Molti lavoratori europei trascorrono parte della loro carriera al di fuori del proprio paese d’origine, aiutati anche dalle norme europee che facilitano questa mobilità coordinando tra loro i vari sistemi nazionali di sicurezza (previdenza) sociale, a protezione dei diritti individuali.
Al contrario, i cittadini di paesi terzi rappresentano appena il 4% della forza lavoro degli Stati membri ed hanno ancora molte difficoltà a far valere i propri diritti previenziali quando migrano in Europa.
Il Coordinamento europeo della sicurezza sociale è infatti uno strumento efficace all’interno dell’Unione, ma estremamente frammentato quando si tratta di proteggere i cittadini migranti del resto del mondo. Per questo motivo la Commissione europea ha pubblicato e diffuso una comunicazione per chiarire i diritti di sicurezza sociale per le persone che migrano da e verso l’Unione. Esso mira a proteggere meglio i diritti dei lavoratori e, in particolare, i diritti pensionistici acquisiti.
I migranti, ma anche le imprese, dei paesi terzi, che guardano all’Europa come a un’entità unica, devono fare i conti – dice la Commissione europea – con 27 sistemi di sicurezza sociale differenti, che creano ostacoli e difficoltà quando si tratta di stabilirsi e di circolare all’interno dell’Ue. Secondo la Commissione occorre, da un lato, rafforzare le regole di cooperazione tra l’Ue e i paesi terzi, e dall’altro spiegare meglio, ai lavoratori e alle imprese dei paesi terzi ma anche alle istituzioni nazionali degli Stati membri, in che modo le regole attuali possono già garantire molti diritti individuali.
Un altro strumento giuridico importante è il regolamento 1231 del 2010, entrato in vigore il 1 gennaio 2011, che conferisce ai cittadini dei paesi terzi che abbiano risieduto legalmente in almeno 2 stati membri, gli stessi diritti alla sicurezza sociale dei cittadini Ue. S
Il rapporto della Commisione cita anche la famosa “sentenza Gottado”, emessa nel 2002 dalla Corte di giustizia europea. Secondo questa sentenza, gli Stati che hanno concluso con un paese terzo una convenzione bilaterale basata sulla nazionalità devono adattare la propria giurisprudenza sopprimendo il vincolo della nazionalità, affinché anche i cittadini di altri Stati membri possano approfittare delle medesime condizioni. Il pacchetto proposto dalla Commissione comprende anche una più stretta cooperazione in materia di sicurezza sociale con quattro paesi: Albania, Montenegro, San Marino e Turchia in modo da poter concedere automaticamente ai lavoratori di questi paesi residenti nell’Unione, il diritto alla parità di trattamento in settori specifici della sicurezza sociale, l’esportazione dei diritti pensionistici già acquisiti.
www.osservatorioinca.org