Archivi giornalieri: 16 gennaio 2023

Perché non possiamo dire che l’Italia ha completato tutte le scadenze Ue del Pnrr #OpenPNRR

Perché non possiamo dire che l’Italia ha completato tutte le scadenze Ue del Pnrr #OpenPNRR

Il governo sostiene di aver raggiunto gli interventi richiesti dal Pnrr per la fine del 2022. Ma in diversi casi i criteri definiti per il loro completamento non risultano soddisfatti. Una situazione poco trasparente, che ora starà all’Ue valutare.

 

Il 30 dicembre l’Italia ha inviato a Bruxelles la richiesta per ricevere la terza tranche di risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Ogni sei mesi la commissione europea controlla che i paesi abbiano conseguito le scadenze europee previste. In caso di verifica positiva, vengono inviati i finanziamenti. Vai a “Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri”

Ma sono stati davvero completati tutti i target e milestone previsti? Dalla nostra attività di monitoraggio sembrerebbe di no.

14 su 55 le scadenze europee che al 4 gennaio 2023 risultano ancora non completate, sul totale di quelle previste per il secondo semestre del 2022.

L’incompletezza di molte di queste scadenze può essere spiegata da motivi legati alle tempistiche burocratiche e amministrative e ai loro difetti. È il caso per esempio dell’assenza di decreti in gazzetta ufficiale o della mancata adozione di decreti attuativi. Evidenze che, va sottolineato, sono comunque gravi perché bloccano l’entrata in vigore e l’attuazione degli interventi previsti.

Ma ancora più grave è il caso di quelle scadenze che richiedevano l’effettiva realizzazione di infrastrutture o interventi. E che non abbiamo considerato conseguite perché non è accessibile alcun documento che dimostri l’avvenuta esecuzione delle azioni previste. In particolare parliamo dei seguenti interventi:

I meccanismi di verifica per il conseguimento delle scadenze

Facciamo un passo indietro: più di un anno fa, a dicembre 2021, l’Italia ha sottoscritto con la commissione europea un accordo operativo (operational agreement). Tale documento – necessario per avviare i processi di richiesta e rilascio dei fondi Pnrr – riporta per ciascuna scadenza europea del piano, i requisiti necessari a dichiararne il completamento. È proprio in base a questi meccanismi di verifica, che la commissione dovrebbe accertare la realizzazione o meno degli interventi in agenda.

Anche il nostro monitoraggio si basa sui meccanismi di verifica.

Sulla nostra piattaforma OpenPNRR, sono disponibili gli stati di avanzamento aggiornati per tutte le scadenze del piano. Un’attività di monitoraggio costante, che si basa proprio sui meccanismi di verifica. Per capire se una scadenza è stata completata infatti, cerchiamo tra diverse e numerose fonti ufficiali – atti, documenti o relazioni – che diano riscontro di ciò che i meccanismi richiedono. Solo in caso di verifica positiva, consideriamo l’intervento conseguito. In caso contrario, a seconda dei riferimenti trovati, assegnamo agli interventi altri stati di avanzamento intermedi (da avviare, in corso, a buon punto).

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

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Milestone e target che non possiamo considerare completati

Nella tabella che segue, abbiamo riassunto le scadenze europee del Pnrr che erano previste per il terzo e quarto trimestre del 2022 ma che, in base al loro meccanismo di verifica, non possono essere considerate completate. Tra queste, anche i 4 interventi che abbiamo evidenziato in precedenza.

Nonostante tali evidenze, il governo Meloni sostiene di aver conseguito tutti gli interventi e ha inviato alla commissione europea la richiesta di ulteriori risorse.

21,8 miliardi € i fondi Pnrr che l’Italia dovrebbe ricevere dalla terza tranche. Di questi sono già stati anticipati ad agosto 2,8 miliardi.

A questo punto sta a Bruxelles verificare il conseguimento di tutti i target e milestone previsti e, in caso di esito positivo, procedere con il rilascio delle risorse.

La verifica di Bruxelles e la sua valenza politica

Abbiamo visto che sono ben 14 le scadenze che non soddisfano i meccanismi di verifica e che quindi non dovrebbero essere considerate completate.

Il processo di verifica da parte della commissione è più politico che tecnico.

Anche durante il governo Draghi, avevamo segnalato situazioni di incertezza rispetto al conseguimento degli interventi previsti. Sia in corrispondenza della prima richiesta di finanziamenti a Bruxelles, a fine dicembre 2021, sia per la seconda a fine giugno 2022. Tuttavia, in entrambi i casi, l’Ue aveva giudicato positivamente il raggiungimento delle scadenze europee da parte dell’Italia. E aveva quindi approvato il rilascio delle risorse previste per la prima e la seconda rata, senza segnalazioni o richiami particolari.

In questo senso va sottolineato che l’ultima parola sull’invio dei fondi Pnrr agli stati membri spetta alla commissione europea, il che rende tale decisione prettamente politica. Il comitato economico e finanziario infatti, coinvolto nel processo di verifica delle scadenze, fornisce solo un parere tecnico. E per quanto sicuramente incida sulle scelte dell’organo esecutivo dell’Ue, non è vincolante. Possiamo dire che finora la commissione ha valutato con una certa flessibilità l’operato dell’Italia sul Pnrr. Ma sarà necessario aspettare l’esito di questa ultima verifica – la prima richiesta dal governo Meloni – per capire se Bruxelles manterrà questa linea.

Infine, al di là delle questioni politiche e relazionali tra la commissione e l’esecutivo del nostro paese, va sottolineato almeno un altro aspetto che sicuramente incide sui processi di valutazione dell’Ue.

191,5 miliardi € le risorse del Pnrr destinati all’Italia, divise tra sovvenzioni e prestiti.

Si tratta della cifra più alta tra quelle assegnate ai diversi stati membri. Un segnale dell’intenzione precisa da parte di Bruxelles di utilizzare il Next generation Eu per investire in modo particolare sulla ripresa dell’Italia. Va da sé che se il Pnrr dovesse riscontrare problemi o battute d’arresto nel nostro paese, le conseguenze potrebbero essere negative anche sulla buona riuscita del progetto europeo nel suo complesso.

Si riduce ancora la trasparenza

Al di là di come la commissione valuterà la richiesta del governo Meloni, c’è un’ultima questione cruciale da evidenziare rispetto allo stato di attuazione del piano. Ed è la sempre più grave mancanza di trasparenza.

Il cambio di governo ha comportato dei passi indietro in termini di trasparenza.

Monitorare la realizzazione del Pnrr da fonti ufficiali continua infatti a essere complicato. E non solo per le gravi mancanze della piattaforma Italia domani e altre che abbiamo raccontato e ribadito in diverse occasioni.

Anche i siti dei singoli ministeri presentano enormi criticità. Innanzitutto, vengono aggiornati solo periodicamente, alla fine di un semestre per esempio, o nemmeno. Basti pensare che nella sezione dedicata al Pnrr sul sito web del ministero delle infrastrutture, gli ultimi aggiornamenti risalgono a ottobre 2022. Tanto che risulta ancora in evidenza la denominazione che il dicastero aveva assunto durante il governo Draghi: ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile (Mims).

Ma ancora più grave è l’ambiguità delle informazioni, anche laddove sono disponibili. Spesso infatti non si trovano riferimenti chiari allo stato di attuazione di una scadenza – esempio emblematico su questo è il sito del ministero dell’economia – né espliciti su quali sia la milestone o il target interessato da un determinato intervento. Basti prendere come esempio questo comunicato stampa del dipartimento per la trasformazione digitale. O ancora, come abbiamo visto anche in precedenza, le uniche comunicazioni riguardo il conseguimento di una scadenza non allegano documenti o atti che ne diano prova – come questo comunicato del ministero dell’ambiente.

A chiudere il quadro infine, va sottolineato che il governo Meloni ha disatteso l’impegno di presentare entro l’anno la seconda relazione al parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr.

In conclusione, la realizzazione del piano nazionale di ripresa e resilienza continua a presentare lacune e ambiguità che rendono difficile e in alcuni casi impossibile portare avanti attività di monitoraggio. E nell’anno che abbiamo davanti, in cui prenderà il via la fase di messa a terra concreta per molti progetti, i rischi legati alla mancanza di trasparenza saranno ancora più seri.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: palazzo Chigi – Licenza

 

Cessione del quinto: nuova procedura per il trasferimento su pensione

Cessione del quinto: nuova procedura per il trasferimento su pensione

L’articolo 43, d.p.r. 5 gennaio 1950, n. 180 disciplina il trasferimento sulla pensione delle cessioni del quinto dallo stipendio. In caso di pensionamento dell’interessato prima dell’estinzione del prestito, la cessione dallo stipendio viene trasferita in automatico sulla pensione.

Con il messaggio 13 gennaio 2023, n. 244, l’INPS fornisce chiarimenti sulla migrazione progressiva dei piani di ammortamento relativi al trasferimento sulla pensione delle cessioni da stipendio verso la nuova procedura “Quote Quinto”.

Il messaggio fornisce i dettagli e indica le modalità e le differenze previste dalla procedura per la migrazione dei piani di cessione del quinto della pensione della gestione pubblica e della gestione privata.

San Marcello I

 

San Marcello I


Nome: San Marcello I
Titolo: Papa
Nascita: III secolo , Roma
Morte: 16 gennaio 309, Roma
Ricorrenza: 16 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettore:
cavalli
Nei primi tre secoli del Cristianesimo, non tutte le persecuzioni furono uguali. Da Nerone a Diocleziano, fu un alto e basso, un incrudelire e un blandire. Qualche Imperatore, come Decio, mirò più a fare apostati, cioè rinnegati, che Martiri, cioè « testimoni ».

L’ultima persecuzione, prima che Costantino accogliesse come insegna la Croce, fu quella del vecchio Diocleziano, e fu la più lunga e cruda. Ebbe inizio nel 303. Distrutte le chiese, bruciati i libri sacri, i Cristiani che si rifiutavano di sacrificare agli dèi erano considerati peggio di schiavi, I nobili, se cristiani, perdevano i loro titoli; gli ufficiali, i loro gradi; i funzionari, i loro uffici; i mercanti, i loro averi.

Ma a queste persecuzioni morali si aggiunsero presto anche quelle materiali. Accusati d’aver bruciato il Palazzo imperiale i Cristiani vennero arsi, affogati, decapitati, crocifissi, sbranati. Città intere restarono spopolate; l’esercito decimato.

Dinanzi a questo vero e proprio « terrore », molti Cristiani cedettero: abiurarono e apostatarono. Non tutti furono capaci di reggere, specialmente alla persecuzione civile, e per conservare, non tanto la loro vita, quanto la loro dignità, i loro gradi, i loro uffici, i loro averi, caddero nell’apostasia.

Vennero chiamati lapsi, cioè caduti; e relapsi quando erano ricaduti più di una volta nell’apostasia.

Per questi suoi figli infelici, la Chiesa devastata, smembrata, prese il lutto, e alla morte del Papa Marcellino si ebbe un lungo periodo di vacanza della sede apostolica.

In questo momento difficilissimo, anzi, addirittura tragico, s’alzò la figura di San Marcello, presbiterocapo della Chiesa Romana. Nei calendari e negli elenchi dei Pontefici, gli viene dato il titolo di Papa, trentunesimo della serie Apostolica. Ma forse egli non fu Papa, ma soltanto « Presbiterocapo », cioè primo tra i sacerdoti romani.

In ogni modo, il suo pontificato ebbe inizio quattr’anni dopo la morte del suo predecessore, e fu di breve durata. La Chiesa, dopo la persecuzione e l’assenza di un capo, mostrava le piaghe dell’infedeltà e le cicatrici del tradimento. San Marcello fu severo coi lapsi, ai quali impose gravi penitenze; severissimo coi relapsi. Duro con coloro i quali, addirittura, avevano formato una specie di partito « lassista », che tentava di giustificare, se non addirittura difendere, l’operato dei cristiani rinnegati.

E la durezza di San Marcello era santa e salutare, perché se i deboli possono destare pietà, i traditori compiaciuti e i protervi non possono suscitare che la riprovazione e la condanna.

Con la morte di Diocleziano e la successione di Massenzio, che doveva essere poi l’avversario sconfitto da Costantino, la persecuzione parve placarsi. La Chiesa romana si riorganizzò sotto la guida inflessibile di San Marcello, finché anche l’Imperatore Massenzio, insospettitosi, mandò in esilio il Pontefice, o « Presbiterocapo », della Chiesa Romana.

E in esilio morì, nel 309, per quanto le leggende, e anche il Martirologio accennino ad una fine diversa e più colorita.

Narrano infatti come Marcello celebrasse nella casa che una ricca matrona, Novella, aveva lasciato alla Chiesa, convertendosi al Cristianesimo, e che si trovava sulla via Lata. L’Imperatore, avrebbe fatto trasformare quella casachiesa in una stalla per i cavalli dei corrieri imperiali; e San Marcello, dopo essere stato battuto con le verghe, fu condannato a servire come stalliere.

Nel qual servizio, conclude la Leggenda, dopo molti anni di fatiche e di strapazzi, si riposò in pace », cioè morì. Ecco perché San Marcello, presbitero-capo e Papa, viene venerato come Patrono degli stallieri e protettore delle scuderie, men duro forse verso le bestie che con i relapsi compiaciuti e protervi!

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria Nuova, deposizione di san Marcellino I, papa, che, come attesta san Damaso, vero pastore, fieramente osteggiato dagli apostati che rifiutavano la penitenza da lui stabilita e disonorevolmente denunciato presso il tiranno, morì esule scacciato dalla patria.