Archivi giornalieri: 9 gennaio 2016

I 10 articoli più popolari del 2015 su Lavoro e Diritti

I 10 articoli più popolari del 2015 su Lavoro e Diritti 0

di in 8 gennaio 2016 Punti di vista
Podio

Podio

Come ogni anno ecco la classifica dei 10 articoli più popolari del 2015 su Lavoro e Diritti in base alle condivisioni su Facebook, Twitter e Google +

Come ormai da tradizione e come ogni sito che si rispetti, anche per noi di Lavoro e Diritti è arrivato il momento di tirare le somme dell’anno appena trascorso. Il 2015 è stato un anno molto positivo per questo sito e anche i cambiamenti sembrano ormai essere stati digeriti e apprezzati dai lettori.

Infatti, come i più affezionati frequentatori avranno notato, nel mese di ottobre abbiamo realizzato un restyling completo del sito e del forum di Lavoro e Diritti, per renderlo più moderno e più facile da usare su ogni tipo di dispositivo usato dai lettori, la nuova versione infatti è multipiattaforma o tecnicamente responsive e si adatta automaticamente a PC, Tablet e Smartphone.

Senza dilungarci troppo sui numeri, nell’augurarvi un buon 2016, vi lasciamo di seguito alla lettura della classifica dei 10 articoli più popolari del 2015 su Lavoro e Diritti, in base al numero di condivisioni sui social network Facebook, Twitter e Google +, partendo dalla decima posizione per arrivare all’articolo più popolare in assoluto.

Classifica dei 10 articoli più popolari del 2015 su Lavoro e Diritti

10. Luogo di lavoro troppo freddo, si all’astensione del lavoratore

La Cassazione ha stabilito che il lavoratore può astenersi dal lavoro se il luogo di lavoro è troppo freddo

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/04/luogo-di-lavoro-troppo-freddo-si-allastensione-del-lavoratore/

9. Sgravi contributivi triennali 2015, prime istruzioni INPS

L’INPS ha pubblicato la prima circolare riguardo ai nuovi sgravi contributivi triennali per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel corso del 2015 ai sensi della Legge di Stabilità 2015

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/01/sgravi-contributivi-triennali-2015-prime-istruzioni-inps/

8. NASpI, dal 1° maggio 2015 al via la nuova disoccupazione

Al via dal 1° maggio 2015 l’indennità di disoccupazione #NASpI, Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego introdotta dal #JobsAct.

Leggi: http://bit.ly/naspi-disoccupazione-2015

7. Assegni familiari e quote di maggiorazione di pensione 2015

INPS, limiti di reddito familiare per gli assegni familiari e le quote di maggiorazione di pensione e limiti di reddito mensili ai fini dei diritto

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/01/assegni-familiari-e-quote-di-maggiorazione-di-pensione-2015/

6. Anticipazione ASpI, nuove precisazioni INPS

Nuove importanti precisazioni INPS in merito all’Istituto della anticipazione ASpI e mini-ASpI in un’unica soluzione per lo svolgimento di attività di lavoro autonomo. Per ottenere l’anticipazione non sarà più necessario dichiarare all’Inps il reddito presunto derivante dalla nuova attività.

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/03/anticipazione-aspi-nuove-precisazioni-inps/

5. INPS: le nuove tabelle per gli assegni familiari 2015 – 2016

L’INPS ha reso note le tabelle per il calcolo degli assegni familiari valide dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016.

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/05/assegni-familiari-inps-tabelle-2015-2016/

4. Assegni familiari dei comuni, domande entro il 31 gennaio

Il 31 gennaio 2015 è l’ultimo giorno utile per presentare al proprio comune di residenza la richiesta degli assegni familiari dei comuni per l’anno 2014, vediamo d cosa si tratta e chi ne ha diritto

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/01/assegni-familiari-dei-comuni-2014-2015/

3. Lavori usuranti 2015, domande entro il 1° marzo

Istruzioni INPS per la presentazione, entro il 1° marzo 2015, delle domande per il riconoscimento di lavori usuranti, per coloro che perfezionano i requisiti nel 2015

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/01/lavori-usuranti-2015-domande-entro-1-marzo/

2. Bonus Irpef di 80 euro, le novità del 2015

Il bonus Irpef di 80 euro in busta paga è diventato strutturale con la legge di stabilità 2015, vediamo come si applica e a chi spetta.

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/01/bonus-irpef-di-80-euro-le-novita-del-2015/

1. Bonus Bebè 2015, a chi spetta e come ottenerlo

 

 

Con la legge di stabilità 2015 il Governo, al fine di incentivare la natalità e contribuire al sostentamento dei nuovi nati, ha istituito il Bonus Bebè 2015, iniziamo a conoscerlo

Leggi: http://www.lavoroediritti.com/2015/01/bonus-bebe-2015-chi-spetta-e-come-ottenerlo/

Lettera di Gianni Loy al Vescovo Arrigo Miglio

Noi sardi abbiamo il diritto di usare la nostra lingua nella Messa. Lettera di Gianni Loy al Vescovo Arrigo Miglio, presidente della Conferenza Episcopale Sarda

Gianni-Loy-1papa Francesco e vescovo CALETTERA APERTA
A MONS. ARRIGO MIGLIO,
ARCIVESCOVO DI CAGLIARI e PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SARDA

Caro Arrigo

Don Mario Ledda ha appena impartito la benedizione. Dopo aver varcato la soglia della chiesetta di San Lorenzo, ci siamo ritrovati nella sommità del colle del Buon Camino, all’ombra della vecchia struttura carceraria. Ite missa esta. La messa è finita, andate in pace. O piuttosto: la messa incomincia, andate a viverla. Fine o inizio che sia, è stata una cerimonia strana e triste. A tratti surreale. Si è trattato di una celebrazione che ha profondamente umiliato me ed altri.

Può la celebrazione dell’Eucarestia umiliare?
Può!

E possibile, certamene, se al giorno d’oggi ancora sei costretto a ricordare il sacrificio della Croce alternando, con bizantino equilibrio, tre diverse espressioni linguistiche, il sardo, il latino e l’italiano. E’ stata una pena!

Mentre Don Mario, scrupoloso nell’obbedienza, pronunciava la formula: Hoc est enim corpus meus, piuttosto che pensare al sacrifico mi chiedevo: se il celebrante, tenendo il pane tra le mani e mostrandolo all’assemblea, avesse invece pronunciato la formula: “custu est su corpus meus”, forse che il mistero non si sarebbe ripetuto?

E quando due sacerdoti si sono alternati nella lettura dello stesso vangelo di Matteo, leggendolo prima in italiano e, subito dopo, in sardo, mi sono chiesto: ma tutto questo ha un senso?

Il senso di quella sofisticata mescolanza di idiomi era, ed è, soltanto quello di impedire che espressioni della mia lingua materna, a differenza di quanto accade per le altre lingue del mondo, possano evocare il mistero dell’ultima cena.

Non riuscivo, non riesco, a capire in nome di quale comandamento del Signore, la lingua che è stata dei miei padri, la lingua e che ho trasmesso ai figli miei, non possa essere utilizzata per il canone.

La risposta che mi attendo, se avrai la bontà di aiutarmi a dissipare i miei dubbi, non è di carattere liturgico, burocratico, ma di carattere teologico.

Per poter comprendere a fondo la mia sofferenza, devi sapere che a mio padre, secondo una cultura che affonda le sue radici nell’epoca dell’antico testamento, è stato dato il nome di Arremundiccu, che è nome, nostro, di santo, e così l’hanno sempre chiamato i suoi genitori. Per poter ottenere il sacramento del battesimo i genitori hanno dovuto accettare che il suo nome diventasse Raimondo.

Mio nonno, a sua volta, si chiamava “Afineddu” ma per battezzarsi ha dovuto prendere il nome di Serafino. Il padre di lui si chiama “Pissenti” ma per poter trovar posto nei Quinque libris ha dovuto prendere il nome di Vincenzo. E così via di generazione in generazione.

Credo che comprenderai la sofferenza di chi vede aggredita la linfa vitale rappresentata, per larga parte, dalla lingua materna. Maria di Nazareth, del resto, crebbe Gesù con la propria lingua materna e non con quella degli occupanti.

Se avrai la pazienza di interrogare alcuni dei vescovi che, assieme a te, compongono la conferenza episcopale sarda, qualcuno di essi potrà riferirti delle severe punizioni che, in altri tempi, venivano inflitte ai seminaristi scoperti ad utilizzare la lingua materna! E’ follia, incultura, lo so. Non è rimpiangendo il passato, recriminando, che si fa la storia, neppure quella della salvezza. La conoscenza, però, aiuta a guardare il futuro. Non ho rancori. Perdono gli autori di atti finalizzati a sradicare da questa mia terra la lingua e la cultura che sono state, per secoli, di mio padre e di mia madre (in su celu sianta), e dei loro padri e delle loro madri prima di loro per i secoli dei secoli.

Forte della mia coscienza, consapevole del dovere di lasciare in eredità ai miei figli la natura così’ come l’ho ricevuta, comprensiva sia delle sue componenti materiali che di quelle culturali, come la lingua, ho libertà di espressione nella lingua che è stata dei miei padri ed oggi è la mia.

Essa, la lingua sarda, è l’unica con la quale comunico con i miei figli. Mi è consentito scrivere, pubblicare, leggere, Svolgo, in lingua sarda, una parte del mio lavoro di insegnante. Chi lo ritiene può elaborare, in lingua sarda, la propria tesi di laurea.

Posso persino pregare, in lingua sarda.

L’unica cosa che mi è impedita in questa lingua, cioè che tu, in quanto vescovo, mi impedisci, è di partecipare con la lingua dei miei padri, al mistero eucaristico.
Lo trovo, arcaico, inconcepibile, paradossale. Se don Mario recitasse il canone in una lingua sconosciuta, in ucraino, in olandese, in friulano, senza che né lui né l’assemblea comprenda una sola parola, magari con una pronuncia che neppure riflette correttamene il testo, il vescovo non avrebbe niente da ridire, l’ortodossia sarebbe rispettata?

L’unica cosa che sembra importare alla Chiesa sarda è che non si pronunci, in lingua sarda, la sacra formula: “pigai e buffaindi tottus, custu est su calixi de su sanguni miu, po s’alliantza noa e eterna …”.

E’ possibile che la chiesa sarda non abbia altro più importante di cui preoccuparsi?

Caro Arrigo, il vescovo è il “pastore” del gregge o è il “supervisore”, il “sorvegliante”, secondo l’etimologia del termine επίσκοπος (episcopos)?
Secondo la tradizione della mia terra, il “pastore” conosce le proprie pecore ad una ad una, parla con loro nella loro lingua. Condivide la loro condizione.
Il “sorvegliante”, invece, ha il solo compito di garantire il rispetto di regole esterne alla comunità, dettate in nome di una ortodossia il cui significato, francamente, mi sfugge.

Non ho né il diritto né la competenza per addentrarmi nei particolari di questo “diritto”.

Eppure, pensando proprio al Codice di diritto canonico, che ti riconosce quale successore degli Apostoli, e pensando al Papa che, liberamente, ti ha nominato per santificare, insegnare e governare, mi chiedo se davvero la proibizione di recitare il canone in lingua sarda, possa essere in qualche modo ispirata o riferibile all’insegnamento degli Apostoli.

Mi chiedo anche se Papa Francesco, succeduto al Papa che ti ha nominato, sia al corrente del fatto che ai sardi è oggi impedito di celebrare la Santa messa nella propria lingua materna. Mi chiedo se pensi che Papa Francesco, se ne fosse informato, potrebbe condividere una decisione del genere.

So che la questione non riguarda una sola diocesi, bensì la Chiesa sarda nel suo complesso, la sua conferenza episcopale. Ho persino il sospetto che, come purtroppo la storia insegna, i maggiori responsabili della emarginazione della nostra lingua e della nostra cultura, in ambito religioso, non siano coloro che, come te, arrivano dal continente, ma proprio i vescovi nostri conterranei, o almeno una parte di essi, quelli che dovrebbero essere più sensibili al dovere di onorare il padre e la madre.

Non riesco ad immaginare alcun particolare motivo di diffidenza, da parte tua, da parte del Vescovo di Cagliari, nei confronti dell’utilizzazione della lingua sarda nella celebrazione del sacrificio di Cristo.

Ma sei tu il vescovo, vescovo che preferisco nelle vesti di pastore piuttosto che in quelle di episcopo, pertanto è a te che devo porgere due semplici domande che richiedono un’altrettanto semplice risposta: “si o no?”.

1. Esiste alcuna ragione, di carattere teologico, che possa giustificare il divieto di celebrare il sacrificio della messa in lingua sarda?

2. Il vescovo, il pastore, della diocesi di Cagliari, davvero proibisce che possa celebrarsi la Santa Messa in lingua sarda?

Cagliari 6 gennaio 2016

Un abbraccio

Gianni Loy
Missa_Epifania_locandina_A4_11

San Marcellino di Ancona

 


San Marcellino di Ancona

Nome: San Marcellino di Ancona
Titolo: Vescovo
Ricorrenza: 09 gennaio


Marcellino visse nel VI secolo, nacque da famiglia Boccamajore, fu il sesto vescovo di Ancona, tra il 550 ed il 568, anno della morte. Marcellino era considerato «uomo santo e pieno di zelo per la santificazione del popolo». Il martirologio romano riporta la leggenda, tramandata per iscritto dal papa Gregorio I, secondo cui il vescovo di Ancona, nel VI secolo, salvò la propria città da un incendio: Marcellino aveva la gota ed era obbligato a farsi trasportare dagli servitori. Un di’ che divampò il fuoco, gli abitanti non riuscivano più a soffocarlo e la città era ormai minacciata di distruzione completa. Il santo vescovo si fece trasportare di fronte al fuoco, che subito volse indietro et si spense.». Aveva in mani, dicono, il santo Vangelo.