Ocse

Ocse: “L’immigrazione è tornata a crescere nel 2011”

L’immigrazione è tornata a crescere, dopo tre anni di continuo calo durante la crisi, grazie soprattutto ai migranti che si spostano all’interno dell’Unione Europea. Ma le prospettive di lavoro per gli immigrati sono peggiorate, con circa uno su due disoccupati in Europa ancora in cerca di lavoro, dopo più di 12 mesi. Lo rivela l’International Migration Outlook dell’Ocse, diffuso oggi. Secondo il rapporto, l’immigrazione nei paesi dell’Ocse è aumentata del 2 per cento nel 2011 rispetto all’anno precedente, raggiungendo quasi i 4 milioni. E si stima un aumento simile nel 2012.

L’immigrazione all’interno dell’Unione Europea è aumentata del 15 per cento, dopo un calo di quasi il 40 per cento durante la crisi. La tendenza delle persone a lasciare i paesi più colpiti dalla crisi sta accelerando, in crescita del 45 per cento dal 2009 al 2011. Il numero di greci e spagnoli che si trasferiscono in altri paesi dell’Unione Europea è raddoppiato dal 2007, raggiungendo rispettivamente i 39 mila e i 72 mila. La Germania ha visto un aumento del 73 per cento degli immigrati greci tra il 2011 e il 2012, quasi il 50 per cento per i cittadini spagnoli e portoghesi e il 35 per cento per gli italiani. L’immigrazione verso gli Stati Uniti è rimasta sostanzialmente stabile nel 2011, con un aumento solo del 2 per cento. L’Italia ha registrato un calo del numero di immigrati dell’11 per cento: – 44 per cento rispetto al 2007. Ma la situazione del mercato del lavoro è peggiorata drasticamente per gli immigrati, con la disoccupazione in aumento di quasi cinque punti percentuali tra il 2008 e il 2012, a fronte di un salto di 3 punti tra i nativi. Giovani immigrati e poco qualificati sono stati i più colpiti. L’impatto è stato più forte per i migranti provenienti da America Latina e Nord Africa.

La disoccupazione di lunga durata è aumentata considerevolmente: la quota di immigrati disoccupati nei paesi Ocse che sono stati senza lavoro per più di un anno è aumentata dal 31 per cento del 2008 al 44 per cento nel 2012. “I governi a corto di liquidi dovrebbero evitare di tagliare sistematicamente programmi di integrazione, ma concentrarsi su misure come la lingua e di formazione professionale, e concentrarsi sui gruppi più vulnerabili, come i giovani immigrati”, dice l’Ocse.

Il rapporto analizza anche l’impatto fiscale dell’immigrazione. E rileva che innalzare i livelli di occupazione dei migranti a quello dei nativi genererebbe notevoli ritorni economici, in particolare in paesi come il Belgio, la Francia e la Svezia, con un’estesa popolazione di immigrati stabiliti. Combattere la discriminazione è essenziale per raggiungere questo obiettivo. La relazione valuta infine il livello di discriminazione nei paesi, rilevando che una persona con un nome immigrato, per esempio, deve inviare almeno il doppio delle applicazioni per ottenere un colloquio di lavoro.

“I governi devono fare tutto il possibile per migliorare le prospettive di lavoro degli immigrati”, ha detto il segretario generale dell’Ocse Angel Gurría, presentando il rapporto a Bruxelles. “Affrontare la disoccupazione elevata e di lunga durata ora è essenziale. Continuare ad aiutare gli immigrati a integrarsi assicurerà anche che possano svolgere il loro ruolo nel guidare la crescita, non appena riprenderà l’economia globale”. 

redattore sociale

Ocseultima modifica: 2013-06-14T09:51:08+02:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo