Come capire se si è a rischio contagio

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Come capire se si è a rischio contagio

Indice

Data ultima verifica: 12 ottobre 2020

Sintomi (Mostra risposte)

 

I sintomi di COVID-19 variano sulla base della gravità della malattia, dall’assenza di sintomi (essere asintomatici) a presentare febbre, tosse, mal di gola, debolezza, affaticamento e dolore muscolare e nei casi più gravi, polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto, sepsi e shock settico, che potenzialmente portano alla morte.

I sintomi più comuni di COVID-19 sono:

  • febbre ≥ 37,5°C e brividi
  • tosse di recente comparsa
  • difficoltà respiratorie
  • perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia)
  • raffreddore o naso che cola
  • mal di gola
  • diarrea (soprattutto nei bambini).

 

 

Le persone anziane di età superiore ai 70 anni e quelle con patologie preesistenti, come ipertensione arteriosa, problemi cardiaci, diabete, malattie respiratorie croniche, cancro e i pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita, trapiantati o in trattamento con farmaci immunosoppressori) hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia.

 

I bambini costituiscono una percentuale molto bassa dei casi COVID-19 segnalati: circa l’1% di tutti i casi segnalati ha età inferiore a 10 anni e il 4% ha età compresa tra 10 e 19 anni.

I bambini sembrano avere la stessa probabilità degli adulti di essere infettati, ma presentano un rischio molto inferiore rispetto agli adulti di sviluppare sintomi o forme gravi di malattia.

 

In caso di sintomi o dubbi, rimani in casa, non recarti al pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiama al telefono il tuo medico di famiglia, il tuo pediatra o la guardia medica. Oppure chiama il numero verde regionale.

Altri numeri utili

 
Il periodo infettivo può iniziare uno o due giorni prima della comparsa dei sintomi, ma è probabile che le persone siano più contagiose durante il periodo sintomatico, anche se i sintomi sono lievi e molto aspecifici. Si stima che il periodo infettivo duri 7-12 giorni nei casi moderati e in media fino a due settimane nei casi gravi.

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Test Diagnostici (Mostra risposte)

 

Attualmente sono disponibili i seguenti test:

  • test molecolari che evidenziano la presenza di materiale genetico (RNA) del virus
  • test antigenici che evidenziano la presenza di componenti (antigeni) del virus
  • test sierologici tradizionali o rapidi che evidenziano la presenza di anticorpi contro il virus.

Leggi la circolare ministeriale 29 settembre 2020.

 

È il test molecolare quello attualmente più affidabile per la diagnosi di infezione da coronavirus. Viene eseguito su un campione prelevato con un tampone a livello naso/oro-faringeo, e quindi analizzato attraverso metodi molecolari di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction). L’analisi può essere effettuata solo presso laboratori, altamente specializzati, di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni secondo le modalità e le procedure concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Il test richiede in media dalle due alle sei ore dal momento in cui il campione viene avviato alla processazione in laboratorio.

 

In presenza di sintomatologia sospetta, il pediatra di libera scelta (PLS)/medico di medicina generale (MMG), richiede tempestivamente il test diagnostico e lo comunica al Dipartimento di Prevenzione (DdP), o al servizio preposto sulla base dell’organizzazione regionale.

I contatti stretti di casi con infezione da SARS-CoV-2, confermati e identificati dalle autorità sanitarie, potranno effettuare un test antigenico o molecolare al decimo giorno di quarantena (oppure osservare un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso).

Nel caso di focolai che coinvolgano strutture ospedaliere, lungodegenze, RSA o altre strutture residenziali per anziani il test va offerto ai residenti e a tutti gli operatori sanitari coinvolti.

 

I tamponi per la ricerca di SARS-CoV-2 possono essere erogati solo da operatori specializzati, che fanno capo al dipartimento di prevenzione della ASL competente per territorio e l’analisi molecolare per infezione da SARS-CoV-2 va eseguita presso i laboratori di riferimento regionali e laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni secondo le modalità e le procedure concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità.

I tamponi non vengono erogati dal numero di pubblica utilità del Ministero della Salute 1500, né direttamente dal medico di medicina generale (MMG), dal pediatra di libera scelta (PLS) o dalla guardia medica. In caso di dubbi o sintomi contattare telefonicamente il proprio PLS/MMG. Se il medico riterrà opportuno effettuare un test, richiede tempestivamente il test diagnostico e lo comunica al Dipartimento di Prevenzione (DdP), o al servizio preposto sulla base dell’organizzazione regionale.

 

Le persone asintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).

Le persone sintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test).

 

Di recente sono stati introdotti i test rapidi antigenici per lo screening dei passeggeri nei porti e negli aeroporti, dove è importante avere una risposta in tempi rapidi. I “tamponi rapidi” sono basati sulla ricerca, nei campioni respiratori, di proteine virali (antigeni). Le modalità di raccolta del campione sono del tutto analoghe a quelle dei test molecolari (tampone naso-faringeo), i tempi di risposta sono molto brevi (circa 15 minuti), ma la sensibilità e specificità di questo test sembrano essere inferiori a quelle del test molecolare.

Per tale motivo i risultati positivi al test antigenico devono essere confermati con il test molecolare.

 
 

I test sierologici non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei, secondo i protocolli indicati dall’OMS.

I test tradizionali o rapidi (test eseguiti su sangue capillare) evidenziano la presenza di anticorpi contro il virus e rilevano l’avvenuta esposizione al virus e, solo in alcuni casi, sono in grado di rilevare la presenza di un’infezione in atto (individui con malattia lieve o moderata i cui sintomi siano iniziati almeno una settimana prima).

I test sierologici sono utili nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale in quanto sono uno strumento importante per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità. I metodi sierologici possono essere utili anche per l’identificazione dell’infezione da SARS-CoV-2 in individui asintomatici o con sintomatologia lieve o moderata che si presentino tardi alla osservazione clinica.

 
 

In genere la saliva non si presta bene all’utilizzo con le apparecchiature di laboratorio altamente automatizzate, di regola utilizzate per processare elevati volumi di campioni molecolari, perché essa ha densità variabile e può creare problemi ai sistemi di pescaggio ad alta automazione.

Inoltre, per quanto riguarda i test antigenici, la sensibilità del test è simile a quella dei test antigenici rapidi solo nel caso in cui il test venga effettuato in laboratorio, quindi, a meno che non si attivino unità di laboratorio presso i punti dove viene effettuato il prelievo, difficilmente è utilizzabile in contesti di screening rapido.

Come capire se si è a rischio contagioultima modifica: 2020-10-18T21:45:12+02:00da vitegabry
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