Archivio mensile:febbraio 2013
Regione Lazio
Candidati presidente e liste | Voti | % | Voti | % | Seggi | |||||
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ZINGARETTI NICOLA PER IL LAZIO |
1.028.138 | 43,09 | ||||||||
PARTITO DEMOCRATICO | 632.008 | 31,10 | 10 | |||||||
LISTA ZINGARETTI | 102.926 | 5,06 | 2 | |||||||
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ | 82.374 | 4,05 | 1 | |||||||
CENTRO DEMOCRATICO | 39.649 | 1,95 | 1 | |||||||
PARTITO SOCIALISTA ITALIANO | 37.868 | 1,86 | 1 | |||||||
Totale | 894.825 | 44,03 | 15 | |||||||
STORACE FRANCESCO LAZIO 2013 |
635.684 | 26,64 | ||||||||
IL POPOLO DELLA LIBERTA’ | 387.542 | 19,07 | 6 | |||||||
LA DESTRA | 69.078 | 3,39 | 1 | |||||||
FRATELLI D’ITALIA | 67.705 | 3,33 | 1 | |||||||
LEGA CENTRO | 32.979 | 1,62 | – | |||||||
LISTA STORACE | 26.968 | 1,32 | 1 | |||||||
FEDERAZIONE DEI CRISTIANO POPOLARI | 12.653 | 0,62 | – | |||||||
MIR – MODERATI IN RIVOLUZIONE | 5.714 | 0,28 | – | |||||||
GRANDE SUD | 3.905 | 0,19 | – | |||||||
MCL MOVIMENTO CITTADINI E LAVORATORI | 2.421 | 0,11 | – | |||||||
Totale | 608.965 | 29,96 | 9 | |||||||
BARILLARI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT |
492.411 | 20,63 | ||||||||
MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT | 350.514 | 17,24 | 5 | |||||||
BONGIORNO GIULIA BONGIORNO PRESIDENTE |
104.682 | 4,38 | ||||||||
BONGIORNO PRESIDENTE | 79.987 | 3,93 | 1 | |||||||
RUOTOLO ALESSANDRO DETTO SANDRO RIVOLUZIONE CIVILE |
54.150 | 2,26 | ||||||||
RIVOLUZIONE CIVILE | 45.232 | 2,22 | – | |||||||
DI STEFANO SIMONE CASAPOUND ITALIA |
19.542 | 0,81 | ||||||||
CASAPOUND ITALIA | 14.183 | 0,69 | – | |||||||
BALDASSARI ALESSANDRA DETTA BALDASSARRI FARE PER FERMARE IL DECLINO |
15.160 | 0,63 | ||||||||
FARE PER FERMARE IL DECLINO | 11.702 | 0,57 | – | |||||||
ROSSODIVITA GIUSEPPE LISTA AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTA’ |
11.830 | 0,49 | ||||||||
LISTA AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTA’ | 9.119 | 0,44 | – | |||||||
FIORE ROBERTO FORZA NUOVA |
8.878 | 0,37 | ||||||||
FORZA NUOVA | 5.839 | 0,28 | – | |||||||
ROMAGNOLI LUCA FIAMMA TRICOLORE |
6.926 | 0,29 | ||||||||
FIAMMA TRICOLORE | 4.890 | 0,24 | – | |||||||
SORGE LUIGI PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI |
6.500 | 0,27 | ||||||||
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI | 4.916 | 0,24 | – | |||||||
STRANO GIUSEPPE DETTO PINO RETE DEI CITTADINI |
1.888 | 0,07 | ||||||||
RETE DEI CITTADINI | 1.941 | 0,09 | – |
Totale voti candidati presidente | 2.385.789 | |
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Totale voti liste circoscrizionali | 2.032.113 | |
Schede bianche | 26.171 | 1,05 % |
Schede nulle | 60.394 | 2,44 % |
Schede contestate e non assegnate | 852 | 0,03 % |
Seggi circoscrizionali attribuiti | 30 |
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Lavoro
Lavoro: Confcommercio, a Firenze oltre la metà delle Pmi non conosce la riforma Fornero
A sei mesi dalla riforma Fornero, più del 50% delle Pmi non ha alcuna conoscenza del suo contenuto, percentuale che sale all’ 80% per le imprese con meno di 5 dipendenti: è quanto emerge da un’indagine svolta da Confcommercio Firenze su un campione di oltre 200 imprese del commercio e dei servizi dell’area fiorentina.
L’indagine è stata presentata oggi a Firenze in occasione del convegno “Il Mercato del lavoro: orientarsi in un mondo che cambia”, organizzato da Confcommercio e dedicato al settore delle pmi fiorentine dopo l’approvazione della legge sul mercato del lavoro.
Per 9 imprese su 10, la riforma Fornero non ha prodotto alcun cambiamento nei rapporti di lavoro, mentre la principale conseguenza che si è avuta sono i problemi con i lavoratori a chiamata.
Nella stragrande maggioranza dei casi (2/3 delle pmi) è il titolare ad occuparsi direttamente delle questioni inerenti al lavoro; il 64% delle pmi, inoltre, non ha inoltre alcuna conoscenza di agevolazioni e incentivi per assunzioni né dei meccanismi della cassa integrazione.
E’ invece pari al 78% la percentuale di imprese in regola con le nuove norme sulla sicurezza dei lavoratori, mentre il restante 22% ha tempo fino al 31 maggio per elaborare il Documento di valutazione dei rischi o l’autocertificazione necessaria.
“Dalla nostra ricerca- commenta Alessandra Signori, presidente di Confcommercio Firenze – emerge un dato preoccupante: le piccole e medie imprese non conoscono la riforma Fornero e non hanno nè il tempo nè le risorse per aggiornarsi in materia di lavoro. Le conseguenze possono essere il mancato adeguamento delle imprese a quanto previsto dal legislatore, ma anche la perdita di opportunità provenienti da incentivi statali e regionali. Alle associazioni di categoria e alle autorità competenti spetta pertanto l’importante compito di stimolare i piccoli imprenditori a informarsi: senza conoscenza e attenzione a queste tematiche, non ci può essere crescita e sviluppo.
Lavoro
Lavoro: Istat, l’Italia al 12°posto per retribuzioni orarie
Secondo l’Istat, gli stipendi degli italiani sono fermi dal 2010: 16,2 euro la retribuzione lorda annua per ora dei lavoratori delle imprese industriali e dei servizi con almeno 10 dipendenti (escluse le attività della pubblica amministrazione).
La retribuzione oraria delle donne (15,3 euro) è inferiore del 9,4% a quella degli uomini (16,7 euro). Il livello massimo di retribuzione oraria (26,5 euro) si registra nelle Attività finanziarie e assicurative, quello minimo (10,8 euro) nelle altre attività dei servizi.
I dirigenti hanno una retribuzione oraria pari a circa quattro volte quella degli operai (44,3 euro contro 11,8); i dipendenti con laurea o titolo di studio superiore percepiscono una retribuzione oraria più che doppia rispetto a quella dei dipendenti con un titolo di istruzione primaria (26,2 euro contro 11,6).
In Italia, la retribuzione oraria, espressa in termini nominali (senza tener conto del potere di acquisto) è inferiore di circa il 14% rispetto a quella della Germania, del 13% rispetto al Regno Unito, dell’11% nel confronto con la Francia; risulta invece superiore di circa il 26% rispetto alla retribuzione oraria percepita in Spagna.
Il contratto a tempo indeterminato rimane la tipologia contrattuale prevalente (90,7%), interessa il 91,5% degli uomini e l’89,8% delle donne, mentre è assunto con contratti a termine il 7,2% dei lavoratori dipendenti.
Per quanto riguarda il titolo di studio, il 46,7% dei dipendenti ha un livello di istruzione di scuola secondaria superiore, il 33,2% di scuola secondaria inferiore.
I congedi per i padri
Pubblici dipendenti: inapplicabili i congedi per i padri
La Presidenza del Consiglio, rispondendo ad un quesito del Comune di Reggio Emilia, esclude l’applicabilità ai dipendenti e alle dipendenti del settore pubblico del diritto al congedo obbligatorio e facoltativo per i padri e del contributo per baby-sitting o per i nidi alle madri, previsti dalla legge di riforma del mercato del lavoro, L.92/2012.
Tale decreto disciplina il congedo obbligatorio e facoltativo per il lavoratore padre e il contributo mensile di 300 euro, corrisposto per un massimo di sei mesi alle madri, in voucher per il baby-sitting o in pagamento diretto a strutture per l’infanzia pubbliche od accreditate.
Il contributo viene concesso dall’Inps sulla base della situazione economica equivalente del nucleo familiare di appartenenza con indicatore economico ISEE, attraverso la definizione di liste nazionali.
L’Istituto previdenziale è il gestore di tutta l’operazione: emanazione di un bando su scala nazionale, compilazione delle liste dei beneficiari, erogazione del contributo in voucher o in pagamento diretto.
Nel testo del decreto il termine utilizzato per indicare i padri è “lavoratori dipendenti”; la madre viene definita semplicemente lavoratrice, con l’eccezione che conferma la regola delle parasubordinate, ma non viene mai specificato “del settore privato” .
L’Inca ricorda che nel Testo Unico, Decreto Legislativo n. 151/2001 all’art. 2, viene esplicitamente precisato che “per lavoratrice o lavoratore, salvo non sia altrimenti specificato, si intendono i dipendenti, compresi quelli con contratto di apprendistato, di amministrazioni pubbliche, di privati datori di lavoro nonché’ i soci di cooperative.”
La nota n.8629 della Presidenza del Consiglio dei Ministri è precisa e si pronuncia in materia netta sulla non applicabilità del Decreto ai dipendenti pubblici affermando che “… per i dipendenti pubblici rimangono validi e applicabili gli ordinari istituti disciplinati nel Dlgs 151/2001 ( Testo Unico per la tutela della maternità e paternità) e nei CCNL e di comparto.”
Ciò significa che secondo la Presidenza del Consiglio, in attesa dell’ emanazione di specifiche disposizioni da parte del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, i dipendenti pubblici non possono usufruire delle possibilità previste per i lavoratori del settore privato.
L’Inca sta valutando con la Consulenza legale nazionale le eventuali indicazioni di contenzioso
Welfare
I dati del welfare sui nove mesi 2012
Nei primi nove mesi dell’anno scorso, le persone espulse dal mercato del lavoro per iniziativa del datore di lavoro sono state 640 mila persone, l’11 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2011.
E’ quanto emerge dal sistema delle comunicazioni obbligatorie del ministero del lavoro, secondo cui nello stesso lasso di tempo a fronte di 7,9 milioni di contratti attivati, ne sono cessati 7 milioni, con un saldo attivo di 900 mila.
I 640 mila licenziamenti registrati riguardano sia quelli individuali (per giustificato motivo oggettivo, soggettivo, giusta causa) che quelli collettivi.
Solo nel terzo trimestre 2012 i licenziamenti sono stati 225.868, con un aumento dell’8,7 per cento sullo stesso periodo del 2011.
Per quanto riguarda le assunzioni, aumentano i contratti non stabili. Su 2.462.314 rapporti di lavoro attivati nello stesso periodo, solo il 17 per cento (430.912) risulta a tempo indeterminato.
La stragrande maggioranza (1.652.765) risulta essere a tempo determinato, mentre i contratti di apprendistato sono stati 61.868; quelli di collaborazione 156.845.
Servizi sociali
DECRETO 4 febbraio 2002 Determinazione per l’anno 2002 degli importi delle pensioni, degli assegni e delle indennita’ a favore dei mutilati ed invalidi civili, ciechi civili e sordomuti nonche’ dei limiti di reddito prescritti per la concessione delle provvidenze stesse. (GU n. 53 del 4-3-2002) |
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Legge n. 119 del 3 Aprile 2001 Disposizioni concernenti l’obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali |
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Legge 3 aprile 2001, n. 142 Revisione della legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento alla posizione del socio lavoratore |
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Legge 6 marzo 2001, n. 64 Istituzione del servizio civile nazionale |
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LEGGE 7 dicembre 2000, n. 383 Disciplina delle associazioni di promozione sociale |
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Legge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali |
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LEGGE 31 dicembre 1996, n. 679 Contributo statale a favore delle associazioni nazionali di promozione sociale |
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Decreto Presidente Consiglio Ministri 20 ottobre 1994, n. 755 (gu n. 015 del 19/01/1995) Regolamento recante disposizioni sulle modalità per il perseguimento dei fini della riserva fondo lire unrra e sui criteri di gestione del relativo patrimonio, in attuazione dell’art. 9, comma 3, della legge 23 dicembre 1993, n. 559. |
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Legge 5 febbraio 1992 n. 104 Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate |
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Legge 8 novembre 1991, n. 381 Disciplina delle cooperative sociali |
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Legge 11 agosto 1991, n. 266 Legge-quadro sul volontariato |
Sicurezza sul lavoro
Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro |
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Decreto Legislativo 19 marzo 2001 Procedure di prevenzione incendi relative ad attività a rischio di incidente rilevante |
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Decreto Legislativo 14 agosto 1996, n. 493 Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro |
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Decreto Legislativo 19 marzo 1996, n. 242 Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, recante attuazione di direttive comunitarie riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro |
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Decreto Legislativo 19 settembre 1994, n. 626 Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro |
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Decreto Legislativo 15 agosto 1991, n. 277 Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212 |
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Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro |
Notizie dal ministero del lavoro
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25/02/2013
Contributo statale in favore delle associazioni di promozione sociale 20/02/2013
Utilizzabilità del contratto di collaborazione a progetto nelle ONG/ONLUS, nelle organizzazioni socio assistenziali e nelle attività di promoter 18/02/2013
Sviluppi economici del personale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 13/02/2013
Il Ministro Fornero autorizza il pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga 2013 13/02/2013
Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità 08/02/2013
Consiglio EPSCO sul lavoro 07/02/2013
Relazione finale sul fenomeno degli infortuni sul lavoro 07/02/2013
Individuazione dei parametri oggettivi di valutazione per l’autorizzazione della CIGS nei casi di procedure concorsuali 06/02/2013
Linee guida in materia di tirocini 05/02/2013
Cinque per mille 05/02/2013
Conferenza internazionale sulla messa al bando delle mutilazioni genitali femminili 05/02/2013
Interpello 05/02/2013
Accesso alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi maturati prima del dicembre 1992 04/02/2013
Rapporto ISEE 01/02/3013
Italia e Germania: siglata la dichiarazione di intenti sull’apprendimento duale |
Prime pagini
INPS: circolari e messaggi
Gentile Cliente, Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni >INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi |
>>> | Titolo: | Circolare numero numero 30 del 21-02-2013 |
Contenuto: | Fondo di previdenza del clero secolare e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica. Aggiornamento del contributo a carico degli iscritti. Introduzione del bollettino MAV – pagamento mediante avviso – e contestuale abolizione del bollettino di conto corrente postale per i versamenti dei contributi versati direttamente dagli iscritti al Fondo Clero. Estinzione del conto corrente postale – utilizzo della contabilità speciale e del conto corrente bancario della Sede di Terni per i versamenti riferiti a pagamenti cumulativi o con bonifico. Istruzioni contabili. | |
Tipologia: | CIRCOLARE | |
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>>> | Titolo: | Circolare numero numero 28 del 18-02-2013 |
Contenuto: | Art. 29 d.l. 244/1995. Riduzione contributiva nel settore dell?edilizia per l?anno 2012. Riepilogo normativo e indicazioni operative per le aziende che non hanno presentato l?istanza di riduzione nel 2012. | |
Tipologia: | CIRCOLARE | |
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Lo staff di NewsLetter Hermes
8° Lezione del Corso di Letteratura Sarda di Francesco Casula
UNIVERSITA’ Terza Età di Quartu Sant’Elena 27-2-2013
8° Lezione del Corso di Letteratura Sarda di Francesco Casula
Sigismondo Arquer nasce a Cagliari nel 1530, studia teologia e legge nell’università di Pisa dove nel maggio del 1547 consegue la laurea in Diritto civile e canonico, mentre nell’università di Siena si laurea in Teologia. Tornato in Sardegna diviene avvocato del fisco a Cagliari. Nel settembre del 1548 lascia di nuovo l’Isola per recarsi presso il re Carlo I (Carlo V imperatore) a Bruxelles, a perorare la causa della sua famiglia alla quale erano stati posti sotto sequestro i beni.
Durante un breve soggiorno a Basilea, su invito di Sebastian Münster, geografo, cartografo e di fede luterana presso il quale era ospite, scrive una monografia sulla Sardegna Sardiniae brevis historia et descriptio, cui era allegata una carta dell’isola e una veduta di Cagliari (Tabula corographica insulae ac metropolis illustrata), che viene inserita nella Cosmografia scritta dallo stesso Münster. La parte composta dall’Arquer fu pubblicata nell’edizione del 1550, ma la stesura più nota in Italia è quella del 1558, riportata nelle Antiquitates Italicae Medii Evi di Ludovico Muratori. Il libro dell’Arquer sulla Sardegna fu inserito anche da Domenico Simon, insigne giurista e letterato algherese del secolo XVIII, nel suo Rerum Sardoarum Scxiptores, stampato a Torino nel 1778.
Sulla figura dell’Arquer scrissero, tra gli altri, anche gli storici sardi Pasquale Tola, Pietro Martini e Giuseppe Manno. La Breve storia della Sardegna, rappresenta la più antica descrizione dello stato e dei problemi dell’Isola in cui l’Arquer traccia anche un ritratto censorio del corrotto clero del tempo. La descrizione che egli presenta della condizione dei religiosi cagliaritani dell’epoca non è diversa da quella che espose nel 1562 l’Arcivescovo Antonio Parragues de Castillejo, ma per tale censura l’Arquer incorse nelle ire dell’Inquisizione spagnola, è accusato di luteranesimo e incarcerato a Toledo nello stesso anno 1562. Riesce ad evadere, ma non può uscire dalla Spagna perché vengono inviate a tutte le frontiere le indicazioni sulla sua persona, per cui è imprigionato una seconda volta.
L’Arquer sostiene appassionatamente la sua innocenza ed in carcere scrive un’autodifesa in lingua castigliana, la Passione. Il poema –che segna l’inizio della drammaturgia religiosa in Sardegna- si compone di 45 strofe, ognuna delle quali comprende dieci versi ottosillabi con rima assonante mista, ossia baciata e alternata. Il manoscritto del poema sulla Passione fu rinvenuto nel 1953 fra le carte del processo a carico di Arquer presso “l’Archvio Historico Nacional” di Madrid da Francesco Loddo e Alberto Boscolo, studiosi di storia sarda, durante un loro viaggio nella capitale spagnola, che lo pubblicarono nel volume XXIV dell’Archivio storico sardo. Nel poema l’Arquer esalta la passione di Gesù Cristo così simile alla sua, ma i suoi nemici cagliaritani, tra i quali vi erano gli Aymerich e gli Zapata, intrigheranno contro di lui raccogliendo prove tali da accelerarne la fine. Egli sosterrà sempre la propria innocenza ed anzi si dichiarerà martire della vera fede, schernendo quegli stessi ministri del culto che lo esortavano al pentimento. Per questo, durante il terribile “auto da fé” (l’espressione deriva dal portoghese e significa atto della fede), ossia la proclamazione pubblica della sentenza, lo si metterà alla sbarra prima che venisse addossato al palo, ed i carnefici vedendo che non solo non si pentiva ma che anzi esaltava il suo martirio, lo trafiggeranno con le lance e lo getteranno poi nel rogo degli eretici. Così morirà nel il 4 Giugno del 1571 a Toledo, dopo sette anni e otto mesi di detenzione.
La sua figura “assai complessa e conflittiva e di dimensione europea” –la definisce Marcello Maria Cocco, studioso dell’Arquer- e la sua opera, ignorata dagli scrittori sardi contemporanei e pressoché sconosciuta fino alla metà del ‘700, quando ne parlerà Ludovico Muratori- verrà riscoperta e riproposta nell’800 con un triplice atteggiamento nei suoi confronti: di compassione per la sua tragica fine; di indispettita disapprovazione per le sue critiche impietose formulate nella Sardiniae brevis istoria; di ammirazione per la incisività e la concisione della sua prosa ma soprattutto per il sacrificio della sua vita che segna il trionfo della libertà di coscienza.
Lo storico Dionigi Scano, autore dello studio più ampio sull’Arquer, sostiene che il luteranesimo non fu che un pretesto di cui si servì la classe nobiliare cagliaritana per disfarsi di un terribile avversario. E sarebbe dunque la Cagliari della prima metà del ‘500, con i suoi odi e le lotte intestine a segnare la fine drammatica di Sigismondo Arquer.
Presentazione del testo
L’opera scritta da Sigismondo durante il soggiorno basileense dal 21 Aprile al 5 Giugno del 1549, è un brevissimo saggio di 12 pagine articolato in sette paragrafi, redatto in un latino di rara raffinatezza, chiaro, semplice ed elegante. Si tratta di un’opera informativa più che storica da cui emerge un agile ritratto della Sardegna del tempo, corredato da buone illustrazioni quali la carta dell’Isola, la riproduzione del muflone e la pianta schematica di Cagliari.
Poche pagine ma fitte di notizie, spesso di prima mano, di giudizi critici su alcune credenze superstiziose, di indagini sui problemi della lingua dei sardi, che confronta con il catalano e il latino, portando ad esempio una trascrizione del Pater Noster in queste tre lingue.
Particolarmente interessanti il quadro che offre della fauna della Sardegna, le informazioni sulle terme, sulle miniere, sulle saline. Più discutibili invece le brevi note sulle antiche vicende storiche che si rifanno alle fonti classiche, che affondano abbondantemente le loro radici nelle leggende e nei miti. Non manca un accenno alla validità e bontà della Carta de Logu di Eleonora d’Arborea, la Costituzione della Sardegna in vigore dal 1392 e nel capitolo VII, un quadro, riportato nel testo, che riguarda le magistrature, le condizioni della religione, della cultura, della morale in genere nonché delle condizioni economiche che si riflettono nell’uso del vestiario più o meno di lusso.
Il “librillo” –così lo chiama l’autore- è privo di organicità e anche piuttosto frammentario tanto che l’Arquer, conscio dell’incompletezza, ci fa sapere che nutre il proposito di scrivere una più completa storia dei Sardi, “Si dominus requiem e ocium dederit” (Se il Signore ci darà pace e tempo libero). Pace e tempo libero che purtroppo gli mancarono. In ogni caso La qualità intrinseca dell’opera, unita al prestigio della collocazione nella quale apparve, fanno della Sardiniae brevis historia et descriptio una pietra miliare nel panorama delle lettere isolane, anche perché si tratta dell’archetipo di una serie di scritti del genere letterario storico-descrittivo, destinato ad affermarsi con i secoli nella cultura isolana.
MAGISTRATURE, NATURA DEGLI ABITANTI, LORO COSTUME, LEGGI E RELIGIONE
[…] Le cariche ecclesiastiche in Sardegna sono regolate secondo i decreti del Papa. Infatti vi si trovano tre arcivescovi, a Cagliari, Arborea e Torres o Sassari, i quali hanno sotto di sé alcuni vescovi. Vi è pure un inquisitore generale contro gli eretici, gli apostati e gli stregoni, come avviene in Spagna, al quale sono concessi altri diritti, oltre quelli che, per norma generale voluta dai re e dai papi, sono concessi agli altri inquisitori. Gode di grandissimi privilegi e non ha sopra di sé nessuno all’infuori del supremo inquisitore di Spagna, del quale è delegato. Nessuno in Sardegna può contare più di lui. Egli, per suo conto, nomina, come suoi dipendenti, altri inquisitori e funzionari, dei quali è giudice; costoro agiscono contro chi è sospettato, con tanta durezza che non è possibile accennarne solo con poche parole. Infatti, tengono in carcere per molti anni dei poveri infelici, e li interrogano e li sottopongono a torture prima di decidere se devono condannarli o assolverli. Hanno anche, per esercitare le loro funzioni, dei libri, come il Malleum maleficarum, il Directorium inquisitorum e alcuni altri volumi. Inoltre hanno delle istruzioni segrete e molte altre disposizioni che interpretano secondo il loro personale giudizio. I Sardi hanno anche un Commissarium Crociatae1, che non ha alcun superiore, oltre il pontefice, ecc. Infine, per quanto riguarda i costumi e la natura dei Sardi, dirò che essi son robusti, per lo più rudi e avvezzi alla fatica, all’infuori di pochi che si abbandonano al lusso; son poco dediti allo studio delle lettere, mentre amano moltissimo la caccia. Molti sono pastori e a loro bastano cibo agreste e acqua. Quelli che abitano nei borghi e nei villaggi, vivono tranquilli e sono ospitali e gentili; vivono alla giornata e vanno vestiti di poverissimo panno; non conoscono guerra ed hanno anche poche armi; ciò che è ancora più straordinario è il fatto che, in un’isola così vasta, non vi è chi fabbrichi spade, pugnali e altre armi; ma queste vengono dalla Spagna e dall’Italia. I Sardi si servono invece di frecce, soprattutto quando vanno a caccia. Ma se talvolta sbarcano nell’isola, per far preda, pirati turchi o africani, vengono subito volti in fuga dai Sardi o son fatti prigionieri.
Gli isolani son ottimi cavalieri e di colorito bruno a causa del sole ardente; vivono onestamente, secondo le leggi di natura, e meglio vivrebbero se avessero degli onesti predicatori della parola di Dio.
Quando i contadini celebrano qualche festa, dopo la Messa, per tutto il resto della giornata e della notte ballano -uomini e donne- dentro la chiesa del Santo, cantando canzoni profane; inoltre uccidono maiali, montoni e buoi e mangiano allegramente di queste carni in onore del Santo. Vi sono anche di quelli che ingrassano qualche maiale in onore di un santo, per poterlo poi mangiare durante la festa, spesso in una chiesina costruita fra i boschi. E se la famiglia non è tanto numerosa da poter consumare tutta quella carne, perché non ne avanzi, invitano altre persone al banchetto che si fa dentro la chiesa stessa. Le donne campagnole sono modestissime nel vestire che non ostenta lussi; ma le signore delle città, che son ricchissime, abusano del fasto e del lusso, ostentandoli superbamente. I sacerdoti sono ignorantissimi al punto che è raro trovarne tra essi, come tra i monaci, uno che conosca il latino. Vivono con le loro concubine e si danno con più impegno a mettere al mondo figli che a dedicarsi alla lettura.
– Arquer plurilinguista
L’Arquer usava un latino di rara raffinatezza, chiaro, conciso, semplice ed elegante: tacitiano insomma. Conosceva bene, oltre che il latino, il sardo, il castigliano e l’italiano, come dimostrano le sue Lettere a Gaspar Centelles e le Coplas a l’imagen del Crucifixo, (Strofe a immagine di Cristo, contenute nella Passione), composte durante la prigionia a cui fu sottoposto durante il lunghissimo processo per eresia.
Arquer scrive però solo in latino, in italiano e in castigliano, non ci sono pervenute invece testimonianze scritte nelle sue due lingue madri ovvero in catalano e in sardo, (tranne, in quest’ultima lingua, che il Babbu nostru “Padre nostro” contenuto nella Descriptio Sardiniae). Tuttavia dichiara che tutti i processi era solito redigerli in catalano “la lingua de mi tierra” (la lingua della mia terra).
La lingua scritta che gli era più congeniale era però certamente il latino, il compendio Sardiniae brevis historiae infatti è sempre stato ammirato per la classicità della sua prosa, che risulta –come abbiamo già detto- sintetica, nuda robusta ed essenziale.
Sulla lingua sarda scrive che: corrupta fuit multum lingua eorum, relictis (ne rimase corrotta poiché nell’Isola sopraggiunsero diversi popoli)… etiamsi ipsi mutuo sese recte intelligant ( ma i Sardi fra loro si intendono ugualmente bene).
Aggiunge specificando che nell’Isola due sono le lingue principali che si parlano: una è quella usata nelle città, l’altra è quella usata fuori di essa. Infatti nelle città si parla quasi dovunque la lingua spagnola, tarragonese o catalana, che gli abitanti hanno appreso dagli Spagnoli, che quasi sempre vi tengono i posti di comando, gli altri mantengono intatta la lingua sarda.
I catalanismi e gli ispanismi presenti nel sardo sono numerosi e riguardano la vita sociale, l’amministrazione dello stato, i cerimoniali religiosi, le arti e i mestieri, la vita quotidiana, l’abbigliamento, la gastronomia, l’oggettistica, la nomenclatura delle piante, la medicina e più in generale i modi di dire e quindi, almeno in certa misura, i modi di pensare. Si può conclusivamente affermare con Wagner che l’elemento catalano spagnolo è, naturalmente dopo il latino, di gran lunga il più importante del sardo.
– Il multilinguismo nella Sardegna del ‘500/’600
Sigismondo Arquer rappresenta emblematicamente ed esprime il multilinguismo presente in Sardegna nel ‘500/’600: occorre infatti ricordare che insieme all’Arquer nel Cinquecento in Sardegna scrittori come Antonio Lo Frasso, Girolamo Araolla, Pietro Delitala, utilizzano con intenti letterari una o più lingue delle almeno quattro comunemente usate. Arquer conosce il sardo e il catalano –che apprende in famiglia, da ricordare che l’Arquer era di origine spagnola- l’italiano che apprende e approfondisce a Pisa, il castigliano che impara in seguito, durante la lunga permanenza a corte in Spagna. Essa è la lingua ufficiale scritta, insieme al Latino, quest’ultima specie all’interno della Chiesa.
Ha dunque due lingue madri: il catalano e il sardo, appartenenti alla sfera dell’oralità, mentre il latino, italiano e castigliano vengono impiegati nella scrittura, con una diversità di funzioni: il castigliano che utilizzerà per scrivere “Passione” e altre brevi preghiere, finirà col diventare “la lingua para hablar con Dios” (la lingua per parlare con Dio), come diceva Carlo V; mentre il latino, che utilizzerà nell’Historia, sarà la lingua scritta che gli è più congeniale.
1. De Sardorum lingua [testo tratto da Sardiniae brevis istoria et descriptio di Sigsmondo Arquer a cura di Cenza Thermes, Gianni Trois editore, Cagliari 1987, pag. 29]
La lingua dei Sardi
Un tempo i Sardi ebbero una lingua propria, ma poiché nell’isola sopraggiunsero diversi popoli e la terra sarda fu dominio di signorie straniere, come quelle dei Latini, dei Pisani, dei Genovesi, degli Ispanici e degli Africani, la lingua ne rimase corrotta, sebbene tuttora vi si trovino moltissimi vocaboli che non esistono in nessun’altra lingua. Ci restano molte parole latine, soprattutto nei monti della Barbagia, dove gli imperatori romani stanziarono i loro presidi, come è detto nel libro II C. De officio prae. Afric.
Da quanto ho detto precedentemente, ne è derivato il fatto che i Sardi, nei diversi luoghi, parlano lingue tanto diverse, a seconda dei dominatori; ma fra di loro si intendono bene.
Nell’isola, due sono le lingue principali: una è quella usata nelle città, l’altra è quella usata fuori di esse. Infatti, nelle città si parla quasi dovunque la lingua spagnola, tarragonense o catalana, che gli abitanti hanno appreso dagli Spagnoli, che quasi sempre vi tengono i posti di comando; gli altri mantengono intatta la lingua sarda. Ecco, dunque, un esempio dell’una e dell’altra lingua, in una preghiera rivolta al Signore.
2. Il Padre nostro trilingue: in latino, catalano e sardo [testo tratto da Sardiniae brevis istoria et descriptio di Sigsmondo Arquer a cura di Cenza Thermes, Gianni Trois editore, Cagliari 1987, pag. 41]
Pater noster qui es in coelis sanctificetur nomen tuum. Adveniat
Pare nostre che ses en los cels sia santificat lo nom teu. Venga
Babu nostru sughale ses in sos cheius santu siada su nomine tuo. Bengiad
regnum tuum, fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra:
lo regne teu, fasase la voluntat tua axicom en lo cel i en la terra:
su rennu tuo, faciadsi sa voluntade tua comenti in chelo et in sa terra:
Panem nostrum quotidianum da nobis hodie, et dimitte nobis
lo pa nostre cotidià dona a nosaltres hui, i dexia a nosaltres
su pane nostru dogniedie dona a nosateros hoae, et lassa a nosateros
debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris, et ne
los deutes nostres, axicom i nosaltres dexiàm als deutors nostres, i no
is debitus nostrus, comente e nosateros lassaos a is debitores nostrus, e no
inducas in tentationem, sed libera nos a malo, quia tuum est
nos induescas en la tentatio, mas livra nos del mal perché teu es
nos portis in sa tentatione, impero libera nos de su male, poiteu tuo esti