Archivi giornalieri: 10 novembre 2012

Convenzioni Italia-Marocco

 Convenzioni Italia-Marocco: occasioni da non perdere

 Seminario promosso da Inca per consolidare un legame su lavoro, previdenza e integrazione

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“La comunità marocchina è tra le più numerose e importanti presenti nel nostro paese, soprattutto  nelle regioni settentrionali. L’Inca, nella sua azione di tutela individuale, fin dalle primissime operazioni di sanatoria del 1986, ha da sempre accompagnato questi lavoratori nel percorso per il riconoscimento di  regolari  titoli di soggiorno, considerando questo tipo di attività un’asse strategico della propria missione.” La presidente Inca, Morena Piccinini, nella relazione introduttiva al seminario “Italia-Marocco: un legame consolidato su previdenza, lavoro e integrazione,  richiamando l’attenzione sulla mancata ratifica delle convenzioni bilaterali, vuole sottolineare l’impegno del patronato della Cgil sulla questione immigrazione. 
 
“Anche quest’anno – precisa – i nostri uffici si sono impegnati per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri, pur esprimendo un giudizio negativo sui criteri restrittivi del decreto che, dal punto di vista quantitativo, hanno ridotto in modo consistente l’impatto sociale. Non abbiamo esitato a definire quest’ultima sanatoria una vera e propria occasione mancata per far emergere il lavoro sommerso, la cui piaga è ancora molto estesa tra gli immigrati. “

“Ciononostante,  i quattro patronati principali di Cgil, Cisl Uil e Acli, aderenti al Ce.pa, hanno inoltrato il 39 per cento del totale delle domande, di cui il 46 per cento è stato patrocinato dalla sola Inca. Tra gli stranieri che hanno scelto di rivolgersi ai nostri uffici i lavoratori del Marocco sono stati quelli più numerosi: nel 2012, ad anno non ancora concluso, circa 80 mila, con un incremento di oltre 10 mila rispetto all’anno precedente.”

“Tutto ciò conferma – osserva Piccinini – il ruolo sociale prezioso che abbiamo svolto per sollecitare un cambiamento radicale delle politiche sull’immigrazione vigenti nel nostro paese, improntate più sull’esclusione, piuttosto che sull’inclusione. E la legge Bossi-Fini ne rappresenta l’emblema, insieme alla mancata ratifica delle convenzioni bilaterali con i diversi paesi da cui giungono i lavoratori stranieri. Con il Marocco, in particolare, nonostante si fosse raggiunto un accordo, il governo italiano non lo ha mai voluto ratificare. “

“Se ci fosse una reale volontà politica di aggredire con la giusta determinazione ed efficacia il fenomeno del lavoro sommerso – avverte la Presidente -, basterebbe superare la logica delle sanatorie temporali, prevedendo  un provvedimento più equo e allargato, in grado di garantire l’effettiva regolarizzazione di tutti coloro che lavorano nel nostro paese, con il conseguente riconoscimento  dei diritti previdenziali e assistenziali, senza fare alcuna distinzione tra quelli degli italiani e degli stranieri.”

“L’impegno dell’Inca  – spiega la presidente – è di favorire questo nuovo processo agendo anche negli ambiti ancora inesplorati, dagli infortuni troppo spesso non denunciati, alle malattie professionali, quasi totalmente ignorate; dal diritto alla pensione, ancora un privilegio per pochissimi, ai sussidi al reddito. Sono materie sulle quali c’è ancora poca consapevolezza tra i lavoratori. E ciò avviene non soltanto in Italia, ma anche nel resto d’Europa, dove i livelli di conoscenza della normativa comunitaria su pensioni, tutela del lavoro e sanità, sono profondamente bassi.”
 
“Non conoscere significa soprattutto non poter rivendicare un diritto – avverte Piccinini -. Il nostro paese incamera ogni anno i contributi previdenziali di ogni lavoratore straniero, senza prendersi l’impegno a riconoscere loro alcun diritto pensionistico. Questi soldi restano in giacenza nelle casse dell’Inps e nulla si è fatto e si fa per impedirlo. Per questi lavoratori vale la regola che devono acquisire un diritto autonomo a pensione in Italia, perché manca un coordinamento normativo con il paese di origine. Non possono sommare i contributi versati in aree geografiche diverse, e questo impedisce loro di valorizzare il patrimonio di tutti i versamenti effettuati. “

“Una ingiustizia che va sanata – conclude la Presidente -, così come, del resto, l’Italia lo ha già fatto nel passato, quando era un paese a forte emigrazione,  nei riguardi dei tanti connazionali che oggi vivono in diversi continenti, formando anche importanti comunità.”

“Con il Regno del Marocco – conclude – c’è bisogno di rilanciare la necessità che si  completi l’iter di ratifica della convenzione bilaterale. Sarebbe un segnale per far valere un principio di giustizia sociale e di rispetto verso persone che contribuiscono con il loro lavoro alla ricchezza del nostro Paese.” 

09/11/2012 13.10