dall’Osservatore Romano

Una casa per gli ultimi

 

· La comunità di Kkottongnae in Corea del Sud ·

21 giugno 2014

 
 

Fondata da padre John Oh Woong-Jin sarà visitata da Papa Francesco

Quasi quarant’anni fa in Corea nacque la comunità di Kkottongnae, fondata da padre John Oh Woong-Jin nel 1976 dopo l’incontro provvidenziale con un senzatetto. Lo racconta Cristian Martini Grimaldi precisando che il senzatetto si chiamava Kwi-Dong e un giorno passò davanti la parrocchia di padre Oh. 

Il reparto dell'ospedale dove si fanno controlli agli anziani

Lui, curioso, decise di seguirlo e quello che scoprì lo lasciò a bocca aperta. Quel vecchio barbone si prendeva cura di altri diciassette senzatetto che, come lui, vivevano ai piedi del monte Yongdam, per lo più alcolizzati, ciechi, malati di tubercolosi, disabili. Quel povero homeless era tornato per distribuire ai compagni più deboli il cibo che aveva raccolto in città.

Da allora padre Oh decise di dedicare la sua vita alla creazione di una comunità dove ospitare e accudire non solo quei mendicanti che la sfortuna e gli eventi della vita avevano trasformato in reietti della società, ma anche anziani, persone con problemi psichiatrici, orfani, insomma gli ultimi di questo mondo.

Finora la comunità si è presa cura di tredicimila persone, tutti malati e abbandonati. Di questi, quattromila sono morti nel corso del tempo, ma cinquemila sono riusciti a reinserirsi nella società, perché poi il fine ultimo è proprio quello, il recupero. Il 27 dicembre del 1986 Nicholas Cheong, vescovo di Chongju, visitò Kkottongnae e annunciò l’approvazione della congregazione dei fratelli e delle sorelle di Gesù di Kkottongnae.

dall’Osservatore Romanoultima modifica: 2014-06-23T10:16:53+02:00da vitegabry
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