Archivi giornalieri: 7 gennaio 2023

Il Giudice-re Ugone III, fu ucciso perché tiranno o perché “nemico” delgli Aragonesi?

Il Giudice-re Ugone III, fu ucciso perché tiranno o perché “nemico” degli Aragonesi?

di Francesco Casula

A Mariano IV successe il figlio Ugone III, quasi quarantenne. La sua figura ha valutazioni storiche contrastanti e, per certi versi, opposte.
Le fonti storiche iberiche, in particolare Geronimo Çurita,cronista del reyno de Aragon, lo descrivono come crudele e tiranno, quelle francesi – che sostanzialmente si rifanno allo stesso Çurita – come rozzo e ignorante, “fier e sauvage insulaire” (Gabriel-Henri Gaillard). .
Il cronista aragonese gli attribuisce infatti tirania, crueldad y barbara naturalesa.
Sulla sua figura, la sua azione ma soprattutto sulla sua fine abbiamo comunque poca documentazione. Secondo lo storico medievista Francesco Cesare Casula pare che il suo dispotismo non fosse accettato dal suo popolo, che ritenendo di essere stato tradito nel suo rapporto di bannus consensus, il 3 marzo i383 si sollevò e, secondo l’antica usanza del tirannicidio lo pugnalò insieme alla figlia, gettandolo, ancora vivo in un pozzo, con la lingua tagliata: a documentarlo una cronaca di “Reggio Emilia”, secondo cui “il 3 marzo il popolo di Arborea, con altri dell’Isola rivolsero le armi contro il Giudice e lo uccisero insieme alla figlia e gli portarono via tutti i beni stimati comunem,ente in mille fiorini: e ciò, a causa del suo malgoverno” (1).
Ugone viene ucciso nel 1383 nel suo palazzo a Oristano: secondo però altri storici non a causa della sua “tirannia” ma per una serie di altre ragioni: ragioni esterne da ricondurre alle ostilità degli Aragonesi e dei nemici di Arborea; ragioni interne da ricercare nei “printzipales” e nei mercanti che erano scontenti perché Ugone era troppo autoritario e imponeva tasse troppo alte per poter mantenere i mercenari tedeschi, provenzali e borgognoni.
Certo – scrive Raimondo Carta Raspi – “Fin dai primi provvedimenti di Ugone appare il pugno di ferro”(2). Ma la sua non sarebbe stata una “tirannia” bensì una “signoria” “ in quegli anni necessaria, per imporre ai Sardi, a tutti i Sardi, sacrifici e sangue per sottrarre la Sardegna alla monarchia aragonese” (3).
E la sua morte dunque non sarebbe causata dalla sua “tirannia” bensì dalla sua inimicizia feroce nei confronti degli Aragonesi, che la morte stessa avrebbero organizzato con la connivenza di alcuni ascari sardi, ad iniziare da un certo De Ligia.
A tal proposito rimando a Pimpirias de istoria e istoriografia sarda. presenti in questo stesso paragrafo.
Sempre lo storico Raimondo Carta Raspi, al contrario delle fonti aragonesi, rivaluta la figura di Ugone III per la sua attività legislativa (leggi e ordinanze che in parte confluiranno nella Carta de Logu di Eleonora) ma soprattutto perché sarebbe stato “il più sardo dei Giudici, il valoroso capitano che avrebbe potuto sottrarre la Sardegna per sempre alla dominazione straniera”(4).
Note bibliografiche
1. Francesco Cesare Casula, La storia di Sardegna, op. cit. pagina 359.
2. Raimondo Carta Raspi, op. cit. pagina 593.
3. Ibidem.
4..Ibidem, pagina 625.

San Raimondo de Penafort

 

 

San Raimondo de Penafort


San Raimondo de Penafort

autore: Tommaso Dolabella anno: 1627 titolo: San Raimondo di Penyafort luogo: Convento Domenicano, Cracovia
Nome: San Raimondo de Penafort
Titolo: Sacerdote
Nascita: 1175, Peñafort, Catalogna, Spagna
Morte: 6 gennaio 1275, Barcellona,Spagna
Ricorrenza: 7 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
29 aprile 1601, Roma, papa Clemente VIII

« San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell’Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore. »

Nacque Raimondo alla fine dell’anno 1175 in Peihfort. castello della Catalogna, appartenente alla sua famiglia.

Studiò retorica e filosofia a Barcellona, passando poi a Bologna per laurearsi in legge. Conseguita la laurea dottorale, fu eletto professore di diritto canonico.

Il vescovo Berengario, passando per Bologna, lo prese seco, riconducendolo a Barcellona e conferendogli un canonicato di quella cattedrale. Raimondo, sempre umile in mezzo agli onori, conduceva una vita veramente ecclesiastica: sacre funzioni, ritiro, studio; non trattava con nessuno, se non ve lo spingeva la carità.

Il desiderio però di maggior perfezione lo indusse ad abbracciare, nell’anno 1222, l’ordine dei Padri Predicatori, otto mesi dopo la morte del fondatore S. Domenico.

Nel nuovo stato, non solamente si assoggettò a tutti i doveri imposti dalla regola, ma vi aggiunse nuove penitenze e austerità. Desideroso di sempre meglio purgarsi da ogni peccato, pregò i suoi superiori d’imporgli rigorose penitenze: fu esaudito: ma non era ciò che si aspettava. Gli fu imposto di comporre una raccolta di casi di coscienza per istruire i confessori e gli studenti di morale. Questa raccolta è detta: Somma di S. Raimondo, ed è la prima opera del genere.

Il Papa, come riconoscimento della fatica compiuta, gli offerse le principali dignità ecclesiastiche, ma egli umilmente ricusò.

Caduto ammalato, approfittò dell’occasione per ritornare al suo primo monastero, ciò che gli fu concesso. Se ne tornò il Santo quale era partito, povero, senza pensioni, senza cariche, in nulla distinguendosi dagli altri religiosi.

Riavutosi dalla malattia, ricominciò con ardore le austerità. Nel 1238 fu eletto Generale del suo ordine, in luogo del beato Giordano, immediato successore di S. Domenico.

Raimondo si sottomise alla volontà di Dio; ma dopo aver guidata due anni con gran prudenza e pietà il suo ordine, rinunziò al generalato, adducendo la scusa della sua malattia e l’età avanzata (aveva 65 anni).

Si lusingava Raimondo di poter trascorrere tranquillamente i suoi giorni e prepararsi al passo definitivo; ma troppo grande era il suo credito perchè ciò gli potesse riuscire.

Papa Celestino IV e i suoi successori, gli affidarono continuamente affari delicati e difficili, e re Giacomo d’Aragona lo elesse suo confessore.

Fu chiamato a ricever la corona delle sue fatiche nell’anno 1275, in età di 100 anni.

Molti sono i miracoli che la tradizione attribuisce al santo. Il più famoso narra di una miracolosa dislocazione. San Raimondo sempre molto attivo nella conversione dei giudei fu convinto dal re Giacomo I ad accompagnarlo sull’isola di Maiorca, dove era molto numerosa la comunità di fede giudaica. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, sembrandogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra, e in sei ore percorse le centosessanta miglia che lo separavano dal suo convento; in esso entrò a porte chiuse.

PRATICA. Chi vuoi aspirare alla vita interiore, bisogna che con Gesù si ritiri dal mondo, e nel silenzio e nella quiete, riponga la sua più gradita consolazioni. (da l’imitazione di Cristo).

PREGHIERA. Signore, che scegliesti il beato Raimondo ad insigne ministro del sacramento della Penitenza, concedici di poter fare, per sua intercessione, degni frutti di penitenza, e giungere al porto di eterna salvezza.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell’Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore.

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Domande Frequenti

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    Quando si festeggia San Raimondo de Penafort?

     

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