Archivi giornalieri: 16 aprile 2024

Soggiorni estivi 2024 Case del Maestro: online il bando

Soggiorni estivi 2024 Case del Maestro: online il bando

La domanda potrà essere presentata dalle 12 del 17 aprile alle 12 del 2 maggio 2024.

Pubblicazione: 15 aprile 2024

L’Istituto ha pubblicato il bando di concorso “Soggiorni estivi 2024 presso le Case del Maestro”, rivolto agli iscritti alla Gestione Assistenza Magistrale, in servizio o in pensione, e ai loro parenti entro il secondo grado.

Possono beneficiare dei soggiorni anche i vedovi, gli uniti civilmente e conviventi e gli orfani di iscritti e pensionati, minorenni alla data di scadenza del bando, insieme all’altro genitore o al tutore.

I soggiorni si svolgeranno dal 22 giugno al 14 settembre 2024.

La domanda dovrà essere presentata online dalle 12 del 17 aprile alle 12 del 2 maggio 2024, tramite la scheda “Ospitalità presso “Case del Maestro” per iscritti Gestione Assistenza Magistrale”, cliccando su “Utilizza il servizio”.

 

Santa Bernardetta Soubirous

 

Santa Bernardetta Soubirous


Nome: Santa Bernardetta Soubirous
Titolo: Vergine
Nome di battesimo: Marie Bernarde Soubirous
Nascita: 7 gennaio 1844
Morte: 16 aprile 1879
Ricorrenza: 16 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettrice:
degli ammalati
Beatificazione:
14 giugno 1925, Roma , papa Pio XI
Canonizzazione:
8 dicembre 1933, Roma , papa Pio XI
Si chiamava Maria Bernarda, ed era nata a Lourdes, sconosciuto paesino della Francia meridionale. Era figlia d’un mugnaio, che presto dovette abbandonare il proprio mulino per ridursi a vivere di stenti nel paese.

La mattina dell’11 febbraio 1858 faceva freddo, e in casa Soubirous non c’era più legna da ardere. Bernardetta, con la sorella Antonietta e una compagna, furon mandate a cercar rami secchi nei dintorni del paese. Le tre bambine giunsero così vicino alla Rupe di Massabielle, che formava, dalla parte del fiume, una piccola grotta. Dentro a quella grotta giaceva un bel pezzo di legno. Per poterlo raccogliere, bisognava però attraversare un canale d’acqua, che veniva da un mulino e si gettava nel fiume.

Antonietta e l’amica calzavano gli zoccoli, senza calze. Se li tolsero, per entrare nell’acqua fredda. Bernardetta invece, essendo delicata e soffrendo d’asma, portava le calze. Pregò l’amica di prenderla sulle spalle, ma l’amica si rifiutò, e discese, con Antonietta, verso il fiume.

Bernardetta rimase sola. Pensò di togliersi gli zoccoli e le calze, ma mentre si accingeva a far questo udì un grande rumore: alzò gli occhi e vide che la quercia abbarbicata al masso di pietra si agitava violentemente, per quanto non spirasse alito di vento. Poi la grotta fu piena d’una nube d’oro, e una splendida signora apparve sulla roccia della grotta.

Istintivamente, la bambina s’inginocchiò, tirando fuori la coroncina del Rosario. La Signora la lasciò pregare, facendo passare tra le sue dita, come faceva la piccola orante, i grani del Rosario, che pur essa teneva in mano, senza però mormorare l’Ave Maria. Soltanto, alla fine della posta, s’univa a Bernardetta per recitare il Gloria Patri.

Quando il Rosario terminò, la bella Signora scomparve; sparì la nuvola d’oro, e la grotta tornò nera, dopo tanto splendore. L’apparizione si ripeté varie volte, e Bernardetta non si contraddì mai nel descrivere la bella Signora. « vestita di bianco – diceva -, con un nastro celeste annodato alla vita e con le estremità lunghe fin quasi ai piedi ».

Ma lo strano fu quando la fanciulla per tre volte chiese alla bella signora chi fosse. Per tre volte si sentì rispondere: « Io sono l’Immacolata Concezione ». « Questa risposta non ha significato », dissero coloro che ebbero il compito d’interrogare la povera pastorella. Ma Bernardetta insisteva:

« Ha detto così ».

Né mai si smentì o si contraddisse.

Intanto alla grotta accorrevano fedeli in preghiera, ed ecco che dal fianco della montagna scaturisce il più copioso fiume di miracoli che mai si fosse conosciuto. I ciechi riacquistavano la vista, i sordi riavevano l’udito, gli storpi venivano raddrizzati. Questa volta furono gli scienziati, prima a indignarsi, poi a stupirsi, poi a convincersi che il miracolo negato dai Positivisti era qualcosa di veramente positivo.

Attorno alla grotta di Lourdes si accesero le devozioni più fervide e le discussioni più clamorose. E su Bernardetta si appuntarono curiosità e ammirazione. Ella però soffriva dì tanta attenzione; chiese perciò di entrare in un convento, a Nevers. « Son venuta qui per nascondermi », disse umilmente. Stremata di forze, oppressa dall’asma, respirava a fatica. « Tu soffri molto », le dicevano le consorelle.« Bisogna che sia così », rispondeva la giovane suora.

Bisognava che soffrisse, per restare degna del privilegio che aveva ricevuto, di vedere la Vergine Immacolata.

Morì all’età di 35 anni, il 16 aprile 1879

Bernadette fu beatificata il 14 giugno 1925 da Pio XI e canonizzata nel 1933 dallo stesso pontefice, non solo per essere stata testimone dell’apparizione mariana, ma anche per la semplicità e la santità della sua vita.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nevers sempre in Francia, santa Maria Bernarda Soubirous, vergine, che, nata nella cittadina di Lourdes da famiglia poverissima, ancora fanciulla sperimentò la presenza della beata Maria Vergine Immacolata e, in seguito, preso l’abito religioso, condusse una vita di umiltà e nascondimento.

Per 181 decreti attuativi è già scaduto il termine fissato per la pubblicazione

Per 181 decreti attuativi è già scaduto il termine fissato per la pubblicazione

Tutti i decreti attuativi che ancora mancano all’appello nel dettaglio.

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DESCRIZIONE

Complessivamente i decreti attuativi che al 5 aprile 2024 devono ancora essere pubblicati sono 520. Tra questi ce ne sono 181 (il 34,8%) che non sono stati adottati entro la scadenza definita dalla norma che li ha richiesti. In valori assoluti, il maggior numero di decreti attuativi ancora da pubblicare fa riferimento alle misure contenute nella legge di bilancio del 2024 (50). Questo tipo di norme sono quelle che tipicamente richiedono il maggior numero di atti di secondo livello per la loro implementazione. Al terzo posto infatti troviamo la legge di bilancio per il 2023 per cui mancano ancora all’appello 27 decreti attuativi. Al secondo imposto troviamo invece la legge relativa alle disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy per cui mancano all’appello ancora 34 attuazioni. Significativo anche il numero di attuazioni che ancora mancano all’appello per quanto riguarda il cosiddetto decreto Pnrr quater (20). Parte dei decreti attuativi legati a queste sole 4 leggi bloccano un totale di circa 8,5 miliardi di euro. Un dato molto significativo. Ampliando questa analisi a tutte le misure che richiedono decreti attuativi possiamo osservare che le risorse ancora da sbloccare ammontano a 12,6 miliardi di euro circa. Per un ammontare complessivo di 2,1 miliardi di euro il termine previsto per la pubblicazione del relativo decreto attuativo è già scaduto. La maggior parte di questi fondi è legata al destino di due singoli provvedimenti. Un decreto del ministro per il sud relativo alla gestione di circa 800 milioni finalizzati alla riduzione dei divari infrastrutturali con il resto del paese e uno del ministero dell’ambiente per la ripartizione delle risorse del Fondo per la decarbonizzazione e per la riconversione verde delle raffinerie esistenti del valore complessivo di 260 milioni di euro. Allargando lo sguardo anche a quegli atti che non hanno superato la data di scadenza possiamo osservare che ci sono 2 singoli atti che bloccano l’erogazione di 2,8 miliardi di euro. Nel primo caso a mancare all’appello è un altro atto del ministero dell’ambiente relativo alle modalità di accesso ai crediti d’imposta per gli investimenti nella zona economica speciale unica del mezzogiorno (1,8 miliardi). C’è poi un altro miliardo di competenza del ministero delle imprese riguardante la valorizzazione dei prodotti a marchio Made in Italy.

DA SAPERE

Le norme attualmente in vigore prevedono che il bilancio di previsione dello stato abbia un arco di programmazione triennale che poi viene aggiornato ogni anno. Per questo motivo le informazioni legate all’impatto economico dei decreti attuativi sono impostate anch’esse su base massimo triennale. Non necessariamente però tutti gli importi stanziati hanno questa impostazione: possono anche prevedere finanziamenti annuali o biennali. Chiaramente poi l’arco temporale di riferimento varia in base all’anno di approvazione della norma. Per permettere un confronto omogeneo si è quindi scelto di sommare le cifre stanziate per le diverse annualità.

 

Il ministero dell’economia deve pubblicare 98 decreti attuativi

Il ministero dell’economia deve pubblicare 98 decreti attuativi

I decreti attuativi che ancora devono essere pubblicati suddivisi per amministrazione proponente

GRAFICO
DESCRIZIONE

Complessivamente alla data del 5 aprile sono 520 i decreti che ancora mancano all’appello. Il numero più consistente riguarda il ministero dell’economia e delle finanze. La struttura guidata da Giancarlo Giorgetti infatti deve ancora pubblicare 98 attuazioni rispetto alle 284 totali richieste. In valori assoluti, dopo quello dell’economia, i ministeri con il maggior numero di attuazioni mancanti a proprio carico sono ambiente (51), infrastrutture (44) e imprese (39). Se facciamo un confronto percentuale tra i decreti richiesti in totale a ogni dicastero e quelli che ancora mancano all’appello possiamo osservare che la struttura più in difficoltà è quella guidata dal ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Sono solo 9 le attuazioni demandate alla responsabilità di questa singola struttura ma 5 di queste mancano ancora all’appello, cioè il 55,6%. Seguono il ministero dell’ambiente (37,8%) e quello dello sport (28%). Da notare che in 57 casi è prevista la collaborazione di due o più strutture nella definizione dei contenuti dei decreti attuativi. In questo caso è ragionevole pensare che spesso i temi si allunghino. Sono infatti ancora i 26 i decreti attuativi che prevedono più ministeri co-proponenti che ancora devono essere emanati, cioè il 45,6%.

DA SAPERE

Il grafico mostra il numero di decreti attuativi richiesti dai provvedimenti legislativi varati nel corso della XVIII e XIX legislatura. Non sono disponibili informazioni circa il periodo precedente.

 

Mancano all’appello ancora 520 decreti attuativi

Mancano all’appello ancora 520 decreti attuativi

La stato di pubblicazione dei decreti attuativi richiesti dalle leggi varate nelle ultime 2 legislature (2018-2024)

GRAFICO
DESCRIZIONE

Considerando tutte le leggi entrate in vigore dal 2018 a oggi possiamo osservare che i decreti attuativi richiesti in totale sono 2.337. Di questi, sono 520 quelli che ancora mancano all’appello. La maggior parte (348) fa riferimento a norme varate dall’attuale esecutivo. Dalla sesta relazione sul monitoraggio dei provvedimenti legislativi e attuativi si apprende infatti come negli ultimi mesi sia stato profuso un significativo sforzo smaltire l’arretrato. In effetti i decreti attuativi ancora da pubblicare legati a norme dei governi precedenti rappresentano circa un terzo del totale. Nello specifico, le norme entrate in vigore durante il governo Draghi pesano per il 22,8% delle attuazioni mancanti. Quelle del governo Conte I per il 2,3%, quelle del Conte II per il 7,9%. Da notare però che non sempre l’abbattimento dei decreti attuativi mancanti è legata alla loro effettiva pubblicazione quanto a cambiamenti nelle normative in vigore che non li rendono più necessari. La già citata relazione, aggiornata al 31 marzo 2024, ad esempio cita 32 casi di questo tipo limitandosi alle sole leggi di iniziativa del governo Meloni.

DA SAPERE

Il grafico mostra il numero di decreti attuativi richiesti dai provvedimenti legislativi varati nel corso della XVIII e XIX legislatura. Non sono disponibili informazioni circa il periodo precedente.

 

Torna a salire il numero di decreti attuativi mancanti Governo e parlamento

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Torna a salire il numero di decreti attuativi mancanti Governo e parlamento

Le pubblicazioni, tra le altre, della legge di bilancio e del decreto Pnrr quater hanno portato a un’impennata degli atti di secondo livello richiesti per l’implementazione delle misure. Provvedimenti necessari anche per sbloccare l’assegnazione di oltre 12 miliardi di euro.

 

Un tema di cui si parla sempre troppo poco nel dibattito pubblico è quello riguardante i decreti attuativi. Cioè tutti quegli atti di secondo livello (decreti della presidenza del consiglio, decreti ministeriali, regolamenti, direttive eccetera) che servono a definire aspetti pratici, burocratici e tecnici necessari per applicare le leggi. Un “secondo tempo” dell’iter spesso ignorato, senza il quale però molte misure resterebbero solo sulla carta.

Anche se negli ultimi anni si è cercato di limitare il ricorso a questo tipo di atti, privilegiando la definizione di norme auto-applicative, sono ancora molti i provvedimenti necessari che mancano all’appello.

520  i decreti attuativi mancanti alla data del 5 aprile 2024.

Si tratta di un dato in aumento rispetto al nostro ultimo punto sul tema (+78). Per questo è importante mantenere alta l’attenzione su tali aspetti.

In molti casi peraltro da questo tipo di atti dipende la definizione della modalità di selezione dei soggetti – pubblici e privati – che hanno diritto ad accedere a una qualche forma di finanziamento pubblico. Eventuali ritardi nell’emanazione dei decreti attuativi possono quindi portare alla mancata erogazione di risorse che sarebbero già disponibili. Nel complesso, ammontano a oltre 12 miliardi i fondi da sbloccare tramite ricorso alle attuazioni.

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I decreti attuativi già pubblicati e quelli che ancora mancano all’appello

Considerando tutte le leggi entrate in vigore dal marzo 2018 all’aprile 2024 possiamo osservare che i decreti attuativi richiesti in totale sono 2.337. Di questi, sono 520 quelli che ancora mancano all’appello. La maggior parte (348) riguardano norme varate dall’attuale esecutivo.

Mancano ancora all’appello decreti attuativi risalenti alla scorsa legislatura.

Dalla sesta relazione governativa sul monitoraggio dei provvedimenti legislativi e attuativi, si apprende che negli ultimi mesi è stato profuso un significativo sforzo per smaltire l’arretrato. In effetti i decreti attuativi ancora da pubblicare legati a norme dei governi precedenti rappresentano circa un terzo del totale. Nello specifico, le leggi entrate in vigore durante il governo Draghi pesano per il 22,8% delle attuazioni mancanti. Quelle del secondo governo Conte II per il 7,9%, il 2,3% quelle del primo.

Da notare che non sempre l’abbattimento dei decreti attuativi mancanti è legato alla loro effettiva pubblicazione quanto a cambiamenti nelle normative vigenti che li rendono non più necessari. La relazione, aggiornata al 31 marzo 2024, ad esempio cita 32 casi di questo tipo per le sole leggi varate nel corso della legislatura attuale.

Suddividendo le attuazioni mancanti tra le amministrazioni responsabili, possiamo osservare che il numero più consistente riguarda il ministero dell’economia e delle finanze. La struttura guidata da Giancarlo Giorgetti infatti deve ancora pubblicare 98 attuazioni rispetto alle 284 totali richieste. In valori assoluti, dopo quello dell’economia, i ministeri con il maggior numero di attuazioni mancanti a proprio carico sono ambiente (51), infrastrutture (44) e imprese (39).

Facendo un confronto percentuale tra i decreti richiesti in totale a ogni dicastero e quelli che ancora mancano all’appello, possiamo osservare che la struttura più in difficoltà è quella guidata dal ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Sono solo 9 le attuazioni demandate alla responsabilità di questa singola struttura ma 5 di queste, cioè il 55,6%, devono ancora essere emanate. Seguono il ministero dell’ambiente (37,8%) e quello dello sport (28%).

Da notare che in 57 casi è prevista la collaborazione di due o più strutture nella definizione dei contenuti dei decreti attuativi. In tali circostanze è ragionevole pensare che i tempi per la pubblicazione possano allungarsi. Sono infatti ancora 26 i decreti attuativi che prevedono più ministeri co-proponenti che ancora mancano all’appello, cioè il 45,6%.

Decreti attuativi mancanti e risorse da sbloccare

Abbiamo visto che i decreti attuativi mancanti alla data del 5 aprile 2024 erano oltre 500. Il 34,8% di questi non sono stati pubblicati entro la scadenza definita dalla norma che li ha richiesti.

181 i decreti attuativi mancanti nonostante siano scaduti i termini per la pubblicazione. 

In valori assoluti, il maggior numero di attuazioni ancora da emanare fa riferimento alle misure contenute nella legge di bilancio per il 2024 (50). Tali norme sono quelle che tipicamente richiedono più atti di secondo livello per la loro implementazione. Al terzo posto di questa particolare classifica infatti troviamo un’altra legge di bilancio, quella per il 2023 per cui mancano ancora all’appello 27 decreti attuativi.

Quest’anno, con la legge di Bilancio 2024, il Governo è riuscito a contenere il rinvio a successivi decreti, prevedendo solo 55 provvedimenti attuativi, il minor numero di provvedimenti previsti da tutte le leggi di Bilancio degli ultimi 11 anni.

Al secondo posto troviamo invece la legge relativa alle disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy per cui mancano ancora 34 attuazioni. Significativo anche il numero di provvedimenti ancora da pubblicare per quanto riguarda il cosiddetto decreto Pnrr quater (20). Parte delle attuazioni legate a queste sole 4 leggi bloccano un totale di circa 8,5 miliardi di euro. Ampliando questa analisi a tutte le misure che richiedono decreti attuativi, possiamo osservare che le risorse ancora non erogabili superano i 12 miliardi.

12,6 miliardi € le risorse bloccate per la mancanza dei decreti attuativi necessari. 

Per un ammontare complessivo di 2,1 miliardi di euro il termine previsto per la pubblicazione del relativo decreto attuativo è già scaduto. La maggior parte di questi fondi è legata al destino di due singoli provvedimenti. Un decreto del ministro per il sud relativo alla gestione di circa 800 milioni finalizzati alla riduzione dei divari infrastrutturali con il resto del paese e uno del ministero dell’ambiente per la ripartizione delle risorse del Fondo per la decarbonizzazione e per la riconversione verde delle raffinerie esistenti del valore complessivo di 260 milioni di euro.

GRAFICO
DA SAPERE

Le norme attualmente in vigore prevedono che il bilancio di previsione dello stato abbia un arco di programmazione triennale che poi viene aggiornato ogni anno. Per questo motivo le informazioni legate all’impatto economico dei decreti attuativi sono impostate anch’esse su base massimo triennale. Non necessariamente però tutti gli importi stanziati hanno questa impostazione: possono anche prevedere finanziamenti annuali o biennali. Chiaramente poi l’arco temporale di riferimento varia in base all’anno di approvazione della norma. Per permettere un confronto omogeneo si è quindi scelto di sommare le cifre stanziate per le diverse annualità.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ufficio per il programma di governo.
(ultimo aggiornamento: venerdì 5 Aprile 2024)

 

Allargando lo sguardo anche a quegli atti che non hanno superato la data di scadenza possiamo osservare che ci sono 2 singoli provvedimenti che bloccano l’erogazione di 2,8 miliardi di euro. Nel primo caso a mancare all’appello è un altro atto del ministero dell’ambiente relativo alle modalità di accesso ai crediti d’imposta per gli investimenti nella zona economica speciale unica del mezzogiorno (1,8 miliardi). C’è poi un altro miliardo di competenza del ministero dell’economia riguardante la valorizzazione dei prodotti a marchio Made in Italy.

Gli indicatori della capacità attuativa

L’ufficio per il programma di governo, in collaborazione con la ragioneria generale dello stato, ha elaborato alcuni indicatori interessanti riguardanti l’attività di smaltimento dei decreti attuativi. I dati si riferiscono a quanto fatto nel corso del 2023 dai ministeri con portafoglio. Cioè quelle strutture che hanno anche la possibilità di utilizzare risorse pubbliche del bilancio statale.

Sono due gli indicatori particolarmente interessanti. La capacità attuativa entro i termini di scadenza dei provvedimenti si calcola tramite il rapporto tra il numero di provvedimenti emanati entro i termini previsti rispetto al totale di quelli pubblicati nel corso dell’anno. La capacità di riduzione dei provvedimenti in attesa riguarda invece il rapporto percentuale tra il numero di provvedimenti attuativi riferiti a norme della XVIII legislatura con termine di scadenza antecedente al 2023 e adottati nel corso del 2023 e il totale dei provvedimenti con termine di adozione precedente al 2023.

Considerando il primo indicatore, possiamo osservare che il ministero più efficiente nel 2023 è risultato essere quello della difesa con un valore dell’80%. Seguono il ministero dell’università (75%) e quello dell’istruzione (66,7%). Lacunosi invece il ministero del lavoro (11,1%) e quello del turismo (0%).

Per quanto riguarda invece la capacità di riduzione dei provvedimenti in attesa i valori più alti sono riportati dal ministero della salute (70%). Seguono il ministero dell’istruzione (57,1%) e quello dell’agricoltura (45,5%). Con specifico riferimento a questo secondo indicatore, sia il ministero della difesa che quello del turismo non avevano provvedimenti da adottare.

Foto: Governo – Licenza