Archivi giornalieri: 22 novembre 2012

Fornero

Fornero: l’Inps deve comunicare ed educare

Nell’intervenire alla presentazione del Bilancio sociale dell’Inps, il ministro Fornero ha sottolineato che  “C’è un’equità fra le generazioni – ha detto Fornero – che per troppo tempo è stata violata e sbilanciata a sfavore di quelle future. Questo bilanciamento è un fatto di civiltà”. Fornero ha detto anche che “migliorerà anche ‘l’adeguatezza” delle pensioni che verranno percepite grazie all’allungamento della vita lavorativa e come sia importante l’intervento fatto in direzione dell’adozione del sistema contributivo per tutti.

“Il compito dell’Inps e degli altri enti pubblici è quello di comunicare e educare per aumentare il grado di partecipazione cittadina alle politichee ha continuato: “E’ un’accusa che io faccio anche a me stessa e al mio governo perchè non abbiamo dato buona comunicazione, ad esempio, sulla pensione contributiva che è il cuore della riforma sulle pensioni molto contestata”.

Il sistema pensionistico è ”sostenibile” nel medio e nel lungo termine grazie alle nuove regole per l’accesso alla pensione.  Secondo il ministro non si possono alimentare nuove preoccupazioni dei cittadini anche di fronte all’incorporazione dell’Inpdap nell’Inps. ”La sostenibilità – ha detto – è data dalle regole e le regole ora sono sostenibili. E’ necessario adesso  praticare una “educazione al risparmio previdenziale all’interno del sistema pensionistico pubblico”. E ha aggiunto che c’è una correlazione “tra la riforma delle pensioni e il mercato del lavoro del quale non si hanno risultati imminenti e probabilmente neanche nei mesi a venire ma questa riforma si incastra con quella delle pensioni e va comunicata per farla accettare ai cittadini.

La riforma delle pensioni è severa e importante e “i cittadini avranno forse un po’ di rabbia e l’Inps doveva dare delle risposte al riguardo”. Rivolgendosi ai cittadini la Fornero parla di equità: “per troppo tempo ci sono stati sbilanciamenti a carico dei giovani, noi stiamo bilanciando tra le generazioni per contare sul sistema pensionistico.Sono consapevole della poca fiducia che i giovani hanno nei miei confronti ma loro – ha detto il ministro -“pensano al presente, al fatto che non trovano un lavoro, ma non guardano al futuro pensionistico”……

Bilancio sociale Inps

Bilancio sociale Inps: oltre la metà delle pensioni al di sotto dei 1.000 euro

Oltre metà dei pensionati ha un assegno mensile sotto i 1.000 euro: è quanto emerge dal bilancio sociale Inps, in cui si ricorda che, tradotto in cifre, si tratta di 7,2 milioni di persone. Nello specifico: il 17% dei pensionati può contare su un reddito sotto i 500 euro, il 35% tra 500 e 1.000 euro, il 24% tra i 1.000 e i 1.500 euro, appena il 2,9% oltre i 3mila.

A pesare di più sulle finanze delle famiglie c’è poi la diminuzione del potere d’acquisto, calato tra il 2008 e il 2011 del 3,8%. Secondo il bilancio Inps a fronte di un aumento del reddito lordo disponibile in termini monetari dell’1,9%, si è avuta una riduzione in termini reali dello 0,9%. Rispetto al 2007 la perdita di potere d’acquisto delle famiglie nel 2011 è stata del 5,2%.

Altro dato significativo della crisi che emerge dal bilancio è che le donne italiane tornano a fare le colf: dopo anni nei quali i lavori domestici erano stati sempre più appannaggio degli immigrati, infatti, la crisi economica ha riportato nelle case colf italiane.

Nel 2008 le domestiche e badanti di nazionalità italiana erano 119.936, cresciute negli anni della crisi fino a 134.037 nel 2009, 137.806 nel 2010 e 143.207 nel 2011 (23mila in più in tre anni, circa il 20%). La percentuale dei domestici italiani sul totale era del 22,6% nel 2008 (su un totale di 530.701), scesa al 18,6% nel 2009, quando i lavoratori domestici erano nel complesso 718.996 (con un aumento di oltre 188mila unità rispetto all’anno precedente). La percentuale dei lavoratori italiani nel settore è cresciuta nel 2010, arrivando al 19,1% (137.806 su 721.316) e ancora di più nel 2011, arrivando al 20,5% (143.207 su 698.957).

I lavoratori del settore privato iscritti all’Inps erano nel 2011 19.058.215, con un aumento dello 0,6% sul 2010: i dipendenti sono 12.874.933 (+0,5% sul 2010) e gli autonomi (coltivatori diretti, artigiani e commercianti) sono 4.420.878 (+0,3%). I parasubordinati che contribuiscono effettivamente sono 1.741.000 (+1,9%). Se si guarda alle qualifiche nel biennio 2009-2011 c’è un crollo per gli apprendisti (-14,6%), che con appena 488.062 persone nel 2011 rappresentano il 3,9% dei dipendenti.

Brusca frenata, nel 2011, per le nuove domande di pensioni di vecchiaia e anzianità, che raggiungono il minimo storico (quota 360.335) per effetto del blocco seguito all`introduzione della “finestra mobile”. Infatti, fino al 2010, “poteva accedere alla pensione anche una quota di lavoratori che maturavano i requisiti di età e contribuzione nello stesso anno della decorrenza”, spiega l’Inps.
 
Diversamente, dal primo gennaio 2011, nessun lavoratore ha più avuto la possibilità di accedere alla pensione nello stesso anno di raggiungimento dei requisiti selettivi, dal momento che la “finestra mobile” ha previsto un differimento della decorrenza di dodici mesi o diciotto mesi. Questa “diversità di contesto normativo ha determinato, nell`anno 2011, l`assenza di una quota consistente di aspiranti alla pensione, la conseguente contrazione dei trattamenti liquidati e, soprattutto, il minimo storico delle nuove domande di Vecchiaia e Anzianità”

Immigrati

Gli immigrati e il made in Italy

Made in Italy, marchio che vale ancora molto quando si parla di alimentare, ma a farlo in realtà sono sempre più spesso lavoratrici e lavoratori immigrati. Sono 300mila secondo Coldiretti, che ha rielaborato i dati Caritas, a lavorare nelle campagne italiane. E nel 2020 aumenteranno del 45% rispetto al 2010.

L’apporto del lavoro straniero resta dunque determinante in agricoltura e – sottolinea la Coldiretti – rappresenta ben il 23 per cento del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende. I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura – precisa la Coldiretti – hanno una età media di 36 anni e per il 71 per cento sono di sesso maschile.

Sono ben 172 le diverse le nazionalità anche se a prevalere – continua la Coldiretti – sono nell’ordine Romania (113.543), India (24.823), Marocco (24.519), Albania (23.982), Polonia (22.601), Bulgaria (15.242), Tunisia (12.027), Slovacchia (11.551), Macedonia (10.254), Moldavia (5.422), Senegal (5.193) e Ucraina (4.756).

“I lavoratori stranieri – conclude la Coldiretti – contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese su un territorio dove va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il loro lavoro e gettano un’ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale”.