Archivi giornalieri: 25 novembre 2020

 

 

GIORNATA CONTRO VIOLENZA DONNE: TUTTE LE AZIONI

Sono stati illustrati tutti i servizi attivi nel Lazio e i tanti progetti promossi dall’Assessorato alle Pari Opportunità e Turismo per sostenere psicologicamente ed economicamente le vittime di abusi e violenza e per sensibilizzare, i più giovani.

25/11/2020 – In occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ha illustrato iniziative e azioni promosse dalla Giunta regionale per contrastare la violenza sulle donne.

Alla conferenza stampa, che si è svolta presso la sede della Regione in via Cristoforo Colombo a Roma, hanno partecipato anche l’Assessora alle Pari Opportunità e Turismo, Giovanna Pugliese, la Presidente della IX Commissione Consiliare “Pari Opportunità”, Eleonora Mattia ed il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Antonio Galletti.

Nel corso dell’evento sono stati illustrati in particolare tutti i servizi attivi nel Lazio (centri antiviolenza e case rifugio) e i tanti progetti promossi dall’Assessorato alle Pari Opportunità e Turismo per sostenere psicologicamente ed economicamente le vittime di abusi e violenza e per sensibilizzare, i più giovani soprattutto, su un fenomeno ancora troppo diffuso.

Inoltre, è stata inaugurata la panchina rossa (installata di fronte all’ingresso principale della Regione Lazio in Via Cristoforo Colombo) alla presenza di Alice Pasquini, artista di fama internazionale che ha realizzato il lavoro grafico sulla panchina e l’attrice Eleonora Fanelli che ha letto un testo tratto dal libro “Ferite a morte” di Serena Dandini. Sulla panchina rossa è scritto “a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez e a tutte le donne vittime di violenza maschile”.

Va specificato che nel Lazio, ad oggi, sono stati censiti 65 Comuni con almeno una panchina rossa installata nel loro territorio in memoria delle vittime di femminicidio.

RADDOPPIATI NEGLI ULTIMI ANNI I CENTRI ANTIVIOLENZA

All’interno di tutto il territorio regionale sono attivi 26 Centri Antiviolenza ed è di imminente apertura il 27esimo centro, a Sezze, nella casa messa a disposizione dai familiari di Donatella Colasanti. Nell’ultimo biennio il numero di CAV è passato quindi da 13 a 27, raddoppiando di fatto le “porte d’accesso” alla rete regionale dei servizi. Rete che include anche 16 Case Rifugio – nel 2018 erano 9 – ed una Casa per la Semiautonomia. Per questi servizi la Regione Lazio ha impegnato nell’ultimo biennio oltre 4 milioni di euro, quasi interamente provenienti dal Dipartimento di Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

OLTRE 2 MLN EURO PER INIZIATIVE E PROGETTI DI SOSTEGNO E SENSIBILIZZAZIONE

Con uno stanziamento pari a 2 milioni e 300mila euro, individuato all’interno del proprio Bilancio, la Regione promuove la fitta trama di iniziative e progetti per il contrasto della violenza maschile e per la promozione di una cultura contro l’odio, la violenza e gli stereotipi di genere. La Regione Lazio si occupa infatti della formazione di operatrici antiviolenza, operatrici e operatori di pronto soccorso e sistema sociosanitario, forze dell’ordine, procure e personale comunale (400mila euro), ha creato un sistema informativo di monitoraggio dei dati sulla violenza di genere (200mila euro), ha sottoscritto due importanti Protocolli, uno con la Procura di Roma e con l’Ordine degli Psicologi (150mila) e l’altro con l’Ordine degli Avvocati di Roma per il gratuito patrocinio in sede penale e civile per quelle donne non nelle condizioni economiche di resistere in giudizio (50mila).

Il Lazio è inoltre la prima Regione d’Italia ad aver adottato una misura a sostegno degli orfani delle vittime di femminicidio nei confronti dei quali viene erogato un contributo di 5.000 euro fino al compimento del 29° anno di vita. Sempre in tema di contributi, con lo scoppio della pandemia, la Regione Lazio ha ampliato i criteri per l’erogazione del “Contributo di libertà”, aumentato le risorse a disposizione (75mila euro) e facilitato la modalità di presentazione della domanda. Alla data di oggi sono stati erogati 126 Contributi del valore di 5.000 euro ciascuno ad altrettante donne nel percorso di fuoriuscita da una Casa Rifugio.

Per il secondo anno consecutivo, la Regione Lazio ha finanziato il progetto di prevenzione e sensibilizzazione “Io non odio” destinato agli studenti delle scuole superiori del Lazio sui temi del contrasto della violenza, degli stereotipi di genere, del bullismo, del razzismo e per la promozione della parità e delle pari opportunità.

Sempre legato al filone di azioni culturali e di empowerment, la Regione Lazio ha finanziato due importanti progetti: il primo con la Fondazione Iotti per ricordare le grandi figure delle Istituzioni e per promuovere le donne immigrate in Italia, il secondo con l’Osservatorio per la legalità e la sicurezza che si concentrerà invece sul contrasto alla criminalità organizzata e il ruolo che le donne hanno in questa difficile battaglia.

Viene presentato infine il progetto “Scelgo di essere libera” realizzato in collaborazione con Lazio Innova e Global Thinking Foundation rivolto alle donne vittime di violenza con un’idea imprenditoriale da realizzare e annunciata la riapertura dei termini del premio dedicato alla memoria di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez rivolto alle scuole statali e paritarie di secondo grado e agli Istituti di formazione professionale.

ZINGARETTI: “SPAZZARE VIA LA CULTURA CHE È ALL’ORIGINE DELLA VIOLENZA”

“ll primo impegno da prendere in giornate come queste è quello di spazzare via la cultura che è all’origine della violenza contro le donne e di ogni forma di disparità e discriminazione di genere. Dietro la violenza alle donne c’è innanzitutto una cultura maschilista che è alla base di comportamenti individuali, della leggerezza con la quale in tutti i settori della società sia quelli pubblici che in ambito domestico o mass media segnano e costruiscono il brodo culturale all’interno del quale poi si genera la violenza” 

“Ci vuole un’assunzione di responsabilità individuale e un intervento pubblico che individui chi produce violenza senza omertà e tentennamento. È evidente che oggi è una giornata importante, ma guai a vivere queste occasioni come cerimonie nelle quali si chiude in un giorno l’impegno contro la violenza alle donne. È la realtà a dirci che queste giornate sono importanti se si verificano le coerenze nei comportamenti individuali, collettivi e delle istituzioni negli altri giorni dell’anno” 

“Le donne non vanno lasciate e con grande determinazione abbiamo voluto questo fondo e ringrazio l’Ordine degli avvocati perché tra le tante iniziative si garantisce nel Lazio il patrocinio legale alle donne vittime di violenza come parte di una strategia a largo raggio” – il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti 

LEGGI, NORMATIVA E PRASSI

Decreto Ristori ter in Gazzetta Ufficiale: misure per imprese e famiglie

Il Governo ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Ristori ter Decreto Legge n. 154 del 23 novembre 2020. Ecco le novità previste.
 

Il Governo ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 novembre il Decreto Ristori ter (Decreto Legge n. 154 del 23 novembre 2020). Si tratta di un nuovo provvedimento che interviene con un ulteriore stanziamento di risorse per l’economia “reale”, pari a 1,95 miliardi di euro per l’anno 2020.

Il ristoro è destinato infatti alle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle misure disposte a tutela della salute, al sostegno dei lavoratori in esse impiegati.

Nello specifico, il testo prevede:

  • l’incremento di 1,45 miliardi, per il 2020, della dotazione del fondo previsto dal decreto Ristori bis per compensare le attività economiche che operano nelle Regioni che passano a una fascia di rischio più alta;
  • l’inclusione delle attività di commercio al dettaglio di calzature tra quelle che, nelle cd. “zone rosse”, sono destinatarie del contributo a fondo perduto;
  • l’istituzione di un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro, da erogare ai Comuni, per l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare (cd. “buoni spesa per le famiglie”);
  • l’aumento di 100 milioni per il 2020 della dotazione finanziaria del Fondo per le emergenze nazionali, allo scopo di provvedere all’acquisto e alla distribuzione di farmaci per la cura dei pazienti affetti da COVID-19.

Ecco in breve tutte le novità previste nel testo del Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Decreto Ristori ter: contributo a fondo perduto

Importante novità, nel novero degli aiuti anti Covid-19, è l’inclusione delle attività di commercio al dettaglio di calzature tra quelle destinatarie del contributo a fondo perduto nelle Regioni zone rosse.

Il codice Ateco corrispondente, introdotto nell’allegato precedente, è il 47.72.10. Queste attività dovrebbero ottenere indennizzi pari al 200%.

Ristori ter: buoni spesa per le famiglie

Altro capitolo importante di questo nuovo provvedimento è quello degli aiuti alimentari. Infatti per far fronte alle difficoltà economiche derivanti alla pandemia di Covid-19, il Governo ha predisposto un nuovo bonus spesa, che permette di erogare buoni per le prime necessità direttamente alle famiglie.

Nel testo pubblicato in Gazzetta ufficiale, si legge:

“Al fine di consentire ai comuni l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare, è istituito nello stato di previsione del ministero dell’Interno, un fondo di 400 milioni di euro nel 2020, da erogare a ciascun Comune, entro 7 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto legge”.

Sul piano pratico, si dovrebbe riproporre lo schema già adottato lo scorso aprile per l’erogazione dei buoni spesa da parte del Comune di riferimento.

Dovrebbero essere quindi gli enti territoriali a stabilire le modalità di utilizzo dei buoni spesa e a individuare chi ne ha diritto.

Anche questa volta, quindi, i cittadini molto probabilmente dovranno far riferimento alle regole specifiche indicate dal proprio Comune di residenza.

I buoni, si ricorda, potranno essere spesi unicamente all’interno degli esercizi commerciali individuati da ogni singolo Comune.

Decreto Ristori ter: farmaci per curare gli affetti da Covid-19

Previsto, altresì, l’aumento di 100 milioni per il 2020 della dotazione finanziaria del Fondo per le emergenze nazionali; questo servirà per l’acquisto e alla distribuzione di farmaci per la cura dei pazienti affetti da Covid-19.

Decreto Ristori quater: sospensioni fiscali

Infine, si fa presente che l’Esecutivo si è messo già a lavoro sul “Decreto Ristori quater”; questo dovrebbe arrivare tra giovedì 26 e venerdì 27 novembre 2020.

L’obiettivo è quindi quello di sospendere in extremis i secondi acconti IRPEF in scadenza il 30 novembre 2020.

Decreto Ristori ter, testo in Gazzetta Ufficiale (Dl 154/2020)

Alleghiamo di seguito il testo definitivo del Decreto-Legge n. 154 del 23 novembre 2020 pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

ABC LAVORO

Tredicesima in maternità: come si calcola e cosa c’è da sapere

Come si calcola la tredicesima in maternità? Cosa cambia fra maternità obbligaria, anticipata e facoltativa? Ecco la nostra analisi completa.
 

Come si calcola la tredicesima in maternità? Cosa cambia fra i periodi di maternità obbligatoria, facoltativa e anticipata? Partiamo col dire che la tredicesima è un elemento della retribuzione definito mensilità aggiuntiva dal momento che si somma ai dodici mesi ordinari di paga. A differenza della retribuzione ordinaria, in cui la maturazione e la liquidazione sono mensili, la tredicesima mensilità viene erogata in un determinato periodo dell’anno, stabilito dal contratto collettivo applicato, di norma coincidente con le festività natalizie.

Di conseguenza, la “gratifica natalizia” matura per ogni mese in cui il dipendente è in forza in azienda. Si parla in questo caso di “ratei” di tredicesima. L’importo pieno della mensilità aggiuntiva corrisponde a dodici ratei, di norma maturati da gennaio a dicembre di ciascun anno.

Ma prima di procedere al calcolo della tredicesima in maternità, ecco un breve cenno della tredicesima in caso di assenze dal lavoro.

Tredicesima e assenze dal lavoro

In presenza di periodi inferiori, la tredicesima matura per tanti mesi quanti sono stati quelli di vigenza del contratto, considerando come mese intero qualsiasi periodo di durata pari almeno a quindici giorni di calendario (fatte salve previsioni diverse del CCNL). Dal calcolo dei ratei devono altresì essere sottratti eventuali giorni di assenze ingiustificate.

Vengono invece compresi nel conteggio i periodi di non lavoro, in cui il dipendente ha una valida motivazione per assentarsi. Si parlano ad esempio di ferie, permessi retribuiti, malattia, maternità, infortunio sul lavoro, permessi Legge n. 104/1992, solo per citare i casi principali.

Nelle righe che seguono analizzeremo il rapporto tra tredicesima e congedo di maternità, coincidente con i due mesi e i tre successivi la data del parto. Fanno eccezione i casi di anticipo o posticipo del periodo di assenza nonché la flessibilità concessa alla dipendente di assentarsi:

  • Durante il solo nono mese di gravidanza e nei quattro successivi il parto (formula 1+4);
  • Lavorando anche nel nono mese di gravidanza e assentandosi nei cinque successivi il parto.

Leggi anche: Tredicesima in cassa integrazione: quando matura e come fare il calcolo

Tredicesima in maternità obbligatoria

Il Decreto legislativo n. 151 prevede all’articolo 22 comma 3 che i periodi di assenza in congedo obbligatorio siano computati ai fini della maturazione di:

  • Anzianità di servizio;
  • Ferie;
  • Tredicesima o gratifica natalizia.

Per calcolare la mensilità aggiuntiva durante il periodo di maternità è opportuno distinguere tra:

  • Aziende tenute ad integrare l’indennità INPS al 100%;
  • Aziende che non integrano l’indennità INPS.

Analizziamo nel dettaglio le due ipotesi.

Integrazione al 100%

Le aziende che applicano contratti collettivi che prevedono l’obbligo di integrazione della maternità al 100% sono tenuti a considerare i periodi di assenza del dipendente al pari di quelli lavorati. Gli stessi sono quindi compresi nel calcolo dei ratei mensili.

I datori di lavoro dovranno perciò erogare la tredicesima per intero, senza operare alcuna decurtazione per i giorni o mesi indennizzati dall’INPS.

CCNL che non integrano la maternità

Al contrario di quanto detto nel paragrafo precedente, per le aziende soggette a contratti collettivi che non prevedono l’integrazione dell’indennità INPS, in sede di erogazione della tredicesima il datore dovrà trattenere al dipendente la quota di mensilità aggiuntiva compresa nella prestazione dell’Istituto.

Per calcolare l’importo da recuperare, l’azienda opererà la cosiddetta “lordizzazione”. Questo tipo di calcolo si rende necessario in quanto l’indennità INPS non è soggetta a contributi, al contrario della tredicesima erogata dall’azienda. Di conseguenza, si dovrà aumentare l’indennità dei contributi INPS a carico del dipendente.

Ipotizziamo che la tredicesima complessiva a carico dell’azienda sia pari ad euro 1.500,00 lordi. La tredicesima corrisposta dall’INPS nel corso dei periodi di maternità è invece pari ad euro 80,00. A questo punto il primo passaggio è individuare la percentuale di contributi previdenziali trattenuti ogni mese al dipendente. Pensiamola pari al 9,19%.

Il secondo step consiste nel moltiplicare la tredicesima INPS per 100 e successivamente dividere il risultato per 100 – i contributi a carico del dipendente, nel nostro caso 9,19:

  • (80,00*100) / 100 – 9,19 = 88,10 euro.

L’importo individuato sarà poi trattenuto dalla tredicesima complessiva: 1.500,00 – 88,10 = 1.411,90.

Indennità INPS

I periodi di congedo obbligatorio sono indennizzati dall’INPS in misura pari all’80% della “retribuzione media giornaliera”, detta anche “RMG”.

Nel calcolo della RMG si dovrà tenere conto della retribuzione percepita nel periodo di paga mensile o quadrisettimanale scaduto e immediatamente precedente quello in cui ha avuto inizio la maternità.

Una volta individuata la retribuzione media, alla stessa dovrà essere applicata la percentuale dell’80%. Il risultato sarà infine moltiplicato per i giorni coperti dall’indennità INPS, nello specifico:

  • Per gli operai tutte le giornate di assenza eccezion fatta per giorni festivi e domeniche;
  • Per gli impiegati tutte le giornate di assenza, escluse le festività cadenti di domenica.

Integrazione aziendale della tredicesima

Innanzitutto è bene precisare che sono sempre a carico dell’azienda le giornate di congedo non coperte dall’indennità INPS, come:

  • Giorni festivi, nel caso degli operai;
  • Festività cadenti di domenica, per gli impiegati.

Inoltre, se il contratto collettivo lo prevede, i restanti giorni di maternità devono essere integrati dal datore di lavoro in misura pari al 100%. Di norma i CCNL prevedono l’integrazione totale dell’indennità INPS, si citano ad esempio:

  • Commercio e terziario – Confcommercio;
  • Alimentari – Industria;
  • Metalmeccanici – Industria.

Per calcolare l’integrazione è innanzitutto necessario stabilire la retribuzione intera a carico azienda per i giorni di assenza. Successivamente, si dovrà lordizzare l’indennità a carico INPS. Infine, verificare se la retribuzione a carico azienda è superiore rispetto all’indennità INPS lordizzata. In caso positivo si dovrà corrispondere la differenza tra i due importi a titolo appunto di “integrazione indennità di maternità conto INPS”.

In caso contrario, nulla è dovuto dal datore di lavoro.

Esempio

Facciamo l’esempio di Mevia assente in congedo di maternità per tutto il mese di Agosto 2020. Mevia avrebbe diritto ad una retribuzione lorda di 1.250,00 euro, mentre l’indennità INPS ammonta ad euro 1.100,00.

A questo punto lordizziamo l’indennità di euro 1.100,00 ipotizzando che i contributi a carico dipendente siano pari al 9,19%:

  • (1.100,00 * 100) / 90,81 = 1.211,32 euro.

L’importo ottenuto è inferiore alla retribuzione cui avrebbe avuto diritto Mevia, di conseguenza l’integrazione sarà pari a 1.250,00 – 1.211,32 = 38,68 euro.

A differenza dell’indennità di maternità, l’integrazione è soggetta a contributi INPS. Entrambe, tuttavia, sono tassate ai fini IRPEF.

Tredicesima in maternità anticipata

In caso di maternità anticipata ossia maternità per gravidanza o lavori a rischio la maturazione dei ratei e il calcolo della tredicesima mensilità avviene allo stesso modo del congedo di maternità obbligatorio.

Leggi anche: Maternità anticipata per lavoro o gravidanza a rischio: cosa c’è da sapere

Tredicesima in maternità facoltativa (o congedo parentale)

A differenza del congedo obbligatorio, nel caso della maternità facoltativa (o congedo parentale) la tredicesima mensilità non matura, come previsto dall’articolo 34 comma 5 del Decreto legislativo n. 151.

La norma prevede infatti che i periodi di assenza in congedo parentale siano utili ai fini della maturazione dell’anzianità di servizio, ma non per quanto concerne ferie e tredicesima mensilità / gratifica natalizia.

I contratti collettivi possono tuttavia prevedere condizioni di maggior favore disciplinando la maturazione dei ratei di mensilità aggiuntiva anche per i periodi di maternità facoltativa. Lo stesso dicasi per i contratti aziendali o regolamenti interni.

Maradona e FIdel

 

Maradona è morto nello stesso giorno in cui sono morti Fidel Castro e George Best

Maradona aveva 60 anni ed è morto a causa di un arresto cardiaco

 

Diego Armando Maradona è morto. Il calcio piange, tutto, per la morte del più grande di sempre. Come il 30 ottobre, giorno in cui è nato il Pibe de Oro è diventato un giorno importantissimo nella storia del calcio. Lo diventa in automatico anche il 25 novembre, giorno in cui Diego se n’è andato. Un giorno maledetto per il mondo dello sport, perché in questa data quindici anni fa morì George Best, altro straordinario campione. E in questa data è morto anche Fidel Castro, politico cubano che è stato legato da grandissima amicizia a Maradona.

Maradona aveva 60 anni ed è morto a causa di un arresto cardiaco. Lascia un grande vuoto. Si dice sempre così, quasi per tutti, ma in questo caso è vero. Il mondo dei social a tutto tondo lo sta omaggiando, lo ricordano i compagni e gli avversari del tempo, i campioni di oggi che forse lo hanno visto solo nei video. Perché la sua grandezza è stata tramandata e lo sarà per sempre. L’Argentina ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Napoli piange, molti appassionati sicuramente a breve andranno a rivedere alcune immagini delle perle di Diego, che è morto il 25 novembre, un giorno che era già triste per il mondo del calcio.

Il 25 novembre è morto anche George Best

Perché in quel giorno del 2005 morì George Best, uno dei più grandi calciatori della storia. Anche Best è stato un calciatore formidabile, un fenomeno, che spesso è stato definito, pure lui come Maradona, uno maledetto. Perché la sua vita è stata segnata oltre che da gol, trofei, record e primati anche da tante situazioni particolari extra calcio. E Best viene ricordato anche per questa frase: “Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili”. Era molto di più, ma era pure questo.

Il profondo legame con Fidel Castro
Oltre vent’anni fa Diego Armando Maradona rischiò la vita, ebbe un serio problema cardiaco. Si operò, si riprese e passò l’intera convalescenza a Cuba, dal suo amico Fidel Castro, che conobbe nel 1987. Erano molto legati e lo sono stati per sempre. Anche Fidel è morto il 25 novembre, era il 2016. Il giorno successivo alla morte del politico di Cuba Diego disse di lui:

Per me è stato come un secondo padre. Mi ha aperto le porte di Cuba quando in Argentina molte cliniche non mi volevano. Ho avuto con lui un rapporto unico. Gli devo molto. Gli ho parlato della mia malattia, mi ha consigliato moltissimo. Ho avuto con lui un rapporto di amicizia unico che non credo abbiano avuto altri.

M A R A D O N A

Calcio

Diego Armando Maradona, il Rivoluzionario. Il rapporto tra Diego ed i grandi leader latini e non solo

 

DiegoArmandoMaradona,il Rivoluzionario. Il rapporto tra Diego ed i grandi leader latini e non solo

Compie oggi 60 anni Diego Armando Maradona, che insieme a Pelè divide da sempre gli appassionati su chi debba essere considerato il migliore di sempre. Giocatore incredibile e personaggio unico nel suo genere, non ha mai nascosto le sue idee politiche che si sono palesate con amicizie più o meno strette con i leader carismatici dell’America Latina e non solo.

Poco più di 34 anni fa il gol che ha cambiato la storia del calcio. Non quello degli 11 tocchi, centrocampo-porta, che ancora emoziona gli spettatori che ascoltano incantati la voce di Victor Hugo Morales (che non è nemmeno argentino), ma quello di prima. La mano de Dios. La punizione che Diego Armando Maradona per conto dell’Onnipotente ha voluto dare all’Inghilterra dopo che la stessa, 4 anni prima, aveva invaso le Falkland-Malvinas, uccidendo centinaia di giovani argentini, e non contenta impose l’embargo sulla nazione e lo fece imporre da tutta Europa. Furono escluse Italia e Spagna dato che quasi la totalità degli argentini ha origini italiane o spagnole. Dopo aver vinto la guerra gli inglesi poi lanciarono frecciatine a sudamericani, italiani e spagnoli, dicendo che l’Argentina aveva perso la guerra (durata pochi mesi) perché avevano appreso il modo vigliacco di combattere di spagnoli e italiani.

La giustificazione a quel gol, Maradona, l’ha sempre data così. Una lotta politica al potere imperialista del Regno Unito e dei suoi alleati. Un impegno politico concreto che il numero 10 più forte della storia ha sempre messo al centro della propria vita, sia da calciatore, ancora di più da ex calciatore.

In campo faceva parlare il suo sinistro magico, la sua poesia fatta movimento, la gioia che infondeva nei cuori delle persone, da ex invece ha avuto bisogno di un megafono per cantare al mondo tutte le ingiustizie che ha visto, che ha vissuto. Non ha mai nascosto l’amore per il denaro e non ha mai nascosto lo schifo che prova da uomo di sinistra nel vedere tutti questi soldi nel calcio.

Maradona è stato il punto di congiunzione tra il calcio da strada, nella polvere, come unica soluzione alla vita, e di quello attorniato da starlette e divi di Hollywood, da denari e automobili di lusso. E questo punto di congiunzione per Diego pesa.

Negli anni da calciatore ha girato il mondo, ha conosciuto i più grandi leader politici del pianeta. E’ una leggenda in Cina, ha sostenuto tanti leader che hanno provato a mettere le persone al centro di quello che viene chiamato il terzo mondo e soprattutto ha stretto una profonda amicizia con Hugo Chavez, Fidel Castro e Nicolas Maduro.

I due leader sudamericani più importanti del ‘900, con Allende, hanno visto in Diego un “erede” politico. Un uomo che è in grado di conversare con tutto il mondo, Occidente ed Oriente, Nord e Sud, perché è famoso in tutto il mondo. Chavez e Fidel hanno convertito ed investito Maradona del Verbo Rivoluzionario che bisogna essere inseminato in tutto il pianeta affinché la visione capitalistica (secondo il loro punto di vista, cattiva), non prenda il sopravvento.

Maradona è cambiato molto con Chavez, Fidel e Maduro. Diego prima di ritirarsi era un cavallo pazzo, non solo travolto dai vizi, ma anche nel modo di approcciarsi all’ambiente politico. Nella sua autobiografia “Io sono El Diego” racconta di quando a colloquio con Giovanni Paolo II chiede al Sommo Pontefice di fare qualcosa di concreto per aiutare i poveri e vendere i beni, sempre nella biografia parla del pensiero condiviso con Marx e con i grandi comunisti dell’America Latina ma è dal ritiro e dalla cura dimagrante mista a disintossicazione che Fidel Castro gli ha permesso di fare a Cuba (imposto?) che Maradona è poi diventato un militante attivo.

Ha sostenuto Dilma e Lula, dichiarandosi un loro soldato, ma non solo i leader brasiliani: Daniel Ortega in Nicaragua che lo ha insignito dell’Ordine Sandinista e con sua moglie Rosario Murillo, grandissima poetessa del Sudamerica, e soprattutto ha sostenuto la Kirchner nelle elezioni svoltesi in Argentina criticando aspramente le mosse del “L’imprenditore” Mauricio Macri, ex presidente del Boca Juniors tra l’altro. Quando morì Néstor Kirchner, si presentò alle esequie nella Casa Rosada con Evo Morales, capo di stato della Bolivia, anch’egli rivoluzionario ed avevano anche fatto una partita di calcio con alcuni amici, tra cui Ahmadinejad. Al quale Maradona aveva poi regalato la sua maglia numero 10. A Maradona piaceva molto l’idea anti-americana dell’ex presidente dell’Iran, anche se non amava le mire antigiudaiche che aveva. Nonostante tutto, il gesto fece scoppiare un vespaio di polemiche in tutto il mondo, con la comunità ebraica in Argentina che pretese le scuse del Pibe. Scuse non pervenute.

Inutile ricordare l’amicizia con Evo Morales e Pepe Mujica, il presidente uruguagio che si è tagliato lo stipendio ed andava in giro in utilitaria e sandaletti, che in passato aveva combattuto per la rivoluzione imbracciando un fucile, o ancora la stima che prova nei confronti di Rafael Correa, ex presidente dell’Ecuador, molto meno estremista dei sopracitati leader socialisti e che ha voluto capire i pregi ed i difetti dell’Occidente studiandoli dall’interno, prima in Belgio, poi negli Stati Uniti stessi. Ed è questo che Maradona ama di Correa: il fatto di essere il futuro politico dell’America Latina, un rivoluzionario moderno che non viene dalle campagne abbracciando un AK-47, ma che ha toccato con mano i pregi ed i difetti del capitalismo.

Anche Maradona ha cambiato Chavez e Fidel Castro però. In gioventù i due leader non erano grandi appassionati di calcio. Lo sport che regnava nelle due nazioni era il baseball (tant’è che negli anni ’90 e a inizio 2000 in MLB la stragrande maggioranza dei giocatori era latina, oggi giapponese invece), ed i due si sono appassionati al calcio solo in seguito, grazie all’influenza di Maradona, ed anche perché il bolivarista presidente di Caracas ha seguito le orme di molti suoi predecessori e ha cominciato a puntare sugli sport a dimensione globale, molto più di Fidel Castro. Per Chavez il baseball è troppo un gioco da “gringos” ed hanno trovato entrambi nel calcio ed in Diego, un degno avversario alla politica imperialista americana.

Alla Copa America del 2011 leggendario il live tweetting di Chavez che guarda la partita del Venezuela con Fidel Castro, e Maradona ha investito in prima persona, e fatto investire soprattutto a Chavez, molti quattrini nella costruzione di campi di gioco e scuole calcio per i bambini meno fortunati.

In un comizio nel 2009, Diego si presentò alla destra di Chavez con la maglietta “Con Chavez, sì allo sport”. Chavez vinse, poi si ammalò e andò a Cuba dall’amico Fidel per curarsi. Maradona partì per gli Emirati in vista di una nuova carriera dirigenziale e da allenatore ma con uno sguardo sempre rivolto al leader del Venezuela: “Prego per lui, lo amo”.

Con Fidel c’era un rapporto molto più confidenziale, mentre con Chavez è di riverenza. Diego si è tatuato il volto di Fidel Castro, come si è tatuato il volto di Ernesto “Che” Guevara e considera Castro un eroe ed una figura emblematica dell’umanità. La riverenza con Chavez nasce sempre dall’odio di Maradona per gli Stati Uniti. Per Maradona è lì il punto. “Chavez ha liberato il Sudamerica dalle grinfie degli Stati Uniti d’America. Ci ha presi per mano e ci ha fatto alzare la testa, rendendoci orgogliosi di essere latini e camminare da soli“. Dopo il primo incontro con Chavez, Maradona affermò di essere andato in Venezuela per “incontrare un grande uomo”, ma di avere invece “incontrato un gigante”.

Non solo amicizia con i leader comunisti, anche contestazione, tanta contestazione, dei leader capitalisti: il dire “assassino” al presidente degli Stati Uniti George Bush, esprimendo il sostegno alla lotta delle minoranze o di movimenti sociali americani.  Ha partecipato al Vertice dei Popoli, chiamato anche “controvertice” in opposizione al 4º Summit delle Americhe a Mar del Plata salendo a bordo dell’Expreso del Alba, un treno che partì da Buenos Aires e che trasportò 160 partecipanti, tra i quali l’ex Presidente della Bolivia Evo Morales, l’allora presidente venezuelano Hugo Chávez, Silvio Rodríguez, Adolfo Pérez Esquivel e le Madri di Plaza de May. Questo incontro scatenò le ire di Fox, ex presidente del Messico, che Maradona non esitò a chiamare “Servo degli Stati Uniti“. Maradona a quel vertice parlò, si riferì al presidente degli Stati Uniti George W. Bush come “immondizia umana”, vestendo la maglietta “Stop Bush” e qualche anno dopo rincarò la dose affermando di odiare “tutto ciò che viene dagli Stati Uniti, lo odio con tutte le mie forze”. Ha proseguito a lungo la sua battaglia contro la Chiesa accennata in precedenza perché secondo El Pibe non fa abbastanza per aiutare il prossimo.

Le cose con la Chiesa sono cambiate dall’elezione di Bergoglio, Papa Francesco: “De ahora en adelante soy el capitán del equipo de Francisco“. Il capitano della squadra di Francesco. Ne ammira i modi di fare e la ventata di rivoluzione che sta portando al Vaticano. Per Maradona è un comunista d’altri tempi ed anche se Bergoglio ha sempre negato, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i pensieri dei grandi filosofi “rossi” ha rivisto in Papa Francesco delle tracce di un passato “mancino”.

Ultimo, ma non ultimo, il rapporto con la crisi del Medio Oriente. Maradona non può essere esente dall’esprimersi in merito. Già negli anni ’90 con Evo Morales prima e con Ali Kafi poi, presidente dell’Algeria dal ’92 al ’94, ha espresso sostegno e volontà di lottare per il popolo Palestinese. Spesso è andato in giro con maglie personalizzate con la scritta “¡Viva Palestina!” e nell’annata 2011-2012, quella da allenatore dell’Al Wasl, si è detto essere il primo sostenitore della causa palestinese. Circa due anni fa Diego è stato vicinissimo ad approdare sulla panchina della nazionale palestinese, gratis, per infondere coraggio ai giovani del Paese e per portare la nazionale alla Coppa d’Asia, ma poi tutto terminò con un nulla di fatto.

Maradona non è un uomo qualunque, lo ha sempre detto. Non si è mai nascosto. Maradona è un uomo che va accettato così com’è ed è un atleta unico, uno che sposta gli equilibri geopolitici di un Pianeta. Come Maradona, solo Muhammad Ali sotto questo punto di vista. Non è un caso se Diego Armando Maradona riteneva Ali uno dei più grandi uomini che abbiano mai calcato questa Terra.

Santa Caterina d’Alessandria

 

Santa Caterina d’Alessandria


Santa Caterina d'Alessandria

autore Caravaggio anno 1595-1596 titolo Santa Caterina d’Alessandria
Nome: Santa Caterina d’Alessandria
Titolo: Martire
Nascita: 287, Alessandria, Egitto
Morte: 305, Alessandria, Egitto
Ricorrenza: 25 novembre
Tipologia: Memoria facoltativa

Nata da stirpe reale, fu dotata dalla natura di un ingegno e di una bellezza così rara, che era stimata la più fortunata giovane della città.

Ammaestrata in tutte le scienze, ma soprattutto nella filosofia dai più celebri retori, seppe innalzare il suo intelletto al disopra delle cose materiali, e dalle creature ascendere al Creatore.

Perciò, appena senti parlare della religione di Cristo, il suo acuto ingegno aiutato dalla grazia di Dio comprese che essa era la vera, e l’avrebbe abbracciata subito, se alcuni legami terreni non le avessero impedito il passo decisivo. Ma il Signore, che la voleva sua sposa, affrettò il suo ingresso nello stuolo delle candide colombe a lui consacrate.

Compresa dell’amore che il Signore nutriva per lei, si fece battezzare, dedicandosi totalmente alla beneficenza ed alla istruzione dei pagani. E tanto crebbe la fama della sua carità e del suo sapere, che giunse alle orecchie dello stesso imperatore Massimino. uomo tristemente celebre per la sua ferocia.

Egli fece chiamare Caterina alla sua presenza, per avere notizie più certe di ciò che di lei udiva e per conoscere più da vicino colei che tanto si celebrava.

Ma appena seppe dalla bocca stessa della Santa che era cristiana, subito con minacce ed imprecazioni ordinò che rinunciasse a quel culto da lui odiato, e sacrificasse a Giove.

Non si sgomentò il virile animo di Caterina a quelle parole, ma prontamente rispose ch’era risoluta di rimanere nella religione che professava, e incominciò a parlare della vanità degli Dei e della verità dell’unico vero Dio con parole così ardenti che l’imperatore medesimo rimase sconcertato.

Fu quindi affidata ad alcuni filosofi pagani perché la convincessero d’errore, ma ella riuscì a condurli alla vera religione.

A tale smacco il feroce imperatore condannò a morire sul rogo quei nuovi convertiti, e presa Caterina, dopo villanie e disprezzi, comandò che il suo corpo fosse legato ad una ruota e poscia con uncini le fossero strappate le carni.

La Santa non si intimorì per simile supplizio, ma felice di dar la vita per il suo Sposo, si apprestò a morire fra quei tormenti. Appena quel corpo verginale fu a contatto con lo strumento del suo martirio, questo si spezzò fragorosamente, producendo gran panico fra i carnefici. Non si piegò l’animo di Massimino, e comandò che la Santa fosse immediatamente condotta fuori della città e le fosse reciso il capo.

Giunta al luogo del martirio, le furono bendati gli occhi ed il carnefice con un colpo staccò il capo di Caterina, ma da quella ferita sgorgò abbondante latte, ultima testimonianza della sua innocenza.

Il suo corpo venne dagli stessi Angeli trasportato sul monte Sinai e quivi seppellito. Sul suo sepolcro fu poi edificato un sontuoso tempio ed un grandioso monastero che resero imperitura la memoria di questa vergine di Cristo.

PRATICA. — Recitiamo un atto di fede.

PREGHIERA. O Dio, che desti la legge a Mosè sul Monte Sinai e nello stesso luogo per mezzo dei tuoi Angeli collocasti miracolosamente il corpo della tua santa vergine e martire Caterina, fa’ che per intercessione di lei possiamo giungere al monte eterno che è Cristo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria santa Caterina, Vergine e Martire, la quale, messa in prigione per la confessione della fede cristiana sotto l’Imperatore Massimino, e poi lunghissimamente tormentata cogli scorpioni, finalmente decapitata compì il martirio. Il suo corpo, miracolosamente trasportato dagli Angeli sul monte Sinai, vi è religiosamente venerato dal numeroso concorso di Cristiani.