Archivi giornalieri: 16 novembre 2015

Patronati

Tagli ai Patronati, “Te la faranno pagare cara”

La Legge di Stabilità, in discussione al parlamento, sembra dire ai cittadini “te la faremo pagare cara”. Ed è infatti caro il prezzo che potrebbero dover pagare a causa dei tagli al Fondo Patronati: non più la tutela gratuita e nemmeno l’aiuto di un buono Stato di diritto per agevolare le persone più bisognose nell’accesso alle prestazioni di welfare.

Per il secondo anno consecutivo, il governo vuole ridurre le risorse ai Patronati. In barba all’oltre  milione di firme raccolte con la petizione promossa lo scorso anno da Acli, Inas, Inca e Ital contro lo smantellamento del diritto dei cittadini e delle cittadine alla gratuità della tutela previdenziale e socio assistenziale, la legge di Stabilità 2016 ripropone una diminuzione di 48 milioni di euro per ciascun anno del prossimo triennio che, sommati ai 35 milioni di euro definiti dalla scorsa finanziaria e ad altri 35 che andrebbero a incidere sull’attività già svolta, raggiungono la cifra di 284 milioni di euro, pari a quasi il 70 per cento del fondo complessivo di un anno destinato a questi istituti.

Una vera e propria stangata che si aggiunge al tradimento di una promessa mancata da parte del Governo di una riforma per la riorganizzazione del sistema dei patronati, della quale ancora non c’è traccia. Il sacrificio già imposto lo scorso anno era infatti condizionato all’emanazione di decreti applicativi, da varare entro il 30 giugno, attraverso i quali il governo si era impegnato a valorizzare e ad ampliare il ruolo e la funzione dei Patronati, senza richiedere ulteriori sacrifici.

La riforma non è arrivata e, ancora una volta, si vuole infliggere un altro duro colpo alle già difficili condizioni di lavoro di questi Istituti. Un accanimento che sembra voler seguire  una impostazione punitiva nei confronti dei Patronati e, soprattutto, nei riguardi dei cittadini, lasciati soli e in balia di un mercato privato che offre servizi onerosi e senza regole. Come a dire, appunto, “Te la faremo pagare cara”. 

L’Inca non ci sta! E’ un gioco al massacro inaccettabile e sbagliato che deve essere interrotto. Se ciò non avverrà, il governo si renderà responsabile di un sopruso che ricadrà inevitabilmente sui milioni di  persone che ogni anno si rivolgono ai Patronati per poter esercitare i loro diritti e ottenere le prestazioni previdenziali e socio assistenziali previste dalle leggi. Per questo è importante che i Parlamentari, impegnati a votare gli emendamenti alla legge di Stabilità, si attivino affinché sia impedita una tale deriva.

Cgil

Cgil, necessario correttivo NASpI per stagionali e discontinui

L’andata a regime della Naspi rischia di creare un consistente numero di nuovi poveri: sono i lavoratori stagionali e discontinui del turismo, dell’industria alimentare e dello spettacolo. Si tratta di diverse centinaia di migliaia di addetti penalizzati dalla nuova indennità di disoccupazione che non riconosce la strutturalità della loro condizione lavorativa, non a loro imputabile.

Una via di uscita potrebbe essere un correttivo da introdurre alla legge di stabilità, percorso non semplice tenuto conto dell’assenza di risorse e della filosofia rigidamente assicurativa e non solidaristica che sembra aver ispirato tutti gli interventi del Governo in materia di ammortizzatori sociali. “Avevamo segnalato al Governo che, come evidente nella legge delega, il nuovo meccanismo del calcolo della Naspi sarebbe stato penalizzante per i lavoratori discontinui, proprio quelli che Renzi voleva portare in serie A e che si ritrovano ora con meno tutele”. È quanto ha dichiarato la scorsa settimana il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino. “La Cgil – prosegue – si era già espressa nel corso dell’audizione in Commissione Lavoro di Camera e Senato sul decreto 148/15, occasione in cui aveva chiesto modifiche per la Naspi proprio in relazione ai lavoratori stagionali, che saranno ‘strutturalmente’ penalizzati”. Per Sorrentino “il fatto stesso che il Sottosegretario Bellanova sia intervenuto per colmare il disagio prodotto dalla riforma per il 2015 dimostra che il Governo è consapevole del problema. Basterebbe correggere la norma generale sulla Naspi, dando una risposta sia agli stagionali che ai lavoratori più precari con un’indennità per la disoccupazione realmente universale”. “Se non sarà così – spiega il segretario confederale Cgil – avremo un caso molto simile a quello degli esodati, determinato non da scelte dei lavoratori ma dal tipo di attività che svolgono, che ha un carattere ‘periodico ma ricorrente'”.  “La Cgil – conclude Sorrentino – in molti territori sta raccogliendo le firme di cittadini e lavoratori e si stanno organizzando presidi in tutte le realtà per chiedere un intervento che sani questa discriminazione inspiegabile”.

“La stagionalità non può essere considerata una colpa di chi lavora ma una condizione legata alla domanda turistica italiana, su cui il Governo deve intervenire seriamente, rendendo il nostro Paese meta appetibile tutto l’anno”, dichiara il segretario nazionale della Filcams Cgil Cristian Sesena, ricordando che la maggioranza di questi lavoratori è nel settore turismo e termale.

“Come Filcams siamo in campo da mesi sulla questione specifica della Naspi – prosegue Sesena – e per primi abbiamo individuato nella legge di stabilità la sede corretta per trovare una soluzione, che per noi deve essere strutturale e in grado di tutelare appieno il reddito di questi lavoratori nei periodi di forzata inattività”. “Questo abbiamo chiesto alla Commissione Lavoro della Camera durante l’audizione informale – ricorda – e su questo ci siamo confrontati con Federalberghi e Faita, condividendo un importante avviso comune in materia”. “I problemi del lavoro nel Turismo sono ancora tanti – sottolinea in conclusione Sesena – e vorremmo pertanto ottenere dall’esecutivo anche l’impegno per un tavolo di confronto, di modo da affrontare, ad esempio, la smodata diffusione dell’utilizzo dei voucher, che spesso maschera forme di irregolarità e lavoro nero”

Morti sul lavoro

Morti sul lavoro, continua l’emergenza

L’emergenza morti sul lavoro in Italia continua. E a raccontarcelo è l’incremento della mortalità: + 10 per cento da gennaio a settembre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.
Nei primi nove mesi di quest’anno hanno perso la vita 626 persone in occasione di lavoro, mentre lo scorso anno erano 569. Vale a dire 57 vittime in più nel 2015 rispetto al 2014. E il bilancio dei decessi sul lavoro arriva a 856 vittime contando anche gli infortuni mortali avvenuti in itinere. (Erano 754 nel 2014).

A narrare il tragico scenario è la più recente elaborazione dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati Inail. “Una lente d’ingrandimento che, mese dopo mese, porta alla concretizzazione di un’emergenza che non conosce evidentemente alcuna tregua – sottolinea il Presidente dell’Osservatorio – ma che ci auguriamo possa contribuire ad una virtuosa riflessione della classe politica su questo tema che è, a tutti gli effetti, una piaga sociale incapace di rimarginarsi. Anzi”.

Intanto la Lombardia continua a detenere il triste primato del numero di vittime registrate in occasione di lavoro (94); seguono: la Campania (62), la Toscana (59), il Lazio (53), il Veneto (52), l’Emilia Romagna (48), la Sicilia e il Piemonte (46). E poi ancora: la  Puglia (38), le Marche (22), l’Abruzzo (20), l’Umbria (16), il Trentino Alto Adige (15), il Friuli Venezia Giulia, la Calabria, la Sardegna e la Liguria (10), il Molise (9) e la Basilicata (6).

Sul fronte del rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa per macroaree, è ancora il Sud ad emergere con il dato peggiore con un indice di incidenza di 42,2 contro una media nazionale di 27,9. Seguono: il Nordest (40,9), le Isole (29,9), il Nord Ovest (22,1) e il Centro (20,6).
A livello regionale, invece, nei primi nove mesi del 2015 è il Molise che continua ad indossare la maglia nera con un indice che arriva addirittura a 90,5. Ed è sempre seguito dall’Umbria (44,6) e dall’Abruzzo (40,8).

Osservando, poi, i settori più colpiti dall’emergenza, si scopre che quello delle Costruzioni conta ancora il maggior numero di vittime (sono 85, pari al 13,6 per cento del totale degli infortuni mortali). Al secondo posto le Attività manifatturiere (12 per cento delle vittime); al terzo posto Trasporto e magazzinaggio (9,3 per cento). Al quarto, invece, troviamo il Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione autoveicoli e motocicli con il 6,4 per cento delle vittime.

Sempre quarantenni e cinquantenni i lavoratori più spesso coinvolti dagli infortuni mortali. Per la precisione il 35,1 per cento di tutte le vittime del Paese aveva un’età compresa tra i 45 e i 54 anni (220 lavoratori) e il 24 per cento tra i 55 e i 64 anni (150 casi). Ma l’incidenza di mortalità più elevata rispetto alla popolazione occupata è quella degli ultrasessantacinquenni con un indice di 191,6.

Le donne che hanno perso la vita nei primi nove mesi dell’anno in occasione di lavoro sono state 33. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 98 pari al 15,7 per cento del totale.

A livello provinciale è Roma a guidare la triste classifica con 30 morti bianche, seguita da: Milano (26), Napoli (23), Bari (21), Brescia (18), Salerno (17), Torino (16), Palermo (13), Cuneo e Perugia (12), Ravenna e Firenze (11), Benevento, Pisa, Reggio Emilia, Treviso (10).

Tagli ai Patronati

Tagli ai Patronati -Torino, avvio mobilitazione unitaria

I patronati aderenti al CePa (Acli, Inas, Inca e Ital), danno il via ad una serie di mobilitazioni sul territorio torinese, per contestare la legge di stabilità 2016 che interviene in modo pesante e per il secondo anno consecutivo sul Fondo Patronati, proponendo un taglio di 48 milioni di euro che si vanno ad aggiungere ai 35 già stabiliti lo scorso anno.

Per questo motivo, contro ulteriori tagli che vanno a minacciare l’accesso gratuito alla tutela previdenziale e socio assistenziale dei cittadini e per difendere migliaia di posti di lavoro degli operatori di patronato, il patronati Acli, Inas, Inca e Ital, chiedono l’annullamento della norma.

Il programma delle iniziative prenderà l’avvio giovedì 19 novembre, dalle ore 10 alle 12  con un presidio unitario  e la distribuzione di volantini  davanti alla prefettura  di Torino. A seguire è previsto un incontro con il Prefetto. In tale occasione gli uffici dei patronati Ce.Pa di Torino e provincia   resteranno chiusi al mattino.

Lunedì 23 novembre, si terrà una manifestazione davanti al Bit di Torino  in occasione della presentazione del bilancio sociale dell’Inps regionale. E’ prevista la distribuzione di materiale unitario.

Martedì 24 novembre è indetta una conferenza stampa delle  Confederazioni sindacali regionali.

Venerdì 27 novembre le Confederazioni Cgil,Cisl, Uil e Acli   incontreranno   i Parlamentari torinesi.

Pensioni

 

Pensioni e Stabilità 2016, update emendamenti

 

Respinti gli emendamenti su Opzione Donna, salvaguardia esodati e prestito pensionistico: modifiche sulle pensioni in Legge Stabilità 2016 rinviate alla Camera.

 – 16 novembre 2015

 

Pensioni in Stabilità

Il capitolo pensioni in Legge di Stabilità resta immutato in commissione Bilancio al Senato: gli emendamenti su Opzione Donna, esodati e pensione anticipata sono statibocciati. Le modifiche in tema pensioni sembrano destinate ad essere congelate in vista della discussione alla Camera. In base al nuovo calendario, la manovra arriva in aula a Palazzo Madama il 18 novembre, per un passaggio che si prevede breve, in modo da arrivare alla Camera la settimana successiva.

=> Stabilità 2016: gli emendamenti sulle pensioni

 

Respinta la proposta di estendere l’Opzione Donna alle lavoratrici che compiono gli anni nell’ultimo trimestre 2015. Resta quindi il testo del Governo, che riconosce la possibilità di pensione anticipata per le lavoratrici con 35 anni di contributi e 57,3 o 58,3 di età (rispettivamente per dipendenti e autonome) fino al 31 dicembre 2015. Bocciato anche l’allargamento della platea della settima salvaguardia esodati oltre ai previsti 26.300 lavoratori.

Respinte anche le nuove forme di flessibilità in uscita come l’APA (assegno pensionistico anticipato), che prevedeva la possibilità di ritirarsi con 5 anni di anticipo sull’età pensionabile a partire dal 2016, con un trattamento intorno agli 800-900 euro al mese, restituendo poi le somme quando si matura la pensione piena.

In pratica, sul fronte pensioni restano invariate le proposte contenute nel testo del Ddl approvato dal Governo: oltre a settima salvaguardia esodati e Opzione Donna, sul fronte della flessibilità in uscita la manovra prevede il part-time per la pensione per chi ha almeno 63 anni, con contribuzione figurativa per percepire poi l’assegno previdenziale piano, e l’innalzamento della no tax area a 8mila euro per gli over 75 e a 7750 euro per coloro che non hanno ancora 75 anni.

=> Esodati e pensioni in Legge di Stabilità 2016

Secondo quanto si apprende, l’intenzione è quella di non affrontare al Senato il nodo pensioni, rimandandolo alla discussione alla Camera.

 

Se vuoi aggiornamenti su PENSIONI E STABILITÀ 2016, UPDATE EMENDAMENTI inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Legge di Stabilità

Legge di Stabilità. Una firma contro il taglio dei Fondi per l’assistenza fiscale

Il taglio di 100 milioni di euro previsto dalla Legge di Stabilità mette a rischio la sopravvivenza dei Caf. #SenzaCaf niente Red, niente 730, niente Isee, niente Unico.

Quasi la metà dei contribuenti italiani rimarrebbe senza assistenza fiscale. Ne soffrirebbero soprattutto i ceti più deboli e le persone anziane.

Pensiamo, ad esempio, a cosa accadrebbe  se non fosse più possibile rivolgersi ai Caf per compilare il modello Isee. Si tratta di un documento necessario per godere delle prestazioni sociali agevolate per servizi essenziali. Tra queste l’assegno di maternità, gli asili nido, sconti sulle bollette di luce e gas e tasse universitarie. Per non parlare del supporto, oggi indispensabile, per chi deve presentare la dichiarazione dei redditi (modello 730) o modificare il precompilato fornito dallo Stato.

Con la petizione pubblicata su change.org chiediamo ai Parlamentari della Repubblica Italiana di cancellare il comma 3 dell’articolo 33 del Ddl Stabilità che prevede la riduzione dei fondi per i servizi di assistenza fiscale.

PER FIRMARE VAI SU: www.change.org/p/non-restiamo-senza-assistenza-fiscale-non-restiamo-senzacaf

Infortuni

Infortuni: Sindacati edili, ormai un incidente sul lavoro al giorno

L’11 novembre, il crollo di un muro in un’ala dell’Ospedale San Pietro, dove si stavano svolgendo lavori di ristrutturazione, coinvolgeva due lavoratori del settore edile, uno dei quali è tutt’ora ricoverato in gravi condizioni, dopo aver subito un intervento chirurgico d’urgenza. Il 12 novembre, le conseguenze dell’ennesimo infortunio sul lavoro sono state purtroppo mortali. La vittima è un giovane operaio di 35 anni, morto schiacciato da una betoniera mentre lavorava in una villetta sulla Via Nettunense a Castelgandolfo”.

Se si osservano i dati nazionali sugli infortuni sul lavoro nel settore edile, la situazione conferma un triste trend. A ricordarlo sono i tre segretari generali di Roma e Lazio Mario Guerci, della Fillea Cgil, Anna Pallotta della Feneal Uil e Marco Federiconi della Filca Cisl.

“Non c’è quasi giorno – osservano – senza che si registri nel settore edile un infortunio grave o mortale. Non ci convincono fino in fondo, infatti, le letture dei dati relativi agli infortuni sul lavoro in edilizia che, spesso, in modo immotivatamente ottimistico, parlano di un calo delle denunce di infortunio nel nostro settore, dimenticando però colpevolmente di mettere in relazione questi numeri con quelli della crisi, che ha colpito duramente il comparto delle costruzioni e che ha determinato quasi un dimezzamento del numero degli addetti e delle ore lavorate. Senza contare che, comunque, gli infortuni mortali, nonostante quanto detto, sono in aumento”.

La preoccupazione espressa dai segretari dei sindacati dei lavoratori delle costruzioni è forte: “Il combinato disposto di lunghi anni di crisi che hanno letteralmente flagellato il nostro settore e la scelta compiuta, non solo dalle imprese ma anche a livello politico e legislativo, di abbassare le tutele dei lavoratori, rischia di avere delle pesanti ricadute sulle questioni relative alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed anche il recente decreto semplificazioni, che ha introdotto una serie di modifiche in questa materia, ci consegna qualche perplessità e qualche timore”.

“Nella nostra agenda sindacale- concludono i tre segretari- il tema della salute e della sicurezza è sempre ai primi posti. Non vorremmo che, invece, così non fosse per chi a livello istituzionale dovrebbe avere a cuore queste tematiche almeno quanto noi”.

PMI

PMI.it lunedì 16 Novembre 2015
 

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Cgil

Cgil, non bisogna cedere al ricatto della violenza

Susanna Camusso, segretario generale Cgil, ha inviato una lettera ai compagni e agli amici dei sindacati francesi.

Cari compagni e cari amici,

a  nome della Cgil esprimo la più ferma e risoluta condanna per l’attacco terroristico che a Parigi ha causato la morte di tante donne e tanti uomini innocenti, gettando nel panico la città e suscitando orrore e sgomento presso la comunità internazionale e nelle coscienze di tutti coloro che credono nella democrazia e nella civile convivenza.

Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, Parigi e la Francia si trovano ad affrontare un nuovo atto di barbarie e ferocia inaudita, condotto contro persone e obiettivi che non hanno alcuna responsabilità per le guerre e i conflitti che si sono determinati nel mondo. La Cgil è al vostro fianco, così come siamo vicini a tutti i cittadini e i lavoratori francesi e alle famiglie delle vittime di questa nuova tragedia.

Siamo sicuri che reagirete di fronte all’evidente tentativo di introdurre paura e tensione permanente nella vita quotidiana, un tentativo che va respinto non cedendo al ricatto della violenza cieca e rispondendo con fermezza e determinazione sul piano della civiltà e dei principi di libertà.

Continueremo a lavorare insieme, nelle strutture europee ed internazionali del sindacato, perché alla violenza e al terrore si risponda rilanciando il dialogo e il processo di pace, in Siria, in Medio Oriente e in tutte le aree di guerra nel mondo, come unica strada possibile per raggiungere uno stabile e democratico equilibrio e per interrompere la spirale drammatica che nel corso di questi anni ha provocato lutti, distruzione, esodo di tanti profughi e rifugiati.

Vi esprimiamo tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza e vi confermiamo l’impegno della Cgil a continuare nel comune lavoro.

Susanna Camusso
 Segretario generale Cgil

——————————————–

Au nom de la CGIL exprimer la condamnation la plus ferme et résolu de l’attentat terroriste hier à Paris qui a coûté la vie de tant de femmes et tant de hommes innocentes, paniquer la ville et en suscitant l’horreur et la consternation parmi la communauté internationale et dans la conscience de tous ceux qui croient en la démocratie et la société civile.

Après l’attaque de Charlie Hebdo, Paris et la France sont confrontés à un nouvel acte de barbarie et férocité inouïe, menée contre les personnes et les objectifs qui ont aucune responsabilité pour les guerres et les conflits qui sont déterminés dans le monde. La CGIL est de votre côté, que nous sommes à proximité de tous les citoyens et les travailleurs français et les familles des victimes de cette nouvelle tragédie.

Nous sommes sûrs que vous allez réagir à la tentative évidente d’introduire la peur permanente et la tension dans la vie quotidienne, une tentative qui doit être rejeté en ne donnant pas au chantage de la violence aveugle et de répondre avec fermeté et détermination en termes de civilisation et les principes de la liberté.

Nous allons continuer à travailler ensemble, dans l’union européenne et internationale, parce que la violence et la terreur réagissent en augmentant le dialogue et le processus de paix, la Syrie, le Moyen-Orient et dans tous les domaines de la guerre dans le monde, comme la seule voie possible pour atteindre un équilibre stable et démocratique et pour arrêter la spirale dramatique qui au fil des années a entraîné la mort, la destruction, le déplacement de nombreux réfugiés et personnes déplacées.

Nous exprimons toute notre affection et de notre proximité et nous confirmons l’engagement de la CGIL de poursuivre les travaux commune.

Susanna Camusso