Archivi giornalieri: 1 gennaio 2013

Pensioni

Pensioni, il 77% ha meno di mille euro al mese

Il 17% dei pensionati può contare su un reddito sotto 500 euro

 

(Ansa)(Ansa)

Oltre metà dei pensionati ha una pensione sotto i mille euro al mese. Lo si legge nel bilancio sociale Inps dove si ricorda che sono 7,2 milioni di persone. Il 17% dei pensionati può contare su un reddito sotto 500 euro. Le pensioni sotto 1000 euro sono il 77%.

 

IL REDDITO – L’Inps segnala che il reddito pensionistico medio lordo mensile nel 2011 erogato dall’Inps e dagli enti previdenziali era di 1.131 euro (1.366 euro per gli uomini, 930 per le donne). C’e grande differenza a livello territoriale (1.238 al Nord, 1.193 medi al Centro, 920 l Sud). Se invece del reddito complessivo si guarda alla singola pensione (ma oltre un quarto dei pensionati ne ha più di una) l’importo medio è di 780 euro con grandi differenze tra quelle previdenziali (870 euro) e quelle assistenziali (406 euro). Tra quelle previdenziali ci sono differenze significative nelle medie tra quelle di anzianità (1.514 euro medi), quelle legate al prepensionamento (1.469 euro medi) e quelle di vecchiaia (649 euro medi).

IL SISTEMA – Le pensioni previdenziali vigenti nel 2011 sono 14,8 milioni, in aumento dello 0,6% rispetto all’anno precedente (+92.910 trattamenti). Cresce invece molto di più la spesa, che arriva a a 169,9 miliardi (+2,5% pari a +4,1 mld). In particolare, aumenta il numero delle pensioni di vecchiaia e di anzianitá (+155.205) ed ai superstiti (+39.792), mentre diminuiscono le prestazioni di invaliditá previdenziale (-102.087). Le prestazioni pensionistiche in essere nel 2011, complessivamente, sono oltre 18,3 milioni e presentano un lieve incremento (+0,2%) rispetto all’anno precedente. In particolare, si tratta di oltre 14,8 milioni di pensioni previdenziali (+0,6%) e più di 3,5 milioni di pensioni assistenziali (pensioni e assegni sociali e prestazioni di invaliditá civile) erogate per conto dello Stato, in diminuzione dell’1,4% rispetto al 2010. L’aumento dell’onere, si spiega nel rapporto, «è dovuto essenzialmente alla perequazione automatica, fissata per il 2011 all’1,6% (0,7% nel 2010) e all’incremento del valore medio delle pensioni liquidate nel corso del 2011».

PREVIDENZA

Pensioni, ricongiunzioni gratis 
prima soluzione del governo

Gratuiti quelli precedenti il 31 luglio 2010. Sblocco per le posizioni fino al 2010. Ma servirà anche una nuova norma

NOTIZIE CORRELATE

OGGI IN economia >

 

Il premier Mario Monti e i ministri Corrado Passera e Elsa ForneroIl premier Mario Monti e i ministri Corrado Passera e Elsa Fornero

Una circolare per avviare a soluzione il problema delle ricongiunzioni pensionistiche. Potrebbe arrivare la prossima settimana e riguardare i lavoratori del pubblico impiego che prima del 31 luglio 2010, giorno dell’entrata in vigore della famigerata legge 122, hanno cessato l’attività nel settore pubblico passando a quello privato. È questo l’orientamento del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e dell’Inps che stanno appunto lavorando attorno a questa ipotesi. La stessa Fornero si è impegnata la scorsa settimana in commissione Lavoro alla Camera ad affrontare il problema e un nuovo appuntamento è stato fissato per mercoledì.

 

Una circolare dell’Inps o comunque un atto amministrativo di interpretazione della legge ad opera dello stesso ministero dovrebbe intanto dare una risposta positiva agli ex dipendenti pubblici che, dopo la 122, all’atto della domanda di ricongiungere i contributi versati all’Inpdap con quelli dell’Inps si vedono chiedere da quest’ultimo ente il pagamento di somme ingenti, talvolta centinaia di migliaia di euro, per ottenere la somma dei versamenti e l’erogazione della pensione. Richieste che hanno bloccato di fatto il pensionamento di migliaia di persone che, oltre a non avere i soldi per pagare, non trovano giusto doverlo fare, visto che fino al luglio 2010 la ricongiunzione, in questi casi, cioè dal pubblico all’Inps, era gratuita. Questo perché portare tutto all’Inps non dava alcun vantaggio in termini di accesso e di calcolo della pensione.

Con la nuova circolare dell’Inps si dovrebbe, in sostanza, fare quanto l’istituto ha già fatto per gli ex lavoratori del fondi speciali (elettrici, telefonici, volo) con la circolare 97 dell’ottobre 2011. In essa si dice che per i lavoratori cessati da questi fondi prima della legge 122 e passati nel fondo lavoratori dipendenti Inps la ricongiunzione è gratuita, indipendentemente dal momento in cui si presenta la domanda, per analogia con il trattamento riservato agli statali (ai sensi della legge 322 del 1958 poi abrogata dalla 122). A maggior ragione, agli statali dovrebbero ora essere equiparati gli altri dipendenti pubblici cessati dall’Inpdap prima del 31 luglio 2010, i quali quindi avrebbero anche loro garantita la ricongiunzione gratuita presso l’Inps. Una buona notizia in particolare per ex lavoratori della Sanità e degli enti locali che sono finiti nel regime Inps in seguito a processi di privatizzazione o esternalizzazione.

La circolare allo studio non risolverebbe però la situazione per chi è passato dal pubblico al privato dopo l’entrata in vigore della legge 122. Qui, per forza, ci vorrà un’altra legge. In commissione Lavoro della Camera, su iniziativa di Marialuisa Gnecchi (Pd) e di Giuliano Cazzola (Pdl) che hanno seguito fin dall’inizio il problema, è stata votata all’unanimità una proposta che introduce, accanto alla totalizzazione (che consente di sommare i contributi senza pagare ma in cambio di una pensione più bassa perché calcolata col contributivo) e alla ricongiunzione onerosa, un terzo canale: il cumulo dei contributi versati presso diversi enti (senza spese per il lavoratore) con il calcolo delle rispettive quote di pensione (secondo le regole vigenti in ciascun regime) che poi verrebbero sommate nell’assegno finale corrisposto al pensionato. Questa proposta è stata però bloccata dalla Ragioneria generale dello Stato che ha chiesto di trovare una copertura per 2,4 miliardi a regime, derivante dal fatto che il cumulo dei contributi darebbe luogo a esborsi attualmente non previsti perché, oggi, se un cittadino non raggiunge il minimo di anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia in una gestione (20 anni), li perde se non fa la ricongiunzione onerosa o la totalizzazione (i cosiddetti «silenti»).

Fornero si è impegnata ad affrontare la questione delle ricongiunzioni anche oltre la circolare, con una norma quindi che potrebbe finire nella legge di Stabilità o nel decreto milleproroghe, ma fissando alcuni paletti: l’onerosità deve restare, come è sempre stato, per chi ricava un vantaggio e per coloro che attraverso questa operazione arrivano a pensioni d’oro (in alcuni casi che l’Inps ha elaborato per il ministro si raggiungerebbero i 15 mila euro al mese).

DAL 1 GENNAIO IL BLOCCO ALLA RIVALUTAZIONE: PENALIZZATI 6 MILIONI DI PENSIONATI

Pensioni, assegni previdenziali in calo
E dal 2013 scatta la riforma Fornero

Nei primi undici mesi del 2012 gli assegni liquidati dall’Inps sono stati 267mila, con un calo del 18,5% rispetto al 2011

NOTIZIE CORRELATE

 

(Fotolia)(Fotolia)

Calo delle nuove pensioni nei primi undici mesi del 2012: gli assegni liquidati dall’Inps, compresi quelli dell’ex Inpdap, sono stati 267.732 con un calo del 18,5% rispetto ai 328.549 dello stesso periodo del 2011. Il dato è l’effetto della finestra mobile e dello scalino scattati nel 2011 mentre la riforma Fornero ha effetti dal 2013.

 

AUMENTI – Dal primo gennaio le pensioni aumenteranno del 3% per essere adeguate al costo della vita ma con il blocco della rivalutazione sei milioni di pensionati nel biennio 2012-2013 si ritroveranno complessivamente con 1.135 euro in meno. È la stima della Spi-Cgil. Il sindacato ricorda che con l’adeguamento al costo della vita una pensione minima passerà da 481 euro a 495,43 mentre una da 1.000 euro arriverà a quota 1.025 euro. Gli aumenti però non varranno per la totalità dei pensionati.

IL BLOCCO DELLE RIVALUTAZIONI – Nel 2013 sarà infatti ancora in vigore il blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero e valido per le pensioni sopra tre volte la soglia minima. Sei milioni di pensionati vedranno così invariato il valore della propria pensione per il secondo anno di fila. Il blocco riguarda soprattutto pensionati che hanno un reddito mensile di 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Un pensionato che si trova in questa fascia ha già perso 363 euro nel 2012 e ne perderà 776 nel 2013. Un pensionato con un reddito mensile di 1.576 euro netti (2.000 lordi) invece nel 2012 ha perso 478 euro e nel 2013 ne perderà 1.020. La mancata rivalutazione della pensione si somma infatti a quella dell’anno precedente. Con il blocco della rivalutazione sei milioni di pensionati nel biennio 2012-2013 si ritrovano complessivamente con 1.135 euro in meno.

L’ACCANIMENTO – «In questo anno – ha dichiarato il segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone – abbiamo assistito a un accanimento senza precedenti sui pensionati, che più di tutti hanno dovuto pagare sulla propria pelle il conto della crisi. L’aumento annuale delle pensioni che scatterà nei prossimi giorni – ha proseguito – è risibile e non garantisce il pieno recupero del loro potere d’acquisto. Oltretutto da questo meccanismo automatico sono stati estromessi per decreto sei milioni di pensionati, la maggior parte dei quali non possono di certo essere considerati dei ricchi o dei privilegiati. Il governo – ha concluso Cantone – ha scelto deliberatamente di colpire la categoria dei pensionati lasciandone in pace tante altre che potevano e dovevano contribuire al risanamento dei conti e è per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del paese».