Archivi giornalieri: 18 aprile 2013

Odissea di sei anni tra i vecchi manicomi

Odissea di sei anni tra i vecchi manicomi

Margherita Carta: «Per vedere mio figlio ho girato l’Italia. Nessuno lo ha curato, gli hanno persino rubato le scarpe»

 
   
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di Valeria Gianoglio

NUORO. In sei anni, a girare per l’Italia da un ospedale psichiatrico giudiziario e l’altro, per raggiungere il figlio Giovanni e portargli un po’ di aria di Sardegna insieme a qualche foglio di pane carasau, mamma Margherita Carta, orunese trapiantata a Nuoro, ne ha viste di tutti i colori. Ma quella che le è rimasta più sul groppone, ce l’ha ancora stampata in testa anche se ormai ha imparato a prenderla con filosofia. «Qualche settimana prima della visita – racconta – avevo mandato via posta un pacco a Giovanni. Dentro avevo messo anche un bel paio di scarpe da tennis, di quelle che piacciono a lui, erano un paio di Nike ultimo modello, e per personalizzargliele ancora di più, gli avevo scritto il suo nome “Giovanni. Nuoro” su un fianco. Qualche tempo dopo sono andata in visita da Giovanni, all’Opg, entro nella sala dove si ricevono i familiari, e gli chiedo “Giovà, e le scarpe non ti sono arrivate?”. “No”, mi ha detto lui. “Strano” gli ho detto. Dopo un minuto mi giro e, allibita, ho visto una delle guardie dell’ospedale giudiziario con indosso le scarpe di mio figlio. Gliele aveva prese dal pacco».

In sei anni di continui pellegrinaggi da un ospedale psichiatrico giudiziario e l’altro, per inseguire il suo adorato figlio Giovanni, mamma Margherita ha visto sparire un consistente mucchio di oggetti, dai pacchi che inviava oltre Tirreno. Una volta spariscono le Nike, una volta i dolcetti, una volta, con la scusa ai confini del ridicolo che «i pazienti ci si possono tagliare», sparisce persino il pane carasau. Ci ride un po’ su, mamma Margherita. Adesso che finalmente è tutto finito, riesce a raccontarlo persino con un po’ di distacco. Adesso che la sua personale odissea tra gli Opg di mezza Italia costata un mucchio di soldi, dolore e fatica, è conclusa, può abbracciare Severino Casula e Gianfranco Seddone, i due psicologi del dipartimento di salute mentale dell’Asl che in questi lunghi anni l’hanno seguita con professionalità e affetto, e sorridere.

Il suo Giovanni – chiuso in un Opg dal 2006, in seguito a un terribile raptus finito con la morte del padre Stefano, nella casa del rione di Pred’istrada – è stato uno dei 14 nuoresi che l’Asl numero 3, prima in Italia, è riuscita a far uscire dagli ospedali psichiatrici giudiziari sparsi nella Penisola e riportare a casa, in una delle comunità di recupero della Sardegna. «Chi non ha vissuto questa esperienza, non può capire cosa sia un Opg – dice mamma Margherita, insieme ai due psicologi dell’Asl, Severino Casula e Gianfranco Seddone – perché mio figlio, in questi anni, avrebbe dovuto affrontare un percorso di cura e recupero, e invece, in sostanza, tranne brevi visite, non ha ricevuto alcun sostegno, se non qualche farmaco che lo sedava o stordiva. Per questo sono contenta che queste strutture siano tutte sulla via della chiusura. Perché io, in questi sei anni, ne ho viste troppe».

Giovanni e il suo bel faccione da ragazzo che ha ancora tanta voglia di crescere sono usciti dall’Opg di Reggio Emilia qualche giorno fa. E sono usciti dal retro. «È stata una scena emozionante e inaspettata – raccontano Margherita Carta e i due psicologi – siamo andati a Reggio a prenderlo, lo aspettavamo da un ingresso e lui è uscito da un altro. Aveva un carrello e un paio di buste nere con tutta la sua roba dentro. Come ci ha visto, ci ha fatto un sorriso grande così e ci ha abbracciato. Lo hanno fatto uscire con indosso i vestiti che aveva qualche settimana prima. Tant’è che abbiamo dovuto comprarne altri sul momento. Sino all’ultimo, dunque, gli hanno rubato le cose dai pacchi. È stata solo la classica goccia di una lunga esperienza tra gli Opg. Li ha girati tutti, Giovanni, e ogni volta che lo spostavano – dice mamma Margherita – lo sapevo solo grazie a un sacerdote che mi avvisava, padre Pippo. Ma adesso, per fortuna, è tutto finito».

Cnel

Lavoro: Cnel, emergenza Cig in deroga, serve impegno immediato

“L’Assemblea del Cnel esprime viva preoccupazione per la gravissima situazione determinata dall”insufficienza dei fondi ad oggi destinati al finanziamento dei cosiddetti ”ammortizzatori in deroga”. A lanciare l’allarme è il Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel), riunitosi oggi, in merito al problema dei cig in deroga.

“L”Assemblea del Cnel sollecita l’intero sistema istituzionale -Governo nazionale, Parlamento, Governi regionali- ad assumere un impegno immediato e convergente, affinché siano rapidamente individuate le risorse indispensabili, nonché modalità certe e tempestive di erogazione”.

Per l”Assemblea del Cnel, questa è “una vera e propria emergenza, che aggrava la già drammatica condizione di centinaia di migliaia di lavoratori e di migliaia di imprese, ai quali verrebbero a mancare gli unici strumenti attualmente disponibili per contrastare la crisi, e produce intollerabili conseguenze sociali, e ulteriore impoverimento dell’apparato produttivo”.

Esodati

Cgil Monza: avviato un percorso di mutuo aiuto per gli esodati

Dopo decine di colloqui individuali con persone sotto stress psicologico, la Cgil di Monza e Brianza annuncia l’avvio di un progetto per aiutare i lavoratori esodati. Si tratta di un gruppo di confronto e di supporto a quelle persone che pagano sulla loro pelle le conseguenze della manovra sulle pensioni targata Monti-Fornero. 

L’inziativa sarà anche l’occasione per monitorare il disagio di chi è rimasto senza alcun reddito, offrendogli un’opportunità di ascolto e di accoglienza, ma anche una consulenza per controllare le posizioni assicurative previdenziali di ciascuno.  

Il progetto segue un itinerario già sperimentato nel territorio. Infatti, sin dai primi mesi successivi al varo della riforma Monti‐Fornero, si legge in un comuncato stampa, la Cgil di Monza e Brianza, ha cercato di mettere in campo degli strumenti affinché tutti coloro che si trovano nella situazione di “esodati” possano avere tutti i riscontri possibili, per riconoscere la propria situazione previdenziale, ma anche un supporto psicologico per le loro
difficoltà.

Già nel corso del 2012, allo Sportello Esodati del Patronato Inca Cgil di Monza, il sindacato si è avvalso della collaborazione di due psicolgi (Manuela Suriano e Gianluca Gabbrielli) per far fronte alle esigenze di quanti si rivolgono ogni giorno senza soluzione di continuità.

“Sono persone che quotidianamente si sentono privati di un posto all’interno della società, si legge nel comunicato stampa della Cgil, ed esprimono la loro difficile situazione nella quale si trovano: un limbo senza lavoro, senza pensione, senza stipendio e
per molti senza alcuna forma di ammortizzatore sociale”.

Gli psicologi hanno potuto constatare un profondo senso di incertezza e di disorientamento di fronte a questa condizione che porta ad un grande stress e a sentimenti di inutilità. Queste persone si sentono prese in giro dal Governo, il soggetto con cui avevano stipulato un patto che doveva assicurare loro di giungere sereni alla pensione ma che invece si è rivelato essere una sorta di patto col diavolo,
visto che le regole del gioco sono state cambiate in corso d’opera”.

Dalle loro testimonianze emerge dunque una profonda delusione e sfiducia verso gli artefici di un cambiamento che considerano iniquo e che sta facendo emergere  vicende personali spesso drammatiche. La perdita economica diventa ancor più evidente perché queste persone si trovano in una fascia d’età in cui la difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro è alta, ma soprattutto l’accesso alla salvaguardia è precluso se sono stati rioccupati successivamente alla data di risoluzione del rapporto di lavoro. 

Per il sindacato, tale requisito appare “paradossale e contribuisce ad alimentare il disagio, l’inutilità e
l’isolamento sociale di queste persone che da soggetti attivi si ritrovano a “non contare più niente” e a dover ‘essere dipendenti’, senza poter avere più un ruolo nella società alla quale hanno dato molto con il loro lavoro e i loro sacrifici, in molti casi cominciando l’attività ancora prima di raggiungere la maggior età.

I due psicologi che hanno e stanno ancora collaborando allo Sportello esodati hanno già fatto alcune valutazioni sui colloqui sin qui svolti. In primis, sostengono che la mancanza del lavoro e allo stesso tempo il non raggiungimento della condizione di pensionato porta in molti casi ad un abbassamento dell’autostima, alla perdita della posizione sociale che può diventare una minaccia per l’integrità dell’immagine di sé.

In molti casi emergono sensazioni di “compassione” e solitudine, chiusura in sè stessi e difficoltà a relazionarsi con gli altri. Senza considerare l’isolamento e l’impossibiità di esprimere le loro emozioni neppure all’interno della famiglia perché gli esodati hanno paura di trasmettere la loro debolezza e i loro sentimenti negativi anche ai loro famigliari.

A questo stato di malessere si aggiunge un forte sentimento di rabbia per essere stati “truffati”, per aver visto la negazione di un diritto che li costringe ad una “battaglia quotidiana” per arrivare ad ottenere giustizia.

Damiano

Damiano (Pd), stop a blocco indicizzazione pensioni

”La fotografia che l’Istat ci fornisce per quanto riguarda le pensioni mette in evidenza i profondi squilibri del sistema e l’alta incidenza delle pensioni sotto i mille euro, che rappresentano il 41,1% del totale”. Lo
afferma in una dichiarazione il deputato democratico Cesare Damiano.

”Consideriamo anche il fatto – aggiunge l’ex ministro – che al di sotto dei 500 euro la percentuale è molto consistente: il 13,8%. Questi dati mettono in risalto un doppio problema: l’esigenza di ripristinare l’indicizzazione, che rimarrà bloccata per il 2013 per le pensioni superiori a tre volte il minimo. Una situazione che, se perdurasse, provocherebbe una inevitabile e ulteriore perdita del potere d’acquisto a svantaggio dei ceti più deboli”.

”Il secondo problema è rappresentato – fa notare Damiano – dalla difficoltà di poter andare in pensione a causa di una riforma, la Monti-Fornero, che contiene un errore madornale: quello di aver cancellato le pensioni di anzianità. Occorre tener presente che alla necessità di risolvere il problema dei lavoratori che rimangono senza reddito in seguito a tale riforma, si aggiungono coloro che nel 2012 hanno perso il lavoro a causa della crisi e dei processi di ristrutturazione. Circa un milione di persone. Una sorta di “ciclo continuo” – conclude – che produce nuovi disoccupati e nuovi poveri  e che porrà inevitabilmente il problema di una revisione del sistema previdenziale”.

Disoccupazione

Ue, ok a “garanzia giovani”. Disoccupati solo 4 mesi

Dal 2014 un giovane non resterà “disoccupato”, cioè senza lavoro o studio, per oltre quattro mesi, perché scatterà la “garanzia europea” che gli troverà un’occupazione o una formazione per facilitarne poi l’inserimento lavorativo: questo lo schema deciso oggi dal Coreper (ambasciatori Ue), che dovrà essere approvato poi dal Consiglio per diventare legge.

In base all’impianto definito, la “garanzia europea per i giovani” ha a disposizione un budget dedicato che attinge sia dai fondi sociali e di coesione del bilancio Ue 2014-2020, e sia dal budget ad hoc creato nell’ultimo summit, cioè sei miliardi di euro destinati a quei Paesi dove la disoccupazione giovanile supera il 25%, dunque Italia compresa. ”Gli stati membri sono chiamati ad applicare lo schema il prima possibile, preferibilmente dal 2014”, scrive il Coreper.