Archivi giornalieri: 6 aprile 2013

Pensioni

Pensioni

a cura di Intrage

Guida pratica alla riforma delle pensioni 2012

 

La riforma della previdenza, attuata con la Legge n. 214 del 2011, prmossa dal Governo Monti, è considerata il primo tassello di una riforma più completa che riguarderà anche il mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali.

La necessità di scrivere una riforma definitiva sulle pensioni ha portato il Governo ad effettuare delle modifiche rivoluzionarie in tema di previdenza. I principi su cui poggiano i provvedimenti sono: l’affermazione del metodo contributivo come criterio di calcolo delle pensioni; la convergenza del trattamento previsto per uomini e donne;  la flessibilità nell’età di pensionamento.

Dal primo gennaio 2012 viene introdotto, quindi, secondo il meccanismopro rata, il metodo contributivo di calcolo delle pensioni. Ecco le novità principali:

  • Finestre e quote abolite: le finestre di uscita, inglobate nei nuovi requisiti di accesso. Vengono altresì abolite le quote, e conseguentemente le pensioni di anzianità conseguibili attraverso di esse.
  • Età di pensionamento: l’età di pensionamento delle lavoratrici dipendenti del settore privato viene alzata a 62 anni e a 63 e sei mesi per le lavoratrici autonome, dal 1° gennaio 2012. L’equiparazione dell’età delle donne a quella de gli uomini (66 anni) avviene entro il 2018, sempre tenendo conto della variazione della speranza di vita. Nel frattempo, dall’età 62 all’età 70 vige il pensionamento flessibile, con applicazione dei relativi coefficienti di trasformazione calcolati fino a 70 anni. Per i lavoratori e per le lavoratrici dipendenti pubbliche, la fascia di flessibilità è compresa tra 66 (età minima, oggi prevista per il pensionamento di vecchiaia) e 70 anni.
  • Pensionamento anticipato: l’accesso “anticipato” alla pensione è in ogni modo consentito con un ’anzianità di 42 anni e un mese per gli uomini e di 41 anni e un mese per le donne, anch’essa indicizzata alla longevità. Si prevedono penalizzazioni percentuali (2% per ogni anno di anticipo rispetto a 62 anni) sulla quota retributiva dell’importo della pensione, tali da costituire un effettivo disincentivo al pensionamento anticipato rispetto a quello di vecchiaia.
  • Aliquote contributive degli autonomi: si prevede l’aumento graduale delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi artigiani e commercianti, che sono incrementate progressivamente fino a raggiungere il 22% entro il 2018 (attualmente 20 – 21 per cento).
  • Rivalutazione: blocco parziale della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, salvaguardando tuttavia le pensioni fino a 2 volte il minimo.
  • Abolizione Inpdap e Enpals: In considerazione del processo di convergenza ed armonizzazione del sistema pensionistico attraverso l’applicazione del metodo contributivo, nonché al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa ne l settore previdenziale ed assistenziale, l’Inpdap e l’Enpals sono soppressi e le relative funzioni sono attribuite all’Inps.
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Link consigliato

Legge n. 214 del 22 dicembre 2011

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Università della Terza Età di Quartu Lezione 14° Quartu 10-3-2013

 

LUIGI EFISIO PINTOR SIRIGU.

di francesco casula

Il più grande poeta satirico dell’ottocento in lingua sardo-campidanese (1765-1814)

Luigi Pintor Sirigu –chiamato dai suoi concittadini Pintoreddu- nasce a Cagliari, il 10 Ottobre 1765. Lo storico sardo, Giuseppe Manno, lo ricorda come «uno dei dottori più illustri del Foro cagliaritano».

Avvocato famoso, nonché genero di un altro principe del foro, Vincenzo Cabras, che ha come maestro e di cui sposa una figlia, Teresica, proviene da una famiglia benestante ma recentemente inurbata e in più non nobile, per cui si spiega il gusto squisitamente popolare con cui riesce a descrivere fatti e personaggi.

Esponente di rilievo del movimento democratico -è uno dei principali artefici della cacciata dei Piemontesi da Cagliari il 28 Aprile del 1794- inizialmente si schiera con Giovanni Maria Angioy, il leader dei moti rivoluzionari antifeudali negli anni ‘93-’96, poi diviene un suo oppositore e si schiererà con i Savoia, ricevendone onori e cariche.

Già gli storici sardi Pietro Martini  e Pasquale Tola, ad appena qualche decennio dalla morte, gli assegnavano un posto di primo piano nella poesia dialettale-campidanese, ma quella di argomento religioso, pubblicata nel 1833 nei Canti popolari di Sardegna, perché quella profana e satirica non fu mai pubblicata. Fu però tramandata oralmente, circolando sempre anonima, manoscritta o ripetuta di bocca in bocca. Tutta la sua poesia scherzosa e satirica ci è giunta infatti adespota e postuma: l’unico editore moderno è  Raimondo Carta Raspi .

Questa situazione di anonimato è essa stessa intrinseca a tanta parte della poesia in lingua sarda, soprattutto quella satirica, e ne costituisce anzi una condizione. La mancanza di impegno, l’intonazione satirica, sovente di libello o di pettegolezzo, il linguaggio sboccato e licenzioso, addirittura osceno, di questa produzione imponeva agli autori, talvolta personaggi molto in vista nel ristretto mondo isolano -come era il caso di Sirigu- di nascondere il loro nome. La circolazione  di  questi  versi era limitata a cerchie ristrette di amici che nei circoli e  nelle farmacie – un tempo centro di riunioni di intellettuali e di pettegoli – se li passavano a voce o manoscritti. Solo raramente essa oltrepassava questi confini.

Il Sirigu oltre che dal Martini e dal Tola è ricordato dal francese Antoine-Claude Pasquin detto Valery nella sua opera “Voyage en Corse, à l’Ile d’Elbe e en Sardaigne”.

Ma ne trattarono anche altri studiosi della letteratura in volgare sardo come Emanuele Scano, Pietro Nurra, secondo cui è il maggior poeta dialettale campidanese e «mentre nelle poesie sacre è il gonfio membro degli stamenti, il Pintor delle poesie profane ha invece l’arguzia satirica e la vivacità spontanea del popolano»; Raimondo Carta Raspi ma soprattutto il critico Francesco Alziator nella silloge “Testi campidanesi” e nella sua “Storia della Letteratura di Sardegna”.

 La sua poesia è insieme un documento e una fonte della tradizione popolare, esempio vivo di costume ed espressione di storia del quotidiano.

Muore a Cagliari il 7 Febbraio del 1914, ad appena 50 anni.

 

Presentazione del testo

La sua poesia in sardo campidanese (scrisse anche versi in italiano e in latino) si può considerare un esercizio aristocratico, giocato sul versante umoristico da parte di un ricco professionista, quale egli era, in forme popolareggianti sia a livello linguistico che tematico.

Pintor Sirigu nei suoi componimenti satirici in sardo-campidanese per lo più costruisce delle  favolette morali che hanno come protagonisti gli animali e la loro metafora. Almeno nei migliori emerge quale fosse la cifra dell’homour dell’autore: pensiamo a Pilloni chi sesi, (Uccello che sei) sestine a ritornelli che alternano con abilità il tocco sentimentale all’ironia; o come le maliziose sequenze di Femu cassadori, (Ero cacciatore) in cui un cacciatore insegue la sua preda, una graziosa capriola e finisce ammirandola nella sua fuga e contemplandola infine addormentata, per rinunciare a ucciderla.

Ma è soprattutto in Sa canzoni de su caboniscu, (La canzone per il galletto), che la descrizione risulta lepida e leggera, con un umorismo spesso caustico e sottile: in essa l’autore raggiunge veri effetti di movimento e di colore. L’allegorico gallo, maestoso, irrequieto e prepotente amatore fa pensare a Grandville, il disegnatore e litografo francese che rinnovò l’idea antica di prestare il linguaggio umano agli animali, trasformandoli in esseri facilmente identificabili.

 

SA CANZONI DE SU CABONISCU

Tengu unu caboni de sa vera casta:

Bista sa puddasta – sindi fai’ meri;

Mi fai prexeri su dd’essi acchistau.

2.

Mi fai’ prexeri su ddu tenni in manu;

Gei est unu caboniscu

Chi si piga su friscu – dognia dì a mengianu

Cantendi baggianu,

Gosai de s’oghianu – pinnas doradas bogat;

Gei est unu caboniscu

Chi si piga su friscu – sartat, currit e giogat:

In sa terra forrogat,

Cant’agattat ndi’ogat – e non di lassat nudda.

Gei est unu caboniscu

Chi si piga’ su friscu – zerriendis is puddas,

Aspettendiri cuddas,

Derettu sazzuzuddat – bellu inchighiristau.

3.

Aspettendiri cuddas

Derettu s’azzuzuddat, e non circat cuerru

Allirgu che una pasca,

Issu no timit basca – nè frius in s’oerru,

Forti che unu ferru

Ndi bessit de s’inserru – non timid’ acciottu,

Allirgu che una pasca

Issu no timit basca – sempiri postu in motu;

Inc’ ‘essit trotu, trotu;

Su bixinau tottu – circat po tenni sfogu;

Allirgu che una pasca

Issu non timit basca – balla ndi dd’ ‘oghit s’ogu!

Abbruxendi che fogu

Bandat de logu in logu – cantend’ in bixinau.

4.

Abbruxendi che fogu,

Andat de logu in iogu – nè timit po nudda;

E cant’es curiosu,

Fendi su graziosu – zerriendi sa pudda.

Comenti s’azzuzuddat,

E cun cust’e cun cudda – cumenzad’ a giogai.

E cant’es curiosu,

Fendi su graziosu – circhend’ ‘e ddas burlai!

Si ponit a sartai

Po ddas ispassiai – cun giogus e burlitas;

Fendi su graziosu – ddi faidi sciampitas,

Ddis faidi is alitas,

Furriadas i anchitas – cum su ciuff’arziau.

5.

Ddis faid’ is alitas,

Furriadas i anchitas – ‘i arziat sa crista;

Bellu, cantu sci’ s’arti!

Girat de part’ in parti – no ddas perdit de vista:

Arziat sa chighirista,

Caminat pista pista – accuzzend’is ispronis,

Bellu, canto sci’ s’arti!

Girat de parti in parti – chi non c’intrit cabonis;

Ddis contat chistionis,

Istorias e canzonis – in sa lingua sua;

Bellu, cantu sci s’arti!

Girat de parti in parti – fendi su mamm’a cua;

Ddas sighid’ a sa fua

Ddas sezzid’a sa nua – cun su ciuff’afferrau.

6.

Ddas sighid’a sa fua

Ddas sezzid’a sa nua! – lestru che unu guettu;

Ita razza de giogu!

Mi ddis ponit forrogu – istrintu a su ciuffettu:

Mancai senza ‘e staffettu,

E senza de fuettu – es bonu sezzidori:

Ita razza de giogu!

Mi ddis ponit forrogu – non castiat colori:

Po dimostrai s’amori

Si bolit fai onori – sezziu a pal’ ‘e porceddu…

Ita razza de giogu!

Mi ddis ponit forrogu – ddas sezzit prexadeddu.

Ponit su spronixeddu,

Fait su cuccurumbeddu – si nd’arzat prexau.

7.

Ponit su spronixeddu,

Fait cuccurumbeddu – si ‘nd’arzat gioghendi.

O puddas isfacias

Chi andais pe’ is bias – su caboni xirchendi,

Prestu si biu frucendi,

Cun bregungia portendi – pilloneddus avatu…

O puddas isfacias

Chi curreis i’ bias – no penzendi a su fattu,

Deu gei mind’ accattu,

Ca po su disbarattu – si portantat a ogu;

O puddas isfacias

Chi andais pei bias – fend’arriri su logu,

Lassaiddu su giogu,

Ca su caboni, fogu! – menescit crastau.

 

Dal testo emerge la lepida descrizione del galletto innamorato ed esuberante, con un complesso di  movenze caricaturali e plastiche. I doppi sensi e i sottintesi (Caminat pista pista/accuzzend’is ispronis/Ddis contat chistionis/in sa lingua sua: Cammina di qua e di là/aguzzando gli speroni/le racconta faccende/nella sua lingua) aumentano la salacità senza cadere mai in volgarità, talvolta presente nella poesia comico-satirica cagliaritana in lingua sardo-campidanese.

Non v’è dubbio infatti che il componimento accenni a una situazione galante e amorosa: perfino il canto rivolto alle galline acquista un senso amatorio. Ma l’allegoria è svolta con tale delicatezza e tale sottile umorismo che ne risulta un piccolo capolavoro: alla espressione colorita si accoppia, infatti, notevole brio, arguzia e immaginazione. In tal modo Pintor Sirigu riesce a trasferire nell’avventura erotica dell’esuberante Don Giovanni gallinaceo –che ti si para davanti come fosse veramente creatura viva- la sua primitiva e ridanciana voglia vi vivere.

La tradizione esopiana o fedriana, che pure è presente, non rappresenta per il poeta una schiavitù: da questa infatti si libera grazie alla vena di originalità e spontaneità.

L’onda ritmica si dipana attraverso una struttura metrica tra le più complesse nella poesia sarda.

 

UNU ZERTU AMIGU

1.

Unu zertu amigu un’egua teniada

Chi no dda sezziada solus che issu e deu;

Ma imoi giai creu, e isciu de siguru,

Chi a un’aturu puru dd’hat boffia imprestai.

 

2.

Dd’ hat offia imprestai, ei dd’ hat fatta sa cua;

Imoi sa ddu sciu segu su cuntrattu,

Ca po prus chi segua fessit cosa sua,

Non depiat disponni foras de su pattu,

Chi si fiat fattu cun cundizioni,

Chi atara persona mancu dda tocchessit ;

E chi dda sezzessit, non serbid ‘a nai…

 

3.

Non serbid ‘a nai, chi giai s’intendiada;

Fueddai prus claru zertu no podemu,

Chi finzas su meri e tottu no sezziada,

A bortas chi deu no ddu permittemu.

Mirai, si bolemu chi issu dda imprestessit!

Comenti chi fessi issu solu meri:

E chi deu podèri non tenghessi mai!

 

4.

E chi deu mai no tenghessi poderi!

Segua ès sa mia, faulargiu non seu;

Chi, mancai crepis, femu e seu meri

Sa primu sedda dd’appu fattu deu;

E anzis mi creu, e forzis è claru,

Chi mi costat caru su mantenimentu;

Senza de su tentu, chi no bollu nai.

5

Su sientu ddu lasso a su discurzu allenu;
Pagu tempus esti, dd’appu comporau
Po gualdrappa noa paris con fu frenu;
I a unu meri allenu s’egua m’has lassau!?
Dd’emu comporau finza su pitrali,
Ch’in tali signali, gei dd’had’a portai.

6.
Finzas su pitrali con sa scingra ona;
Arretranga nò, ca gei ndi tenemu;
E paris chi s’egua arziàt sa coa
Dei dda inseddamu, e deo dda sezzemu,
Mirai, si femu meri appoterau!
Ma gei m’è costau si mindi spassiamu,
Poita chi pagamu. finz’e a dda ferrai.

7.
Finz’e a dda ferrai, po dda tenni amiga,
E po chi cun megus no fessit ingrata,
Ita olia de prus? finz’e una pariga
Dd’appu comporau de ferrus de prata,
Ma gei mi dd’ha fatta bella sa bointadi!
Prestada midd’hadi a un amigu miu,
Chi sind’ es serbiu senz’arrespettai!

8.
Senz’arrespettai già midd’hat serbia!
Sa curpa dda tenit chini dd’hat prestada;
Giai t’hant, arrangiau pobar’egua mia!
De tali manera mi dd’hat maltrattada,
Chi tott’est umfràda e no podit prus curri!
Chini had ‘a discurri su chi m’e coscau…
Però m’hanti nau chi nd’hat a curai.

9.
Però m’hanti nau, ch’had’essi sanada:
Ch’in ott’ o noi mesis had’essi sanada:
Istettad’ allirgu, no tengat paura,
Ca custa mixina sempir’è giuàda;
Ma mancai sanàda no dda sezzu prus;
Dd’hanti sezia dus… Buffa! no è cosa;
Chi had’essi viziosa si podit dudai.

10.
Ch’ad’essi viziosa ddu tengu siguru,
S’egua guvernada de diversas manus,
E si mindi ghettat, comenti m’aturu?
Mi segad is ossus, si ddus portu sanus;
E cun soligianus non bollu cuntrattu,
E segu su pattu con meda plexeri,
Giaighi su meri, sciu de siguru,
Chi a un aturu puru s’egua m’hat lassau,
No seu obbligau mantenni su pattu,
E in custu cuntrattu non boll’abarrai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL MOBBING TRA DIRITTO E GIURISPRUDENZA

IL MOBBING TRA DIRITTO E GIURISPRUDENZA

 

Gian Paolo Cioccia*, Stefania Cupido**, Gianluca Fiorenza***, Massimo Piccioni*

*Coordinamento Generale Medico Legale INPS

**Centro Medico Legale Polispecialistico INPS di Roma

***Istituto di Medicina Legale e delle Ass. dell’Università “La Sapienza” di Roma

  Che cos’è il Mobbing

Il termine mobbing deriva etimologicamente dal verbo inglese “to mobe” che  alla lettera significa “assalire tumultuando, affollarsi, accalcarsi” e/o dal sostantivo “mob” indicante “folla tumultuante, plebe, plebaglia, gentaglia”.

            L’etologo Konrad Lorenz  utilizzò per la prima volta tale etimo per indicare un comportamento di alcuni uccelli che in gruppo circondavano e rumorosamente assalivano un proprio simile al fine di allontanarlo dal gruppo stesso.

            Per Heinz Leymann, il primo studioso che ha usato tale termine in ambito lavorativo,   il mobbing è una  “comunicazione ostile e  non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che, a causa del mobbing, è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì relegato per mezzo di continue attività mobbizzanti”.

Per Harald Ege, lo studioso che ha “importato” in Italia il concetto di mobbing, esso è

“una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte dei colleghi o di superiori.”

 

Siamo tutti vittime del mobbing??!!

Per poter parlare di Mobbing la   modalità  dell’aggressione  deve essere frequente,   pressoché quotidiana e deve protrarsi per un periodo di almeno sei mesi.

 

Modalità di estrinsecazione del mobbing

·         Verticale: esercitato da un superiore nei confronti di un subordinato o viceversa da un gruppo di dipendenti verso un superiore;

 

·         Orizzontale: tra pari grado;

 

·         Collettivo: attuato nei confronti di un intero gruppo di persone e rappresenta molto spesso una strategia aziendale mirata a ridurre o razionalizzare gli organici;

·         Doppio mobbing (secondo Ege) : il mobbizzato porta in famiglia tutti suoi disagi. Dapprima   i familiari comprendono le problematiche ma successivamente, con l’aggravarsi della situazione, assumono essi stessi un ruolo mobbizzante tendendo, nei casi estremi,  a isolare l’individuo anche dal nucleo familiare;

 

Fasi del mobbing

secondo Leyman:

 

Segnali premonitori:   fase breve e sfumata. Iniziano a rendersi palesi gli screzi relazionali tra la vittima e i colleghi o il superiore. Tali dinamiche si scatenano in seguito a cambiamenti apparentemente insignificanti nell’ambiente lavorativo quali una nuova  assunzione  oppure  un passaggio  di carriera. Iniziano le prime critiche e i primi  rimproveri.

Mobbing e stigmatizzazione: si appalesano tutti i comportamenti del mobbing, con incalzanti e reiterati attacchi nei confronti della vittima della quale si vuole screditarne la reputazione, impedirle ogni forma di comunicazione e di espressione isolandola socialmente dal contesto lavorativo, dequalificandola professionalmente e, attraverso continue critiche e richiami, demotivarla psicologicamente.

Ufficializzazione del caso: La vittima denuncia il caso.  La malattia assume il ruolo di causa e non di conseguenza e il mobbizzato viene additato dai suoi persecutori come soggetto psichicamente labile.

Allontanamento: In questa fase si concretizza il completo isolamento del mobbizzato. Iniziano a manifestarsi depressione e somatizzazioni. Il lavoratore non è più in grado di reagire a tale situazione progressivamente ingravescente. Tale fase termina con  le sue dimissioni o con  il licenziamento.

 

secondo Ege:

Condizione  zero che risente di:

 

·         Fattori intrinseci: fattori personali quali gelosie, ambizioni, antipatie ecc.

·         Fattori estrinseci: legati per lo più a situazioni connesse al mercato lavoro quali ad esempio la precarietà lavorativa, il continuo ringiovanimento degli organici e così via

Conflitto mirato

Inizio del mobbing

 

Primi sintomi psicosomatici

 

Errori ed abusi dell’Amministrazione del personale(il caso diventa pubblico)

Serio aggravamento della salute psicofisica della vittima (ha inizio l’isolamento dell’individuo)

Esclusione dal mondo del lavoro

 

 

Alterazioni dello stato di salute più frequentemente riscontrate nei  pazienti  “mobbizzati”
(Studio condotto dal Centro del Disadattamento Lavorativo della Clinica del Lavoro  di  Milano su 250 persone nel periodo aprile ‘98 – settembre ‘99)

Tipo di alterazione

·         Alterazioni dell’equilibrio socio-emotivo;

·         Alterazioni dell’equilibrio psico-fisiologico;

 

·         Disturbi del comportamento;

 
Manifestazioni cliniche

·         ansia, depressione, stato di preallarme, ossessioni, attacchi di panico, isolamento, anestesia reattiva, depersonalizzazione;

 

·         cefalea, vertigini, tachicardia, disturbi gastrointestinali, senso di oppressione toracica, manifestazioni dermatologiche, disturbi del sonno, disturbi della sessualità;

·         disturbi alimentari, totale passività, reazioni autoaggressive o eteroaggressive, abuso di alcool, di fumo, di farmaci;

Secondo i parametri dettati dal DSM IV:

·         un terzo dei pazienti rientrerebbe nei disturbi dell’adattamento;

·         un terzo dei pazienti rientrerebbe nel disturbo post traumatico da stress;

 

·         un terzo dei pazienti presenterebbe patologie comuni non riconducibili al mobbing;

 

Si   può   configurare,   quindi,   un   danno  psichico quale “menomazione psichica subita da un soggetto conseguentemente al fatto illecito di terzi, consistente nell’ingiusta turbativa del suo equilibrio mentale determinante una modificazione della salute psichica, con alterazione – temporanea o permanente – delle sue funzioni psichiche”  rientrante in  un particolare aspetto del danno biologico qualificabile come danno evento e quindi sempre ricorrente perché insito nel fatto illecito.

 

Il mobbing nel Diritto

La Costituzione con gli artt. 2-3-4-32-35-36-41-42 tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino in quanto tale a quella di lavoratore inserito in una realtà lavorativa.

 

Molti comportamenti rientranti nelle dinamiche del mobbing trovano una precisa connotazione in numerosi articoli del codice penale.

       Ad esempio, nel caso di dimostrata intenzionalità dell’azione mobbizzante da cui derivi un evento dannoso voluto e previsto o prevedibile, si possono configurare diversi reati tra i quali:

·         abuso d’ufficioai sensi dell’art. 323 c.p.Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sè o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità”.

·         delitto di percosse codificato dall’art. 581 c.p. (Chiunque percuote taluno, se dal fatto non deriva una malattia nel corpo o nella mente (582), è punito, a querela della persona offesa (c.p.120-126), con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a lire 600.000 (c.p.587 n.4). Tale disposizione non si applica quando la legge considera la violenza come elemento costitutivo o come circostanza aggravante di un altro reato).

·         delitto di lesione personale volontaria ai sensi dell’art. 582 c.p. (Chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni. Se la malattia ha una durata non superiore ai venti giorni e non concorre alcuna delle circostanze aggravanti previste negli artt. 583 [lesione personale grave  e gravissima]  e 585 , ad eccezione di quelle indicate nel n. 1 e nell’ultima parte dell’art. 577, il delitto è punibile a querela della persona offesa).

·         delitto di lesione personale colposa ai sensi dell’art. 590 c.p. ( Chiunque cagiona ad altri per colpa (c.p.43) una lesione personale (c.p.582) è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a lire 600.000) . Se la lesione è grave (583 n.1) la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da lire 240.000 a 1.200.000; se è gravissima (583 n.2), della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da lire 600.000 a 2.400.000.

Tale articolo prevede in maniera esplicita un aumento delle sanzioni e della reclusione  se i fatti … sono commessi con violazione delle norme …… per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Inoltre recita che “il delitto è punibile a querela (c.p.120-126) della persona offesa” tranne per i “ fatti commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all`igiene del lavoro o che abbiano determinato una malattia professionaleper i quali vige la procedibilità d’ufficio .

·         ingiuria (art. 594 c. p.) “Chiunque offende l’onore o il decoro di una persona presente è punito  con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a lire 1 milione (c.p.341-344).

Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa.

La pena è della reclusione fino a un anno o della multa fino a lire 2 milioni, se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato.

Le pene sono aumentate (c.p.64) qualora l’offesa sia commessa in presenza di più persone (c.p.596-599)”.

·         diffamazione (art. 595 c.p.) “Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a lire 2 milioni.Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a lire 4 milioni……

·         violenza privata (art. 610 c.p.) Chiunque, con violenza o minaccia costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni ”.

·         minaccia ai sensi dell’art. 612 c.p. “Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa (c.p.120-126), con la multa fino a lire 100.000.Se la minaccia è grave, o è fatta in uno dei modi indicati nell`art. 339, la pena è della reclusione fino a un anno e si procede d’ufficio” .

·         molestie (art. 660 c.p.) Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l`arresto fino a sei mesi o con l`ammenda fino a lire 1 milione (c.p.659, 688)”.

 

Il codice civile in svariati articoli prevede forme di tutela per il lavoratore. Oltre all’articolo 2087 c.c. di seguito enunciato, molto importante è l’art. 2049 c.c. secondo il quale “i padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti”. Interpretando in modo esteso la norma il datore  di  lavoro deve vigilare sul comportamento dei suoi dipendenti e mettere in atto tutti quei comportamenti atti ad impedire l’attuarsi di condotte illegittime determinanti un danno.

Il datore di lavoro ai sensi dell’art. 2219 del c. c. (“Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto………”).può licenziare per giusta causa il proprio dipendente nel quale dovesse ravvisare il ruolo di mobber.

In caso di   dequalificazione e/o demansionamento del lavoratore l’articolo 2103 del c.c., modificato dall’art. 13 dello statuto dei lavoratori legge 300/1970,  è chiaro riguardo alle mansioni del lavoratore e così recita: “Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione. Nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al trattamento corrispondente all’attività svolta, e l’assegnazione stessa diviene definitiva, ove la medesima non abbia avuto luogo per sostituzione di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto, dopo un periodo fissato dai contratti collettivi, e comunque non superiore a tre mesi. Egli non può essere trasferito da una unità produttiva ad un’altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive”.

 

Decreto  Legislativo  19 settembre  1994  n.  626Attuazione delle direttive CEE (..omissis) riguardanti il miglioramento della sicurezza  e  della  salute  dei lavoratori sul luogo di lavoro“:

·   sancisce il passaggio dalla tutela dell’integrità fisica  a  quella  psico-fisica del lavoratore;

·   introduce il concetto di salute non più intesa solo come assenza di malattia ma come benessere e assenza di disagio;

·   nell’art. 3 (“Misure generali di tutela“) sono evidenti gli elementi utili a far rientrare il fenomeno mobbing tra i rischi connessi all’attività lavorativa;

·   gli artt. 4 e 17 identificano, differenziandole per competenze, le figure responsabili della sorveglianza della “salute” del lavoratore;

 

Il mobbing nella Giurisprudenza

 

La giurisprudenza sembra essere unanimamente concorde riguardo al risarcimento del danno biologico, definito come la “menomazione (temporanea o permanente) alla integrità psico-fisica della persona, comprensiva degli aspetti soggettivi dinamico-relazionali, passibile di accertamento e valutazione medico-legale ed indipendente da ogni riferimento alla capacità di produrre reddito….” (Articolato approvato dalla SIMLA al Congresso di Riccione dell’11/5/2001), dimostrato essere in rapporto causale con dinamiche riconducibili al mobbing.

 

L’onere del risarcimento spetta al datore di lavoro che è chiamato a rispondere in relazione all’inadempimento degli obblighi previsti dall’art. 2087 del c.c. (“L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro).

 

           

Sentenza della Corte di Cassazione   n. 12339 del 5/11/99:

al datore di lavoro spetta l’onere del risarcimento del danno alla salute anche in presenza di concause e che le concause naturali sono da considerare irrilevanti qualora sussista una causa umana rappresentata da un comportamento umano illecito.

 

           

Sentenza del Tribunale di Torino, dep. il 16/11/99 (est. Ciocchetti – Enriquez / Ergom  Materie Plastiche): il giudice, identificando la responsabilità del datore di lavoro nell’inadempienza del già citato art. 2087 c.c., riconosce il risarcimento in via equitativa nella somma di lire dieci milioni del danno biologico ad una signora  che, a causa di maltrattamenti durati complessivamente 8 mesi ad opera di un capo turno, subiva una “autentica catastrofe emotiva” con comparsa di “sindrome ansioso   depressiva  con  frequenti  crisi di  pianto, vertigini, senso di soffocamento,   tendenza    all’isolamento….”  migliorata  dopo la risoluzione del rapporto di lavoro.

Punti importanti alla base di tale sentenza:

·         non è stato nominato il CTU;

·         l’onere della prova a carico della parte attrice;

·         il nesso di causalità tra l’insorgenza della  patologia e il disagio lavorativo è stato dimostrato basandosi su testimonianze di colleghi di lavoro (al fine di accertare le condizioni lavorative particolarmente disagevoli) e di certificati medici stilati dal medico curante e da due neurologi di parte.

 

Sentenza della Suprema Corte di Cassazione n. 143 dell’8 gennaio 2000

·         viene utilizzato esplicitamente il termine mobbingche indica l’aggredire la sfera psichica altrui”

·         il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare il benessere psico-fisico del lavoratore ai sensi dell’art. 2087 c.c.

·         il datore di lavoro  e  i suoi stretti collaboratori, devono evitare qualsiasi comportamento lesivo dell’integrità psicofisica dei dipendenti, qualunque ne siano la natura e l’oggetto: pertanto, qualora da un comportamento derivi un pregiudizio per il lavoratore, implicante la lesione del bene primario della salute o integrante quel tipo di nocumento che dalla dottrina e dalla giurisprudenza viene definito biologico, evidente è la responsabilità del datore di lavoro purché sia accertata l’esistenza di un nesso causale fra il suddetto comportamento, doloso o colposo, e il pregiudizio che ne deriva”

 

Sentenza della Corte di Cassazione n. 1307 del 5/2/2000: il datore di lavoro deve predisporre tutte le adeguate ed idonee misure generiche ed organizzative atte ad  evitare il verificarsi di eventi dannosi per il lavoratore: “La violazione di tale dovere può atteggiarsi sia mediante fatti commissivi e sia mediante atti omissivi e può estrinsecarsi sia nell’omissione di misure tassativamente previste dalla legge a tutela della sicurezza del lavoratore e sia in omissioni non tassativamente previste dalla legge, ma egualmente esigibili nella esecuzione del rapporto di lavoro secondo regole di correttezza e buona fede. Tale violazione, ove sia stata causa di danno biologico ossia di menomazione dell’integrità psico-fisica del lavoratore, può essere fatta valere dal dipendente, come si  è  rilevato, con azione contrattuale indipendentemente dal fatto che la violazione integri gli estremi del reato“.

 

 

I.N.A.I.L. e Mobbing

La  sentenza  della   Corte   Costituzionale  n. 179  del  1988 (principio confermato dal D.L. 38/2000 art. 10 comma 4) ha introdotto nell’ordinamento giuridico italiano il cosiddetto “sistema misto”, secondo il quale ai lavoratori dell’industria e dell’agricoltura può essere riconosciuta  dall’INAIL  come professionale  una malattia non rientrante nelle tabelle del T.U.  n. 1124 del 30/6/65

Conditio    sine    qua   non  è l’onere della prova a carico del    lavoratore circa la dimostrazione del nesso di causalità tra la patologia denunciata e l’attività lavorativa svolta.

 

D. L.  n. 38  del 23 febbraio 2000: “Disposizioni in materia di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, a norma dell’articolo 55, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144″:

·         L’art. 10, comma 4, ribadisce che sono considerate malattie professionali anche quelle non comprese nelle tabelle del Testo Unico ma per le quali il lavoratore dimostri l’origine professionale;

 

·         L’art. 13 definisce il danno biologico come lesione all’integrità psicofisica suscettibile di valutazione medico legale” e ne  sancisce il ristoro, se conseguente a infortunio sul lavoro o a malattia professionale, in misura indipendente dalla capacità di produzione del reddito del danneggiato;

 

Il   nuovo   sistema     indennitario    dell’invalidità   permanente prevede una  franchigia per gradi di menomazione del 6 % e si attua attraverso tre tabelle:

 

tabella delle menomazioni comprensiva degli aspetti dinamico-relazionali, che sostituisce le due tabelle dell’industria e dell’agricoltura previste nel Testo Unico e basate sulla perdita dell’attitudine al lavoro;

Tabella delle menomazioni sistema nervoso e psichico

180:Disturbo post-traumatico da stress moderato, a seconda dell’efficacia della terapia = fino a 6

 

181: Disturbo   post-traumatico da stress cronico severo, a seconda dell’efficacia  della psicoterapia = fino a 15

 

 

tabella di indennizzo del danno biologico, da  applicare  in riferimento all’età dell’assicurato al momento della guarigione clinica, per l’indennizzo di menomazioni superiori al 16 % ed erogate in rendita. Le menomazioni inferiori o uguali al 16 % sono erogate in capitale;

 

 

tabella dei coefficienti che costituiscono indici di determinazione della percentuale di retribuzione da prendere in riferimento per l’indennizzo delle conseguenze patrimoniali, in relazione alla categoria di attività lavorativa di appartenenza dell’assicurato e alla ricollocabilità dello stesso.

 

Il danno biologico comportante una invalidità permanente superiore al 6%, medico-legalmente accertabile, riconosciuta dipendente da mobbing e causal-mente connessa con l’attività lavorativa può rientrare nell’indennizzo INAIL.

I.N.P.S.  e Mobbing

·         Richiesta di riconoscimento da parte degli impiegati dell’Istituto di infermità e menomazioni dipendenti da causa di servizio:

Tabelle di infermità e menomazioni dipendenti da causa di servizio (D.P.R. 30/12/81 n. 834)

Tabella A-lesioni ed infermità che danno diritto a pensione vitalizia o ad  assegno temporaneo

·         IV categoria:  

12: Psico-nevrosi gravi (fobie persistenti)

·         VII categoria:

19: Nevrosi cardiaca grave e persistente

27: Isteronevrosi di media gravità

 

·         VIII categoria:

17: disturbi funzionali cardiaci persistenti (nevrosi, tachicardia, extrasistolia)

24: Sindromi nevrosiche lievi ma persistenti

 

 

·         Aumento di richieste d’intervento del medico competente;

 

 

·         Aumento dei giorni di assenza per malattia;

 

 

·         aumento dei costi previdenziali per l’estromissione anticipata dal mondo del lavoro di persone ancora produttivamente valide.

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

1) Calcagni C., Mei E.: Danno morale, danno biologico psichico: aspetti giurisprudenziali e medico legali.

Aggiornamenti di Medicina Sociale, n. 4, 153 – 161, 1998

2) Casilli A.: Stop mobbing.

DeriveApprodi, 22 – 23, 2000;

3) Ege H.: Cos’è il mobbing, quali sono i disturbi.

Relazione tenuta in occasione del convegno “Mobbing: quale ruolo del sindacato. Il contributo della CISL” tenutosi a Bologna il 16/5/2000;         

4) Ege H.: Il mobbing in Italia. Introduzione al mobbing culturale.

Pitagora Editrice, 1997;

5) Elo A.- Leppanen K. – Lindstrom T.: Occupational Stress Questionnaire.

Reviews, n. 19, 1992;

6) Gilioli R. : Il mobbing: un nuovo rischio relazionale per i lavoratori e per la loro salute.

Atti del Convegno ITA “Nuovi rischi e nuove malattie da lavoro” Milano, 13-14 ottobre 1999;

7) Grieco A. – Andreis L. – Cassitto M.G. e coll.: Il “mobbing”: alterata interazione psicosociale sul posto di lavoro. Prime valutazioni circa l’esistenza del fenomeno in una realtà lavorativa italiana.

Prevenzione Oggi, num. 2, 75-105, 1997;

 

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Ore 3.32: e l’Abruzzo tremò

Ore 3.32: e l’Abruzzo tremò
L’Aquila ricorda le 309 vittime

A quattro anni dal devastante terremoto del 6 aprile 2009, fiaccolata per le strade del centro ancora in rovina del capoluogo abruzzese. Per non dimenticare mentre la città cerca di ricominciare a vivere. Il nostro liveblogging multimediale, con foto e tweet  a cura di AMALIA MATTEUCCI e PIERA MATTEUCCI

  • Tra 5 ore parte la fiaccolata in ricordo delle vittime del sisma del 6 aprile 2009 dell’Aquila

    da Piera Matteucci 5 aprile 17.07
  • Centinaia di ragazzi si preparano a sfilare per le vie del centro in occasione della cerimonia di apertura della finale nazionale di corsa campestre in programma all’Aquila il 5 e 6 aprile. Al corteo prendono parte anche la Fondazione del 6 aprile per la vita onlus e il gruppo di azione civica ‘Jemo ‘nanzi’. In corteo le rappresentanze di tutte le regioni d’Italia

    da Amalia Matteucci 5 aprile 17.40
  • È solo per una fortunata coincidenza che quest’anno la finale nazionale da corsa campestre dei giochi studenteschi si svolga proprio 5 e 6 aprile all’Aquila. Sono onorato di presiedere la manifestazione in una giornata così importante per la città”ha detto Antonello Passacantando, presidente regionale del Coni prima della cerimonia

    da Amalia Matteucci 5 aprile 17.42
  • Misura 99 metri lo striscione tricolore che i membri del gruppo ‘Jemo ‘nnanzi’ fanno sfilare per le vie del centro poche ore prima della fiaccolata del ricordo

    da Amalia Matteucci 5 aprile 17.56
  • Ai balconi delle case inagibili del centro storico sono stesi ad asciugare i panni. Sono lì da 4 anni

    da Piera Matteucci 5 aprile 17.57
  • #6aprile uno striscione a fianco alle Anime Sante: “una zona rossa ovunque si trovi è questione nazionale” http://pbs.twimg.com/media/BHG6zh-CAAAvkuy.jpg

     
  • #6aprile #terremoto L’appuntamento per la fiaccolata è per le 22 all’inizio di via XX Settembre
     
  • Più di mille fiaccole pronte per essere distribuite da croce bianca e protezione civile

    da Amalia Matteucci 5 aprile 21.13
  • Sempre più numerose le persone che arrivano all’appuntamento. Tra pochi minuti si accendono le fiaccole

    da Piera Matteucci 5 aprile 21.45
  • Le prime foto dei ragazzi dello studente compaiono alla testa del corteo

    da Amalia Matteucci 5 aprile 21.56
  • Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente

    da Piera Matteucci 5 aprile 22.01
  • Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente

    da Piera Matteucci 5 aprile 22.07
  • Sempre più numerose le persone che arrivano all’appuntamento. Tra pochi minuti si accendono le fiaccole

    da Piera Matteucci 5 aprile 22.08
  • Il lungo corteo inizia a muoversi

    da Amalia Matteucci 5 aprile 22.08
  • Tra la folla che si sta radunando la senatrice Stefania Pezzopane (Pd)

    da Amalia Matteucci 5 aprile 22.08
  • Aprono il corteo i familiari delle vittime della casa dello studente con uno striscione che riporta i nomi dei ragazzi morti nel crollo dell’edificio

    da Amalia Matteucci 5 aprile 22.08
  • Circondato dai giornalisti, il sindaco Cialente si è fermato a sottolineare l’importanza di ricordare: “È un atto dovuto – ha detto, riferendosi alla fiaccolata -, e penso che si farà sempre, almeno fino a quando vivrà la nostra generazione. Ma non penso che si dimenticherà: infondo i colori dell’Aquila sono nero e verde (il lutto e la speranza), scelti per ricordare sisma del 1703. Non si può dimenticare un dramma che ci ha segnato per sempre”.

    da Piera Matteucci 5 aprile 22.22
  • Nell’aria il fumo delle fiaccole

    da Amalia Matteucci 5 aprile 22.24
  • Una sola finestra illuminata sulla via della fiaccolata

    da Amalia Matteucci 5 aprile 22.27
  • Dai lati della strada si continuano ad aggiungere persone

    da Piera Matteucci 5 aprile 22.28
  • da Amalia Matteucci 5 aprile 22.38
  • Un amico a 4 zampe ricorda uno degli studenti scomparsi

    da Piera Matteucci 5 aprile 22.50
  • da Piera Matteucci 5 aprile 23.00
  • da Piera Matteucci 5 aprile 23.00
  • Davanti alla Casa dello studente silenzio e lacrime

    da Amalia Matteucci 5 aprile 23.02
  • da Amalia Matteucci 5 aprile 23.03
  • Gli uni di fronte agli altri, a pochi passi dalla Casa dello Studente, i familiari delle vittime e i ragazzi della Consulte provinciali degli studenti si sono fermati per ricordarere le giovani vite strappate dal sisma

    da Piera Matteucci 5 aprile 23.11
  • da Piera Matteucci 5 aprile 23.11
  • Il ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca si è unito al corteo davanti alla Casa dello studente. Ha detto: “questo è un momento delicatissimo per la città” riferendosi alla ricostruzione

    da Piera Matteucci 5 aprile 23.27
  • #6aprile #terremoto #LAquila il serpentone è arrivato alla Villa comunale, si ricordano anche le vittime di Viareggio e Thyssen
     
  • Anche uno striscione in ricordo delle vittime della Thyssen

    da Piera Matteucci 5 aprile 23.43
  • ”Questo e l’anniversario piu’ brutto perche’ si e’ persa la speranza. C’e’ un cronoprogramma, ora servono i soldi qualunque sia il governo altrimenti la citta’ muore”. Cosi’ il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, durante la fiaccolata che sta sfilando per le vie della citta’ colpita dal sisma del 2009. Il sindaco tiene la fiaccola accanto alla moglie
    da Amalia Matteucci 5 aprile 23.44
  • #terremoto #6aprile davanti alla Casa dello studente c’è spazio solo per il dolore…
     
  • #6aprile #LAquila #terremoto “stavo al primo piano…solo tre gradini per uscire. Dormivo vestito”…tra la gente il racconto e il ricordo
     
  • 309 palloncini bianchi tra poco in volo per le vittime

    da Amalia Matteucci 5 aprile 23.50
  • #6aprile #LAquila #terremoto le fiaccole arrivano in piazza Duomo
     

I sei aspiranti al Campidoglio ieri sera si sono affrontati su Sky Proposte per mobilità e traffico Scintille sulle spese dei candidati

 

Primarie Pd, ultimo scontro
su sicurezza e bilancio

 

PER APPROFONDIRE tagprimariepdromacampidoglio
di Fabio Rossi

ROMA – Servizi, trasporti, bilancio. Tra i sei candidati alle primarie del centrosinistra per il Campidoglio la sfida va in scena su Sky Tg24, in attesa che domani parlino le urne. Un dibattito dai toni particolarmente pacati, dopo le polemiche e le asprezze dei giorni passati, che si infiamma quando si toccano temi sentiti, come la mobilità e la sicurezza, o delicati, come il bilancio. E su conti, dove Ignazio Marino torna a chiedere che vengano rese note le spese sostenute per la campagna. E il gradimento dei telespettatori, alla fine, premia proprio il chirurgo, con il 31 per cento.
IL TRAFFICO 

Le prime ricette a confronto sono quelle per la mobilità: tutti puntano sulla cura del ferro. In particolare Paolo Gentiloni, che ipotizza già i vari interventi, a partire dai tratti Risorgimento-Mancini e Ostiense Trastevere, da realizzare in pochi mesi. Ma anche Gemma Azuni, che parla di mezzi ecologici elettrici, mentre Patrizia Prestipino punta sulla necessità di «colpire l’inciviltà», rafforzando «polizia locale e controllo territorio». David Sassoli ipotizza «lunghe corsie preferenziali, per incentivare i cittadini a utilizzare il trasporto pubblico» e Mattia Di Tommaso «vorrebbe la metropolitana aperta tutta la notte nei weekend». Marino propone di «prevedere degli appalti in cui si garantisce, che se entro cinque anni l’asfalto presenta buche, questo deve essere rifatto a spese della ditta aggiudicatrice».
IL BILANCIO 

Per risanare le casse del Campidoglio, nonostante i forti tagli ai trasferimenti per gli enti locali, Prestipino punta su «trasparenza, sobrietà e dare l’idea di risparmiare, quindi tagliare il tagliabile». E le multe, recentemente affrontate dall’amministrazione comunale con un concordato? Per Azuni «il rigore è fondamentale: bisogna avere quanto dovuto dalle multe, perché si possono così pagare, per esempio, pezzi di piste ciclabili». Secondo Sassoli «la moratoria sarebbe un cattivo segnale: la questione è pensare alla ristrutturazione del bilancio, utilizzando le risorse in modo diverso attraverso il finanziamento di progetti». Gentiloni: «Non la capisco la moratoria sulle multe. Per il deficit dobbiamo usare il grande valore di Roma, cioè il suo suolo». Secondo Di Tommaso il problema è «togliere il contributo unificato sui ricorsi alle multe: dobbiamo recuperare non solo le multe ma anche chi sporca». Marino chiede di «rendere pubblici i bilanci: gli stipendi degli alti dirigenti vanno commisurati agli obiettivi raggiunti». Sui rifiuti, poi, la posizione è unanime: no a Monti dell’Ortaccio, vanno cercate soluzioni alternative per la chiusura di Malagrotta.
LE PROPOSTE 

Il dibattito va poi su temi più vari: «Basta consumo di suolo – sottolinea Sassoli – Istituirò per la prima volta un assessorato all’ambiente, agricoltura e agroalimentare». Prestipino conferma la sua vocazione animalista: «Vorrei una trasformazione delle botticelle, che lasci fiato a questi poveri animali, e canili che curino i cani senza tenerli prigionieri». L’ex assessore provinciale chiede poi a Marino della sua aspirazione a diventare ministro della Salute: «Questa ipotesi evidentemente non esiste – risponde il senatore – Il sindaco è garante della salute dei cittadini e i nostri pronto soccorso sono dei lazzaretti». Finale disimpegnato con le posizioni sul derby di lunedì? Marino e Prestipino si dichiarano romanisti, «non tifo» rispondono Di Tommaso e Azuni. Per Sassoli e Gentiloni, infine, «né Roma né Lazio»

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