Archivi giornalieri: 9 marzo 2012

Certificazione di malattia

 

La normativa vigente, come si sa, impone l’invio telematico della certificazione medica in caso di malattia dei lavoratori dipendenti del settore pubblico e di quello privato; inoltre, stabilisce l’obbligo per la quasi totalità dei datori di lavoro di ricevere l’attestato di malattia non più in forma cartacea.

Nel settore privato, come in quello pubblico, nei casi di assenza per malattia superiori a dieci giorni, e comunque nei casi di eventi successivi al secondo nel corso dell’anno solare, vige l’obbligo di produrre idonea certificazione rilasciata unicamente dal medico del Ssn o con esso convenzionato, con esclusione delle assenze per malattia per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o diagnostiche per le quali la certificazione giustificativa può essere rilasciata anche da medico o struttura privata. Certificazione che, sino all’adeguamento del sistema di trasmissione telematica, potrà essere prodotta in forma cartacea.

Al lavoratore, dipendente pubblico o privato, resta il solo obbligo di comunicare al datore di lavoro, secondo le modalità stabilite dal contratto, l’assenza per malattia.

L’Inps, adesso,  ha messo in campo un nuovo servizio per i lavoratori, che prevede l’invio di un sms al proprio cellulare o comunque su un numero telefonico preventivamente indicato con l’identificativo dell’attestato di malattia.

Tale servizio può essere attivato:
per i cittadini in possesso di PIN, selezionando la nuova funzionalità introdotta nel menu della consultazione dei certificati di malattia;

inoltrando richiesta tramite posta certificata rilasciata in base alle norme del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2009 (www.postacertificata.gov.it).

La richiesta deve essere inoltrata all’indirizzo di Posta Certificata di una struttura territoriale Inps indicando i propri dati anagrafici completi di codice fiscale e del numero telefonico.

Salvi i controlli per la salute e sicurezza sul lavoro!

NEWS

 

Pubblichiamo il comunicato stampa del CIIP (Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione)

La Camera dei deputati ha modificato il Decreto Legge 5/2012 detto “di semplificazione”. La Camera ha detto “No alla soppressione o riduzione dei controlli” sulla salute e sicurezza sul lavoro che erano previsti dall’art. 14 del D.L. 5/2012.

Tale modifica era stata chiesta a tutela di tutti i cittadini e di tutti i lavoratori  poiché la soppressione dei controlli prevista dal decreto avrebbe creato danni inaccettabili per la salute di tutti, dalle scuole agli ospedali ai luoghi di ritrovo, intervenendo anche sull’igiene degli alimenti e la tutela del territorio.

Esprimiamo soddisfazione per tale modifica, pur parziale, poiché – ad oggi riguarderebbe solo la salute nei luoghi di lavoro, mentre vanno salvaguardati tutti i controlli necessari a garantire la salute e la sicurezza come previsto dalla Costituzione.

Nei giorni scorsi la CIIP aveva raccolto oltre 2.000 appelli di operatori pubblici e privati per richiedere la modifica al D.L. 5/2012.

Chiederemo al Senato di inserire anche l’igiene degli alimenti, la tutela dell’ambiente e del territorio tra le materie in cui devono essere garantiti i dovuti controlli a tutela della salute e della sicurezza di tutti i cittadini, di tutti i lavoratori e dell’ambiente.

dal sito www.amblav.it

Crisi: CGIL su dati INPS, valanga di CIG, dati drammatici frutto recessione

 

“Una valanga di disoccupazione e di cassa integrazione frutto dell’evidente e drammatico risultato che la recessione provoca sul lavoro”. Lo afferma il Segretario Confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, nel commentare i dati della Cassa integrazione diffusi dall’Inps, sottolineando che “ai 63mila disoccupati in più censiti dall’Istat a gennaio si aggiunge un ulteriore aumento delle domande di disoccupazione rispetto ad un 2011 già altissimo”.
 
A febbraio, osserva il sindacalista, “si è registrato  un vero e proprio boom di domande di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga che nei due mesi è già più alto dello scorso anno. Era purtroppo un risultato prevedibile, tutti i segnali in nostro possesso davano queste tendenze, solo una sbagliata propaganda ha in parte celato i problemi e soprattutto che cosa non si è fatto per arginare questa situazione”.
 
Secondo Fammoni “il sistema produttivo è bloccato, non c’è crescita e sviluppo, e il lavoro ne paga direttamente le conseguenze. I dati sulla cassa, ordinaria, straordinaria e in deroga, sono lo specchio della pervasività e della profondità della crisi: senza la tenuta del sistema di cassa i disoccupati sarebbero adesso circa 3 milioni”. A tutto questo, aggiunge il dirigente sindacale, “si risponde da una parte con tutele straordinarie e con risorse adeguate ma dall’altra con interventi che rilancino sviluppo e crescita, anche attraverso un calo della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti e pensionati. Questa dovrebbe essere l’agenda reale per il governo nel confronto sul mercato del lavoro e sullo sviluppo ma quest’ultimo tema è assente, troppo assente, rispetto alla drammaticità della situazione. A questo assordante silenzio il governo deve dare immediata risposta”, conclude Fammoni.

Interinale: svantaggiati e sottopagati

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Le agenzie per il lavoro “cambiano strategia” sui lavoratori svantaggiati. Le agenzie che offrono lavoro interinale per l’inserimento dei lavoratori disoccupati da più di sei mesi, disabili, over 50, ecc…,  fanno leva sull’articolo 13 della legge 276/03 per assumere a condizioni capestro.

In pratica è stato siglato un accordo fra alcune agenzie – come ad esempio la multinazionale Manpower – e Italia Lavoro (l’agenzia tecnica del ministero del Welfare) che permette di assumere i lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate sottopagandoli (fino al 20% della paga di riferimento) o sottoinquadrandoli (fino a due livelli in meno). Con tanti saluti al principio della parità di trattamento dei lavoratori, da sempre alla base del lavoro interinale in Italia e in Europa.

“L’articolo 13 è una strana norma, in base alla quale i lavoratori pagano attraverso la riduzione salariale la propria condizione di svantaggio. Dopo 8 anni di scarsissima applicazione, le Agenzie hanno deciso di cavalcarla quale spregiudicato elemento di business, forse “stimolati” da un bacino di ormai oltre due milioni di persone”, afferma la segretaria generale di NIdiL Cgil, Filomena Trizio.

“Nella fattispecie – aggiunge Trizio – stiamo assistendo a una doppia “magia”: lo svantaggio delle persone che diventa vantaggio per Agenzie e imprese, e il recepimento della direttiva europea, che doveva ratificare il principio di parità di trattamento, che si trasforma nel suo opposto: una formidabile incentivazione alla deroga dello stesso”.

“Il tavolo negoziale sul mercato del lavoro fra governo e parti sociali, – conclude la segretaria generale di NIdiL – nei confronti del quale è stata esercitata con l’adozione di un simile decreto legislativo una pesentissima interferenza, dovrà apportare su tutta la materia le necessarie e opportune modifiche di merito”.

da Rassegna .it

Libro bianco della CE sulle pensioni

NEWS

 

Con diversi mesi di ritardo la Commissione europea ha pubblicato il Libro bianco sulle pensioni, che segue la consultazione avviata dal Libro verde nel luglio 2010.

Disponibile ora anche in lingua italiana, il Libro bianco “delinea un programma per garantire pensioni adeguate e sostenibili a lungo termine, cercando di ampliare la partecipazione di uomini e donne all’attività professionale per tutto l’arco della vita e di rendere sicuro il risparmio destinato alle pensioni complementari”.

“Sostenibilità e adeguatezza dei regimi pensionistici dipendono – secondo il Libro Bianco – dalla misura in cui in esse si integrano contributi, imposte e risparmio effettuati dalle persone occupate. Modalità di finanziamento, condizioni di ammissibilità e condizioni del mercato del lavoro devono essere calibrate in modo da ottenere un equilibrio tra contributi e diritti acquisiti e tra numero di dipendenti in attività che versano contributi e numero di pensionati beneficiari”.

Ecco le principali indicazioni contenute nel Libro bianco:

aumentare la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei lavoratori più anziani (questo obiettivo è anche uno dei fulcri dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni 2012);

– Allineare l’età pensionabile all’aumento della speranza di vita;

– Limitare l’accesso ai regimi di prepensionamento e altri percorsi di uscita anticipata;

– Equiparare l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini;

– Sostenere lo sviluppo del risparmio a fini di pensioni complementari;

– Varare leggi a tutela dei diritti pensionistici dei lavoratori mobili per rendere le pensioni integrative compatibili con la mobilità, e promuovendo l’istituzione di servizi di ricostruzione delle pensioni in tutta l’UE.

La Confederazione europea dei Sindacati (CES) si è detta fortemente rammaricata per le proposte presentate dalla Commissione. Il Libro bianco non dice nulla, infatti, su come rafforzare i sistemi pensionistici pubblici, più propensi a garantire redditi ai pensionati essendo basati sulla solidarietà tra le generazioni. Per la CES, questo rafforzamento deve avvenire dando priorità agli investimenti per la crescita e allo sviluppo di un’occupazione di qualità.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la posizione della Ferpa, la Federazione europea dei sindacati dei pensionati e delle persone anziane: il primo pilastro deve essere affidato alla previdenza pubblica a garanzia dei pensionati in un momento storico, come quello attuale, in cui si assiste ad una costante condizione di emergenza finanziaria, rendendo sempre più incerta la condizione delle categorie deboli, fra cui gli anziani, assoggettati a drammatiche economie di carattere previdenziale.

Un altro aspetto sollevato dalla Ferpa riguarda l’interpretazione dell’invecchiamento attivo, a cui peraltro è dedicato l’Anno europeo 2012, come elemento di arricchimento e di vitalità sociale degli anziani nel generale contesto della vita degli stati membri dell’Unione, ed in cui l’allungamento della carriera lavorativa deve essere considerata una libera scelta e non un obbligo.

www.osservatorioinca.org