Occupazione

Occupazione e situazione sociale. Crescono divergenze e povertà

Dopo  cinque anni di crisi economica e con il ritorno della recessione nel 2012, la disoccupazione raggiunge picchi che non si vedevano da vent’anni. I redditi delle famiglie sono calati e il rischio di povertà o di esclusione sta aumentando, soprattutto negli Stati dell’Europa meridionale e orientale. Questi, in estrema sintesi, i risultati dell’edizione 2012 del Rapporto annuale sull’occupazione e gli sviluppi sociali in Europa, pubblicata dalla Commissione europea.

L’impatto della crisi sulla situazione sociale si fa sempre più pressante via via che gli effetti protettivi del prelievo fiscale si riducono, assieme alla spesa sociale (i cosiddetti “ammortizzatori automatici”). Un nuovo divario emerge tra i paesi “intrappolati in una spirale discendente caratterizzata dal calo della produzione, dal rapido aumento della disoccupazione e dall’erosione del reddito disponibile” e i paesi che sinora hanno dimostrato di saper resistere o comunque hanno presentato una certa tenuta. Questi ultimi tendono ad avere mercati del lavoro che funzionano meglio e sistemi di welfare più saldi. E l’Italia, tanto per cambiare, è in fondo a questa classifica.

I salari, si legge in un passaggio del Rapporto, “non rappresentano meramente un fattore di costi, giacché forniscono ai cittadini il reddito necessario per acquistare beni e servizi. I tagli possono produrre un aumento di competitività, ma in compenso riducono la domanda interna di prodotti, con la conseguenza di potenziali perdite di posti di lavoro. In Europa nell’ultimo decennio la quota del reddito economico complessivo riconducibile ai lavoratori si è ridotta, mentre è aumentato il divario tra i lavori a reddito elevato e quelli a reddito basso”.

La relazione mostra le marcate diversità tra il Nord e il Sud dell’eurozona. Il divario relativo al tasso di disoccupazione tra queste due aree era di 3,5 punti nel 2000, era sceso a zero nel 2007 ed è salito a 7,5 punti nel 2011. Grecia, Italia e Malta hanno i più bassi tassi di occupazione: 15 punti percentuali separano questi paesi da Germania, Danimarca e Austria, 20 punti dalla Svezia.

Il reddito lordo disponibile delle famiglie in termini reali è calato tra il 2009 e il 2011 in due terzi dei paesi dell’UE: le contrazioni maggiori si sono registrate in Grecia (17%), Spagna (8%), Cipro (7%) e in Estonia e Irlanda (5%). Quest’evoluzione è in forte contrasto con la situazione osservata nei paesi nordici, in Germania, Polonia e Francia dove i sistemi di welfare e la migliore tenuta dei mercati del lavoro hanno consentito ai redditi globali di continuare a crescere durante la crisi.

Il rischio di cadere in condizioni di povertà o la possibilità di uscirne variano notevolmente tra gli Stati membri. Alcuni gruppi della popolazione sono maggiormente colpiti: giovani adulti, donne disoccupate, bambini e madri single sono tra le persone esposte a un maggior rischio di povertà persistente. L’Italia è tra i paesi dove il rischio di povertà per i bambini è più alto.

Il testo integrale su www.osservatorioinca.org

Occupazioneultima modifica: 2013-01-18T19:40:41+01:00da vitegabry
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