Archivi giornalieri: 2 novembre 2020

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Decreto Ristori, smart working o congedo covid con figli fino ai 16 anni

Il Dl Ristori prevede il diritto allo smart working o in alternativa il congedo covid per i figli under-16 in quarantena scolastica o in DAD
 

Diritto allo smart working o congedo covid per i figli in quarantena scolastica o in didattica a distanza fino a 16 anni. Queste sono alcune delle misure introdotte con il Decreto Ristori (DL 137/2020) varato dal Governo per venire incontro alle famiglie.

Allargata dunque la platea di coloro che potranno fruire del lavoro agile se i figli sono a casa da scuola. Per conciliare famiglia e lavoro, in modifica di quanto previsto con il Decreto Agosto, il diritto al lavoro da casa verrà riconosciuto a chi ha figli fino a 16 anni (non più 14). In alternativa, qualora la tipologia di prestazione lavorativa non consenta di lavorare da remoto, altro strumento per poter assistere i figli a casa da scuola sarà il congedo parentale covid, anch’esso previsto fino a 16 anni d’età.

Altra novità introdotta con il Decreto Ristori è che lo smart working viene riconosciuto non solo in caso di quarantena per positività del figlio o per contatto con soggetto positivo; bensì anche qualora sia l’istituto scolastico ad imporre la Dad (didattica a distanza).

Approfondiamo di seguito le misure previste.

Diritto allo smart working se i figli fino a 16 anni sono obbligati a stare a casa

Riconosciuto il diritto allo smart working al genitore lavoratore dipendente con figli fino a 16 anni di età impossibilitati a recarsi a scuola:

  • per quarantena scolastica disposta dal dipartimento di prevenzione dell’ASL territorialmente competente,
  • o qualora l’istituto scolastico impone la didattica a distanza.

Aumentata a 16 anni l’età del figlio per il diritto allo smart working (articolo 22, comma 1 del Decreto Ristori).

Uno solo dei due genitori, per tutto il tempo della durata della quarantena, potrà svolgere la propria prestazione in modalità di lavoro agile.

Anche in caso di sospensione delle attività scolastiche in presenza disposta dalla scuola uno dei genitori potrà fruire dello smart working purché, anche in questo caso, il figlio non abbia compiuto ancora i 16 anni e sia convivente.

In base al Decreto Agosto lo smart working spettava in caso di quarantena:

  • per contatto all’interno della struttura scolastica
  • o per contatto avvenuto durante lo svolgimento di attività ricreative, attività sportive presso centri sportivi o a seguito di lezioni musicali e linguistiche.

Ricordiamo comunque che ora molte di queste attività non sono più consentite in forza delle recenti disposizioni di cui al Dpcm del 24 ottobre 2020.

Quindi le misure previste nel Decreto Ristori sono in linea con quanto disposto dal Dpcm 24 ottobre che ha invitato le imprese ad incrementare il lavoro agile con procedure semplificate, qualora sia compatibile con le prestazioni da svolgere.

Congedo covid in alternativa allo smart working

Il Congedo parentale o Congedo straodinario Covid-19 è una misura applicata qualora il lavoro dei genitori non consenta lo smart working. Uno soltanto dei genitori potrà assentarsi dal lavoro per tutto o parte del periodo corrispondente alla quarantena del figlio minore di 16 anni. Si eleva quindi il limite di età a 16 anni anche per il congedo covid.

Il congedo covid che, fino ai 14 anni prevede una retribuzione al 50% a carico dell’INPS. Nessuna retribuzione o indennità invece per figli di età compresa tra 14 e 16 anni (non ancora compiuti), pur permanendo la possibilità di astenersi dal lavoro, mantenendo il posto e senza rischiare il licenziamento.

Stessa possibilità sussiste qualora i figli siano costretti ad interrompere la frequentazione dell’istituto scolastico per svolgimento delle lezioni a distanza.

Il Decreto Ristori modifica e integra l’articolo 21-bis del Decreto Agosto sia per la parte relativa allo smart working che, in alternativa, del congedo parentale Covid 19.

Il beneficio può essere riconosciuto entro il 31 dicembre 2020.

Smart working per genitori di figli disabili

Nessuna novità per genitori lavoratori dipendenti che hanno figli con disabilità.

Il Decreto Agosto, ricordiamo, aveva esteso al 31 giugno 2021 il diritto allo smart working in modalità semplificata, in caso di disabilità grave riconosciuta dalla legge 104.

Lo smart working spetta in questi casi purché la prestazione lavorativa sia compatibile con lo svolgimento da remoto; e sempreché all’interno del nucleo familiare non vi sia un altro genitore privo di lavoro in grado di accudire il figlio.

Lavoratori precoci

Autore: Stefano Calicchio

Pensione

2
Nov 2020

Pensioni anticipate e lavoratori precoci: quota 41 disponibile anche nel 2021, ecco i criteri per l’accesso

 
 

La pensione anticipata tramite quota 41 continuerà a restare disponibile per i lavoratori precoci senza incrementi sui requisiti contributivi. L’attesa sulla legge di bilancio per l’eventuale estensione della platea.

 

I lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che rientrano all’interno dei criteri attualmente previsti per la quota 41 potranno continuare a beneficiare del meccanismo di accesso anticipato alla pensione anche nel corso del 2021, sulla base di quanto già previsto dalla manovra risalente all’ormai lontano 2017. Il meccanismo funziona in modo simile alla pensione anticipata della legge Fornero, ma con il vantaggio di avere uno sconto rispetto al criterio dell’anzianità contributiva.

Con la quota 41 i lavoratori che presentano i requisiti di legge possono accedere all’Inps una volta maturati 41 anni di anzianità, purché abbiano effettuato versamenti validi per almeno un anno prima del compimento del 19mo anno di età e rientrino tra i casi dei lavoratori con le condizioni di disagio previsti dalla normativa. Questo meccanismo è stato previsto in senso strutturale per garantire un sostegno a chi vive situazioni di difficoltà in età avanzata, pertanto sarà accessibile anche nel corso del 2021 senza l’applicazione di condizioni peggiorative sui parametri di funzionamento.

Pensioni anticipate e lavoratori precoci: ecco chi potrà sfruttare la quota 41 nel 2021

Stante la situazione appena descritta, come già anticipato anche nel 2021 la quota 41 sarà accessibile ai lavoratori precoci che hanno maturato almeno un anno di contribuzione prima del compimento del 19mo anno e che rientrano in uno dei quattro casi previsti dalla legge. Si tratta dei disoccupati che hanno già terminato ogni sussidio di welfare (Naspi), dei caregiver, degli invalidi e di chi ha svolto lavori usuranti.

Nel primo caso è necessario aver terminato la fruizione della disoccupazione da almeno tre mesi, mentre nel secondo caso serve prestare assistenza a persone con un’invalidità riconosciuta dall’Asl pari ad almeno il 74% (il richiedente caregivers deve essere coniuge o parente di primo grado). La stessa percentuale di riconoscimento risulta necessaria anche per il lavoratore con invalidità che desidera accedere alla quota 41. L’assistenza deve inoltre essersi resa indispensabile almeno sei mesi prima della data di invio della richiesta di pensionamento.

L’ultima categoria prevede la possibilità di accesso alla quota 41 per gli addetti ai lavori gravosi e usuranti. In questo caso bisogna rientrare all’interno delle liste individuate dal legislatore. Risulta inoltre imprescindibile aver svolto tali attività per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di carriera, o in alternativa per almeno 6 anni negli ultimi 7.

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Riforma pensioni, l’attesa per la manovra 2021

Rispetto al quadro della situazione appena evidenziato, appare certo che chi maturerà i requisiti previsti dalla legge per la quota 41 nel corso del prossimo anno potrà continuare ad accedere alla pensione anticipata. Ma sono in molti a chiedere ormai da tempo un allargamento della platea dei potenziali beneficiari della misura. Sebbene un’apertura totale della quota 41 a tutti coloro che maturano il solo requisito contributivo appare improbabile nel breve termine per via dei costi, sindacati e lavoratori chiedono di allargare il bacino di utilizzo ampliando le categorie che possono beneficiare dell’opzione.

In questo senso, sarà necessario monitorare con attenzione cosa accadrà durante la discussione parlamentare della prossima legge di bilancio 2021. Tra le numerose istanze al riguardo si domanda ad esempio di offrire la tutela della pensione anticipata in favore di lavoratori messi fortemente a disagio dall’emergenza coronavirus per via dei rischi di salute connessi alla crisi sanitaria. Si pensi ad esempio agli operatori del settore trasporti o di chi è impiegato nel SSN avendo già maturato i 41 anni di versamenti, oppure a coloro che hanno patologie tali da peggiorare le possibili conseguenze di un contagio.

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Quota 100

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Riforma pensioni/ La proposta di Tridico per i lavoratori dello spettacolo

Pubblicazione: 02.11.2020 Ultimo aggiornamento: 17:15 – Lorenzo Torrisi

Pasquale Tridico, durante un’audizione in commissione Cultura del Senato, ha auspicato un intervento di riforma pensioni per i lavoratori dello spettacolo

nomine cdm mazzotta zafarana tridico
Pasquale Tridico, presidente Inps (Lapresse)
 

LA PROPOSTA DI TRIDICO PER I LAVORATORI DELLO SPETTACOLO

Pasquale Tridico, durante un’audizione in commissione Cultura del Senato, ha auspicato un intervento di riforma pensioni per i lavoratori dello spettacolo. Secondo il Presidente dell’Inps, come riporta agcult.it, sarebbe infatti “necessaria una riflessione sulla riduzione dei requisiti minimi per la maturazione di un anno di anzianità assicurativa per gli artisti a tempo determinato che oggi è di 120 giornate lavorative”. Vedremo se questa considerazione verrà ascoltata dal mondo politico, specie in questo frangente in cui il settore è messo in ginocchio dalle limitazioni imposte per contenere i contagi da Covid-19. Intanto, come riporta lavorolazio.com, il deputato del Pd Stefano Lepri ricorda che “con la rata di novembre, l’Inps erogherà la maggiorazione sociale a favore delle persone con grave disabilità. Si tratta di un incremento fino a 650 euro per 13 mensilità: un beneficio già riconosciuto per i soggetti con più di 60 anni di età che viene ora esteso anche a invalidi civili totali, sordi o ciechi civili assoluti a partire dai 18 anni di età”.

 

RIFORMA PENSIONI, IL PESO DELLA SILVER ECONOMY

Si sta discutendo molto in queste settimane di riforma pensioni, tema su cui è avviato anche un confronto tra Governo e sindacati. Il sito di Sky Tg24 riporta sul proprio sito un estratto dal libro “Anno zero d.C.” di Mariangela Pira, nel quale la giornalista scrive: “In Italia c’è il più alto tasso di dipendenza dei pensionati dai lavoratori e il più alto tasso di spesa sociale per le pensioni sul Pil, pari al 18 per cento, ovvero il doppio della media Ocse. Metteremo una persona di sessantadue anni in frigorifero e per, mediamente, altri vent’anni le pagheremo la pensione? No, il 2020 lo ha dimostrato palesemente: questa persona può continuare a lavorare da remoto con il digitale, in modo non usurante”. Su questa linea in un articolo su Fanpage viene ricordato il ruolo importante della silver economy per il nostro Paese, anche perché “gli over 65 in Italia sono i consumatori più ambiti dalle imprese” per via dei loro consumi, del loro reddito, della loro ricchezza, della loro forte solidità finanziaria che resiste al ciclo economico.

 

CGIL, “RIDURRE PRESSIONE FISCALE SU PENSIONI”

«Il confronto con il Governo è stato positivo, ha accettato le proposte di Cgil, Cisl, Uil. In questo momento è importante dare messaggi di solidarietà e unità al Paese. I lavoratori non sono soli», così ha spiegato ieri sera a “Che Tempo che Fa” il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che ragiona poi sulla necessità di riformare al più presto non solo l’ambito pensioni ma anche l’intero sistema fiscale sulla previdenza. «C’è un problema di bassi salari e precarietà. E c’è un altro tema: il fisco. Occorre una riforma fiscale, dalla prossima l. di Bilancio, per combattere l’evasione, sostenere le famiglie, ridurre la pressione fiscale su salari e pensioni», ha continuato Landini, concludendo poi «Siamo un paese in cui le disuguaglianze sono aumentate quindi in termini di prospettiva la riforma fiscale è proprio un nuovo patto sociale che deve essere realizzato. Il principio deve essere questo: chi più ha, sia in termini di reddito che di patrimonio, deve contribuire». (agg. di Niccolò Magnani)

 

RIFORMA PENSIONI, A DICEMBRE IL BONUS TREDICESIMA

Siamo da poco entranti nel mese di novembre, ma si guarda già a quello di dicembre che per alcuni pensionati potrebbe portare a una somma “extra” nella tredicesima. Come spiega Tiscali Notizie, questo “bonus tredicesima”, che può valere quasi 155 euro, “è riservato ai titolari di prestazioni assistenziali, pensione diretta o indiretta o trattamento di reversibilità. Gli stessi però non devono vantare introiti superiori ai 6.596,46 euro. Chi ha questi requisiti potrà beneficiare dell’intera cifra. I pensionati con reddito tra i 6.596,46 ed i 6.751,40 euro, invece, avranno diritto all’assegno, però in modo parziale. Il bonus sarà cioè corrispondente alla differenza rispetto al totale della pensione”. Per chi ha altri introiti, la soglia passa a “10.043,87 euro, in caso di reddito individuale, o i 20.087,73, nel caso in cui si sommi anche il reddito di altro coniuge”. C’è da tenere presente che non occorre presentare domanda, ma “il bonus tredicesima non spetta ai titolari di trattamenti di invalidità civile, di assegno sociale o pensione sociale, di isopensione o assegni di esodo, ed a coloro che percepiscono una rendita facoltativa di inabilità o di vecchiaia”.

LA FLESSIBILITÀ OPZIONALE DI TRIDICO

Con la presentazione del Rapporto annuale dell’Inps sono arrivate anche delle proposte innovative in tema di riforma pensioni. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, infatti, Pasquale Tridico avrebbe parlato della flessibilità opzionale che “si potrebbe ottenere con una divisione della rendita pensionistica nelle sue due quote, quella retributiva e contributiva. A 62 anni, con 20 di contributi e un importo soglia che non comporti integrazioni si potrebbe ottenere un anticipo calcolato soltanto sulla parte contributiva. La parte retributiva, invece, verrebbe riconosciuta a partire dai 67 anni di età (con la possibilità di prevedere finanche una anticipazione della parte retributiva, da scontare successivamente sulla pensione piena)”. Tra le altre proposte anche “sconti contributivi più generosi per le lavoratrici madri e una correzione degli attuali coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi in rendita, oggi soggetti a un adeguamento automatico biennale alle aspettative di vita che produce un continuo innalzamento dei requisiti per il pensionamento”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GALASSO

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Vincenzo Galasso evidenzia l’esistenza di un legame tra la fine di Quota 100 e l’inizio del Recovery Plan. “Aumentare la produttività nel mercato del lavoro di una società che invecchia è un obiettivo perseguibile con il Recovery Plan, attraverso una combinazione di investimenti e riforme”, scrive il Professore di Economia politica alla Bocconi, evidenziando che “agli investimenti vanno affiancate riforme che consentano ai lavoratori anziani un’uscita flessibile dal mercato del lavoro, ma senza ulteriori costi per il bilancio pubblico, dopo quelli imposti da Quota 100”. Dunque non dovrebbero essere Quota 102 o Quota 41 a sostituire Quota 100, che non a caso, evidenzia Galasso, “è stata protagonista, in negativo, anche nella negoziazione europea sul Recovery Fund”.

LE ALTERNATIVE A QUOTA 102 E QUOTA 41

Dal suo punto di vista, quindi, per la riforma pensioni “occorre pensare a strumenti alternativi, che riportino il sistema pensionistico italiano verso lo schema contributivo con flessibilità in uscita originariamente disegnato dalla riforma Dini – o che si avvalgano del mercato per consentire l’uscita anticipata del lavoratore. Nel primo caso, si tratterebbe di passare al calcolo contributivo per chi vuole anticipare il pensionamento – sull’esempio di Opzione Donna, possibilmente con una parte della penalizzazione a carico dell’imprese”. “In alternativa, si potrebbe pensare a un anticipo pensionistico aziendale, sull’esempio dell’Ape volontario, in cui lavoratori e imprese si fanno carico, in proporzioni da definirsi, delle spese per interessi e del premio assicurativo”.

Pensioni

Riforma Pensioni: il programma INPS sulle quote d’uscita

La riforma delle pensioni dovrebbe arrivare a breve e molte novità potrebbero interessare i lavoratori ormai prossimi all’uscita dal lavoro.

 

Dopo le proposte messe sul tavolo da governo e sindacati nel confronto sul superamento di Quota 100, la prossima riforma delle pensioni si arricchisce delle priorità evidenziate dall’Inps, che basa la propria piattaforma su quattro linee guida: pensione di garanzia, copertura dei buchi contributivi delle carriere discontinue, tutela lavori usuranti, flessibilità in uscita.

Stanti dunque le ipotesi già al vaglio dei tecnici – quota 102, quota 41, e una formula equiparabile a quota 100 ma con diverse soglie e tagli sull’assegno – l’istituto formula una serie di proposte:

  • Tutela usuranti, gravosi e disoccupati over 60: APE sociale e Pensione Precoci “andrebbero approfonditi e resi più generosi e strutturali, al fine di raggiungere quella sperata flessibilità che altrimenti il sistema contributivo difficilmente restituisce”.
  • Pensione minima di garanzia da garantire a tutti i futuri pensionati, in particolare giovani con carriere precarie e discontinue.
  • Copertura vuoti contributivi dovuti a carriere instabili, valorizzando gratuitamente i periodi formativi ai fini pensionistici.
  • Integrazione montante contributivo in base all’entità della contribuzione: attraverso coefficienti incrementali alla fine della vita lavorativa, se il soggetto sia al di sotto di una determinata soglia di pensione teorica; ciò equivarrebbe comunque ad inserire un minimo.
  • Pensioni complementari da stimolare, anche attraverso l’offerta di strumenti di previdenza complementare da parte di soggetti pubblici, per allargare la base contributiva della previdenza complementare, oggi scelta principalmente da lavoratori con salari medio-alti e stabili.
  • Sconti contributivi per lavoratrici madri.
  • Coefficienti di trasformazione fissati al conseguimento dei 60 anni di età.
  • Flessibilità in uscita: riduzione dell’età di accesso e attribuzione di un coefficiente più favorevole per i lavoratori impegnati in attività usuranti o gravose; divisione della pensione in quota retributiva e contributiva (a 62 anni, con 20 anni di contributi e un importo soglia, si potrebbe ottenere un anticipo pensionistico calcolato soltanto sulla parte contributiva mentre la parte retributiva potrebbe rendersi accessibile a 67 anni, con la possibilità di prevedere anche un’anticipazione da scontare successivamente sulla pensione piena).

L’istituto ha anche messo in rilievo le criticità dell’attuale sistema, indivuiduando una serie di problemi portanti su cui intervenire:

 
 

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  • importo soglia. Vengono infatti penalizzate vite lavorative caratterizzate da bassi salari e carriere discontinue.
  • aumento del requisito di accesso alla pensione anticipata indipendente dall’età, a causa dell’incremento della speranza di vita: il meccanismo rende desueta questa forma di pensionamento.
  • alto tasso di disoccupazione tra i giovani,
  • gender gap