La controriforma del governo Berlusconi
“Quesat legge opera una vera e propria controriforma delle basi del diritto del lavoro italiano, portando sostanzialmente ad una forma di arbitrato obbligatorio che farebbe saltare le forme tradizionali delle tutele contrattuali e della libertà del lavoratore di poter adire a queste scelte”. A sostenerlo il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che parla di una vera e propria controriforma contenuta nel ddl sul lavoro.
“Non contiene solo una vera e propria controriforma del diritto e del processo del lavoro, che da tempo denunciamo, ma anche importanti e gravi norme deregolatorie”.
E’ quanto denuncia anche il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. Il testo, infatti, fa sapere il dirigente sindacale, “contiene anche l’inaccettabile scelta sull’apprendistato a 15 anni, derogando contemporaneamente all’obbligo scolastico e all’età minima per il lavoro minorile fissata a 16 anni. E ancora, si vuole riattivare le deleghe conseguenti all’accordo del 23 luglio 2007, fatte prima volutamente scadere. Perche’? L’unica risposta – spiega il sindacalista – è che si voglia utilizzarle come scorciatoia, così il Parlamento sarà chiamato ad esprimere solo un parere per la riforma degli ammortizzatori sociali, mentre è lampante la diversità delle proposte del Governo annunciate nel Libro Bianco con il merito delle deleghe riesumate”.
Per Fammoni la legge contiene “un insieme di norme peggiorative che si aggiungono a quelle sull’arbitrato, la certificazione e il ruolo del giudice del lavoro, che cercano così di capovolgere i fondamenti del diritto del lavoro, aggirare norme come quelle dell’art. 18 nate per tutelare i più deboli, e consumare così una sproporzione evidente fra i diritti del lavoratore e quelli del datore di lavoro. L’effetto di queste norme risulterà molto pesante. Si tratta di scelte inaccettabili denunciate da tante iniziative e prese di posizione di giuristi, costituzionalisti, avvocati e magistrati. Scelte ideologiche – conclude – a cui reagiremo con tutte le forme di iniziativa possibile”.
“In questo modo, naturalmente, si rende il lavoratore – sottolinea – più debole. Se lo si fa addirittura nel momento del suo ingresso nel lavoro lo si segna per tutta la vita”. “Per questo siamo contro questo principio. Faremo ricorso -assicura- se ci sono le condizioni di legittimita’ costituzionale”.
Dello stesso avviso anche il senatore del PD, Achille Passoni che dichiara “E’ naturale che con la manomissione dell’articolo 18 – sottolinea Passoni – si apre un’autostrada per la cancellazione del diritto a non essere licenziati senza giusta causa. Ma è l’insieme del provvedimento che ci deve preoccupare perchè abbassa le tutele per chi lavora e dà un duro colpo al diritto del lavoro che, nel nostro Paese,significa storicamente garanzia per la parte più debole, cioè il lavoratore”.