania. A questo proposito, la nostra sede INCA in Albania sta progettando di portare avanti campagne di sensibilizzazione in virtù del fatto che non vi è ancora convenzione in materia di sicurezza sociale tra Italia e Albania, il che comporta termini e criteri di pensionamento diversi per cittadini contribuenti in entrambi i Paesi, qualora riescano a maturarne il diritto.

Un altro obiettivo che INCA Albania si prefigge, è un lavoro di assistenza rivolto ad un bacino di utenza più giovane – che, naturalmente, ha bisogni spesso molto diversi: l’anno accademico 2020-2021 è agli inizi e si attendono importanti flussi di studenti italiani che hanno intenzione di recarsi a proseguire i loro studi in Albania. Per assisterli al meglio, si tenterà di modulare dalle tipiche prestazioni inerenti le procedure d’ingresso e soggiorno ed altri servizi non tipicamente “tradizionali”, facendoci forti della valida e proficua collaborazione ed esperienza di ITACA e delle stutture INCA in Italia come all’estero.

La nostra prerogativa di massima è dunque quella di essere in grado, nelle settimane e mesi a venire, di saperci adeguare ed adattare a quelli che saranno i prossimi sviluppi e aggiornamenti, con disponibilità e creatività, per ricoprire un ruolo di tutela e assistenza che sia veramente e quanto più possibile per tutte e tutti e fare in modo che i servizi e l’aiuto che l’INCA può offrire siano sempre più accessibili – specie in tempi come quelli che stiamo attraversando, senza precedenti, in cui il rischio di isolamento dell’individuo nella nostra società rischia di divenire un ostacolo insormontabile, senza una “rete di sicurezza” e gli strumenti adeguati.

Sant’ Elisabetta d’Ungheria

 

Sant’ Elisabetta d’Ungheria


Nome: Sant’ Elisabetta d’Ungheria
Titolo: Religiosa
Nascita: 1207, Presburgo, Bratislava
Morte: 17 novembre 1231, Marburgo, Germania
Ricorrenza: 17 novembre
Tipologia: Commemorazione

S. Elisabetta, figlia di Andrea re d’Ungheria e di Gertrude, nacque in Presburgo l’anno 1207. A quattro anni, secondo l’uso dei tempi, era già promessa in sposa al principino Ludovico, col quale fu educata e crebbe tra il fasto ed i cattivi esempi della corte. Ma il Signore la prevenne con le sue benedizioni e non permise che fosse guastata dall’aria contagiosa delle ricchezze e dei piaceri.

Appena quindicenne adunque per volontà dei parenti impalmò il promesso sposo Ludovico IV, langravio di Turingia, il quale per primo dono di nozze le presentò uno specchio riflettente l’immagine del Salvatore. D’allora un triplice amore: verso la famiglia, Dio ed il prossimo divenne l’occupazione di tutta la sua vita. A questo fine Elisabetta divise le ore del giorno tra la preghiera, il lavoro, le visite agli infermi e il soccorso agli indigenti.

Biasimata spesso dai cortigiani quasi che il suo modo di vivere convenisse più ad una monaca che ad una principessa, essa appoggiata dal suo pio marito seppe imporre silenzio ed indurre molti a seguire i suoi esempi. Entrando in chiesa, deponeva la regale corona, stimandosi indegna di comparire col capo ornato di gemme dinanzi a Colui che fu incoronato di spine. Similmente aborriva ogni sfarzo, ma pregava, lavorava e colla sua carità illuminata prìavvedeva ogni giorno a più di 900 poveri. Ella stessa si portava nei tuguri dei villaggi e li consolava materialmente e spiritualmente i miseri. L’incontrò un giorno il duca in questo pio esercizio con un involto pieno di pani, e volle ad ogni costo veder cosa contenesse: apertolo, non vi trovò che un fascio di rose fragranti. Altra volta raccolse un fanciullo lebbroso e, curatolo, lo depose nel suo letto coniugale; salito il principe in camera e tirate le coperte, invece del lebbroso trovò l’immagine del Crocifisso.

In quel tempo si diffuse in tutta la Germania una spaventosa carestia a cui la madre dei poveri (così era comunemente chiamata la nostra Santa) andò incontro dando fondo al ricco erario e privandosi di tutti gli oggetti di lusso.

Ma il Signore volle dalla sua serva fedele prove d’amore e fedeltà ben maggiori. Ludovico, partito coi crociati per la Terra Santa, quando fu giunto ad Otranto, cadde infermo e morì. A tanta sciagura si aggiunse la più spietata persecuzione. Il cognato Enrico, usurpato il langraviato, spogliò Elisabetta di tutte le sue possessioni e barbaramente la scacciò di corte con i suoi 4 bambini. Un bando vietava ai sudditi di accoglierla, e la regina dei poveri non trovò rifugio che in una stalla. È straziante quella pagina della sua vita; ella però tutto sopportò con animo profondamente rassegnato, e Dio volle che le fosse resa giustizia. Per opera del padre suo fu reintegrata nei suoi diritti e in quelli dei figli: restituiti i beni, le fu restituita la corona e proposta anche la mano di un principe; ma essa, vestendo l’abito e la fune del poverello d’Assisi, preferì la povertà ad ogni gloria umana, riconoscente a Dio dei dolori e di tutte le ingratitudini sofferte.

Le celesti consolazioni del suo Divino Sposo allietarono i suoi ultimi giorni ed ella morì il 17 novembre 1231 a soli 25 anni di età.

PRATICA. Facciamo sempre la carità ai poveri.

PREGHIERA. Illumina, Dio misericordioso, i cuori dei tuoi fedeli, e per le preghiere gloriose della beata Elisabetta fa’ che noi disprezziamo le prosperità del mondo e godiamo sempre delle consolazioni celesti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.