Camusso

Rapporto diritti globali 2013: Camusso, basta austerità

In Europa e in Italia serve una ”netta inversione di tendenza delle politiche economiche”. E’ finito il tempo dell’austerità e del ”rigore dei conti pubblici”: ”occorre imporre una politica per la crescita che ribalti le logiche liberiste dell’ultimo ventennio e ricollochi il lavoro al centro del sistema economico e sociale europeo”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nella prefazione al Rapporto sui Diritti globali 2013. 

La Cgil, spiega Camusso, ”chiede una ripresa degli investimenti per sollecitare innovazione e generare lavoro qualificato e dignitoso, ricco di sapere e di responsabilità da destinare in particolare ai giovani”. ”Le euro-austerità – è convinta Camusso – hanno prodotto un ulteriore impoverimento dei Paesi più deboli, un aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze, la compressione del reddito da lavoro e dei diritti soprattutto a scapito delle nuove generazioni; oltre che gravi conseguenze sul piano politico, istituzionale e civile”.
Secondo Camusso, le politiche di crescita devono ora coinvolgere ”imprese, università, centri di ricerca e istituzioni di governo sia a livello centrale che territoriale”.  L’attuale modello di sviluppo è da bocciare, come la globalizzazione che si trasforma in uno ”tsunami,
tornato in Europa e negli Usa ad abbassare i trattamenti retributivi e a rendere volatili le condizioni di lavoro previste da contratti e leggi”. Proprio in questo periodo di globalizzazione e crisi, conclude il segretario della Cgil, i ”diritti acquisiti e da acquisire sono stati la variabile dipendente e residuale” e sono cresciute ”le discriminazioni e la violenza sulle donne”.

Sergio Segio, invece sottolinea che ”Sono state 121 le persone che tra il 2012 e i primi tre mesi del 2013 si sono tolte la vita per cause
direttamente legate al deterioramento delle condizioni economiche personali o aziendali: nel 2012 i suicidi sono stati 89, mentre nei primi tre mesi del 2013 32, il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.  Segio cita una ricerca della Link Campus University, che rileva come ”la precaria situazione economica personale avrebbe determinato il 49,4% di questi decessi, la perdita del posto di lavoro il 28,1%, i debiti con l’erario il 14,6% e il ritardo nei pagamenti da parte dei committenti il 7,9%. Il 30% delle persone
che si sono tolte la vita viveva nel nord-est, il 13,9% nel nord-ovest, il 25,8% nel centro, il 14,6% al sud e il 15,7% nelle isole”. 

Camussoultima modifica: 2013-06-05T16:20:36+02:00da vitegabry
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