Lavoro: Cgil, un milione di dipendenti imprese artigiane senza tutele sociali
Nei fatti è stata tolta la possibilità di ricorrere all’Aspi dal 24 settembre di quest’anno per i lavoratori sospesi e si rimanda alla costituzione di fondi nazionali la possibilità di integrare il reddito, senza l’intervento pubblico dell’Inps e con la compartecipazione alla ‘spesa’ degli stessi lavoratori”. Lo afferma Antonio Mattioli, responsabile Politiche contrattuali della segreteria Cgil Emilia-Romagna.
“Siamo di fronte al ‘teatro dell’assurdo’ – aggiunge -: un lavoratore deve pagare per avere la copertura del reddito in caso di crisi aziendale. Oltre il danno la beffa; se entro il 31 dicembre di quest’anno non venissero costituiti i fondi nazionali, per i lavoratori che operano in aziende con meno di 5 dipendenti (60.000 per l’Emilia Romagna) non ci sarebbe nessun tipo di tutela sociale, salvo la NASPI conseguente al licenziamento; mentre per quelli che operano in aziende con più di 5 dipendenti dall’1 luglio 2016 sarebbe attivo il Fondo di Integrazione Salariale (Fis) costituito presso l’Inps”.
“Come organizzazioni sindacali – spiega il dirigente Cgil – ci siamo attivati immediatamente nei confronti del Ministero del Lavoro per ricercare una soluzione che superi questa iniquità, che si scarica in modo inaccettabile e insostenibile sulle lavoratrici e lavoratori dell’artigianato; contestualmente stiamo ricercando un accordo con le associazioni artigiane per la costituzione del fondo nazionale”.
“La trattativa a livello nazionale