Archivi giornalieri: 3 novembre 2012

Processo Marlane

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Processo Marlane -Rischio prescrizione

 

“Sollecitiamo il ministro della Giustizia Paola Severino a porre in essere ogni iniziativa utile ad evitare che un processo importante come quello sulla Marlane di Praia a Mare possa terminare in un nulla di fatto”.

Lo afferma Antonio Boccuzzi, deputato del Pd e componente della Commissione Lavoro, che ha presentato, a tale proposito, un’interrogazione assieme al deputato Franco Laratta.

”I cittadini che hanno contratto patologie gravissime – prosegue – a causa delle scorie tossiche, aspettano giustizia; per questo è necessario fare di tutto perchè reati di questa gravità non rimangano impuniti. Il processo per l’inquinamento della azienda tessile è iniziato il 19 aprile del 2011 e dopo numerosi rinvii per motivi procedurali si è arrivati all’inizio dell’istruttoria dibattimentale soltanto il 28 settembre del 2012. Nella stessa udienza il Collegio ha emesso una ordinanza con la quale formulava il calendario per due udienze al mese.

Nel corso del processo dovranno essere ascoltati 1.309 tra testimoni e tecnici consulenti. Considerando  che nella migliore delle ipotesi è possibile ascoltare 5 testi ad udienza, per due udienze al mese, il processo potrà durare per più di dieci anni con inevitabile estinzione dei reati per prescrizione”.

”Chiediamo dunque al ministro Severino – conclude Boccuzzi – di scongiurare che il processo non arrivi a sentenza”

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Rapporto Caritas Migrantes – Sistema accoglienza fragile

 

E’ fragile il sistema italiano di accoglienza dei profughi e richiedenti asilo: lo denuncia il Dossier Statistico Immigrazione 2012 di Caritas e Migrantes, presentato oggi, che ricorda come l’Italia sia una terra d’asilo, visto che dal dopoguerra a oggi le domande di accoglienza al nostro Paese sono state piu’ di mezzo milione.

Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall’Europa dell’Est e dal martoriato continente africano; quasi un terzo (30%) delle richieste prese in esame (24.150) e’ stato definito positivamente. 

In Italia – informa il dossier – per far fronte alle esigenze di accoglienza, si dispone di 3 mila posti che fanno capo al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) in collaborazione con Enti locali, Regioni e mondo sociale, e di 2 mila posti assicurati dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), mentre è di altri 3 mila posti la capienza dei Centri di accoglienza per immigrati. Oltre a questa rete di servizi già esistente, le Regioni – con il coordinamento della Protezione Civile – hanno dichiarato la disponibilità di altri 50 mila posti, di cui la metà è stata effettivamente utilizzata per accogliere le persone in fuga dal Nord Africa, che sono state in tutto circa 60 mila tra Tunisia e Libia.

Manca dunque, sottolinea il rapporto, un sistema unificato e stabile, basato sul coordinamento di tutte le strutture coinvolte, anche per riuscire a garantire una maggiore attenzione alle categorie piu’ vulnerabili, a partire dai minori. In effetti, nel 2011, dice il dossier, ben 7.431 persone (numero peraltro sottostimato) sono rimaste in lista d’attesa per accedere allo Sprar e poter fruire cosi’ di un percorso di accoglienza.

 Gli immigrati, dice il rapporto, sono concentrati nelle fasce piu’ basse del mercato del lavoro: mentre fra gli italiani, ad esempio, gli operai sono il 40%, la quota sale all’83% fra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari. Inoltre, essi sono piu’ esposti al rischio di infortuni: tra gli stranieri, in controtendenza rispetto all’andamento generale, gli infortuni sono cresciuti raggiungendo un’incidenza media del 15,9% sugli infortuni complessivi (15% nel 2010). Sono oltre un milione, poi, gli stranieri iscritti ai sindacati.

La categoria piu’ numerosa è quella dei collaboratori familiari (poco piu’ di 750 mila quelli iscritti all’Inps).

Infine, gli introiti che gli immigrati assicurano alle casse pubbliche sono più elevati rispetto a quanto si spende per loro: il bilancio tra costi e benefici, per le casse dello Stato, derivanti dal lavoro degli immigrati, secondo le stime del dossier è  positivo per 1,7 miliardi di euro.