Archivi giornalieri: 8 aprile 2013

Canne al vento di Grazia Deledda 1° capitolo

Capitolo primo

Tutto il giorno Efix, il servo delle dame Pintor, aveva lavorato a rinforzare l’argine primitivo da lui stesso costruito un po’ per volta a furia d’anni e di fatica, giù in fondo al poderetto lungo il fiume: e al cader della sera contemplava la sua opera dall’alto, seduto davanti alla capanna sotto il ciglione glauco di canne a mezza costa sulla bianca Collina dei Colombi.____________images_stories_cannealvento_jpg_w_153_h_226.jpeg

Eccolo tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là scintillante d’acque nel crepuscolo, il poderetto che Efix considerava più suo che delle sue padrone: trent’anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le siepi di fichi d’India che lo chiudono dall’alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo.

Il servo non guardava al di là del poderetto anche perché i terreni da una parte e dall’altra erano un tempo appartenuti alle sue padrone: perché ricordare il passato? Rimpianto inutile. Meglio pensare all’avvenire e sperare nell’aiuto di Dio.

E Dio prometteva una buona annata, o per lo meno faceva ricoprir di fiori tutti i mandorli e i peschi della valle; e questa, fra due file di colline bianche, con lontananze cerule di monti ad occidente e di mare ad oriente, coperta di vegetazione primaverile, d’acque, di macchie, di fiori, dava l’idea di una culla gonfia di veli verdi, di nastri azzurri, col mormorìo del fiume monotono come quello di un bambino che s’addormentava.

Ma le giornate eran già troppo calde ed Efix pensava anche alle piogge torrenziali che gonfiano il fiume senz’argini e lo fanno balzare come un mostro e distruggere ogni cosa: sperare, sì, ma non fidarsi anche; star vigili come le canne sopra il ciglione che ad ogni soffio di vento si battono l’una all’altra le foglie come per avvertirsi del pericolo.

Per questo aveva lavorato tutto il giorno e adesso, in attesa della notte, mentre per non perder tempo intesseva una stuoia di giunchi, pregava perché Dio rendesse valido il suo lavoro. Che cosa è un piccolo argine se Dio non lo rende, col suo volere, formidabile come una montagna?

Sette giunchi attraverso un vimine, dunque, e sette preghiere al Signore ed a Nostra Signora del Rimedio, benedetta ella sia, ecco laggiù nell’estremo azzurro del crepuscolo la chiesetta e il recinto di capanne quieto come un villaggio preistorico abbandonato da secoli. A quell’ora, mentre la luna sbocciava come una grande rosa fra i cespugli della collina e le euforbie odoravano lungo il fiume, anche le padrone di Efix pregavano: donna Ester la più vecchia, benedetta ella sia, si ricordava certo di lui peccatore: bastava questo perché egli si sentisse contento, compensato delle sue fatiche.

Un passo in lontananza gli fece sollevar gli occhi. Gli sembrò di riconoscerlo; era un passo rapido e lieve di fanciullo, passo d’angelo che corre ad annunziare le cose liete e le tristi. Sia fatto il volere di Dio: è lui che manda le buone e le cattive notizie; ma il cuore cominciò a tremargli, ed anche le dita nere screpolate tremarono coi giunchi argentei lucenti alla luna come fili d’acqua.

Il passo non s’udiva più: Efix tuttavia rimase ancora là, immobile ad aspettare.

La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l’uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d’uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era soprattutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa; sì, la giornata dell’uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti. I fantasmi degli antichi Baroni scendevano dalle rovine del castello sopra il paese di Galte, su, all’orizzonte a sinistra di Efix, e percorrevano le sponde del fiume alla caccia dei cinghiali e delle volpi: le loro armi scintillavano in mezzo ai bassi ontani della riva, e l’abbaiar fioco dei cani in lontananza indicava il loro passaggio.

Efix sentiva il rumore che le panas facevano nel lavar i loro panni giù al fiume, battendoli con uno stinco di morto e credeva di intraveder l’ammattadore, folletto con sette berretti entro i quali conserva un tesoro, balzar di qua e di là sotto il bosco di mandorli, inseguito dai vampiri con la coda di acciaio.

Era il suo passaggio che destava lo scintillio dei rami e delle pietre sotto la luna: e agli spiriti maligni si univano quelli dei bambini non battezzati, spiriti bianchi che volavano per aria tramutandosi nelle nuvolette argentee dietro la luna: e i nani e le janas, piccole fate che durante la giornata stanno nelle loro case di roccia a tesser stoffe d’oro in telai d’oro, ballavano all’ombra delle grandi macchie di filirèa, mentre i giganti s’affacciavano fra le rocce dei monti battuti dalla luna, tenendo per la briglia gli enormi cavalli verdi che essi soltanto sanno montare, spiando se laggiù fra le distese d’euforbia malefica si nascondeva qualche drago o se il leggendario serpentecananèa, vivente fin dai tempi di Cristo, strisciava sulle sabbie intorno alla palude.

Specialmente nelle notti di luna tutto questo popolo misterioso anima le colline e le valli: l’uomo non ha diritto a turbarlo con la sua presenza, come gli spiriti han rispettato lui durante il corso del sole; è dunque tempo di ritirarsi e chiuder gli occhi sotto la protezione degli angeli custodi.

Efix si fece il segno della croce e si alzò: ma aspettava ancora che qualcuno arrivasse. Tuttavia spinse l’asse che serviva da porticina e vi appoggiò contro una gran croce di canne che doveva impedire ai folletti e alle tentazioni di penetrare nella capanna.

Il chiarore della luna illuminava attraverso le fessure la stanza stretta e bassa agli angoli, ma abbastanza larga per lui che era piccolo e scarno come un adolescente. Dal tetto a cono, di canne e giunchi, che copriva i muri a secco e aveva un foro nel mezzo per l’uscita del fumo, pendevano grappoli di cipolle e mazzi d’erbe secche, croci di palma e rami d’ulivo benedetto, un cero dipinto, una falce contro i vampiri e un sacchetto di orzo contro le panas: ad ogni soffio tutto tremava e i fili dei ragni lucevano alla luna. Giù per terra la brocca riposava con le sue anse sui fianchi e la pentola capovolta le dormiva accanto.

Efix preparò la stuoia, ma non si coricò. Gli sembrava sempre di sentire il rumore dei passi infantili: qualcuno veniva di certo e infatti a un tratto i cani cominciarono ad abbaiare nei poderi vicini, e tutto il paesaggio che pochi momenti prima pareva si fosse addormentato fra il mormorio di preghiera delle voci notturne, fu pieno di echi e di fremiti quasi si svegliasse di soprassalto.

Efix riaprì. Una figura nera saliva attraverso la china ove già le fave basse ondulavano argentee alla luna, ed egli, a cui durante la notte anche le figure umane parevan misteriose, si fece di nuovo il segno della croce. Ma una voce conosciuta lo chiamò: era la voce fresca ma un po’ ansante di un ragazzo che abitava accanto alla casa delle dame Pintor.

«Zio Efisè, zio Efisè!»

«Che è accaduto, Zuannantò? Stanno bene le mie dame?»

«Stanno bene, sì, mi pare. Solo mi mandano per dirvi di tornare domani presto in paese, che hanno bisogno di parlarvi. Sarà forse per una lettera gialla che ho visto in mano a donna Noemi. Donna Noemi la leggeva e donna Ruth col fazzoletto bianco in testa come una monaca spazzava il cortile, ma stava ferma appoggiata alla scopa e ascoltava.»

«Una lettera? Non sai di chi è?»

«Io no; non so leggere. Ma la mia nonna dice che forse è di sennor Giacinto il nipote delle vostre padrone.»

Sì, Efix lo sentiva; doveva esser così; tuttavia si grattava pensieroso la guancia, a testa china, e sperava e temeva d’ingannarsi.

Il ragazzo s’era seduto stanco sulla pietra davanti alla capanna e si slacciava gli scarponi domandando se non c’era nulla da mangiare.

«Ho corso come un cerbiatto: avevo paura dei folletti…»

Efix sollevò il viso olivastro duro come una maschera di bronzo, e fissò il ragazzo coi piccoli occhi azzurrognoli infossati e circondati di rughe: e quegli occhi vivi lucenti esprimevano un’angoscia infantile.

«Ti han detto s’io devo tornare domani o stanotte?»

«Domani, vi dico! Intanto che voi sarete in paese io starò qui a guardare il podere.»

Il servo era abituato a obbedire alle sue padrone e non fece altre richieste: tirò una cipolla dal grappolo, un pezzo di pane dalla bisaccia e mentre il ragazzo mangiava ridendo e piangendo per l’odore dell’aspro companatico, ripresero a chiacchierare. I personaggi più importanti del paese attraversavano il loro discorso: prima veniva il Rettore, poi la sorella del Rettore, il sindaco, cugino delle padrone di Efix. Anche don Predu era ricco, ma non come il Milese. Poi veniva Kallina l’usuraia, ricca anche lei ma in modo misterioso.

«I ladri han tentato di rompere il suo muro. Inutile: è fatato. E lei rideva, stamattina, nel suo cortile, dicendo: anche se entrano trovano solo cenere e chiodi, povera come Cristo. Ma la mia nonna dice che zia Kallina ha un sacchettino pieno d’oro nascosto dentro il muro.»

Ma a Efix in fondo poco importavano queste storie. Coricato sulla stuoia, con una mano sotto l’ascella e l’altra sotto la guancia sentiva il cuore palpitare e il fruscìo delle canne sopra il ciglione gli sembrava il sospiro d’uno spirito malefico.

La lettera gialla! Giallo, brutto colore. Chissà cosa doveva ancora accadere alle sue padrone. Da venti anni a questa parte quando qualche avvenimento rompeva la vita monotona di casa Pintor era invariabilmente una disgrazia.

Anche il ragazzo s’era coricato, ma non aveva voglia di dormire.

«Zio Efix, anche oggi la mia nonna raccontava che le vostre padrone erano ricche come don Predu. È vero o non è vero?»

«È vero», disse il servo sospirando. «Ma non è ora di ricordar queste cose. Dormi.»

Il ragazzo sbadigliò.

«Ma mia nonna racconta che dopo morta donna Maria Cristina, la vostra beata padrona vecchia, passò come la scomunica, in casa vostra. È vero o non è vero?»

«Dormi, ti dico, non è ora…»

«E lasciatemi parlare! E perché è fuggita donna Lia, la vostra padrona piccola? La mia nonna dice che voi lo sapete: che l’avete aiutata a fuggire, donna Lia: l’avete accompagnata fino al ponte, dove si è nascosta finché è passato un carro sul quale ella è andata fino al mare. Là si è imbarcata. E don Zame, suo padre, il vostro padrone, la cercava, la cercava, finché è morto. È morto là, accanto al ponte. Chi l’ha ucciso? Mia nonna dice che voi lo sapete…»____________images_stories_cannealvento_jpg_w_153_h_226.jpeg

«Tua nonna è una strega! Lei e tu, tu e lei lasciate in pace i morti!», gridò Efix; ma la sua voce era roca, e il ragazzo rise con insolenza.

«Non arrabbiatevi, che vi fa male, zio Efix! Mia nonna dice che è stato il folletto, a uccidere don Zame. È vero o non è vero?»

Efix non rispose: chiuse gli occhi, si mise la mano sull’orecchio, ma la voce del ragazzo ronzava nel buio e gli sembrava la voce stessa degli spiriti del passato.

Ed ecco a poco a poco tutti vengono attorno, penetrano per le fessure come i raggi della luna: è donna Maria Cristina, bella e calma come una santa, è don Zame, rosso e violento come il diavolo: sono le quattro figlie che nel viso pallido hanno la serenità della madre e in fondo agli occhi la fiamma del padre: sono i servi, le serve, i parenti, gli amici, tutta la gente che invade la casa ricca dei discendenti dei Baroni della contrada. Ma passa il vento della disgrazia e la gente si disperde, come le nuvolette in cielo attorno alla luna quando soffia la tramontana.

Donna Cristina è morta; il viso pallido delle figlie perde un poco della sua serenità e la fiamma in fondo agli occhi cresce: cresce a misura che don Zame, dopo la morte della moglie, prende sempre più l’aspetto prepotente dei Baroni suoi antenati, e come questi tiene chiuse dentro casa come schiave le quattro ragazze in attesa di mariti degni di loro. E come schiave esse dovevano lavorare, fare il pane, tessere, cucire, cucinare, saper custodire la loro roba: e soprattutto, non dovevano sollevar gli occhi davanti agli uomini, né permettersi di pensare ad uno che non fosse destinato per loro sposo. Ma gli anni passavano e lo sposo non veniva. E più le figlie invecchiavano più don Zame pretendeva da loro una costante severità di costumi. Guai se le vedeva affacciate alle finestre verso il vicolo dietro la casa, o se uscivano senza suo permesso. Le schiaffeggiava coprendole d’improperi, e minacciava di morte i giovani che passavano due volte di seguito nel vicolo.

Egli intanto passava le giornate a girovagare per il paese, o seduto sulla panca di pietra davanti alla bottega della sorella del Rettore. Le persone scantonavano nel vederlo, tanto avevan paura della sua lingua. Egli litigava con tutti, ed era talmente invidioso del bene altrui, che quando passava in un bel podere diceva “le liti ti divorino”. Ma le liti finivano col divorare le sue terre, e una disgrazia inaudita lo colpì a un tratto come un castigo di Dio per la sua superbia e i suoi pregiudizi. Donna Lia, la terza delle sue figlie, sparì una notte dalla casa paterna e per lungo tempo non si seppe più nulla di lei. Un’ombra di morte gravò sulla casa: mai nel paese era accaduto uno scandalo eguale; mai una fanciulla nobile e beneducata come Lia era fuggita così. Don Zame parve impazzire; corse di qua e di là; per tutto il circondario e lungo la Costa in cerca di Lia; ma nessuno seppe dargliene notizie. Finalmente ella scrisse alle sorelle, dicendo di trovarsi in un luogo sicuro e d’esser contenta d’aver rotto la sua catena. Le sorelle però non perdonarono, non risposero. Don Zame era divenuto più tiranno con loro. Vendeva i rimasugli del suo patrimonio, maltrattava il servo, annoiava mezzo mondo con le sue querele, viaggiava sempre con la speranza di rintracciare sua figlia e ricondurla a casa. L’ombra del disonore che gravava su lui e su l’intera famiglia, per la fuga di Lia, gli pesava come una cappa da condannato. Una mattina fu trovato morto nello stradone, sul ponte dopo il paese. Doveva esser morto di sincope, perché non presentava traccia alcuna di violenza: solo una piccola macchia verde al collo, sotto la nuca. La gente disse che forse don Zame aveva litigato con qualcuno e che era stato ammazzato a colpi di bastone: ma col tempo questa voce tacque e predominò la certezza che egli fosse morto di crepacuore per la fuga di sua figlia.

Lia intanto, mentre le sorelle disonorate dalla fuga di lei non trovavano marito, scrisse annunziando il suo matrimonio. Lo sposo era un negoziante di bestiame ch’ella aveva incontrato per caso durante il suo viaggio di fuga: vivevano a Civitavecchia, in discreta agiatezza, dovevano presto avere un figlio.

Le sorelle non le perdonarono questo nuovo errore: il matrimonio con un uomo plebeo incontrato in così tristo modo: e non risposero.

Qualche tempo dopo Lia scrisse ancora annunziando la nascita di Giacinto. Esse mandarono un regalo al nipotino, ma non scrissero alla madre.

E gli anni passarono. Giacinto crebbe, e ogni anno per Pasqua e per Natale scriveva alle zie e le zie gli mandavano un regalo: una volta scrisse che studiava, un’altra volta che voleva entrare in Marina, un’altra ancora che aveva trovato un impiego; poi annunziò la morte di suo padre, poi la morte di sua madre; infine espresse il desiderio di visitarle e di stabilirsi con loro se al paese trovava da lavorare. Il suo piccolo impiego nell’Ufficio della Dogana non gli piaceva; era umile e penoso, gli sciupava la giovinezza. E lui amava la vita laboriosa, sì, ma semplice, all’aperto. Tutti gli consigliavano di recarsi nell’isola di sua madre, per tentar la fortuna con un onesto lavoro.

Le zie cominciarono a discutere; e più discutevano meno si trovavano d’accordo.

«Lavorare?», diceva donna Ruth, la più calma. Se il paesetto non dava risorse neppure a quelli che c’eran nati?

Donna Ester, invece, favoriva i progetti del nipote, mentre donna Noemi, la più giovane, sorrideva fredda e beffarda.

«Egli forse crede di venir qui a fare il signore. Venga, venga! Andrà a pescare al fiume…»

«Egli stesso dice che vuol lavorare, Noemi, sorella mia! Lavorerà dunque: farà il negoziante come suo padre.»

«Doveva farlo prima, allora. I nostri parenti non hanno mai comprato buoi.»

«Altri tempi, Noemi, sorella mia! Del resto i signori sono appunto i mercanti, adesso. Vedi il Milese? Egli dice: il Barone di Galte adesso sono io.»

Noemi rideva, con uno sguardo cattivo negli occhi profondi, e il suo riso scoraggiava donna Ester più che tutti gli argomenti dell’altra sorella.

Tutti i giorni era la stessa storia: il nome di Giacinto risuonava per tutta la casa, e anche quando le tre sorelle tacevano egli era in mezzo a loro, come del resto lo era sempre fin dal giorno della sua nascita, e la sua figura ignota riempiva di vita la casa in rovina.

Efix non ricordava di aver mai preso parte diretta alle discussioni delle sue padrone: non osava, anzitutto perché esse non lo interpellavano, poi per non aver scrupoli di coscienza: ma desiderava che il ragazzo venisse.

Egli lo amava, lo aveva sempre amato come una persona di famiglia.

Dopo la morte di don Zame, egli era rimasto con le tre dame per aiutarle a sbrigare i loro affari imbrogliati. I parenti non si curavano di loro, anzi le disprezzavano e le sfuggivano; esse non erano capaci che delle faccende domestiche e neppure conoscevano il poderetto, ultimo avanzo del loro patrimonio.

«Starò ancora un anno al loro servizio», aveva detto Efix, mosso a pietà del loro abbandono. Ed era rimasto venti anni.

Le tre donne vivevano della rendita del podere coltivato da lui. Nelle annate scarse donna Ester diceva al servo, giunto il momento di pagarlo (trenta scudi all’anno e un paio di scarponi):

«Abbi pazienza, per l’amor di Cristo: il tuo non ti mancherà».

E lui aveva pazienza, e il suo credito aumentava di anno in anno, tanto che donna Ester, un po’ scherzando, un po’ sul serio gli prometteva di lasciarlo erede del podere e della casa, sebbene egli fosse più vecchio di loro.

Vecchio, oramai, e debole; ma era sempre un uomo, e bastava la sua ombra per proteggere ancora le tre donne.

Adesso era lui che sognava per loro la buona fortuna: almeno che Noemi trovasse marito! Se la lettera gialla, dopo tutto, portasse una buona notizia? Se annunziava una eredità? Se fosse appunto una domanda di matrimonio per Noemi? Le dame Pintor avevano ancora ricchi parenti a Sassari e a Nuoro: perché uno di loro non poteva sposar Noemi? Lo stesso don Predu poteva aver scritto la lettera gialla…

Ed ecco nella fantasia stanca del servo le cose a un tratto cambiano aspetto come dalla notte al giorno; tutto è luce, dolcezza: le sue nobili padrone ringiovaniscono, si risollevano a volo come aquile che han rimesso le penne; la loro casa risorge dalle sue rovine e tutto intorno rifiorisce come la valle a primavera.

E a lui, al povero servo, non rimane che ritirarsi per il resto della vita nel poderetto, spiegar la sua stuoia e riposarsi con Dio, mentre nel silenzio della notte le canne sussurrano la preghiera della terra che s’addormenta.

ILVA

 

 
 
 
 

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    Il 4 aprile, presso la sede centrale dell’Inail, un appuntamento con il coinvolgimento di enti bilaterali, ordini e collegi professionali, per fare il punto della situazione e pianificare il rilancio del programma nazionale, promosso dall’Istituto e dalle Regioni con l’obiettivo di diffondere azioni strategiche e virtuose contro gli infortuni in uno dei settori più a rischio 

    Data:   28/03/2013
  • Massimo De Felice e Renzo Tondo

    Con l’accordo in materia di prime cure ambulatoriali e riabilitative siglato tra Istituto e Regione, al via una collaborazione destinata a incrementare la qualità della tutela offerta a infortunati, tecnopatici e, in prospettiva, a tutti i cittadini, e a sviluppare attività di ricerca e formazione 

    Data:   27/03/2013
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    Nell’ambito della tutela integrata garantita agli assistiti, gli interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche previsti dall’Inail includono anche la possibilità di installare nelle abitazioni dispositivi automatizzati che consentono di superare i problemi di mobilità e di gestione dell’ambiente domestico, abbattendo il muro della dipendenza 

    Data:   27/03/2013
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  • Medico

    Il protocollo d’intesa sottoscritto dall’assessore alla Salute, Claudio Montaldo, e dal direttore regionale dell’Istituto, Alessandra Lanza, prevede prestazioni specialistiche per i lavoratori infortunati e la tempestiva erogazione delle cure necessarie al recupero dell’integrità psico-fisica 

    Data:   26/03/2013
    ArgomentoINAIL >>
  • Rischi agenti chimici

    La sezione offre una panoramica su uno degli argomenti principali dell’igiene del lavoro, che investe sia l’ambito domestico sia quello produttivo, con contributi di tipo informativo e approfondimenti di carattere tecnico-scientifico sull’impiego di prodotti potenzialmente rischiosi per la salute 

    Data:   26/03/2013
  • Standard accessibilità web

    Il decreto varato dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ora al vaglio della Corte dei Conti, recepisce le indicazioni dell’Unione europea in merito ai servizi erogati via web dalla Pa e allinea i requisiti richiesti agli standard internazionali più rigorosi, con l’obiettivo di favorire lo scambio di informazioni e servizi da parte di tutti i cittadini 

    Data:   25/03/2013
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  • Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

    A 10 giorni dalla decisione di farli restare in Italia, che ha provocato un duro scontro diplomatico con Nuova Delhi culminato nell’ingiunzione all’ambasciatore italiano a non lasciare il Paese, ieri Palazzo Chigi ha annunciato la partenza di Latorre e Girone: “Ottenuta l’assicurazione che saranno tutelati i loro diritti fondamentali” 

    Data:   22/03/2013
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Notizie dal ministero del lavoro

 

Primo piano
 
 
Il Ministro Elsa Fornero
 

Sedici mesi di lavoro 
Le riforme strutturali del sistema previdenziale e del mercato del lavoro, le politiche di contrasto alla povertà e gli interventi per famiglie, minori e lavoratori immigrati; le misure per l’equità fra i generi e la lotta contro ogni forma di discriminazione. Un resoconto di quel che è stato fatto e di ciò che è stato messo in cantiere dal Ministro Elsa Fornero nei sedici mesi dell’esecutivo Monti


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Sport paralimpico, si rafforza la collaborazione tra Inail e Cip
Sport paralimpico, si rafforza la collaborazione tra Inail e Cip8 aprile 2013. Rinnovata la convenzione quadro che promuove il reinserimento sociale delle persone con disabilità da lavoro attraverso l’attività motoria. Attivata per la prima volta nel 2001, avrà durata quadriennale e prevede il potenziamento delle iniziative di informazione e sensibilizzazione e la creazione di banche dati condivise per attività di ricerca e rilevazioni statistiche
Inail e Friuli Venezia Giulia alleati per migliorare l’assistenza sanitaria
Piano prevenzione edilizia, il bilancio del primo triennio in un seminario a Roma
Domotica, l’informatica applicata alla casa per il recupero dell’autonomia

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Notizie
 
 

08/04/2013

Giornata internazionale delle comunità rom 
Celebrata oggi in ricordo del primo congresso mondiale Rom del 1971

05/04/2013

Comunicazioni obbligatorie 
Disponibili i dati relativi al IV trimestre 2012

05/04/2013

Piano Sulcis 
Insediata la “Cabina di Regia” per favorire l’occupazione

03/04/2013

Lavoro a progetto nei call-center e retribuzione di produttività 
Chiarimenti dalle Circolari Ministeriali nn. 14 e 15

02/04/2013

Microdati per l’analisi e la valutazione dell’evoluzione del mercato del lavoro 
Disponibile l’accesso agli archivi del Ministero del Lavoro e dell’Inps

 

n. 564 del 4 aprile 2013

                                                                                                                           

NEWSLETTER LAVORO

n. 564 del 4 aprile 2013

 

 newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

  Le Novità in materia di Lavoro                                        

03-04 Min.Lavoro: cir.15 – la circolare sulla Detassazione 2013

Il Ministero del Lavoro ha definito l’ambito di applicazione del DPCM 22 gennaio 2013 con riguardo alle somme erogate a titolo di retribuzione di produttività.

 

03-04 Min.Lavoro: cir.14 – call center e collaborazioni coordinate e continuative

Il Ministero del Lavoro fornisce alcuni chiarimenti operativi, per il proprio personale ispettivo, riguardanti i call center ed i contratti di collaborazione coordinata e continuativa che vengono in esso stipulati.

 

03-04 Governo: pubblicato il Decreto sulla Detassazione 2013

E’ stato pubblicato il D.P.C.M. del 22 gennaio 2013, con le modalità di attuazione delle misure sperimentali per l’incremento della produttività del lavoro nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2013.

 

03-04 INPS: cir.49 – le indicazioni operative per l’utilizzo del Lavoro occasionale accessorio

L’Inps fornisce le prime indicazioni operative circa il Lavoro occasionale accessorio, così come modificato dalla Legge 28 giugno 2012, n.92 di Riforma del mercato del lavoro.

 

03-04 Min.Lavoro: liquidazione in un’unica soluzione dell’ASpI e della mini-ASpI

Il Ministero del Lavoro ha adottato un provvedimento attuativo della legge di Riforma del mercato del lavoro che incentiva i lavoratori disoccupati verso la ricollocazione in attività di lavoro autonomo.

 

03-04 Min.Lavoro: microdati per l’analisi e la valutazione dell’evoluzione del mercato del lavoro

Da aprile 2013 il Ministero del Lavoro e l’Inps mettono a disposizione, per scopi di ricerca, due archivi per l’analisi e la valutazione dell’evoluzione del mercato del lavoro:…

 

30-03 Min.Lavoro: tutte le modalità per effettuale la “chiamata” in un rapporto intermittente

Il Ministero del Lavoro ha emanato il Decreto interministeriale del 27 marzo 2013 che disciplina tutte le modalità per effettuare la comunicazione della chiamata del lavoro intermittente.

 

28-03 INPS: cir.48 – voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting e contributo per asili nido

L’INPS fornisce le istruzioni operative in merito modalità  per richiedere l’erogazione dei benefici e dei voucher previsti dalla Legge n. 92/2012 nell’ambito degli interventi volti a favorire l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro e il sostegno alla genitorialità, attraverso l’introduzione di misure orientate a migliorare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e la condivisione dei compiti di cura dei figli.

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  Le Sentenze di Cassazione Lavoro                                

> Mobbing ed intento vessatorio

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Fisco

Fisco: Cgil, pressione insostenibile sui redditi fissi

“Dati che ci forniscono un’immagine fuorviante perché è vero che la pressione fiscale in Italia è alta ma non lo è per tutti: per i redditi fissi, quelli da lavoro e da pensione, è altissima e a livelli insostenibili”. Così il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, commenta i dati diffusi dall’Istat sulla pressione fiscale.

Per il dirigente sindacale, infatti, l’istituto statistico ribadisce “un fatto ormai noto: la pressione fiscale in Italia è altissima ma va detto che è molto alta, soprattutto e unicamente, quella sul lavoro e di chi paga le tasse e non su tutte le forme di reddito. Per fare solo un esempio in Italia si continua ad avere una pressione molto bassa sulle rendite finanziarie mentre è spropositata quella sui salari, sugli stipendi, sulle pensioni e sulle imprese che fanno profitti”. Secondo Barbi, al contrario, “la tassazione sui patrimoni è sbagliata ed è fatta male: non è per niente progressiva e investe una massa di persone che hanno semplicemente una casa in cui vivono e non un vero ‘patrimonio’. Ma soprattutto in Italia non c’è alcuna tassazione sui patrimoni monetari che in Italia sono molto alti: andrebbe ricordato un dato poco noto e cioè che la ricchezza monetaria in Italia è il 175% del Pil mentre in Germania è il120%”.

Così come, aggiunge, “sulle rendite abbiamo il prelievo più basso di tutti i paesi europei: sui profitti da rendita finanziaria, i cosiddetti “capital gains”, abbiamo un prelievo che esclude i titoli pubblici mentre su quelli privati è del 20%, cioè il più basso d’Europa”.

Per il segretario confederale della Cgil quindi “la morale è che quando si dice che c’è un’alta pressione fiscale bisognerebbe aggiungere che si parla della pressione sul reddito, ovvero i redditi fissi come lavoro e pensioni perché pagano le tasse alla fonte, e che c’è una iniqua tassazione sui patrimoni immobiliari e una bassissima tassazione sulle rendite finanziarie e sui patrimoni monetari. Dati che ci dimostrano – conclude Barbi – come si potrebbe “compensare” abbassando le tasse sul lavoro e sulle imprese che investono intervenendo, almeno come negli altri paesi europei, sulle rendite finanziarie”.

Ilo

Ilo – 26 milioni disoccupati Ue, più rischi disordini sociali

Si aggrava il dramma della disoccupazione nell’Unione Europea: negli ultimi sei mesi, un milione di persone hanno perso il lavoro ed il totale dei disoccupati ha superato i 26 milioni, ovvero 10,2 milioni in più rispetto al 2008 all’inizio della crisi. Lo denuncia l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) mettendo in guardia dall’aumentato rischio di disordini sociali, anche in Italia, ed esortando una risposta incentrata sull’impiego.

Secondo l’Ilo, la situazione occupazionale ha continuato a deteriorarsi dall’introduzione di politiche di risanamento di bilancio, inoltre le misure di austerità non hanno trattato le cause profonde della crisi  e rispetto ad altre grandi regioni, l’Ue è quella che ha registrato ”l’aggravamento più significativo del rischio di disordini sociali”.

Dopo una pausa nel 2010-2011, la disoccupazione ha continuato a crescere nell’Ue e non mostra segni di miglioramento. Solo cinque paesi su 27 (Austria, Germania, Ungheria, Lussemburgo e Malta) hanno visto i tassi di occupazione superare i livelli pre-crisi, mentre Paesi come Cipro, Grecia, Portogallo e Spagna hanno visto il tasso di occupazione scendere di oltre 3 punti percentuali negli ultimi due anni. L’Italia è tra i dieci Paesi dove la ripresa dell’impiego è stata insufficiente per ritrovare i livelli pre-crisi. Nel suo studio, l’Ilo osserva che con oltre 26,3 milioni di europei disoccupati (febbraio 2013), quasi 6 milioni di posti di lavoro mancano per ritrovare il tasso di occupazione anteriore alla crisi.

L’Ilo evidenzia inoltre la disoccupazione di lunga durata, che ”sta diventando un problema strutturale per molti paesi europei”,  la crescita di chi non cerca più lavoro perché definitivamente scoraggiato e gli ”allarmanti livelli” della disoccupazione giovanile (23,5 %). In 19 Stati dell’Ue – dettaglia lo studio – oltre il 40 % dei senza lavoro sono disoccupati di lunga durata (12 o più mesi). In aumento anche il rischio di disordini sociali, che stando alle ultime stime è 
di 12 punti percentuali superiore rispetto a prima dell’inizio della crisi. E tra i paesi che tra il 2010 e il 2012 hanno osservato il rialzo più acuto del rischio di disordini sociali c’è anche l’Italia, insieme a Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, 
Portogallo, Slovenia e Spagna.

Per l’Organizzazione del lavoro serve una svolta. ”Se gli obiettivi di equilibrio di bilancio e di competitività sono importanti, è fondamentale non affrontarli attraverso misure di austerità e riforme strutturali che non affrontano le cause alla radice della crisi”, serve invece ”una strategia incentrata sul lavoro in grado di rispondere a obiettivi macroeconomici e di occupazione”, afferma l’Ilo. Tra le misure preconizzate, l’accesso al credito per piccole e medie imprese, contrastare la pressione al ribasso sui salari e l’impiego, il dialogo sociale e programmi per l’impiego dei giovani.

Eurispes

Eurispes – La crisi e la sfida del giorno per giorno

Secondo le ultime rilevazioni dell’Eurispes, 7 italiani su 10 hanno visto peggiorare la situazione economica personale, il 60,6%, 3 su 5, è costretto a intaccare i propri risparmi per arrivare alla fine del mese; il 62,8% ha grandi difficoltà ad affrontare la quarta (quando non la terza) settimana; il 79,2% non riesce a risparmiare, questo vuol dire che solo 1 su 5 riesce a mettere qualcosa da parte.

La perdita del proprio potere d’acquisto è invece una realtà per il 73,4% degli italiani che nel corso dell’ultimo anno ne hanno constatato una diminuzione. Il reddito netto medio per famiglia nel lungo periodo tende progressivamente a ridursi. La debolezza dei consumi e la continua riduzione del potere d’acquisto delle famiglie sono ormai un dato acclarato. Ciò è testimoniato anche dalla contrazione delle “attività finanziarie delle famiglie” monitorata ed elaborata dalle banche. La sindrome della quarta settimana e la difficoltà di far quadrare i conti e arrivare con il proprio reddito alla fine del mese hanno rappresentato a partire dai primi anni del Duemila, il primo sintomo di una crisi complessa e spesso sottovalutata che l’Eurispes, per primo, ha segnalato.

L’escalation di un andamento economico costantemente negativo ha acuito le caratteristiche di questo fenomeno che si è tradotto nella difficoltà reale delle famiglie ad affrontare la terza settimana. Tutti i segnali e i dati indicano che oggi si è innescato un ulteriore meccanismo negativo e si può ormai parlare di una condizione che spinge le famiglie alla “sindrome del day by day”, a vivere alla giornata insomma, senza alcuna previsione per un futuro, anche solo a breve termine, e con la consapevolezza di doversi barcamenare nel quotidiano.

Si tagliano non solo le spese superflue, ma si inizia a limitare fortemente le uscite per beni primari come quelli alimentari, di vestiario, di trasporto e per la salute. Questa è di certo una delle indicazioni più preoccupanti della situazione economica italiana.
Sono molti gli escamotage messi in atto dagli italiani “presi” da questa sindrome per la quale il risparmio non è più una componente delle spese da sostenere mensilmente, ma diventa l’arte di districarsi nelle piccole ristrettezze quotidiane.
Benzinai e panettieri sono alcuni dei “supervisori” del tasso di sofferenza delle famiglie e vedono attuata questa nuova strategia di consumo. Non il pieno per l’auto, ma un rifornimento con piccole somme dai 5 ai 10 euro per non privarsi del contante. Meno sprechi e più risparmio significa anche acquistare mezzo filone piuttosto che uno intero o attendere il tardo pomeriggio quando il prezzo cala. Ancora più estrema un’idea che alcune realtà in Italia stanno già sperimentando, ossia la panetteria che vende il prodotto del giorno precedente (con i dovuti suggerimenti per “rinfrescarlo”) ad un prezzo fortemente calmierato.
Ritorna anche uno stile di vita da dopoguerra per quanti si trovano in condizioni di grave indigenza o a rischio di povertà costretti a dover rinunciare ad un pasto, passando da due a uno al giorno, eliminando dalla propria dieta gli alimenti più costosi come carne o pesce.
La stessa Caritas, dal suo osservatorio privilegiato, segnala la sempre maggiore e preoccupante presenza di italiani che siedono ai tavoli delle mense per i poveri.
La sindrome del day by day spinge a comportamenti e stili di consumo dettati dalla necessità di arrivare a fine giornata senza previsioni di miglioramento per il giorno successivo. Insomma  “oggi è così, domani si vedrà”. Un circolo vizioso: indebitamento, insolvenze, vendita dei propri beni e rischio usura.

In parallelo, le stime di Bankitalia indicano che le sofferenze bancarie a fine 2012 ammontano ad un importo di 125 miliardi di euro (lordi), con un tasso di crescita sui 12 mesi aumentato al 17,5%. 
Difficile anche la situazione abitativa delle famiglie: la difficoltà di far fronte alle rate del muto per la casa si somma all’aumento del costo degli affitti e alla conseguente morosità. I pignoramenti e le esecuzioni immobiliari sono cresciuti, nel periodo tra il 2008 e il 2011, del 75% circa.
Appare evidente come la spirale che si innesca è sintomatica della crisi che l’Italia sta affrontando e che attanaglia i cittadini in una condizione di disagio profondo dalla quale sembra non vi sia altra via d’uscita se non quella di alimentare l’indebitamento.

Fonte: www.eurispes.eu

Crisi

Crisi – Sofferenza metalmeccanica

Quattrocentosei aziende metalmeccaniche in crisi nella provincia torinese. Centoquaranta solo nel settore auto. In un quinquennio hanno visto diminuire la forza lavoro del 25%, passando da oltre 56mila unità a poco più di 42mila (nel settore auto gli addetti sono passati da quasi 30mila a poco meno di 25mila).

Sono i dati di un’indagine condotta dalla Fiom di Torino e illustrati oggi dal segretario Federico Bellono in occasione della presentazione della manifestazione “Contro la crisi. No ai licenziamenti!” organizzata dal sindacato per martedì prossimo nel capoluogo piemontese dove un corteo partirà da piazza Arbarello per raggiungere piazza Castello.

I dati sono stati raccolti sulla base di un campione di 406 aziende, che non include Fiat e le imprese più piccole del settore artigiano. 106 appartengono al settore auto, dove l’occupazione è calata del 16,32%. In 51 imprese si ricorre ai contratti di solidarietà. 

“A Torino più che altrove – ha detto Federico Bellono – si sta configurando una vera e propria emergenza sociale che rischia di aggravarsi quando in estate finirà in molte aziende la cassa integrazione. Bisogna rafforzare gli ammortizzatori sociali, è un punto che ha la stessa urgenza dei crediti delle imprese dalla pubblica amministrazione”.

Tortura, carceri, droghe

Tortura, carceri, droghe: tre leggi popolari

Nelle piazze dei tribunali di molte città italiane da martedì 9 aprile sarà possibile firmare i tre disegni di legge di iniziativa popolare ”per la giustizia e i diritti in carcere”. Lo ricordano le associazioni che sostengono le leggi per l’introduzione del reato di tortura, per la revisione della legge sulla droga e perchè in cella non entri un detenuto in più dei posti regolamentari.

“Ci appelliamo ai cittadini, agli operatori della giustizia, ai parlamentari perché firmino le tre proposte. Sarebbe un bel segnale se il 9 aprile prossimo anche esponenti delle forze politiche si recassero davanti ai tribunali a sottoscrivere le nostre proposte tutte nel segno della giustizia, della democrazia, dei diritti umani”, scrivono le organizzazioni promotrici, tra cui Antigone, Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Cgil, Cgil – Fp, Coordinamento dei Garanti
dei diritti dei detenuti, Gruppo Abele, Unione Camere penali italiane.

”Le proposte – secondo le associazioni – costituiscono un vero e proprio programma di governo per ripristinare la legalità nel nostro sistema penale e penitenziario”. Queste le città in cui si potranno firmare le proposte di legge: Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, Chieti, Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Livorno, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pisa, Potenza, Roma, Taranto, Tivoli, Torino, Trento, Trieste, Udine, Urbino, Velletri, Venezia.

Tragedia nelle Marche

Cgil: nelle Marche tragedia immane, è urgente un cambiamento

“Una tragedia immane, che lascia sgomenti e disarmati, legata e intrecciata alla crisi che investe il nostro Paese. Una crisi che colpisce con ferocia soprattutto il mondo del lavoro e che si abbatte con inusitata violenza sul reddito delle famiglie. La crisi profondissima nella quale è invischiato il Paese ha una sola via d’uscita: il ridare centralità ai temi del lavoro e alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ il lavoro, come principale elemento di cittadinanza, la chiave per determinare quel cambiamento necessario e urgente che rivendichiamo nei confronti di questo e del prossimo governo”. E’ quanto si legge in una nota della Cgil.

Un cambiamento, prosegue la nota di corso d’Italia, “che deve partire dal risolvere le urgenze, a partire dal vergognoso limbo in cui sono state relegate centinaia di migliaia di persone, i cosiddetti “esodati”. Come è altrettanto urgente, che i dati sulla inesorabile crescita della cassa integrazione richiamano con estrema forza, rifinanziare quello strumento vitale che è la cassa integrazione in deroga. E’ di almeno di un ulteriore miliardo il fabbisogno necessario per poter garantire un sostegno al reddito per tante lavoratrici e lavoratori. Ed è per questo che con Cisl e Uil abbiamo promosso la manifestazione il prossimo 16 aprile a Roma davanti al Parlamento”.

Ma, spiega ancora la Cgil, “mettere il lavoro al centro vuol dire riconoscere elementi di giustizia non più rinviabili anche dal punto di vista fiscale. La pressione del fisco sul lavoro e sulle pensioni è ingiusta e insostenibile, specie a fronte di palesi ingiustizie come la irrilevante tassazione sulle rendite nonché sbagliata sui patrimoni. Lo abbiamo sostenuto nei giorni passati, e adesso con ancora più forza: la perversa combinazione delle tasse che abbiamo alle porte, il combinato disposto Iva-Imu-Tares, nonché il paventato anticipo di aumento dell’Irpef, sono una miccia da disinnescare urgentemente. Intervenire su questo fronte è vitale per evitare che la disperazione degeneri in gesti come quelli che stiamo vivendo”.

E anche Roberto Ghiselli, segretario generale Cgil Marche e Aldo Benfatto, segretario Cgil di Macerata, commentano così la catena dei suicidi avvenuti a Civitanova Marche ”E’ l’ennesima tragedia legata alla crisi del lavoro e del reddito delle famiglie”. 

”Situazioni particolarmente pesanti e che sono sempre più diffuse. Tutto questo – continuano i due dirigenti sindacali – impone l’urgenza di intervenire con misure efficaci per affrontare i temi del lavoro, della difesa dei redditi e di risolvere definitivamente la vergognosa situazione degli esodati”.  Questi temi, concludono i due segretari, ”devono rappresentare la priorità dell’agenda dell’attuale e del prossimo Governo dando una svolta alle politiche del lavoro di questo Paese. Anche a livello locale, è necessario accelerare quei provvedimenti a sostegno delle famiglie colpite dalla crisi, a partire dai provvedimenti già previsti a favore dei nuclei familiari in difficoltà nell’affrontare le spese per l’affitto”.

Damiano

Damiano su manifestazione Cgil-Cisl-Uil del 16 aprile: è una buona notizia!

”E’ una buona notizia l’annuncio della manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil del 16 aprile davanti a Montecitorio sul tema del finanziamento della cassa integrazione in deroga. Sarà l’occasione per un incontro tra i parlamentari del Pd e i sindacati per affrontare il drammatico problema degli ammortizzatori sociali nel tempo della crisi”. Lo ha detto il parlamentare del Pd Cesare Damiano.

”I dati resi noti dall’Inps sulla cassa integrazione del primo trimestre 2013, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – aggiunge  –  fanno segnare un +12%: un segnale drammatico che viene dall’economia reale. Sappiamo inoltre che le risorse finora stanziate dal Governo per la cassa integrazione in deroga copriranno soltanto metà del 2013: occorre quindi un altro miliardo di euro per tutelare i lavoratori per il restante semestre. Per non parlare delle risorse che serviranno per risolvere il problema dei lavoratori rimasti senza reddito a causa della riforma pensionistica Monti-Fornero, realizzata senza alcuna gradualità. Per questi occorrerà rifinanziare il fondo appositamente costituito con la legge di stabilità per tutelare altri lavoratori oltre gli attuali 130 mila salvaguardati: serviranno per questo obiettivo alcuni miliardi di euro. Bisogna pensarci per tempo”.