Archivi giornalieri: 1 maggio 2014

CUD 2014: tutti i modi per averlo

Istituto Nazionale Previdenza Sociale

Ufficio Stampa

Comunicato stampa

Roma, 31 marzo 2014

CUD 2014:
tutti i modi per averlo

L’Inps ha illustrato con la circolare n. 45 del 28 marzo 2014 tutte le modalità di rilascio
del CUD 2014, già disponibile dalla fine dello scorso mese di febbraio sul sito
istituzionale dell’Istituto, www.inps.it.
Anche quest’anno, infatti, l’Inps ha reso disponibile, entro i termini fissati dalle norme,
la certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, pensione ed assimilati (CUD) in
modalità telematica, in applicazione di quanto stabilito dalla legge di stabilità 2013, e
cioè che le pubbliche amministrazioni debbano utilizzare il canale telematico per l’invio
di comunicazioni e certificazioni al cittadino allo scopo di abbattere tempi e costi di
consegna. Ad oggi, sono stati rilasciati circa 5,7 milioni di CUD 2014 tra cittadini, sedi
Inps, intermediari ecc.
Nel 2013, oltre il 70% dei CUD (16, 7 milioni su un totale di 23,5 milioni) sono stati
rilasciati attraverso gli intermediari autorizzati, in particolare CAF e Patronati, ovvero gli
stessi soggetti cui in genere i cittadini si rivolgono per compilare la dichiarazione dei
redditi. L’utilizzo del canale telematico per la distribuzione dei CUD ha permesso di
risparmiare 50 milioni di euro.
Il CUD può essere visualizzato e stampato dal sito istituzionale seguendo il percorso:
“Servizi al cittadino”>inserimento codice identificativo PIN > “Fascicolo previdenziale
per il cittadino”.
Chi non è ancora in possesso del PIN può richiederlo:
direttamente online sul sito istituzionale – sezione Servizi/PIN online;
tramite Contact Center al numero 803164 gratuito da rete fissa o al numero
06164164 da cellulare, a pagamento secondo le tariffe applicate dal proprio
gestore telefonico;
presso le Agenzie territoriali dell’Inps.
Peraltro, per tutto il periodo della durata della campagna CUD, si potrà accedere al
servizio dalla Home page del sito, cliccando sull’apposito banner.
Ai cittadini in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata CEC-PAC, noto
all’Istituto, il CUD è automaticamente recapitato alla corrispondente casella PEC. Si
ricorda che tutti i cittadini possono ottenere gratuitamente l’attribuzione di una casella
di posta certificata attraverso i servizi disponibili sul sito www.postacertificata.gov.it.

San Giuseppe

 

San Giuseppe


San Giuseppe

Nome: San Giuseppe
Titolo: Lavoratore
Ricorrenza: 01 maggio

Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato fabbro. Quando i Nazaretani udirono Gesù insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: « Non è Egli il figlio del legnaiuolo? ». E altra volta con stupore e disprezzo: « Non è costui il falegname? ». 

Nessun dubbio quindi che S. Giuseppe non fosse un operaio vero, un lavoratore, un uomo di fatica. Si ritiene che sia stato falegname, e all’occasione anche fabbro, carpentiere, carradore. Maneggiava la pialla, la scure, la sega, il martello. Così tutti i giorni, dal mattino alla sera, per tutta la vita, faticando, sudando, consumando le forze. 

Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto. 

Uomo giusto, sapeva che il lavoro è legge per tutti. Non si ribellò, non si lamentò del suo mestiere, nè della fatica. Lavorò con assiduità, non di malavoglia, eseguendo bene, disimpegnando onestamente gli obblighi e i contratti. 

Amò il lavoro. Nella sua umiltà non badò a tutte quelle ragioni che potevano parer buone e che avrebbero potuto indurlo a non occuparsi in cose materiali: l’essere discendente del grande Re Davide, l’essere sposo della Madre di Dio, il Padre putativo del Verbo Incarnato e la di lui guida. L’umiltà gli insegnò a conciliare la sua dignità con l’esercizio di un mestiere molto ordinario e faticoso. 

Non si rammaricava di lasciare le sante conversazioni e la preghiera assieme a Gesù e Maria, che tanto consolavano ed elevavano il suo cuore, per attendere per lunghe ore ai lavori dell’officina. 

Non ebbe mai la preoccupazione che gli mancasse il necessario. Non ebbe l’ansia e l’assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Perciò, da uomo giusto, osservava esattamente il riposo settimanale del sabato prescritto da Dio agli Ebrei. Lasciava l’officina quando i doveri delle celebrazioni religiose glielo imponevano, o quando speciali voleri di Dio lo ispiravano a intraprendere dei viaggi. 

S. Giuseppe non cercò nel lavoro il mezzo di soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza. Non fu un operaio incontentabile, pur essendo previdente. Non volle essere ricco, e non invidiò i ricchi. Sapeva essere sempre contento. Da uomo di fede trasformò la fatica quotidiana in un grande mezzo di elevazione, di merito, di esercizio di virtù. 

Nutrire e crescere il Fanciullo Divino che si preparava a essere la vittima per la redenzione del mondo: questo era il motivo che rendeva sante e sommamente meritorie le fatiche di S. Giuseppe. 

« Chi lo crederebbe? Un uomo acquista col sudore della sua fronte vestiario, nutrimento e sostentamento per il suo Dio! Mani consacrate, destinate a mantenere una vita così bella, quanto è glorioso il vostro ministero, e quanto mi sembra degna degli angeli la vostra sorte! Sudori veramente preziosi! » (Huguet). Col canto nel cuore é la preghiera sulle labbra, S. Giuseppe fu il più fortunato di tutti i lavoratori. 

PRAITICA. Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore. 

PREGHIERA. O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull’esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti.

Il Presidente che tutti vorrebbero

Uruguay. La ricetta Mujica per il disarmo: Armi in cambio di pc e biciclette

Uruguay. La ricetta Mujica per il disarmo: Armi in cambio di pc e biciclette

Scritto da: G.B. il 7 ottobre 2013 in EsteriNews Inserisci un commento

 

Pepe Mujica, presidente dell’ Uruguay, ha lanciato una campagna nazionale di disarmo “Armi per la vita” ormai da qualche tempo. I cittadini consegneranno le armi in loro possesso in cambio di pc e biciclette.

Quando si pensa all’Uruguay si dovrebbe pensare a un Paese avanti anni luce rispetto all’Occidente sotto vari punti di vista. Il merito è tutto di Pepe Mujica, ex guerrigliero e “presidente povero” che è amatissimo in patria e anche all’estero. Mujica è uno dei pochi presidenti al mondo che è in grado di parlare di temi delicati esponendone le soluzioni, e soprattutto affrontando i problemi dal punto di vista della povera gente. Mujica in pochi anni è riuscito a rilanciare una cultura solidarista nel Paese, e anche a opporsi alle ingerenze delle multinazionali a Montevideo. In poco tempo l’Uruguay ha ottenuto di dare protezione e diritti agli omosessuali, ma anche di aprire alla liberalizzazione delle droghe leggere. Mujica illumina anche gli oscuri tavoli dell’Onu rilanciando un messaggio positivo, americanista, e che riservi attenzione a problemi come “l’economia sporca, il narcotraffico, la truffa e la frode, la corruzione, piaghe contemporanee generate dall’antivalore che sostiene che saremo più felici nell’arricchirci non importa come¨. E Mujica a differenza di altri molto più abili di lui con promesse e parole, mostra la sua differenza mantenendo quello che dice. Basti pensare alla campagna “Armas para la vida” lanciata nel 2013 che ha come obiettivo quello del disarmo della società uruguayana. I cittadini che consegneranno le armi insomma, riceveranno in cambio un personal computer oppure una bicicletta, una proposta di valore che potrebbe seriamente convincere molti cittadini uruguayani a rinunciare a una pistola in cambio di un mezzo di trasporto o di un pc. Il tempo per il baratto è di sei mesi, dopodichè entrerà in vigore la legge che prevede una pena da uno a 12 anni a chi porterà illegalmente un’arma. Insomma non solo parole e idee sui massimi sistemi, ma anche proposte concrete volte a migliorare il vivere civile, ma anche la vita dei singoli cittadini

Osservatore Romano

Diamante o carbone

 

· Il segretario di Stato all’Associazione di carità politica ·

30 aprile 2014

  

Donne e uomini che annunciano la Parola con la testimonianza della propria vita, capaci per questo di una continua conversione, instancabili nel cercare nuove strade. È l’identikit dell’evangelizzatore così come disegnato da Papa Francesco nell’Evangelii gaudium. E il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, lo ha riproposto mercoledì pomeriggio, 30 aprile, a Roma, offrendo una rilettura dell’esortazione apostolica pubblicata nel novembre dello scorso anno e subito divenuta una pietra miliare del magistero. 

Invitato a parlarne dall’Associazione internazionale di carità politica, il porporato sottolinea anzitutto come novità nel pontificato di Bergoglio «la freschezza dell’annuncio e la capacità di parlare al cuore delle persone», caratteristiche entrambe presenti nel documento dedicato alla gioia. Da tale premessa il cardinale Parolin fa scaturire una riflessione sul legame tra gioia e annuncio del Vangelo. Nota innanzitutto che l’esortazione apostolica si apre con la constatazione «di un triste vuoto di senso», con una diffusa «incapacità di gustare la vita, che evidenzia una drammatica crisi spirituale e di significato del vivere». Per di più in un mondo che «paradossalmente sembra offrire sicurezza e possibilità materiali del tutto inedite alle generazioni precedenti». In tali preoccupazioni, secondo il porporato, si può individuare «una profonda continuità con il magistero dei Papi precedenti». E lo stesso Bergoglio, ricorda ancora il cardinale, «aveva trattato più volte il tema della gioia, definendola ora «condizione abituale dell’uomo o della donna di fede», ora «fonte della consolazione spirituale, ben diversa dall’euforia o dall’emozione del momento perché legata alla voce dello Spirito, che parla dal profondo del cuore e muove all’azione». Da qui l’invito a ritornare «sulle strade della vita», rivolto a tutti i cristiani «mettendo in secondo piano le difficoltà» e anche quei «meccanismi di difesa e di rifiuto, legati alla colpa, all’indegnità o alla paura di prendere sul serio qualcosa che a volta appare troppo distante dall’esperienza personale». «I cristiani — nota ancora il segretario di Stato — sembrano succubi delle medesime ansie e preoccupazioni di chi è senza speranza», vivendo in una «prospettiva appiattita sulla mera dimensione terrena». Mentre al contrario dovrebbero essere portatori di quella «gioia contagiosa che mette in movimento chi la sperimenta».