SardegnaQuotidiano_20111027.pdf a pag. 5
del 27/10/2011
di FRANCESCO CASULA
In Sardegna è esistita anche
una poesia satirica con un
forte timbro sociale, con il
gusto del motteggio e della
battuta scherzosa, dello
sberleffo, della canzonatura e
dell’ironia. Una poesia satirica e,
persino ridanciana, in chiave
sentenziosa e più ancora di costume
che affiora, per esempio, nelle gare
poetiche degli improvvisatori ma che
ha avuto in particolare quattro
grandi poeti sardi: il cagliaritano
Efisio Pintor Sirigu, che può essere
considerato il primo poeta satirico
isolano; l’olzaese Diego Mele, il più
celebrato dei poeti satirici sardi, il
macomerese Melchiorre Murenu e il
gallurese don Gavino Pes.
Tale poesia continua: con i necessari
aggiornamenti e attualizzazioni, ma
conservando il tono di celia, il sapore
di parodia, il gusto del paradosso, del
giocoso e della caricatura. È il caso di
Tramas de seda, (Casa editrice La
Riflessione di Davide Zedda), la
nuova deliziosa e spassosa silloge
poetica di Maddalena Frau, che sarà
presentata sabato a Sanluri (Sala
dell’ex Montegranatico) e con cui,
orazianamente, “ridendo castigat
mores ”. Esemplare, per quanto
attiene all’ironia e alla satira, è nella
Raccolta la poesia S’Aipoddu, (l’iPod)
dedicata all’ultimo ritrovato
tecnologico che sta spopolando
soprattutto fra i giovani. Poesia che
ha vinto il Primo Premio nel
Concorso di Poesia satirica “Larentu
Ilieschi ” di Ploaghe il 26 giugno
scorso.
La poesia – il cui sardo dimostra
ancora una volta la capacità di
esprimere tutta la modernità, anche
quella legata alla tecnologia più
spinta – con garbo, quasi
amabilmente, con il gusto della
caricatura e della parodia, mette in
luce gli aspetti paradossali, ridicoli e
comici di Efisineddu, ormai
“schiavo” del nuovo dio giovanile
oltre che di tutto il ciarpame
modaiolo distribuito a piene mani
dalla TV e dalla Pubblicità. Ecco
alcuni versi: “Efisineddu andat in sa
strada/cun s’origa attaccada a
s’Aipoddu/e a cropus de gambas e de
coddu/fueddat cun sa musica
Repada/In sa busciacca de su
cratzoneddu/ci ficchit su lettori
musicanti;/de musica moderna
delliranti/si ndi prenat su coru e su
xrobeddu./A cratzoni calau a
mesugonna,/a cufiedda cun su leccalecca/
ndi bogat su macchini ‘e
discoteca/cun Paf Daddi, Beionse,
Madonna…/Baddendu Roch En Rollu
iscadenau,/e Tecno e Fanchi sbandasbanda/
si callincunu ddi fait
domanda/non bidi e no intendit:
stontonau! ”.
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