Le croci invisibili del Mediterraneo

Le croci invisibili del Mediterraneo

 

· Il cardinale Vegliò denuncia l’odissea delle migliaia di profughi a bordo delle carrette del mare ·

24 giugno 2014

  

Ha affidato alla testimonianza di Jamila, una bambina siriana di 10 anni, il ricordo di tanti uomini e donne innocenti che trovano la morte a bordo delle carrette del mare: «La spiaggia è affollata — scrive la piccola — non vedo che schiene e gambe di adulti. I grandi sono accalcati e impauriti. Mamma mi stringe forte a sé assieme a mia sorella. Ho paura. Saliamo a bordo e la barca parte». Rievocando così il senso di sgomento e di incertezza che accomuna quanti lasciano la sponda sud del Mediterraneo alla volta dell’Europa, il cardinale Antonio Maria Vegliò ha preso la parola durante la veglia di preghiera sul tema «Morire di speranza», svoltasi domenica sera, 22 giugno, nella basilica di Santa Maria in Trastevere.

Promossa dalla comunità di Sant’Egidio in collaborazione con le Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli), la Caritas italiana, la Fondazione Migrantes e il Jesuit refugee service, la veglia presieduta dal presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti è stata un’occasione per fare memoria delle tante vittime dei viaggi verso l’Europa lungo le rotte del Mediterraneo, che letteralmente — ha fatto notare il porporato — significa «centro del mondo» e da sempre rappresenta un crocevia di popoli e culture. Esso tuttavia «si è trasformato in questi ultimi anni in una drammatica rotta verso l’Europa, in una mappa segnata negli abissi da croci invisibili di innocenti, che hanno perso la vita su quelle “barche che invece di essere una via di speranza sono una via di morte”», come ha denunciato Papa Francesco a Lampedusa lo scorso 8 luglio.

Tanti innocenti che avevano il «diritto di trovare un futuro migliore» e invece — ha detto il cardinale — sono stati «condannati dall’indifferenza umana a perdere la propria vita in mare». Con le stesse parole del Pontefice il cardinale ha chiesto perdono per l’indifferenza di tanti fratelli e sorelle, per chi si è «chiuso nel proprio benessere», per coloro che con le loro «decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi», per tutto ciò che rende le persone «insensibili alle grida degli altri».

Questi sono drammi, ha affermato, che «potevano essere evitati». Si tratta di «tragedie annunciate da ormai troppo tempo e difficili da affrontare nella loro complessità», ma la speranza di «una vita decorosa e di un futuro di libertà per sé e per la propria famiglia merita soluzioni che impegnino l’Europa a difendere i diritti umani e la dignità dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo». 

 
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    Rifugiati e migranti
 
 
Le croci invisibili del Mediterraneoultima modifica: 2014-06-25T15:32:31+02:00da vitegabry
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