Archivi giornalieri: 13 novembre 2012

Giovani europei in piazza

I giovani di tutta Europa domani in piazza

Youths of Europe rise up€, €œgiovani d’Europa alzatevi€. Con questo slogan i giovani dei sindacati europei hanno lanciato un appello comune per lo sciopero e le mobilitazioni che si terranno domani in tutto il vecchio continente in occasione della giornata di mobilitazione indetta dalla Ces (la confederazione europea dei sindacati) €œper il lavoro e la solidarietà  contro l’€™austerità€.

I giovani in tutta Europa, si legge nell’appello, €œstanno pagando il prezzo più alto della crisi economica€, con un livello di disoccupazione giovanile che ha raggiunto €œlivelli inaccettabili€. Da qui l’invito alla mobilitazione per sostenere misure alternative alle politiche europee di austerità: la tassazione delle transazioni finanziarie, gli investimenti in sviluppo e ricerca, la tassazione progressiva, la lotta alla corruzione e all’€™evasione fiscale, la lotta alla precarietà  e l’€™approvazione di una Garanzia per i Giovani per dare una risposta alla disoccupazione giovanile sono solo alcune delle molte misure alternative possibili per segnare un cambiamento di rotta”.

Anche i giovani della Cgil, tra i promotori dell’appello, saranno nelle cento piazze italiane coinvolte per lo sciopero generale indetto dalla confederazione di corso d’Italia. €œIl nostro Paese – afferma la responsabile Politiche giovanili del sindacato, Ilaria Lani – è il primo della classe nell’eseguire i compiti della Bce ma l’ultimo nell’adeguarsi ai parametri europei rispetto agli standard sociali e in particolare alle politiche di welfare per i giovani. L’aggravarsi della condizione giovanile nel nostro Paese conferma purtroppo che la riforma del lavoro è del tutto inefficace, servono misure urgenti e concrete€.

Anche in Italia, come in Europa, esistono alternative: €œChiediamo al Governo da subito – dice Lani – risorse per garantire ammortizzatori sociali ai precari che perdono il lavoro; un vero contrasto alla precarietà , anche attraverso incentivi per l’occupazione stabile; interventi per sostenere i giovani nella ricerca di un impiego così come accade in tutta Europa€. Per una generazione cresciuta nel mito dell’Europa, quest’ultima ha ancora un valore: saremo in piazza – conclude Lani – perchè la nostra generazione è cresciuta sotto le stelle dell’Europa, abbiamo sempre immaginato però un’Europa capace di puntare sulla qualità  e la sostenibilità  dello sviluppo e sul benessere dei cittadini. Così come recita il nostro slogan: “Non vogliamo certo l’Europa dell’austerità, ma un Europa con tutte le stelle”€.

Redditi da lavoro

L.stabilità: Cgil, inaccettabile assenza misure per redditi da lavoro

€œE’ inaccettabile che, per come sta prendendo forma la legge di stabilità, non ci sia nulla per quanto riguarda l’insostenibile peso del fisco sui redditi da lavoro mentre si guarda alle imprese con l’operazione sull’Irap€. E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, circa l’iter parlamentare della legge di stabilità .

Nel merito, osserva il dirigente sindacale, è di sicuro un punto positivo che siano stati eliminati quegli interventi, di tetto o di franchigia, per quanto riguarda in generale il capitolo deduzioni e detrazioni fiscali. Ma – prosegue Barbi – a quanto pare rimarrebbero due questioni critiche: una è il superamento della riduzione dell’Irpef, che aveva il torto di dare uno stesso risparmio fiscale a tutti i redditi, anche ai più ricchi, per un intervento sulle detrazioni Irpef per i figli a carico e soprattutto per il taglio dell’Irap€.

Barbi denuncia come €œnon si sia andati verso una riduzione fiscale verso il lavoro e i redditi da lavoro, come da noi richiesto: si aumentano le detrazioni per i figli ma ai lavoratori che non ne hanno non si dà  nulla. E’ inaccettabile che non ci sia nulla per i redditi da lavoro nella legge di stabilità€. Inoltre, aggiunge il segretario confederale Cgil, secondo punto critico, €œnon va bene che sia rimasto l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento. C’erano e ci sono tutt’ora misure alternative, a partire dal portare il prelievo sulle rendite finanziarie almeno al livello europeo visto che oggi quello italiano è il più basso tra i paesi europei. Temiamo – conclude Barbi – che non si sia voluto fare per un esplicito veto europeo che ha motivi squisitamente politici e non contabilità€.

Tassare i redditi alti

Spi Cgil: per gli esodati, tassare i redditi alti

”La soluzione del problema degli esodati non puo’ essere scaricata solo ed esclusivamente sui pensionati ma deve coinvolgere tutti i cittadini ed e’ per questo che c’e’ bisogno di una tassa di scopo per tutti i redditi sopra i 100mila euro e che comprenda anche i vitalizi dei parlamentari”.

Lo dichiara il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone in una nota.  ”Basterebbe -ha continuato Cantone- tassare questi redditi dell’1% per un solo anno e si avrebbero a disposizione 600mln di euro. Intervenendo sulla rivalutazione delle pensioni sei volte oltre la soglia minima si ottengono invece solo 270mln, che diventano 550mln per effetto di un iniquo trascinamento fino al 2020 di questa penalizzazione”.

 ”Se non si fa così – ha concluso il Segretario generale dello Spi-Cgil – i pensionati continueranno a pagare e gli esodati avranno una risoluzione parziale mentre le grandi rendite continueranno ad essere intoccabili”.

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Sindacati europei

14 novembre: la prima mobilitazione dei sindacati europei

La prima volta della CES, la Confederazione europea dei sindacati. Si potrebbe vedere anche così la mobilitazione indetta dalla CES per mercoledì 14 novembre in quasi tutti i paesi dell’Unione europea. Per la prima volta il comitato esecutivo della Confederazione europea, su sollecitazione di alcuni paesi tra cui l’Italia, ha deciso di organizzare manifestazioni in tutti i paesi e non (come è successo finora) manifestazioni simboliche a Bruxelles o in qualche altra città sede di vertici istituzionali. Contro la politica di austerità che sta portando tutto il continente europeo al declino e per il sostegno al lavoro (contro una disoccupazione che ha raggiunto tetti record), questa volta tutti i sindacati nazionali sono mobilitati per organizzare iniziative specifiche nei loro Paesi e in quattro di questi si è anche deciso di scioperare. Mentre infatti in tutte le nazioni dell’Unione ci si mobiliterà con presidi, manifestazioni, cortei o convegni al chiuso, in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia si sciopererà.
 
Numerosi dirigenti sindacali di altri Paesi europei prenderanno parte alle manifestazioni in diverse città italiane. Queste presenze renderanno ancora più evidente la portata continentale dell’iniziativa di mobilitazione decisa dalla CES per il 14 novembre, la risposta coordinata su scala europea alle fallimentari politiche di austerità e di rigore che stanno affossando le speranze di fuoriuscita dalla crisi, la necessità di puntare sul lavoro e sulle proposte dei sindacati per tracciare la strada verso un’altra Europa, più giusta e democratica.
 
Per la CGIL “la partecipazione di tanti dirigenti sindacali di altri Paesi alle nostre iniziative dimostra anche come sia stata condivisa ed apprezzata la scelta della CGIL di tradurre in sciopero generale la proposta di mobilitazione europea (unitariamente approvata a Bruxelles da tutti i sindacati italiani), non limitandola ad azioni simboliche e di pura testimonianza. Al contrario – prosegue – nello spirito della decisione assunta dalla CES, il 14 novembre dovrà essere l’avvio di una lotta europea di portata ampia e di lunga durata, in grado di cambiare concretamente l’agenda dei governi nazionali – a partire da quello italiano – e delle istituzioni comunitarie”.
 
Per avere maggiori informazioni sullo sciopero:http://www.cgil.it/HtmlViewer.aspx?ID=*Sciopero.Generale.14nov2012&master=1

Esodati

Esodati: problema ancora aperto

“Una risposta molto parziale, un passo in più ma non che risolve di certo il problema perché non assume il principio che il diritto deve essere definito ed uguale per tutti”. E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, in merito al nuovo emendamento alla legge di stabilità che garantirebbe una copertura adeguata in favore degli esodati.

Secondo la dirigente sindacale “è positivo che la battaglia parlamentare abbia prodotto l’inclusione nelle salvaguardie dei lavoratori con mobilità in deroga e degli accordi firmati in sede territoriale, così come che si siano allungati i tempi per la cessazione effettiva del rapporto di lavoro di alcune tipologie di esodati, anche se la data del 31 giugno 2012 lascia scoperti, ad esempio, i dipendenti della ex Ibm”. Ma, osserva Lamonica, “rimane aperto il problema di coloro che perfezionano i requisiti dopo il 2014 e duole particolarmente l’esclusione dei lavoratori licenziati per fallimenti, e similari, che sono proprio le persone più in difficoltà”.

Il segretario confederale Cgil afferma inoltre che “come sempre gli interventi della Ragioneria si caratterizzano per l’assoluta mancanza di ogni sensibilità sociale. Resta da capire bene poi il nodo delle risorse: sembra esserci uno stanziamento, per altro piccolo, per la copertura previdenziale dei soggetti individuati. Il famoso Fondo, da alimentare con i risparmi delle risorse già stanziate, ha poi una generica destinazione di ‘intervento in favore’, richiamando così il fondo di natura assistenziale previsto originariamente dal governo. Se così fosse si produrrebbe ancora la logica dei due pesi e due misure, determinando un trattamento diverso per condizioni uguali, spostando risparmi previdenziali su assistenza e, come al solito, consegnando al futuro la soluzione di problemi creati oggi”, conclude Lamonica. 

TFR

Trattamenti fine servizio nel pubblico impiego

Tra le modifiche più significative introdotte dalla legge n. 122/10 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica), vanno sicuramente annoverate quelle che stabiliscono per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni il pagamento in forma rateizzata dei trattamenti di fine servizio (tfs) e di fine rapporto (tfr) di importo elevato ed una nuova modalità di calcolo dei tfs per le anzianità contributive maturate a decorrere dal 2011.

La modifica normativa non aveva  sancito il passaggio di sistema dal tfs al tfr, ma si era limitata ad introdurre  una  diversa modalità di computo dei tfs, il cui profilo giuridico restava comunque immodificato. Pertanto, trattandosi di tfs, ancorché modificato nel computo, e non già di tfr continuava ad essere operante la trattenuta contributiva (2,5%) a carico del dipendente.

Da un’impropria lettura della legge (passaggio di sistema da tfs a tfr), alcune sigle sindacali avevano avviato iniziative con le quali si diffidavano gli enti datori di lavoro a non operare la trattenuta del 2,5% a carico del personale. Nel contempo, da parte di alcuni magistrati ordinari erano stati avanzati rilievi di costituzionalità in ordine all’applicazione nei loro confronti di alcune misure economiche previste nella legge n. 122/10, tra le quali quella del mantenimento del prelievo contributivo del 2,5%.

La sentenza n. 223/12 della Corte Costituzionale nell’accogliere in toto le doglianze dei promotori dell’azione giudiziaria ha dichiarato incostituzionale  il comma della legge nella parte in cui non esclude l’applicazione della rivalsa del 2,5% a carico dei dipendenti.

Con l’abrogazione del comma 10 dell’art. 12 della legge n. 122/10, operata dal  decreto-legge n. 185/12, viene ora ripristinato l’originario quadro normativo in tema di calcolo dei tfs, sgombrando così il campo da ogni fraintendimento circa la natura giuridica delle prestazioni, con particolare riferimento alle obbligazioni contributive che continuano ad essere dovute dai lavoratori.  Pertanto, tutti i procedimenti pendenti aventi per oggetto la restituzione  del contributo del 2,5% si estinguono di diritto e tutte le sentenze emesse, salvo quelle passate in giudicato, restano prive di effetto.

Per quanto riguarda le prestazioni nel frattempo liquidate in base al comma 10 dell’art 12 della legge n. 122/10, il decreto-legge n. 185/12 stabilisce che verranno rideterminate d’ufficio entro un anno dalla sua entrata in vigore (31 ottobre 2012) ai sensi della disciplina vigente prima dell’entrata in vigore della legge n.122/10, senza operare alcun recupero nel caso di importi corrisposti in eccedenza.

Esodati

avoratori salvaguardati

Entro il 21.11.2012,  devono presentare domanda alle Direzioni territoriali del lavoro,  le seguenti categorie di lavoratori:

1. i dipendenti pubblici in esonero dal servizio (art. 72, legge n. 133/2008), con provvedimento emanato prima del 4.12.2011;

2. i lavoratori in congedo straordinario alla data del 31.10.2011 per assistere figli con disabilità grave che maturano i 40 anni di anzianità contributiva entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo;

3. i lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31.12.2011, in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, che maturano la decorrenza della pensione entro il 6.12.2013;

4. i lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 31.12.2011, in ragione di accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale, che maturano la decorrenza della pensione entro il 6.12.2013.

Mentre per le altre categorie di lavoratori interessati alle deroghe (mobilità, prosecutori volontari, titolari di assegno straordinario dei fondi di solidarietà di settore) non sono previsti termini tassativi per l’inserimento nelle c.d. liste “65.000 Salvaguardati”, per i succitati lavoratori, invece, il DM del 1° giugno 2012 e la circolare del Ministero del Lavoro n. 19 del 31.7.2012 hanno previsto l’obbligo di presentare tassativamente entro e non oltre il 21 novembre 2012 domanda alla DTL competente.

Gli uffici dell’Inca Cgil sono a disposizione dei lavoratori e delle lavoratrici interessati per fornire tutte le informazioni e provvedere alla verifica e della posizione assicurativa di ognuno