Archivi giornalieri: 15 aprile 2013

Ammortizzatori sociali

16 aprile: CGIL, CISL e UIL in piazza per gli ammortizzatori sociali

Per rivendicare adeguati finanziamenti per gli ammortizzatori in deroga CGIL, CISL e UIL hanno proclamato per martedì 16 aprile alle ore 9.30 una manifestazione davanti al Parlamento.

Nei prossimi mesi, secondo l’allarme lanciato dai sindacati, quasi 400mila persone rischiano di restare senza reddito: le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga stanno per finire e le risorse stanziate dalla legge di stabilità per il 2013 sono “palesemente insufficienti”.

Per questo il presidio del 16 aprile sarà per CGIL, CISL e UIL una ulteriore occasione per sollecitare il finanziamento della Cassa integrazione in deroga. Unitariamente i sindacati chiedono al Governo in carica, e al nuovo Parlamento di trovare almeno le risorse per coprire l’anno in corso, servirebbe circa 1 miliardo di euro “una cifra non impossibile da trovare”. “Così come si sono trovati, giustamente, i soldi per i crediti vantati dalle imprese verso la Pubblica Amministrazione, – dichiarano i sindacati – si devono trovare i soldi per garantire continuità di reddito a chi è in CIG o è stato già licenziato”.

CGIL, CISL e UIL chiedono, quindi, al Governo di istituire entro aprile una ‘cabina di crisi’ presso la Presidenza del Consiglio per condividere l’entità della cifra da stanziare, in modo da sottoporla senza indugio al Parlamento, e chiedono ai gruppi parlamentari presenti nel nuovo Parlamento di sostenere questa giusta richiesta. Al contempo la ‘cabina di crisi’ potrà utilmente elaborare previsioni per le risorse necessarie per gli anni prossimi, al fine di evitare il ripetersi dei drammi attuali. Infine, ai cittadini CGIL, CISL e UIL chiedono di sostenere le richieste avanzate per evitare un nuovo dramma sociale.

Assieme alle tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, saranno in piazza anche le Acli  per chiedere il rifinanziamento  degli ammortizzatori in deroga. 
 
RadioArticolo1, trasmetterà la manifestazione unitaria in diretta streaming (www.radioarticolo1)a partire dalle 10.30.

Cassazione

Salute e sicurezza, Cassazione sì… Cassazione no ….

La Cassazione, con la sentenza n. 7318/2013, ha stabilito che il mancato rispetto delle norme antinfortunistiche non esime il dipendente dal lavorare…. Il caso riguarda due macchinisti di treni, sospesi dal lavoro per aver causato un disservizio ai passeggeri. I dipendenti si erano infatti rifiutati di svolgere la loro attività lavorativa perché sul treno mancava la cassetta del pronto soccorso e questo avrebbe comportato una violazione della normativa antinfortunistica.

La Suprema Corte in barba al Dlgs 626/94 e del decreto 81/08 che prevedono l’obbligatorietà dei presidi sanitari sui luoghi di lavori, ha deciso altrimenti adducendo come ragione  che la condotta penalmente rilevante è in capo al datore di lavoro e non al dipendente… In contraddizione anche con una precedente sentenza (n.18921/2012) in cui si era affermato che il dipendente può rifiutarsi di svolgere la propria attività lavorativa se il datore di lavoro non ha predisposto un ambiente di lavoro idoneo a preservare la salute e l’integrità psico fisica dei propri dipendenti.

malattie professionali

Malattie professionali dei musicisti. Indaga Guariniello

L’Inail riconosce i disturbi fisici che affliggono i musicisti professionisti come malattie professionali: la notizia arriva da Torino, dove l’istituto ha indennizzato un suonatore di basso tuba, un professore sessantenne che ha lavorato a lungo all’orchestra sinfonica della Rai, perché colpito da artrite (ad entrambe le mani) e da
un’ernia. 

Il pm Raffaele Guariniello – che già nel 1999 si era occupato del caso di una violoncellista affetta dalla sindrome del “dito a scatto” a causa dello sforzo ripetuto – ha aperto un fascicolo per lesioni colpose a carico di ignoti.

Carceri

Carceri – Intervenire contro il sovraffollamento

“Per contribuire al contenimento di un sovraffollamento carcerario ormai insostenibile” occorre trasformare in pene principali comminabili dal giudice di cognizione alcune delle attuali misure alternative dell”esecuzione, come l”affidamento in prova e la detenzione domiciliare”. Lo sottolinea la commissione dei saggi, nella relazione consegnata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il documento propone poi “un ampio processo di depenalizzazione di condotte che possono essere meglio sanzionate in altra sede; l’introduzione su larga scala di pene alternative alla detenzione. Una particolare attenzione va dedicata al tema del lavoro dei detenuti, che riduce drasticamente la recidiva, rende il carcere più vivibile, rispetta la dignità della persona detenuta”.

Saggi

Saggi: per il lavoro, contro la povertà, rimuovere gli ostacoli e aggiungere opportunità

La “principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare” è “quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà”. Lo scrivono i saggi nella loro relazione, evidenziando che è  “a rischio di povertà ed esclusione sociale il 28,4 per cento dei residenti nel nostro Paese”.

L’analisi si fonda sui numeri. “Oggi in Italia hanno un lavoro, anche solo precario, 56 persone su 100 tra i 15 e i 64 anni. In Francia sono 64, in Germania 73. Su 100 giovani fra i 15 e i 24 anni, in Italia lavorano in 17, in Francia 28, in Germania 47. La priorità è far sì che il sistema generi fisiologicamente opportunità di lavoro per tutti, in particolare per i più giovani, è la priorità, anche perché il lavoro vale molto più del reddito che lo compensa”. E “lo sviluppo economico equo e sostenibile è la via maestra per ottenere questo risultato”.

 Una strada in salita. “Non è facile, nessuno deve illudersi. Lo sviluppo lo fanno gli imprenditori e i lavoratori, non i governi. Ma i governi possono agire sui presupposti dello sviluppo. Possono attivare fattori facilitatori, anche interagendo nella sede dell”Unione europea, che persegue i medesimi obiettivi”.

In Italia, peraltro, “è convinzione diffusa, suffragata da studi e analisi, che l”operatore pubblico debba piuttosto togliere che aggiungere”. Certamente, spiegano i saggi, “occorre togliere ostacoli, evitando l”eccesso di norme e riducendo il potere d’interdizione della burocrazia. Ma si possono aggiungere nuove opportunità e agevolazioni esplicite, specie fiscali (pur nel rispetto delle compatibilità di bilancio), a favore di quelle attività che più direttamente offrono possibilita” di sviluppo e di lavoro, soprattutto per le giovani generazioni”. Inoltre, i governi “possono e debbono incanalare lo sviluppo su binari di sostenibilità ambientale e sociale, di equità fra generazioni, fra donne e uomini, fra ceti e territori diversi”.

Rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga e affrontare “la grave” questione dei cosiddetti esodati. Sono due delle principali indicazioni della relazione dei ”saggi” in materia economico-sociale, per quanto riguarda il capitolo lavoro. I saggi chiedono di “riconoscere un credito d’imposta ai lavoratori a bassa retribuzione (fra i quali è maggiore la quota di giovani), che si trasformi in sussidio monetario se eccede l’imposta dovuta”.

E’ necessario poi “favorire il lavoro femminile, potenziando, tra l’altro, il telelavoro e gli strumenti per migliorare la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura familiare” e “realizzare l’alternanza scuola-lavoro, anche per gli universitari”. Vengono proposti “modi per stabilizzare e ampliare l”agevolazione fiscale della retribuzione di produttività”. Si chiede, quindi, di “definire il nuovo Isee (indicatore della situazione economica equivalente), già all’esame dalla Conferenza Stato-Regioni, da cui dipendono molti benefici e prestazioni sociali”.

Necessario anche “emanare i decreti attuativi del Casellario dell’assistenza già previsto dalla legge al fine di meglio identificare i destinatari degli interventi ed evitare distorsioni dovuta al cumulo delle prestazioni”.

adnkronos

Def

Def: Cgil Cisl Uil, nessuna risposta al lavoro pubblico

Comunicato Stampa delle Segreterie Cgil Cisl Uil sui temi del Pubblico Impiego

 

“Con il Def continuano le politiche di rigore con le quali l’Europa, ormai unica al mondo, pensa di uscire dalla crisi e rilanciare la crescita. Non si deve continuare a rispondere con cieche misure di austerità alla esplosiva questione sociale.  Tra le tante emergenze sociali di questo paese si continua a non dare risposte al potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni del lavoro pubblico oltre che di quello privato; mentre  continuano a mancare le  risorse necessarie per garantire la continuità occupazionale del lavoro precario nelle Pubbliche Amministrazioni”. E’ quanto si legge in una nota delle segreterie nazionali di Cgil Cisl Uil in merito al Def sui temi riguardanti il pubblico impiego.

“Alla emergenza lavoro di tantissimi giovani si accompagnerà l’impossibilità per le amministrazioni pubbliche di poter garantire la continuità dei servizi: spending review ed eccedenze di personale; blocco delle assunzioni; invecchiamento del lavoro, e fuoriuscita dei giovani precari ai quali per problemi finanziari oltre che normativi rischia di non poter essere rinnovato il contratto di lavoro, sono  una miscela esplosiva per il paese e per la garanzia dei diritti delle persone. E’ necessario ed urgente individuare  una normativa ad hoc per far si che non si interrompano dopo il 31 luglio i tanti contratti di tipo precario nelle pubbliche amministrazioni”, conclude la nota unitaria.

Italiani all’estero

Italiani all’estero, no a proposta dei Saggi di eliminare circoscrizioni estero

“Abbiamo appreso con stupore e incredulità della proposta dei “saggi” di eliminare la circoscrizione estero con la riforma elettorale suggerita nella relazione consegnata a Napolitano. Ci auguriamo
che quanto proposto dal gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali sia solo un incidente di percorso dovuto alla fretta nel redigere il testo e non alla scarsa conoscenza  del mondo dell’emigrazione italiana”. 

E’ quanto scrivono in una nota Francesco Giacobbe e Renato Turano, senatori del Partito Democratico eletti nella circoscrizione estero.         

“Eliminare la circoscrizione estero – scrivono Giacobbe e Turano – equivarrebbe alla cancellazione di un diritto acquisito dopo anni di battaglie e rischierebbe di tagliare definitivamente quel cordone ombelicale che lega l’Italia ai suoi emigrati e che già il governo Berlusconi aveva indebolito fortemente con i tagli operati nell’ultima legislatura”.  “Oggi più che mai  aggiungono – sarebbe opportuno rilanciare la circoscrizione estero e non sopprimerla. Oggi più che mai sarebbe indispensabile guardare con occhi positivi alla vecchia e alla nuova emigrazione, al grande universo delle collettività italiane, per far sì che i nostri connazionali non vengano considerati cittadini di serie B e che gli vengano assicurati i diritti alla rappresentanza e alla partecipazione attiva alla vita politica italiana”.  “Gli italiani all’estero – concludono i senatori – non sono un problema ma una risorsa per il nostro Paese, sono i primi ambasciatori del made in Italy nel mondo e le loro storie, fatte di successi e innovazione, ogni giorno danno prestigio al Belpaese”.

agenparl

USA

USA: super laureati senza lavoro, denunciano Università

Superlaureati nelle migliori università americane che finiscono per lavorare come commessi nei grandi magazzini a meno di dieci dollari l’ora.    
Purtroppo la crisi e la disoccupazione picchia duro su tutti in America, colpendo anche chi ha investito tanta fatica e soprattutto tanti, tantissimi soldi, nella propria formazione.
Ma per protestare contro tutto ciò, gli studenti di una ventina di facoltà hanno lanciato una denuncia collettiva, una cosiddetta class action contro i propri atenei. 

L’accusa, portata avanti da due avvocati, Strauss e Anziska, è aver ”violato le leggi a tutela dei consumatori diffondendo dati falsi circa le percentuali di laureati che trovano lavoro dopo i loro diplomi”.        
Secondo la denuncia, se fossero stati pubblicati i numeri reali molti studenti non si sarebbero mai iscritti. E in California, dove le leggi a difesa del consumo sono molto più rigide di altri Stati, i giudici hanno accolto cinque ricorsi presentati contro altrettanti atenei, come San Francisco’s
Golden Gate University, Soutwestern, San Diego’s Thomas Jefferson, University of san Francisco e California Western School of Law. Tutte facoltà in cui studiare costa in media 40mila dollari l’anno

Medici convenzionati

Inps: medici convenzionati senza stipendio, situazione intollerabile

Per gestire tutta la mole di lavoro collegata all’invalidità civile, che oltre all’attività ordinaria di verifica dei verbali provenienti dalle ASL richiede oltre 200 mila verifiche straordinarie l’anno a seguito della legge di stabilità 2013, l’INPS fa ricorso a circa 700 medici in convenzione e a 500
medici interni.  

 “Una situazione già di per sé  impegnativa, non di rado segnata da episodi che mettono a repentaglio la sicurezza degli operatori, che oggi rischia di esplodere sul piano del rapporto di lavoro”, denuncia Francesco Ammaturo, Presidente dell’ANMI-FeMEPA INPS, l’Associazione sindacale dei medici.   “I medici convenzionati esterni – prosegue Ammaturo – hanno un contratto con l’INPS scaduto a dicembre del 2012 e continuano a lavorare senza contratto, in molte regioni anche senza retribuzione da gennaio di quest’anno”.   “Siamo al paradosso -sottolinea Ammaturo – l’INPS è chiamato a controllare la regolarità dei rapporti di lavoro nelle imprese private e poi impiega medici con contratto scaduto e senza continuità retributiva.
Una situazione che inoltre già sta provocando notevoli disagi e ritardi per le persone disabili”.   Il Presidente dell’ANMI-FeMEPA INPS avverte l’ente: “Non sono più tollerabili altri ritardi. Chiediamo l’immediato pagamento delle competenze retributive, il rinnovo dei contratti e l’aumento del numero di medici INPS, per poter far fronte nel modo migliore possibile ad un lavoro delicato e quantitativamente rilevante”.

Ticket

Cgil, insostenibile peso altri ticket sui cittadini

”E’ davvero insostenibile mantenere l’ipotesi di altri ticket, noi ci batteremo perché sia eliminata la possibilità che si scarichino sui cittadini altri due miliardi”. Così Vera Lamonica segretario confederale della Cgil, commentando i dati sui ticket 2012.

Dai numeri dello scorso anno, per la sindacalista, si vede che ”si è già scaricata sui cittadini una spesa molto forte nel momento più duro della crisi, che ha portato da un lato molta gente a non curarsi e dall’altro ha convogliato risorse verso il mercato privato, così danneggiando il servizio
pubblico”.

Noi ci batteremo – ha aggiunto – anche perché sia rivisto il quadro del finanziamento della sanità, che in qualche hanno ha avuto un taglio di 30 miliardi. Così il sistema non regge” e ”sarebbe inaccettabile se l’obiettivo fosse far saltare la
natura del sistema”. 

Legge Pinto

Legge Pinto, prima e dopo

Le pressioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), hanno obbligato lo Stato italiano ad introdurre nel marzo 2001 una norma che tuteli il cittadino. Questa norma, nota come Legge Pinto (89/2001), ha introdotto il diritto per un cittadino, che ha in corso una causa da più di 5-6 anni, di ottenere un risarcimento per danni sia “morali “ che “patrimoniali”.

Il decreto sviluppo, n. 83/2012, ha introdotto due novità importanti proprio su questo provvedimento legislativo sia sui termini che sull’indennizzo.
E’ di questi giorni, infatti,  la notizia che due Corti d’Appello, quella di Bari e quella di Reggio Calabria, hanno sollevato dubbi di legittimità costituzionale su questi due aspetti. 
Il primo rilievo avanzato dalla Corte di Bari,  parte dal caso di una lavoratrice dipendente di una società fallita che, in base alla “nuova” Pinto non potrà chiedere il suo indennizzo finché il decreto di fallimento non diventa esecutivo. Ma questo, a dire delle due Corti d’appello confliggerebbe con l’articolo 3 della Costituzione, perché “chi non riesce a vedere concluso il suo procedimento sopporta un danno più grave rispetto a chi ottiene la pronuncia dal momento che, secondo la nuova Pinto, non ha tutele. Senza contare che viene violato anche l’art. 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo perché la nuova legge priva il cittadino della garanzia di ricorsi interni idonei a offrire una riparazione adeguata e sufficiente.

Il secondo rilievo è stato sollevato dalla Corte d’appello di Reggio Calabria in merito all’art. 2 comma3 bis della nuova Pinto secondo cui in caso di irragionevole durata di un processo, la misura dell’indennizzo non può superare il valore della causa o, se inferiore quello del diritto accertato dal giudice. Il caso in specie riguarda la domanda di indennizzo di un cittadino soccombente sia nel primo che nel secondo grado di giudizio. Applicando la nuova Pinto, è necessario respingere la domanda di indennizzo perché accertare che il diritto è inesistente equivale ad affermare che esso equivale a zero. Una conclusione in contrasto sia con le pronunce della Corte di Strasburgo che della Cassazione che hanno ritenuto irrilevante la soccombenza per il riconoscimento dell’equo indennizzo, affermando che, indipendentemente dall’esito della causa, il cittadino ha subito comunque una diminuzione della qualità di vita in attesa della decisione definitiva del processo.

Cig

Crisi: CGIL, a marzo è boom di cig, in 520 mila in cassa

Esplode la richiesta di ore di cassa integrazione a marzo. Con poco meno di 100 milioni di ore registrate lo scorso mese, la cig aumenta in tutti i suoi segmenti (ordinaria, straordinaria e deroga), sia sul mese che sull’anno.

Le 96.973.927 ore registrate a marzo segnano infatti un incremento consistente su febbraio (pari ad un +22,44%), mentre da inizio anno il monte ore complessivo è pari a 265.043.645 per un +11,98% sul primo trimestre del 2012. Dietro questa mole di ore sono coinvolti da inizio anno circa 520 mila lavoratori che hanno subito un taglio del reddito per 1 miliardo di euro, pari a 1.900 euro netti in meno per ogni singolo lavoratore. Sono questi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale nel rapporto di marzo.

Il rapporto della Cgil segnala come a partire da gennaio del 2009 e fino ad oggi, le ore di cassa integrazione autorizzate siano state stabilmente intorno alle 80 milioni di ore per mese. Un trend che al momento prevede anche il per il 2013 un totale di ore di cassa integrazione oltre il miliardo. “Il sistema produttivo, e l’intero mondo del lavoro, sta letteralmente precipitando, trascinando dietro di sé l’intero Paese, travolto com’è da una valanga che non trova davanti a sé alcun argine”, osserva il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada.

Per la dirigente sindacale “servono risposte con urgenza che mettano al centro il lavoro, a partire dal finanziamento della cassa in deroga e per questo saremo in piazza unitariamente il 16 aprile a Roma. Un appuntamento – spiega – che potrebbe rappresentare l’avvio di un percorso di iniziativa sui temi del lavoro”. Nel dettaglio dei dati, infine, Lattuada segnala “la forte preoccupazione determinata dall’aumento delle richieste di intervento sulle crisi di grandi gruppi industriali che non trovano risposte soddisfacenti e che rappresentano un ulteriore, inequivocabile segnale della profondità della crisi e della necessità di una politica industriale a tutela dei settori manifatturieri e dell’occupazione”.