Corso di Letteratura e poesia sarda all’Università della Terza Età di Quartu

 

 di Francesco Casula

 

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L’Università della Terza Età di Quartu, per l’anno accademico 2011-2012 ha organizzato un Corso di Letteratura e poesia sarda di 16 ore.

Inizierà il 19 Ottobre prossimo alle ore 18 e proseguirà ogni Mercoledì alla stessa ora. Si terrà nei locali di Viale Colombo 169/b e sarà tenuto dal Prof. Francesco Casula di cui sta per uscire (per la Casa Editrice Grafica del Parteolla di Dolianova una “Letteratura e civiltà della Sardegna” in due volumi).
 
 

 Ecco il Programma

 
PREMESSA
L’umore esistenzialedel proprio essere sardo, –di cui parla Lilliu-come individui e come gruppo che, in ogni momento, nella felicità e nel dolore delle epoche vissute, ha reso i Sardi costantemente resistenti, antagonisti e ribelli, non nel senso di voler fermare, con l’attaccamento spasmodico alla tradizione, il movimento della vita e della loro storia, ma di sprigionarlo il movimento, attivandolo dinamicamente dalle catene imposte dal dominio esterno” pur in presenza di forti elementi di integrazione e di assimilazione, nella società, nell’economia e nella cultura continua a segnare profondamente, sia pure con gradazioni diverse, oggi come ieri, l’intera letteratura sarda che risulta così, autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione o, peggio, un’appendice di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore e comunque da confinare nella letteratura “dialettale”. Il sistema linguistico e letterario sardo infatti, come sistema altro rispetto a quello italiano, è sempre stato, come tale, indipendente e contiguo ai vari sistemi linguistici e letterari che storicamente si sono avvicendati nell’Isola, da quello latino a quello catalano e castigliano, e, per ultimo, a quello italiano, con tutte le interferenze e le complicazioni e le contaminazioni che una simile condizione storica comporta. Una situazione ricca e complessa, propria di una regione-nazione dell’Europa e del mediterraneo.
Nasce anche da qui l’esigenza di un’autonoma trattazione delle vicende letterarie sarde: ad iniziare da quelle scritte in Lingua sarda. Da considerare non “dialettali” ma autonome, nazionali sarde, vale a dire.
A questa stessa conclusione arriva, del resto, un valente critico letterario (e cinematografico) italiano come Goffredo Fofi, che nell’Introduzione a Bellas Mariposas di Sergio Atzeni (edito dalla Biblioteca dell’Identità-Unione sarda, pag.18-19) scrive:”Sardegna, Sicilia. Vengono spontanei paragoni che indicano la diversità che è poi quella dell’insularità e delle caratteristiche che, almeno fino a ieri, ne sono derivate, di isolamento e di orgoglio. E’ possibile fare una storia della letteratura siciliana o una storia della letteratura sarda, mentre, per restare in area centro-meridionale- non ha senso pensare a una storia della letteratura campana, o pugliese, o calabrese, o marchigiana, o laziale…
Il mare divide e costringe: La letteratura siciliana e la letteratura sarda possono essere studiate –nonostante la comunanza della lingua, con quella di altre regioni, almeno dopo l’Unità- come “Letterature nazionali”. Con un loro percorso, una loro ragione, loro caratteri e segni”.
Più o meno sulla stessa linea si muove Franco Brevini, considerato il maggior competente di poesia dialettale contemporanea, secondo il quale occorre riconoscere al sistema letterario sardo uno statuto particolare almeno per due motivi fondamentali:
1.Il sardo non può essere considerato un dialetto;
2. Difficilmente la Sardegna a causa della sua posizione decentrata e della sua peculiarissima storia, specifica e dissonante rispetto alla coeva storia  europea, segnata com’è dall’incontro con diverse culture, può essere integrata in un discorso di storia italiana.
 Da una analisi attenta della letteratura sarda potremmo vedere che dalle origini del volgare sardo fino ad oggi, non vi è stato periodo nel quale la lingua sarda non abbia avuto una produzione letteraria.
Del resto a riconoscere una Letteratura sarda è persino  un viaggiatore francese dell’800, il barone e deputato Eugene Roissard De Bellet che dopo un viaggio nell’Isola, in La Sardaigne à vol d’oiseau nel 1882 scriverà :”Si è diffusa una letteratura sarda, esattamente  come è avvenuto in Francia del provenzale, che si è conservato con una propria tradizione linguistica”
Certo, qualcuno potrebbe obiettare, che essa, rispetto ad altre lingue romanze, ha prodotto pochi frutti. E’ questa  -per esempio- la posizione dello stesso Gramsci, che dopo aver detto una sacrosanta verità “il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé”, afferma che esso non ha prodotto “ una grande letteratura”.
In realtà Gramsci non conosce la letteratura sarda: e per molti versi, non poteva neppure conoscerla, dati i tempi e le condizioni storiche –e personali- in cui viveva e operava. E non la conosciamo appieno neppure oggi tanto che è urgente una grande operazione di scavo e di recupero del nostro patrimonio letterario, molto del quale è ancora inedito, numerosissimi testi sono ancora ignorati dagli stessi  critici o sepolti in biblioteche e in archivi privati e pubblici. E occorre tener conto non solo dei testi scritti ma anche di quelli orali –abbondantissimi- quando ne siano recuperate le testimonianze.
Faccio solo un’esempio: abbiamo potuto conoscere Giovanni Matteo Garipa, -non lo conosceva neppure Wagner- solo recentemente, grazie alla ripubblicazione della sua opera su Legendariu de Santas Virgines et Martires de Jesu Cristu (1627) da parte dalla casa editrice Papiros di Nuoro nel 1998 con l’introduzione di Diego Corraine e la presentazione di Heinz Jürgen Wolf  e Pasquale Zucca. Eppure si tratta del più grande scrittore in lingua sarda del secolo XVII  (1575/1585-1640). Eppure molti motivi avrebbero dovuto spingere gli studiosi a conoscere e valorizzare il Garipa, ma soprattutto due:
1.la tesi del sacerdote orgolese, oggi quanto mai attuale, della necessità dell’insegnamento della lingua sarda –definita “limba latina sarda”– come prerequisito per il corretto apprendimento, da parte degli studenti, anche delle altre lingue;
2.la sua convinzione che fosse urgente dotare la Sardegna di una tradizione letteraria «nazionale» sarda, ossia, come si direbbe oggi, di una lingua letteraria uniformemente usata in tutto il territorio dell’Isola e sorretta da un repertorio di testi in grado di competere con quelli delle altre lingue europee.
E’ stato anche obiettato che la lingua sarda ha prodotto “cultura bassa”. Rispetto a questa accusa occorrerebbe finalmente iniziare a liquidare certi equivoci gerarchici sulla cultura e sulle sue forme, per cui ci si attarda ancora a parlare di cultura “alta” e cultura “bassa”, di cultura “materiale” (miniere, artigianato, agricoltura, pastorizia, turismo) inferiore e subordinata alla cultura “immateriale” (lingua, letteratura, arte, musica, diritto ecc. ecc) o di cultura orale inferiore alla cultura “scritta” e dunque meno degna di essere conosciuta e studiata. La cultura, senza gerarchie, deve essere intesa in senso antropologico, ovvero nei valori sottostanti alle scelte collettive e individuali e quindi agli ideali che orientano i comportamenti, con particolare riferimento a quelli sociali.
Anche il termine “letteratura”, secondo il dettato dei più moderni e aggiornati orientamenti di studi, va inteso nel senso di scrittura o produzione di opere di cultura che occupano spazi non tradizionali quali gli atti giuridici, le costituzioni politiche, la poesia e la tradizione orale e finanche le opere di carattere didascalico o divulgativo per le quali veniva usata la lingua sarda al fine comunicare meglio con il popolo.
Ma anche dato e non concesso che la lingua sarda abbia prodotto poco, si poteva pensare che un cavallo per troppo tempo tenuto a freno, legato  imbrigliato e impastoiato potesse correre e correre velocemente? La lingua sarda, certo, deve crescere, e sta crescendo: ha soltanto bisogno che le vengano riconosciuti i suoi diritti, che le venga proprio riconosciuto il suo “status” di lingua, e dunque le opportunità per potersi esprimere, oralmente e per iscritto, come avviene per la lingua italiana.
La Lingua sarda, dopo essere stata infatti lingua curiale e cancelleresca nei secoli XI e XII, lingua dei Condaghi e della Carta De Logu, con la perdita dell’indipendenza giudicale, viene infatti ridotta al rango di dialetto paesano, frammentata ed emarginata, cui si sovrapporranno prima i linguaggi italiani di Pisa e Genova e poi il catalano e il castigliano e infine di nuovo l’italiano.
Contrariamente a ciò che comunemente si dice e si pensa da parte degli stessi sardi, la letteratura in Sardo che l’isola ha espresso nei secoli, oltreché variegata nei diversi generi, è ricca di opere e di autori anche quando superata la fase esaltante del medioevo, all’indomani della sconfitta del regno di Arborea, mancando un centro politico indipendente, le lingue dominanti (catalano, castigliano e infine italiano) assunsero via via il ruolo di lingue ufficiali accolte in toto dal ceto dirigente isolano. La lingua sarda restò praticata dai cantori che diedero vita a una lunga tradizione poetica orale, ma anche da scrittori con riflessi di tipo colto.
Nei secoli si succedettero tentativi, da parte degli intellettuali sardi più vicini al popolo (in particolare uomini di Chiesa), di normalizzare l’uso scritto della lingua. Uno sforzo ancora oggi attuale, nel momento in cui, per effetto di una nuova coscienza linguistica, si è assistito alla nascita della prosa narrativa in lingua sarda.

Occorre comunque sottolineare che è soprattutto a partire dall’ultima metà del Novecento che i poeti e gli scrittori in lingua sarda hanno offerto risultati non solo quantitativamente ma anche qualitativamente risultati di grande rilievo. E nelle loro opere “la Sardegna, finalmente, -come scrive Nicola Tanda- da «nonluogo», diventa «luogo», non di un esclusivo recupero memoriale, ma luogo dell’immaginario che produce il progetto di una identità dinamica, dal quale deriva l’energia vitale e morale di un nuovo modello di sviluppo economico e civile”.
E gli autori trovano una condizione specifica nello «stare» per ottica e palpitazioni, per weltanschaung, per il modo con cui intendono e contemplano la vita e per tante altre cose, razionali e irrazionali, che derivano dai misteri e dalle iniziazioni dell’arte, compresa la nostalgia, che, a dispetto dei politici«realisti», come dice Borges, è la relazione migliore che un uomo possa avere con il suo paese.
L’importante è che la produzione letteraria esprima una specifica e particolare sensibilità locale, ovvero “una appartenenza totale alla cultura sarda, separata e distinta da quella italiana” diversa dunque e “irrimediabilmente altra”, come scrive il critico sardo Giuseppe Marci.
L’importante è soprattutto –come scrive Antonello Satta- “che gli autori sappiano andare per il mondo con pistoccu in bertula, perché proprio in questo andare per il mondo, mostrano le stimmate dei sardi e, quale che sia lo scenario delle loro opere, vedono la vita alla sarda”.
L’importante infine è che la letteratura sarda abbia, come ogni letteratura, tratti universali della qualità estetica e se, in più è  «specifica», soprattutto per una questione di Identità. E’ proprio l’Identità sarda infatti il tratto che a mio parere accomuna gli Autori che scrivono in sardo.Ad iniziare dai poeti del Premio Ozieri in cui la peculiare identità della Sardegna non poteva essere garantita né da alcuna facile coloritura “dialettale” né dalla lingua presa in prestito –l’italiano- ma semplicemente dalla lingua sarda.

20. LA LETTERATURA IN SARDO NEGLI ULTIMI 30 ANNI (1980-2010)

  1. Negli ultimi trent’anni c’è stata una vera e propria esplosione della letteratura in Lingua sarda; poesia ma anche  prosa, con Contus e-fenomeno nuovo- romanzi. Antoni Arca (in Benidores, Literatura, limba e mercadu culturale in Sardigna, Condaghes editore, Cagliari 2008) ha censito i libri di narrativa in lingua sarda pubblicati in meno di 30 anni.Nei primi dieci anni (1980-1989) le pubblicazioni sono state 22, fra cui 11 romanzi. Il primo a rompere il ghiaccio della incomunicabilità fra la lingua sarda e il romanzo (quella con il racconto, soprattutto orale non c’è mai stata) è Larentu Pusceddu con S’àrvore de sos tzinesos. Il libro scatenò, quando uscì nel 1982, una lunga querelle letteraria che ebbe per alcuni il merito e per altri la colpa di portare alla ribalta la questione della lingua sarda.
  2. Tra i romanzi pubblicati nel decennio 1980-1989, oltre a Sos Sinnos di Michelangelo Pira;Mànnigos de memoria di Antonio Cossu; Po cantu Biddanoa  di Benvenuto Lobina; S’Istoria, Condaghe in limba sarda di Frantziscu Masala e su Zogu di Zuanne Frantziscu Pintore, da menzionare sono Su traballu est balore (1984) di Francesca Cambosu; Alivertu (1986) di Mario Puddu e Sas gamas de istelai (1988) di Albino Pau (ripubblicati ambedue nel 2004 da Condaghes editore).
  3.  
  4. Nei secondi dieci anni (1990-1999) le pubblicazioni sono più che raddoppiate: dalle 22 del primo decennio passano a 57. Da ricordare –fra gli altri- i seguenti romanzi: Su contu de Piricu di Mario Sanna (1990); Mastru Taras (1991) diLarentu Pusceddu; Su Zuighe in cambales ((1992) di Gigi Sanna;  i romanzi in gallurese: Di stenciu a manu mancina (1993) di Giancarlo Tusceri e Lu bastimentu di li sogni di sciumma (1997) di Giuseppe Tirotto e Sciuliai Umbras (1999) di Ignazio Lecca, in campidanese.
  5.  
  6. Fra i “Contos-racconti”, di particolare interesse Nadale (1990) di Diego Corraine; Sa memoria e i sos contos (1991) di Giulio Albergoni; Contos de s’antigu casteddu (1994) di Salvatore Patatu; Contos de bidda mia (1995 di Salvator Angelo Spanu; Contus (1998) di Franca Marcialis; Is contus de nonna Severina-contus de forredda (1999) di Maria Assunta Cappai.
  7.  
  8. Nei terzi dieci anni (2000-2007) le opere narrative in sardo sono ben 107. “Si casi otanta titulos in binti annos, nos sunt partos cosa manna –scrive Antoni Arca– prus de chentu in nemmancu in sete annos, ite sunt? Fatzile: sa proa de l’acabbare de nàrrere chi sa narrativa in sardu galu no esistit. Una narrativa in sardu b’est, e como toccat a l’istudiare, sena pensare de àere giai in butzaca su modellu pro l’ispertare, ca, comente amus cunsideradu dae su 1980 a su 1999, in sardu sunt istados iscritos contos e romanzos chi tocant onni genere e onni edade, cun resurtados de onni manera, dae òperas feas  a òperas bellas, passende pro unu livellu medianu de bona legibilidade”(Se quasi 80 titoli in 20 anni ci sono sembrati una gran cosa –scrive Antonio Arca- più di 100 in meno di sette anni, che cosa sono? Chiaro: la dimostrazione che occorre smetterla di dire che una narrativa in Lingua sarda non esiste ancora. Una narrativa in sardo c’è e ora occorre studiarla, senza pensare di avere in tasca un modello da interpretare, perché, come abbiamo analizzato per il periodo 1980-1999, in sardo sono stati scritti racconti e romanzi che attengono a ogni genere e a ogni età, con risultati diversi: con opere mediocri ma anche belle, e dunque complessivamente con un livello medio di buona qualità).
  9.  
  10.  
  11. MOVIMENTI E AUTORI
  12. 1. LA NASCITA DELLA LINGUA SARDA E I PRIMI DOCUMENTI.
  13. -Apparizione di un volgare “nazionale”.
  14. -I primi documenti in lingua sarda sono la Carta del giudice Torchitorio -1070-1080 e  il così detto Privilegio logudorese detto anche Carta consolare pisana, -1080-85.
  15. 2. I CONDAGHI
  16. I CondaghiDei quattro Condaghi più importanti, che ci sono pervenuti integralmente, due  risalenti ai secoli XI-XII (Condaghe di San Nicola di Trullas e di San Pietro di Silki) sono scrittti in sardo-logudorese e uno (Condaghe di Santa Maria di Bonarcado), che contiene documenti compilati in tempi diversi tra i primi decenni del secolo XII e la metà del secolo XIII, è scritto in sardo-arborense. Mentre il quarto, il Condaghe di San Michele di Salvennor, originariamente scritto in Sardo, è andato perduto, e di esso possediamo solo una copia tradotta in lingua castigliana mista a sardo, nel secolo XVI.
  17. 3. LA CARTA DE LOGU DI ELEONORA D’ARBOREA,promulgata da Eleonora nel 1392 raccoglie leggi consuetudinarie di diritto civile, penale e rurale. Contiene un proemio e 198 capitoli: i primi 132 formano il Codice civile e penale gli altri 66 il Codice rurale, emanato dal padre Mariano IV, il padre di Eleonora..
  18. 4.  ANTONIO CANO, Il primo scrittore di un poema in lingua sarda(1400-1476/78)
  19. 5. SIGISMONDO ARQUER, Lo scrittore plurilingue di statura europea, vittima  dell’Inquisizione  e condannato al rogo in Spagna (1530-1571).
  20. 6. GIROLAMO ARAOLLA, il poeta sardo trilingue che vuole “ripulire” la lingua sarda (1510 circa-fine secolo XVI).
  21. 7. GIOVANNI MATTEO GARIPA , il più grande scrittore in lingua sarda del secolo XVII  (1575/1585-1640).
  22. 8. FRA ANTONIO MARIA DA ESTERZILI, il fondatore della sacra rappresentazione in Sardegna (1664-1727)
  23. 9.LA POESIA IN LINGUA SARDA NEL 700/800 FRA UMORISMO, SATIRA E IMPEGNO :
  24. 9.1. SA SCOMUNIGA DE PREDI ANTIOGU: DI AUTORE SCONOSCIUTO , il capolavoro, anonimo, della poesia comico-satirica sarda dell’800
  25. 9.2. LUIGI PINTOR SIRIGU, Il più grande poeta satirico dell’ottocento in lingua sardo-campidanese (1765-1814).
  26. 9.3.FRANCESCO IGNAZIO MANNU, il magistrato e il poeta cantore delle rivolte antifeudali in Sardegna alla fine del ‘700(1758-1839).
  27. 9.4. DIEGO MELE, Il principe dei satirici sardi in lingua sardo-logudorese(1797-1861)
  28. 9.5 PEPPINO MEREU,  Il poeta “maledetto”, il poeta socialista (1872-1901).
  29.  
  30. 10.ANTIOCO CASULA (Noto MONTANARU), il più noto poeta in lingua sarda(1878-1957)
  31.  
  32. 11.BENVENUTO LOBINA, Il poeta e il romanziere  bilingue che ha nobilitato la lingua sarda(1914-1993).
  33. 12. FAUSTINO ONNIS, il poeta e artista autodidatta che ha dedicato la vita alla Lingua sarda (1925-2001)
  34. 13.ANTONIO COSSU, lo scrittore e poeta bilingue, il giornalista, l’editore e l’operatore culturale impegnato  (1927-2002).
  35. 14. AQUILINO CANNAS, Il cantore di Cagliari e dei diseredati (1914-2005)
  36. 15.FRANCESCO MASALA, Il poeta e il romanziere bilingue dei Sardi “vinti ma non convinti”(1916-2007).
  37. 16. FRANCO CARLINI, Lo scrittore e il poeta bilingue. Il “Rodari sardo” con il gusto dell’ironico e del fiabesco.(1936-)
  38. 17.GIANFRANCO PINTORE, il giornalista, saggista e scrittore bilingue e identitario(1939-).
  39. 18. PAOLA ALCIONI, la scrittrice e poetessa cagliaritana bilingue, che canta sogni e radici antiche(1955-)
  40.  
  41. 19. MARIA CRISTINA SERRA, La valente poetessa in lingua sarda-campidanese  che canta  i valori dell’Identità (1960-)
  42. 20. LA LETTERATURA IN SARDO NEGLI ULTIMI 30 ANNI (1980-2010)
  43. Negli ultimi trent’anni c’è stata una vera e propria esplosione della letteratura in Lingua sarda; poesia ma anche  prosa, con Contus e-fenomeno nuovo- romanzi. Antoni Arca (in Benidores, Literatura, limba e mercadu culturale in Sardigna, Condaghes editore, Cagliari 2008) ha censito i libri di narrativa in lingua sarda pubblicati in meno di 30 anni.Nei primi dieci anni (1980-1989) le pubblicazioni sono state 22, fra cui 11 romanzi. Il primo a rompere il ghiaccio della incomunicabilità fra la lingua sarda e il romanzo (quella con il racconto, soprattutto orale non c’è mai stata) è Larentu Pusceddu con S’àrvore de sos tzinesos. Il libro scatenò, quando uscì nel 1982, una lunga querelle letteraria che ebbe per alcuni il merito e per altri la colpa di portare alla ribalta la questione della lingua sarda.
  44. Tra i romanzi pubblicati nel decennio 1980-1989, oltre a Sos Sinnos di Michelangelo Pira;Mànnigos de memoria di Antonio Cossu; Po cantu Biddanoa  di Benvenuto Lobina; S’Istoria, Condaghe in limba sarda di Frantziscu Masala e su Zogu di Zuanne Frantziscu Pintore, da menzionare sono Su traballu est balore (1984) di Francesca Cambosu; Alivertu (1986) di Mario Puddu e Sas gamas de istelai (1988) di Albino Pau (ripubblicati ambedue nel 2004 da Condaghes editore).
  45.  
  46. Nei secondi dieci anni (1990-1999) le pubblicazioni sono più che raddoppiate: dalle 22 del primo decennio passano a 57. Da ricordare –fra gli altri- i seguenti romanzi: Su contu de Piricu di Mario Sanna (1990); Mastru Taras (1991) diLarentu Pusceddu; Su Zuighe in cambales ((1992) di Gigi Sanna;  i romanzi in gallurese: Di stenciu a manu mancina (1993) di Giancarlo Tusceri e Lu bastimentu di li sogni di sciumma (1997) di Giuseppe Tirotto e Sciuliai Umbras (1999) di Ignazio Lecca, in campidanese.
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  48. Fra i “Contos-racconti”, di particolare interesse Nadale (1990) di Diego Corraine; Sa memoria e i sos contos (1991) di Giulio Albergoni; Contos de s’antigu casteddu (1994) di Salvatore Patatu; Contos de bidda mia (1995 di Salvator Angelo Spanu; Contus (1998) di Franca Marcialis; Is contus de nonna Severina-contus de forredda (1999) di Maria Assunta Cappai.
  49.  
  50. Nei terzi dieci anni (2000-2007) le opere narrative in sardo sono ben 107. “Si casi otanta titulos in binti annos, nos sunt partos cosa manna –scrive Antoni Arca– prus de chentu in nemmancu in sete annos, ite sunt? Fatzile: sa proa de l’acabbare de nàrrere chi sa narrativa in sardu galu no esistit. Una narrativa in sardu b’est, e como toccat a l’istudiare, sena pensare de àere giai in butzaca su modellu pro l’ispertare, ca, comente amus cunsideradu dae su 1980 a su 1999, in sardu sunt istados iscritos contos e romanzos chi tocant onni genere e onni edade, cun resurtados de onni manera, dae òperas feas  a òperas bellas, passende pro unu livellu medianu de bona legibilidade”(Se quasi 80 titoli in 20 anni ci sono sembrati una gran cosa –scrive Antonio Arca- più di 100 in meno di sette anni, che cosa sono? Chiaro: la dimostrazione che occorre smetterla di dire che una narrativa in Lingua sarda non esiste ancora. Una narrativa in sardo c’è e ora occorre studiarla, senza pensare di avere in tasca un modello da interpretare, perché, come abbiamo analizzato per il periodo 1980-1999, in sardo sono stati scritti racconti e romanzi che attengono a ogni genere e a ogni età, con risultati diversi: con opere mediocri ma anche belle, e dunque complessivamente con un livello medio di buona qualità).
  51.  
  52. Tra i 107 titoli,a parte quelli di Benvenuto Lobina, Francesco Masala, Franciscu Carlini, Zuanne Frantziscu Pintore, Michelangelo Pira, Paola Alcioni e Antonimaria Pala, sono molti quelli degni di menzione (e solo lo spazio limitato impedisce di ricordarli tutti) fra gli altri, i romanzi:
  53. -Carrela ‘e puttu,  Presones de lussu (2000), S’Iscola de Mara (2002), Pissighende su tempus benidore. S’istoria fantastica de sa Sardigna in su XXI seculu -2001-2100 (2003) e Chenabraghetta (2005) di Nino Fadda;
  54. -S’Isula de is canis. De s’arreumi a sa democrazia intre sa beccia e sa noa economia(2000), Contus de fundamentu. De candu sa luxi fudi scura, a candu su scuriu es luxenti(2003), Arega-pon-pon. Tempus de pintadera (2007) di Francu Pilloni;
  55. Una frabigga di sogni (2001) di Gian Paolo Bazzoni; Corte soliana (2001) di Marina Danese; Su belu de sa bonaura (2001) e Dona Mallena (2007) di Larentu Puxeddu;  L’umbra de lu soli (2001) e Comenti óru di nèuli…(2002) di Giuseppe Tirotto; Su deus isculzu (2002) di Pitzente Mura; Is cundannaus de su sàrtidu (2003) di Sandro Chiappori; Su cuadorzu (2003) e Sa gianna tancada (2005) di Nanni Falconi; S’arte e sos laribiancos.Lìttera a Tziu Frantziscu (2003) di Bustianu Murgia; Sa sedda de sa passalitorta (2004) di Gonario Carta Brocca; Nania. Sa pitzinna chi benit dae su nuraghe (2004) di Maria Lucia Fancello; Meledda (2005) di Mariangela Dui; S’àrvule de sos sardos (2005) di Micheli Ladu; Antonandria (2006) di Paulu Pillonca; Sos de Parte “Tzier” (2007) di Costantina Frau.
  56. Fra gli autori di “Contos e faulas-racconti e favole” di rilievo sono: S’arrisu de s’Arenada (2000) di Matteo Porru; Deu sciu unu contu (2000) di Ettore Sanna e Maria Bonaria Lai; A bassi veri (2001) e Raighinas (2003) di Nino Fois; Contus e contixeddus (2002) di Ugo Dessy; Contos e cantilenas (2002) di. Maria Teresa Pinna Catte, Maria Lucia Fancello, Silavana Comez; Contos de Foghile (2003) di Francesco Enna; Contixeddus Cuatesus (2003) e S’anima de Cuattu. Is arregodus e sa lingua (2006) di Giusi Ghironi e Mariano Staffa;Contos e faulas (2003) di Mario Puddu, Matteo  Porru, Teresa Scintu, Giovanna  Elies, Pinuccio Canu; Sos contos de Torpenet.Cuncursu de literadura sarda in su Web  (2004) di AA. VV.; Apedala dimòniu! (2004) di Amos Cardia; Memorias de Marianu (2004) di Giuseppe Puxeddu; Contus antigos (2005) di Josto Murgia; Ite timende chi so (2005) di Antonietta Zoroddu; Conti pa Pitzinni(2006) di Fabritziu Dettori; Sa paristòria de Bachis (2006),di Francesco Cheratzu.

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L’elenco potrebbe continuare: per intanto con le opere narrative pubblicate dal 2007 fino ad oggi, che sono moltissime. Ricordo A ballu tango di Antoni Arca, Su calarighe di Stefania Saba, pubblicati da Condaghes che, insieme a Papirosdi Nuoro, Domus de janas di Cagliari, Grafica del Parteolla di Dolianova e Alfa di Quartu, è l’editore specializzato nelle pubblicazioni in sardo e in gallurese.
L’Alfa editrice –fra l’altro-  negli ultimi anni ha pubblicato nella variante campidanese e logudorese ma anche in Limba sarda comuna (LSC), due collane, rivolte in modo particolare al mondo della scuola: S’Iscola (15 volumi di Contos e paristorias) e Omines e feminas de gabbale (15 monografie su personaggi sardi illustri:  Gratzia Deledda(di Francesco Casula), Emiliu Lussu(di Matteo Porru), Leonora d’Arborea(di Francesco Casula), Antoni Gramsci (di Francesco Casula e Matteo Porru), Antoni Simon Mossa (di Francesco Casula), Frantziscu Masala (di Matteo Porru e Tonino Langiu), Zuanne Maria Angioy (di Francesco Casula), Amsicora (di Francesco Casula), Marianna Bussalai (diFrancesco Casula), Giuanni Battista Tuveri (di Gianfranco Contu e Ivo Murgia), Sigismondo Arquer (di Francesco Casula), Giuseppe Dessì (di Francesco Casula e Veronica Atzei), Montanaru (di Francesco Casula e Joyce Mattu), Egidio Pilia (di Marcello Tuveri e Ivo Murgia), Gratzia Dore (di Francesco Casula).
 

Francesco Casula

 

Corso di Letteratura e poesia sarda all’Università della Terza Età di Quartuultima modifica: 2011-10-18T16:30:00+02:00da vitegabry
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