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Il 22 gennaio p.v. alle ore 9.30 presso il Centro congressi Frentani, a Roma, si terrà un’iniziativa sulla sanità organizzata dal coordinamento nazionale sulle politiche socio sanitarie della Cgil.
Nel tempo al Servizio sanitario nazionale sono stati inferti tagli pari a circa 27 miliardi di euro anzichè riqualificare la spesa, recuperare la sua efficacia ed efficienza, contrastare realmente gli sprechi e l’illegalità. Si è deciso di operare attraverso tagli lineari e proseguendo su questa strada si compromette il carattere universalistico del sistema sanitario, non si risponde ai nuovi bisogni di salute, si colpisce il lavoro. C’è bisogno di cambiare radicalmente queste scelte.
Obiettivo dell’iniziativa della Confederazione di Corso d’Italia sarà dunque quello di esaminare, ma sopratutto progettare una diversa organizzazione con più prevenzione, più servizi territoriali, più qualità nella programmazione pubblica.
All’iniziativa che sarà introdotta da Vera Lamonica della segreteria confederale e conclusa da Susanna Camusso, segretario generale Cgil interverranno: Carla Cantone, segreteria generale Spi, Rossana Dettori, segretario generale F.P. , Claudio Di Berardino, segretario generale Cgil Lazio, Franco Martini, segretario generale Filcams, Vasco Errani, presidente conferenza regioni, Nichi Vendola, presidente regione Puglia e Nicola Zingaretti, candidato alla presidenza regione Lazio.
Dopo cinque anni di crisi economica e con il ritorno della recessione nel 2012, la disoccupazione raggiunge picchi che non si vedevano da vent’anni. I redditi delle famiglie sono calati e il rischio di povertà o di esclusione sta aumentando, soprattutto negli Stati dell’Europa meridionale e orientale. Questi, in estrema sintesi, i risultati dell’edizione 2012 del Rapporto annuale sull’occupazione e gli sviluppi sociali in Europa, pubblicata dalla Commissione europea.
L’impatto della crisi sulla situazione sociale si fa sempre più pressante via via che gli effetti protettivi del prelievo fiscale si riducono, assieme alla spesa sociale (i cosiddetti “ammortizzatori automatici”). Un nuovo divario emerge tra i paesi “intrappolati in una spirale discendente caratterizzata dal calo della produzione, dal rapido aumento della disoccupazione e dall’erosione del reddito disponibile” e i paesi che sinora hanno dimostrato di saper resistere o comunque hanno presentato una certa tenuta. Questi ultimi tendono ad avere mercati del lavoro che funzionano meglio e sistemi di welfare più saldi. E l’Italia, tanto per cambiare, è in fondo a questa classifica.
I salari, si legge in un passaggio del Rapporto, “non rappresentano meramente un fattore di costi, giacché forniscono ai cittadini il reddito necessario per acquistare beni e servizi. I tagli possono produrre un aumento di competitività, ma in compenso riducono la domanda interna di prodotti, con la conseguenza di potenziali perdite di posti di lavoro. In Europa nell’ultimo decennio la quota del reddito economico complessivo riconducibile ai lavoratori si è ridotta, mentre è aumentato il divario tra i lavori a reddito elevato e quelli a reddito basso”.
La relazione mostra le marcate diversità tra il Nord e il Sud dell’eurozona. Il divario relativo al tasso di disoccupazione tra queste due aree era di 3,5 punti nel 2000, era sceso a zero nel 2007 ed è salito a 7,5 punti nel 2011. Grecia, Italia e Malta hanno i più bassi tassi di occupazione: 15 punti percentuali separano questi paesi da Germania, Danimarca e Austria, 20 punti dalla Svezia.
Il reddito lordo disponibile delle famiglie in termini reali è calato tra il 2009 e il 2011 in due terzi dei paesi dell’UE: le contrazioni maggiori si sono registrate in Grecia (17%), Spagna (8%), Cipro (7%) e in Estonia e Irlanda (5%). Quest’evoluzione è in forte contrasto con la situazione osservata nei paesi nordici, in Germania, Polonia e Francia dove i sistemi di welfare e la migliore tenuta dei mercati del lavoro hanno consentito ai redditi globali di continuare a crescere durante la crisi.
Il rischio di cadere in condizioni di povertà o la possibilità di uscirne variano notevolmente tra gli Stati membri. Alcuni gruppi della popolazione sono maggiormente colpiti: giovani adulti, donne disoccupate, bambini e madri single sono tra le persone esposte a un maggior rischio di povertà persistente. L’Italia è tra i paesi dove il rischio di povertà per i bambini è più alto.
Il testo integrale su www.osservatorioinca.org
Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Cgil sui contributi previdenziali “scomparsi” per molti lavoratori precari iscritti alla gestione separata dell’Inps, con la richiesta di un incontro, l’istituto di previdenza ha risposto al sindacato con una lettera firmata dal presidente, Antonio Mastrapasqua. “Ho richiesto alla Tecnostruttura dell’istituto – scrive il numero uno dell’Inps, come riferisce la Cgil – l’urgente predisposizione di una dettagliata informativa onde poter riscontrare la cortese richiesta di incontro entro il corrente mese di gennaio”.
La Cgil rimane in “attesa della effettiva convocazione da parte dell’Inps” ma nel frattempo rinnova l’invito “a tutti i lavoratori iscritti alla gestione separata a verificare il proprio estratto conto contributivo e a segnalare eventuali mancanze: gli sportelli del patronato Inca – sottolinea – sono a disposizione degli utenti su tutto il territorio nazionale (www.inca.it)”.
ansa
Tra tre o quattro mesi i primi nuclei familiari in difficoltà di 12 città campione (Milano, Torino, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e Palermo) e dei comuni di tutta la regione Sicilia avranno la nuova social card, la sperimentazione voluta dal governo Monti, approvata in extremis è stata suggellata dalla firma del ministro dell’Economia e delle Finanze, venerdì scorso.
Ad annunciare i tempi, il sottosegretario al welfare Cecilia Guerra che ha spiegato quali saranno i successivi passaggi della sperimentazione che vedrà coinvolte circa 15 mila famiglie. Tra le novità, la decisione da parte della regione Sicilia di aderire in modo più ampio alla sperimentazione che non seguirà lo stesso corso della sperimentazione nelle 12 città. Le due social card partiranno in tempi diversi e allo stato attuale sia dal ministero del Welfare che dal ministero per la Coesione Territoriale non arrivano notizie certe sui fondi che verranno impiegati in Sicilia, né sulle date dello strumento che coinvolgerà tutti i comuni dell’isola.
“L’avvio della sperimentazione, partirà da subito, nonostante le elezioni. Ci vorranno alcuni mesi per attivare il tutto, ma andrà avanti. Ovviamente sarà valorizzata o meno nei suoi esiti anche in base all’orientamento che il prossimo governo avrà in merito, ma – ha detto il sottosegretario – ritengo che qualunque sia questo orientamento, i risultati saranno per forza importanti”.
A blindare gli esiti della sperimentazione le tre verifiche predisposte nel decreto. “La prima verifica riguarda il momento iniziale – ha aggiunto Guerra -, con la presa in carico delle famiglie. Un’altra verifica verrà fatta a metà percorso e una al termine per tirare le somme e confrontare i risultati con altre sperimentazioni realizzate in Italia sul tema. Complessivamente la sperimentazione dura un anno”.
Il beneficio sarà modulato sulla base della numerosità del nucleo familiare, spiega il ministero del Welfare, e sarà notevolmente superiore a quello previsto dalla social card ordinaria, che oggi spetta agli over65 o alle famiglie con figli di età inferiore ai 3 anni e con un Isee fino a 6mila euro. La nuova carta, invece, parte da circa 230 euro al mese per nuclei con due persone per arrivare fino a circa 400 euro mensili per le famiglie con 5 o più componenti. Ogni comune, poi, potrà scegliere di caratterizzare la proposta secondo alcuni bisogni particolarmente sentiti sul proprio territorio. “Il target è dato da famiglie con minori – ha aggiunto Guerra -, perché la povertà minorile è la parte più drammatica, e le famiglie in cui gli adulti siano disoccupati o con un disagio lavorativo forte. Tutti i beneficiari devono avere questi requisiti molto stringenti, anche perché i fondi sono quelli che sono. Ai nuclei familiari verrà proposto un progetto personalizzato. Il nucleo con minori, ad esempio, deve assicurare la frequenza scolastica dei propri figli. I comuni, poi, potranno aggiungere altri elementi rispetto ad alcuni sottoinsiemi, come il disagio abitativo e i senza tetto”.
Redattore sociale