Archivi giornalieri: 3 gennaio 2023

Parlamento italiano

OSSERVATORIO
DI POLITICA INTERNAZIONALE

Il progetto

L’Osservatorio di politica internazionale è un progetto di collaborazione che coinvolge autorevoli contributi scientifici.

Le opinioni espresse nei prodotti dell’Osservatorio sono riferibili esclusivamente agli Istituti autori delle ricerche.

L’osservatorio realizza:

Focus
Rassegne trimestrali di monitoraggio su aree geografiche e tematiche di interesse prioritario per la politica estera italiana. Le quattro serie di focus sono: Mediterraneo allargato (che dal 2016 sostituisce la serie Mediterraneo e Medio Oriente); Relazioni transatlantiche (che dal 2013 continuano con i Focus euroatlantici), Flussi migratori; Sicurezza energetica.
Rapporti
Analisi di scenario, a cadenza annuale, su temi di rilievo strategico per le relazioni internazionali
Approfondimenti
Studi monografici su temi complessi dell’attualità internazionale
Note
Brevi schede informative su temi legati all’agenda internazionale

Ultimi documenti pubblicati

Contributi previdenziali e assistenziali: conguaglio di fine anno 2022

Contributi previdenziali e assistenziali: conguaglio di fine anno 2022

L’Istituto, con la circolare INPS 31 dicembre 2022, n. 139, indica le modalità da seguire per lo svolgimento delle operazioni di conguaglio, relative al 2022, finalizzate alla corretta quantificazione dell’imponibile contributivo, anche con riguardo alla misura degli elementi variabili della retribuzione.

La circolare illustra i termini e le modalità di rendicontazione per le fattispecie oggetto di conguaglio, fornendo le indicazioni per le operazioni di conguaglio con riferimento alle denunce contributive presentate con il flusso Uniemens ListaPosPA da Amministrazioni, Enti e aziende il cui personale è iscritto alla Gestione Pubblica.

I datori di lavoro potranno effettuare il conguaglio, oltre che con la denuncia di competenza del mese di dicembre 2022 (scadenza di pagamento 16 gennaio 2023), anche con quella di competenza di gennaio 2023 (scadenza di pagamento 16 febbraio 2023), attenendosi alle modalità indicate con riferimento alle singole fattispecie.

Considerato, inoltre, che dal 2007 i conguagli possono riguardare anche il TFR al Fondo di Tesoreria e le misure compensative, le relative operazioni potranno essere inserite anche nella denuncia di febbraio 2023 (scadenza di pagamento 16 marzo 2023), senza aggravio di oneri accessori. Resta fermo l’obbligo del versamento o del recupero dei contributi dovuti sulle componenti variabili della retribuzione nel mese di gennaio 2023.

I sardo-nuragici vinificavano

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di Francesco Casula
 
Semi di vernaccia e malvasia risalenti a circa tremila anni fa sono stati ritrovati nel pozzo che faceva da ‘frigorifero’ a un nuraghe nelle vicinanze di Cabras. La prova del carbonio 14 effettuata dal Centro conservazione biodiversità dell’Università di Cagliari conferma la datazione e fa ritenere che la coltura della vite nell’Isola fosse conosciuta sin dall’età del bronzo. Riporto integralmente un articolo apparso su “Il Sole 24ore di Maria Teresa Manuelli del 28 gennaio 2015: I vitigni più antichi del Mediterraneo occidentale si trovano in Sardegna e appartengono al cultivar della vernaccia e della malvasia. E’ la recentissima scoperta dell’équipe del Centro per la Conservazione Biodiversità dell’Università degli Studi di Cagliari. Sino ad oggi, i dati archeobotanici e storici attribuivano ai Fenici e successivamente ai Romani il merito di aver introdotto la vite domestica in questa parte del Mare Nostrum, ma la scoperta di un vitigno coltivato dalla civiltà nuragica riscrive, non solo la storia della viticoltura in Sardegna, ma dell’intero Mediterraneo occidentale. Entrano in azione i paleobotanici. Tutto ha inizio una decina d’anni fa, quando gli scavi per la costruzione di una strada provinciale nella provincia di Oristano, a Sa Osa (Cabras), portano alla luce un sito archeologico risalente all’epoca nuragica. Le diverse strutture restituite alla luce nascondevano un tesoro biologico, ovvero dei pozzi scavati nella roccia dagli abitanti preistorici per conservare gli alimenti. Di altezza tra i 4,5 e i 6 metri, erano dei veri e propri ‘protofrigoriferi’ che hanno trasmesso integri fino a noi diversi materiali organici, vegetali e animali, destinati all’alimentazione: non solo i semi di vite, ma anche noci, nocciole, semi di fico, pigne da pinoli, leguminose, carne di cervo, pesce… Da questa scoperta è partito il lavoro dei paleobotanici del Centro per la Conservazione Biodiversità e solo un lungo e paziente lavoro di ricerca ha portato ai risultati pubblicati pochi giorni fa. Semi perfetti dopo millenni “L’eccezionalità di questa scoperta – dichiara Gianluigi Bacchetta, direttore scientifico del Centro Conservazione Biodiversità – è anche lo stato di conservazione di questi prodotti: praticamente perfetti, grazie all’assenza di ossigeno e alla forte umidità. I semi sono arrivati a noi così come sono stati posti nei pozzi”. In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, gli oltre 15mila semi di vite ritrovati nel sito nuragico, sono stati poi datati al Carbonio14 come risalenti a circa 3.000 anni fa, periodo di massimo splendore della civiltà nuragica, scoprendo così che la viticoltura come la conosciamo noi oggi era già nota ai nostri antenati ben prima dell’arrivo di Romani e Fenici. Antenati della Vernaccia “Non solo – continua Bacchetta. Grazie alla perfetta conservazione si è potuto risalire anche alle varietà. In alcuni pozzi i semi appartenevano alla vite silvestre, pianta autoctona attualmente presente in Sardegna, mentre altri portavano già caratteri intermedi tra questa e le moderne cultivar di vitis vinifera. In particolare questi sembrano appartenere alle cultivar a bacca bianca, mostrando forti relazioni con le varietà di vernacce e malvasia coltivate ancora oggi proprio nelle aree della Sardegna centro-occidentale, nell’oristanese”. Gli antichi sardi quindi conoscevano la domesticazione della vite e la viticoltura, resta da stabile se conoscessero anche la vinificazione. “La nostra ricerca prosegue in questa direzione. Vicino a Monastir, in provincia di Cagliari, è stato trovato un antico torchio nuragico, età del bronzo quindi, probabilmente utilizzato per fare il vino. Ma bisogna essere cauti. In Sardegna abbiamo un enorme patrimonio archeologico accumulato nelle strutture museali, ancora da studiare per capire la paleodieta, le coltivazioni, le conoscenze dell’epoca che erano molto avanzate rispetto a quello che pensiamo noi. Non dimentichiamo che la Sardegna era al centro di una grande rete di traffici che portava il vino sardo, e non solo quello, da una parte all’altra del Mediterraneo tra il primo e il secondo millennio prima di Cristo”. Un’attività vitivinicola fiorente testimoniata dal ritrovamento di anfore vinarie da trasporto provenienti dalla Sardegna, le cosiddette «zit a», un po’ dappertutto nel Mediterraneo occidentale, fino a Cartagine. Prossimo passo consisterà quindi nel mettere in connessione l’enorme patrimonio archeologico sardo per approfondire usi e costumi alimentari di questa antica popolazione e stabilire le relazioni con quelli attuali, in sinergia con la Banca del Germoplasma che raccoglie, studia e classifica tutti i taxa vegetali endemici, rari, minacciati della Sardegna

Santissimo Nome di Gesù

 

Santissimo Nome di Gesù


Santissimo Nome di Gesù

autore: ambito bresciano anno: 1600 – 1649 titolo: Adorazione del Nome di Gesù luogo: Pinacoteca Repossi
Nome: Santissimo Nome di Gesù
Titolo: Nome d’allegrezza, di speranza e d’amore
Ricorrenza: 3 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria facoltativa
Patrono di:
CamaioreVaiano
Gesù, che vuol dire Salvatore, è il nome dato al Verbo Incarnato non dagli uomini, ma da Dio stesso. Apparve infatti l’Angelo del Signore a S. Giuseppe e gli disse: « Giuseppe, figlio di David, non temere di prender teco Maria come tua consorte, perché ciò che è nato in lei è dallo Spirito Santo. Darà alla luce un figliuolo, cui porrai nome Gesù, perché sarà Lui che libererà il suo popolo dai peccati ». Nacque il Bambino e otto giorni dopo fu circonciso, e fu chiamato Gesù, cioè Salvatore, come era stato nominato dall’Angelo.

Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza (Sal 95,2)

In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati (Atti 4,12)

Gesù! Nome d’allegrezza, di speranza e d’amore.

Nome d’allegrezza. Quando ci affligge la memoria dei nostri peccati, quando il rimorso si fa sentire più forte nella nostra coscienza, quando lo spavento degli eterni castighi ci assale, ed il demonio cerca precipitarci nella disperazione, pensiamo a Gesù, al nostro Salvatore. Una gioia arcana entrerà nel nostro cuore e ci conforterà; in Lui troveremo la forza e la luce: la luce che illumina, che salva, che santifica.

Nome di speranza. Gesù stesso ci dice: « Se chiederete qualcosa al Padre in nome mio, Egli ve la darà ». « O uomini, pare ci dica, di che temete? Se la vostra miseria vi fa arrossire, se temete pei vostri peccati il Padre mio, se non osate chiedere a Lui ciò che a voi sta a cuore, fatevi coraggio : chiedete in nome mio, e tutto vi sarà dato ».

Nome d’amore. Oh si! Chi, pronunciando questo dolcissimo nome, non ricorda quanto sia costata la nostra Redenzione? Chi non si commuove innanzi a un eccesso di tanto amore? È Gesù, Dio uguale al Padre, che si sacrifica su di una croce e agonizza fra atroci tormenti per noi! Egli, l’innocente, muore schernito e vilipeso da quelli stessi per cui dà la vita. Nome d’amore, d’infinito amore, nome che a Lui solo compete, perché solo Lui ha redento il genere umano! E per questo il Padre gli diede un nome che è sopra ogni nome. A questo nome piegano la fronte gli Angeli ed i Beati del cielo, tremano le forze degli abissi, e riverenti si inchinano gli abitanti della terra.

Quel bambino che i profeti da tanti anni preannunziarono, quel bambino di cui parlano le Scritture, quello che l’umanità da tanto tempo aspettava come un liberatore, oggi lo conosciamo: si chiama Gesù, Salvatore. Egli è Colui che ha chiuso le porte dell’inferno ed ha aperto quelle del Paradiso; Colui che dà gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.

San Bernardino da Siena

La devozione al Santissimo nome di Gesù ha origini molto antiche e fu divulgata dai francescani. L’antica devozione al Santissimo Nome di Gesù, di particolare importanza per i Gesuiti e in particolar modo per Sant’Ignazio di Loyola, vide nella figura di San Bernardino da Siena il principale divulgatore. Fu proprio San Bernardino ad inventare il Trigramma IHS, l’emblematica sigla di Cristo al centro di un sole a 12 raggi, ovvero le prime tre lettere del nome di Gesù in lingua greca (ΙΗΣΟΥΣ). Ma queste lettere rappresentano anche l’abbreviazione di Iesus Hominum Salvator, ovvero “Gesù Salvatore degli uomini”.

Trigramma di Cristo

Ma la sigla IHS ha un significato ben preciso, Cristo è rappresentato dal sole che irradia luce e calore e lo fa attraverso l’opera dei 12 apostoli, i 12 raggi, ovvero, attraverso la Chiesa.

PRATICA. Non pronunciate mai invano il nome di Gesù; ma invocatelo con fede in ogni vostra necessità.

PREGHIERA. Gesù mio, scrivete il vostro nome sul mio povero cuore e sulla mia lingua, acciocché, tentato a peccare, io resista con invocarvi; tentato a disperarmi, io confidi nei vostri meriti. Fate che il vostro nome mi infiammi d’amore, e sia sempre la mia speranza, la mia difesa e l’unico mio conforto.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santissimo Nome di Gesù, il solo in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina.