Archivi giornalieri: 28 gennaio 2013

Il messaggio di Martin Schulz

Il messaggio di Martin Schulz, alla Conferenza di Programma della Cgil

 

Gentile Segretario generale, cara Susanna Camusso,
Gentile segreteria confederale,
Cari ospiti,

Mi dispiace non essere con voi in questa occasione, la Conferenza di programma della CGIL. E’ un’iniziativa che si svolge in un momento chiave per l’Italia e per tutta l’Europa.

Il “Piano per il lavoro” che presentate oggi è un contributo importante da parte di uno dei sindacati più rappresentativi d’Europa, a favore di un cambiamento di rotta, cambiamento indispensabile per il nostro continente. Un cambiamento di rotta che l’istituzione che rappresento, il Parlamento europeo, chiede da molto tempo.

Signore e signori, nel 2013 siamo entrati nel quinto anno consecutivo di crisi. Fortunatamente iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel, per quanto riguarda la stabilità della nostra moneta. Ciò che resta preoccupante sono gli squilibri sociali che questa crisi ci lascia.

Più di 5 milioni e mezzo di giovani, in Europa, sono senza lavoro. In Italia la disoccupazione raggiunge livelli senza precedenti, con il 37% di giovani senza lavoro, quasi 3 milioni di persone disoccupate e 3 milioni con lavoro precario.

Trovo queste cifre spaventose. Permettetemi di citare il vostro Presidente della Repubblica, mio grande amico, Giorgio Napolitano:”E’ una situazione grave che deve essere sentita nel profondo delle nostre coscienze e della quale dobbiamo essere partecipi. La politica non può affermare il suo ruolo senza questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale”.

Il Parlamento europeo, già da tre anni a tutt’oggi, ha messo in guardia i governi dell’Europa contro una politica orientata unicamente all’austerità e al rigore. Certo, è necessario risanare i bilanci, non fosse altro che per il rispetto della giustizia generazionale. Ma senza investimenti sull’occupazione e la crescita, questa è una politica distruttrice.

Non è necessario essere economisti per capire che, se l’economia di un paese non cresce, anche tagliando la spesa pubblica sarà molto difficile ridurre il debito! Malgrado questa evidenza, i governi europei hanno creduto che i programmi di austerità fossero la giusta punizione per i peccati del passato e che, taglio dopo taglio, la fiducia dei mercati e la competitività ritorneranno: ma la realtà davanti ai nostri occhi ci mostra che queste ricette non funzionano!

Qualche giorno fa ero in Portogallo, l’allievo modello della Troika, che ha fatto più riforme di quanto richiesto. I risultati? La gente non arriva a pagare i propri conti alla fine del mese e la disoccupazione è in aumento. La crisi non può essere la scusa per smantellare il nostro modello sociale, un modello che tutto il mondo ci invidia e che ha contribuito a garantire la pace, la coesione, la prosperità e un livello di giustizia sociale senza precedenti per 60 anni.

Il lavoro è la pietra angolare di questo modello.
E’ per questo che la soluzione alla crisi – condivido pienamente l’obiettivo del vostro programma – è creare occupazione dignitosa e sostenibile. Soltanto così potremo restituire speranza.

Il lavoro è la realizzazione dell’individuo nella società. Come tale, esso è sinonimo di stabilità, di libertà interiore e di dignità. Permettetemi di citare un altro grande italiano, Roberto Benigni: “Quando riceviamo la nostra busta paga, non troviamo solamente i soldi, noi ritroviamo noi stessi – quella busta non è avere, ma essere! Quando la riceviamo, il nutrimento non è soltanto del corpo, ma dell’anima. E’ per questo che senza il lavoro tutto crolla. Crollano la Repubblica e la democrazia, che sono il corpo e l’anima delle nostre istituzioni!”.

In questo quadro il ruolo dei sindacati è essenziale. Chi vede i sindacati come elemento accessorio o come elemento di disturbo, non capisce il loro contributo a favore della coesione sociale.
I sindacati non sono una “lobby”, una rappresentanza di interessi come le altre: essi difendono un diritto fondamentale, il lavoro. La loro assunzione di responsabilità verso i lavoratori e anche verso chi il lavoro non ce l’ha, come il “Piano” della CGIL dimostra, è ancor più preziosa in un periodo di crisi.

Quando austerità e sacrifici colpiscono i più deboli, quelli che più degli altri hanno bisogno di uno stato sociale forte, è allora che i sindacati danno loro una voce. Signore e signori, non voglio che i miei figli, domani, siano obbligati a lavorare senza orario, senza regole e senza protezione, perché così le nostre economie saranno competitive con la Cina. Ciò che voglio è che i bambini cinesi, domani, possano avere diritti e standard come quelli dei miei stessi figli. Per far si che questo si realizzi, ci serve un’Europa forte.

Soltanto con una maggiore integrazione e solidarietà tra i paesi europei possiamo affermare la nostra competitività e i nostri standard nel contesto della globalizzazione. Potremo affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali del ventunesimo secolo soltanto su scala europea: è una sfida che ci riguarda tutti; o la vinciamo insieme o la perdiamo insieme. Grazie e vi auguro un proficuo svolgimento dei lavori.

“Riforma sempre più parola malata”

Camusso: “Riforma sempre più parola malata”

 

“Riforma è sempre più parola malata: lo abbiamo visto con quelle realizzate in questi anni, che non miglioravano le condizioni di molti determinando un compromesso più avanzato, ma hanno tagliato risorse, condizioni e prerogative, in qualche caso alterando persino il patto di cittadinanza”. Lo ha detto la leader Cgil, Susanna Camusso, alla Conferenza di programma.

“Per noi riforma torna al senso della parola, cioè cambiare per ridurre diseguaglianze, per dare risposte eque ed efficaci, per traguardare lo sviluppo, non per ridurre lo spazio pubblico e di cittadinanza.”

Secondo Camusso bisogna ricondurre l’intervento pubblico alla sua natura e, perché no, occorre  riabilitare la parola stessa”. Cosi’ la leader della Cgil, Susanna Camusso, si è espressa dal palco dell’Eur dove è in corso la Conferenza di Programma, sottolineando la necessità di una programmazione e il coinvolgimento di tutti i soggetti verso il “bene collettivo” che è il Paese.

“Se si ha un’idea positiva di futuro bisogna misurarsi con l’intervento pubblico in tutte le sue caratteristiche – ha proseguito Camusso – da datore di lavoro a costruttore di domanda, a sostenitore di scelte, ad effettivo conduttore delle imprese partecipate, a generatore e gestore di servizi e, quindi, di welfare”.

Per Camusso, “la traduzione italiana delle scelte europee, che hanno aggravato la crisi, non ha posto le premesse per uscirne. Perché è stata sbagliata la premessa: quella del rigore e l’ossessione del debito pubblico. Pensare ad un intervento pubblico nell’economia non è una bestemmia né un pericolo sovversivo”.

Lavoratori stranieri

Bruxelles – Manifestazione contro lo sfruttamento dei lavoratori stranieri

In una manifestazione che si è tenuta a Bruxelles il 23 u.s., 4.000 lavoratori provenienti dai settori dell’edilizia, dei trasporti e dell’agricoltura hanno espresso tutta la loro rabbia per lo sfruttamento e il dumping sociale subito da molti lavoratori stranieri nei luoghi di lavoro. Ogni giorno migliaia di lavoratori sono sfruttati e messi gli uni contro gli altri da imprenditori e intermediari disonesti che, individuate le lacune sul piano legislativo e sul piano operativo, se ne avvalgono per sfruttare i lavoratori come se fossero merce.

Il sindacato europeo denuncia così un sistema in cui “si attirano i lavoratori stranieri con promesse allettanti, si costituiscono società di comodo, si redigono contratti di lavoro e documenti falsi, senza fornire ai lavoratori alcuna tutela sociale e senza pagare gli straordinari e concedere i giorni di ferie spettanti, applicando sui salari trattenute elevate per spese di trasporto, alloggio, vitto”.

 “In ultima analisi le vittime sono i lavoratori stranieri – continua il sindacato – che per il proprio lavoro percepiscono una minima parte di quanto, di norma, spetterebbe loro. Le forme di abuso in essere sono ben note da molti anni, tuttavia i politici europei (e in particolare la Commissione) non hanno alcuna volontà di affrontare efficacemente questi problemi. La Commissione europea continua a proclamare il dogma del mercato interno (costituito da imprenditorialità, riduzione degli oneri amministrativi, libera concorrenza) come strumento miracoloso per rendere l’Europa più competitiva e risolvere il problema della disoccupazione. Allo stato attuale, in Europa, la politica ortodossa in materia di lavoro – contesta ancora il sindacato – rimette in discussione e mina alla base la credibilità del progetto europeo. Invece della cittadinanza europea, sono discriminazione e razzismo a crescere”.

“Affinché sia esercitato un controllo migliore sul mercato europeo del lavoro – spiega ancora il sindacato – le federazioni sindacali chiedono l’istituzione di un Europol sociale e di una carta d’identità sociale valida sul territorio europeo, il riconoscimento a livello europeo della responsabilità sociale in capo ai committenti e agli appaltatori principali, la formulazione di definizioni più chiare, tali da operare una netta distinzione fra lavoratori autonomi effettivi e lavoratori dipendenti, nonché controlli severi a livello nazionale svolti in base a obiettivi ben definiti. Per adottare le misure sopra descritte – conclude la nota – occorrono, da parte dei nostri politici europei, coraggio e risolutezza”.

Anticipazione Rapporto Italia 2013

 

L’Eurispes, anticipando la presentazione del suo Rapporto Italia 2013, prevista per il prossimo 31 gennaio a Roma, fornisce i primi dati relativi alla misurazione del livello di fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni, rilevata attraverso un questionario che ha riguardato 1.500 cittadini e che è stata conclusa a metà gennaio 2013.

Il 2013 – secondo l’Eurispe – segnala un ulteriore peggioramento del giudizio degli italiani nei confronti delle Istituzioni e un grado di sfiducia che sale dal 71,6% del 2012 al 73,2% di quest’anno.

Il dato sicuramente più preoccupante è quello sulla fiducia degli italiani nel Capo dello Stato, da sempre considerato punto di riferimento, soprattutto nei momenti più difficili e confusi come quello attuale. La fiducia degli italiani nei confronti del Presidente della Repubblica è in netto calo e fa registrare quest’anno il 44,7% di fiduciosi (il 19,3% “molto” e il 25,4% “abbastanza”), contro il 62,1% dello scorso anno.

Ai provvedimenti “lacrime e sangue” del Governo gli italiani hanno risposto con un aumento di sfiducia, che passa dal 76,4% dello scorso anno all’82,8% (+6,4%) e segna un ritorno ai livelli del 2011 (84,2%). In parallelo cala anche il dato del consenso che passa dal 21,1% del 2012 all’attuale 15,9%. Il trend di sfiducia nei confronti dei governi che si sono susseguiti dal 2004 all’ultimo anno non si è d’altronde mai invertito e il grado di fiducia è rimasto sempre al di sotto del 35%.

Come registrato per il Governo, la fiducia degli italiani nei confronti del Parlamento mantiene un andamento in negativo raccogliendo l’89,7% degli sfiduciati, in costante aumento rispetto agli anni scorsi: erano l’88,2% degli intervistati nel 2012 e l’83,4% nel 2011. Stesso andamento per la quota, assolutamente minoritaria, di quanti si dichiarano invece fiduciosi: quest’anno sono il 9%, nel 2012 erano il 9,5% e nel 2011 invece arrivavano al 15%.

Dopo il calo dei consensi dello scorso anno, il livello di fiducia nei confronti della Magistratura torna a crescere. Più di 4 cittadini italiani su 10, il 42%, mostra fiducia nell’operato di questa Istituzione (12,5% molta fiducia; 29,5% abbastanza fiducia). Era al 36,8% nel 2012.

«Siamo di fronte ad una insoddisfazione che non ha precedenti nella storia recente italiana – commenta Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes – l’aver voluto delegare ad un Governo tecnico la guida del Paese sembrerebbe aver messo in discussione la fiducia nella Presidenza della Repubblica che ha ispirato e gestito l’operazione, e nella politica in generale, alla quale, probabilmente,  viene imputata una fuga dalle responsabilità di fronte alla crisi».

«Da una parte, registriamo una distanza quasi incolmabile dei cittadini dalle Istituzioni dall’altra, il riconoscimento pressoché unanime nei confronti delle Forze dell’ordine e del volontariato. Sono le Istituzioni con le quali i cittadini quotidianamente si confrontano e dalle quali ottengono in cambio sicurezza, aiuto e solidarietà nei momenti difficili: ci assicurano insomma il presente».

34 anni fa le Br uccidevano Guido Rossa, un eroe civile

Terrorismo: Camusso, 34 anni fa le Br uccidevano Guido Rossa, un eroe civile

 

“Il 24 gennaio del 1979, esattamente trentaquattro anni fa, le Brigate Rosse assassinavano Guido Rossa, operaio Italsider e sindacalista della Cgil. Un uomo che non ha esitato a denunciare pubblicamente il terrorismo, e le sue infiltrazioni nelle fabbriche, in un momento straordinariamente difficile per la storia del Paese, quando il fenomeno terrorista era invasivo e pervasivo. Un uomo, un padre, un eroe civile che con il suo sacrificio ha segnato una svolta decisiva nella battaglia contro il terrorismo”. A ricordare la ricorrenza in una nota è il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

“Trucidato per aver denunciato un brigatista infiltrato in fabbrica – prosegue il leader della Cgil -, la morte di Rossa è stata uno spartiacque nella lotta contro il terrorismo. Il suo atto consapevole bruciò ogni possibile zona grigia, collusiva o compiacente, rendendo esplicita e trasparente la scelta di assumere il terrorismo come il nemico dei lavoratori, della classe operaia e della democrazia. Un atto lucido, chiaro e coerente, che portò ad una conseguenza cruciale e fondamentale nel Paese: individuare nel terrorismo il nemico e che questo andava combattuto senza alcuna ambiguità”.

Ma il suo, aggiunge Camusso, “fu soprattutto un gesto altamente politico. La vicenda di Guido Rossa ci insegna ancora oggi quanto è importante l’esercizio della responsabilità individuale nello svolgimento del proprio ruolo e delle proprie funzioni, in un Paese, allora come ora, in cui spesso ciò non accade. La scelta di Guido Rossa va compresa da questo punto di vista: era mosso e animato dal rapporto tra il senso della propria vita e l’interazione con un mondo che riteneva ingiusto e che andava cambiato. Combatteva le diseguaglianze, difendeva gli ultimi e più deboli, individuando nell’altro il centro della sua vita: un esempio – conclude – valido soprattutto oggi nei confronti di chi ha, o mira ad avere, responsabilità pubbliche e che spesso non si comporta con lo stesso metro di misura”.

Lavoro: L’UE mette in mora l’Italia per contratti a termine

 

Due mesi di tempo per adeguare le norme su rappresentanza sindacale, secondo passo della Commissione europea nella procedura di infrazione contro l’Italia per la mancata applicazione della direttiva Ue sulla rappresentanza sindacale per i contratti di lavoro a tempo determinato.

L’esecutivo di Bruxelles ha inviato un “avviso motivato” che dà due mesi di tempo per comunicare le misure adottate per la trasposizione integrale della legge europea del 1999.

La direttiva prevede che i lavoratori con contratto a termine siano presi in considerazione per il calcolo dei rappresentanti sindacali. Le norme italiane prevedono che si tenga conto solo dei contratti con durata superiore a nove mesi.

Secondo una nota della Commissione “ciò implica che i lavoratori con contratti di durata inferiore non sono presi in considerazione nel calcolo necessario a determinare se un’impresa è sufficientemente grande per dover avere organi di rappresentanza sindacale”.

Se l’Italia non rispetterà i due mesi concessi “la Commissione potrebbe decidere di deferire il nostro Paese davanti alla Corte di Giustizia Ue”.

(ANSA).

Scuola

Scuola: Prorogata la scadenza per le domande di pensione

 

Con l’avviso del 22 gennaio 2013, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca informa che il termine finale di presentazione delle domande di cessazione dal servizio del personale scolastico per l’anno 2013 è prorogato al 5 febbraio 2013.

Voucher in agricoltura

Lavoro: Flai Cgil, bene valore orario dei voucher in agricoltura

“Accogliamo con estrema soddisfazione l’emanazione della circolare 4/2013 del ministero del Lavoro che stabilisce il vincolo orario di 10 euro per i voucher in agricoltura”. Lo dichiara Stefania Crogi, Segretario Generale della Flai Cgil.
 
“Si tratta di un ottimo risultato conseguito grazie anche all’impegno di esponenti politici, tra i quali la senatrice Mongiello, che hanno saputo ascoltare le richieste del mondo del lavoro agricolo. Ricordiamo – conclude Stefania Crogi – che il valore orario è stata una delle rivendicazioni che la mobilitazione dei lavoratori, insieme alle organizzazioni sindacali, è riuscita ad ottenere per limitare e regolamentare l’uso dei voucher”.

Indennizzo

Indennizzo in favore dei soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie

La legge 229/2005 dispone un ulteriore indennizzo da parte dello Stato per tutte quelle persone che hanno subito un danno alla salute in seguito a vaccinazioni obbligatorie.

Nel 2009 con il decreto ministeriale del 21 ottobre vengono impartite le prime istruzioni operative e i criteri per la formazione di una graduatoria per l’applicazione dei benefici.

Il provvedimento dell’11 gennaio 2013 del Ministero della salute stabilisce una graduatoria dei soggetti aventi titolo a beneficiare dell’indennizzo previsto dalla legge 229/2005 (danni da vaccinazione).
 
Per avere notizie sulla propria posizione in graduatoria, gli interessati dovranno presentare istanza scritta, tramite posta, ai sensi della Legge 241/90 e successive integrazioni e modifiche indirizzandola al Ministero della salute.

Le sedi dell’Inca dislocate su tutto il territorio nazionale sono a disposizione per inoltrare la richiesta  ed essere, poi,  informati sull’esito finale della pratica.

Esodati

Esodati: Cgil, il numero è noto da tempo …..

“La vera notizia è che non c’è notizia: il numero
degli esodati è oramai noto da tempo”. E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, a proposito dell’articolo pubblicato oggi dal Messaggero aggiungendo, in merito alle affermazioni
della titolare del dicastero del Lavoro, Elsa Fornero, che “il ministro dimostra, ancora una volta, di non aver ben compreso l’entità del disastro compiuto dal governo di cui fa parte, e continua a far finta di stupirsi dei numeri”.

Secondo la dirigente sindacale, “si omette di ricordare che, a fronte della soluzione legislativa per la questione esodati, costruita negli scorsi mesi in Parlamento, fu proprio il governo ad opporre l’argomento del costo insostenibile, che ci pare venne calcolato più o meno su quei numeri”, pubblicati oggi da ‘Il Messaggero’.

Inoltre, prosegue Lamonica, “quando si è trattato di persone, i numeri sono stati tenuti ‘bassi’, proprio perché questo governo è stato molto distante dalla tragedia che ha investito i lavoratori e le lavoratrici
interessate. Quando invece si è trattato di riparare agli errori ‘tecnici’ i numeri sono stati fatti lievitare oltremisura. Ora sarà bene che il tema non divenga oggetto di pura demagogia nella campagna
elettorale: il nuovo governo dovrà raccogliere questa brutta eredità e trovare una soluzione per tutti, come abbiamo sempre sostenuto”, conclude.

200 milioni di disoccupati

Ilo: nel mondo 200 milioni di disoccupati

Dopo una pausa di due anni, la disoccupazione mondiale torna ad aumentare nel 2012 e si prevede un ulteriore rialzo nel 2013, avverte l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel suo nuovo rapporto.

Secondo il Rapporto sulle Tendenze globali dell’occupazione 2013, il numero di disoccupati a livello mondiale è aumentato di 4,2 milioni nel 2012 superando la cifra di 197 milioni e portando il tasso di disoccupazione a quota 5,9%.Nel 2012, un quarto di questo aumento è stato registrato nelle economie avanzate mentre tre quarti in altre regioni del mondo, producendo effetti significativi nelle economie in via di sviluppo dell’Asia dell’est, Asia del Sud e Africa sub-Sahariana.

“Il quadro economico incerto e l’inadeguatezza delle politiche adottate per affrontarlo, hanno indebolito la domanda aggregata, frenando così gli investimenti e le assunzioni” , ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO, Guy Ryder. “Questo ha prolungato la crisi dei mercati del lavoro in vari paesi, riducendo la creazione di occupazione e aumentando la durata della disoccupazione …

Se guardiamo al medio termine, le previsioni indicano che la ripresa economica globale non sarà sufficientemente forte da ridurre la disoccupazione con rapidità, e si stima che il numero delle persone in cerca di lavoro supererà i 210 milioni nel corso dei prossimi 5 anni.

Cgil, in decreto esoneri disabilità innovazioni e criticità

 

“Innovazioni apprezzabili, specie nella prima parte, con alcune questioni critiche che invece vanno riviste”. La responsabile dell’ufficio Politiche per la disabilità della Cgil, Nina Daita, commenta così la bozza del decreto in merito agli esoneri parziali degli obblighi occupazionali della legge 68/99.

In una lettera inviata al sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Cecilia Guerra, la dirigente della Cgil scrive, entrando nel merito del testo, che la prima parte “rappresenta un’innovazione apprezzabile introducendo la clausola, prevista dalla convenzione Onu sui diritti delle perone disabili, sugli ‘accomodamenti ragionevoli possibili’ quale importante criterio di valutazione e collaborazione al fine di definire una giusta soluzione tra l’esigenza dei disabili di trovare un’occupazione e le difficoltà del datore di lavoro a reperire un’occupazione dignitosa e possibile”.

Per quanto riguarda invece l’aspetto relativo alla motivazione ‘speciali condizioni di attività’ necessaria per richiedere l’esonero parziale dagli obblighi di legge risulta, secondo la responsabile ufficio Disabilità della Cgil, “generica e rischiosa in quanto darebbe adito a diverse e differenti interpretazioni”.