Archivi giornalieri: 17 maggio 2020

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Politica

La scommessa di Conte: «Ripartiamo, con prudenza»

Apertura al buio. Domani si riapre, il premier avverte: le regioni dovranno assumersi la loro responsabilità

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

«Voglia di ripartire ma con prudenza». «Fiducia e responsabilità». «Rischio calcolato». È evidente che Giuseppe Conte, quando alle ormai tradizionali 20.20 si presenta di fronte ai giornalisti per la prima volta in carne e ossa, è consapevole dell’azzardo. Gli auspici sono buoni: 153 vittime, il numero più basso dall’inizio del lockdown, il 9 marzo. Le cifre assolute sono meno confortanti: le curve scendono ma soprattutto in Lombardia restano alte. Se si riapre, e di riapertura quasi totale è giusto parlare, non è perché l’epidemia sia domata, ma perché altrimenti «il tessuto produttivo» non reggerebbe.

IL «CALCOLO» RIGUARDA soprattutto la possibilità di richiudere, magari in modo mirato, sulla base delle indicazioni delle Regioni che «dovranno assumersi le loro responsabilità» perché bisogna sapere che «la curva dei contagi potrà tornare a salire».

È il «Piano di monitoraggio molto sofisticato» il paracadute predisposto dal governo e a gestirlo dovranno essere soprattutto le Regioni. Saranno loro a comunicare oggi i diversi protocolli, che potrebbero anche a volte irrigidire le linee guida nazionali, anticipa l’emiliano Bonaccini. Starà di conseguenza a loro raccogliere i dati, informare e intervenire con tempestività. Il premier ci tiene a evitare di diventare, se le cose non dovessero andare bene, l’unico capro espiatorio.

Comunque, ove mai le Regioni non dovessero agire di conseguenza a fronte di una salita pericolosa del contagio, una clausola di garanzia permette al governo centrale di intervenire direttamente.

NEL MERITO, LE LINEE GUIDA sono quelle, molto morbide, già emerse dal confronto di venerdì con le Regioni e confermato ieri dalla cabina di regia governo-enti locali. Molte raccomandazioni. Pochi divieti.

Circolazione libera nelle regioni e se tutto va bene dal 4 giugno tra regione e regione, come pure tra Stato e Stato, senza quarantena per dare una mano al settore del turismo. Un metro di distanza in tutti gli esercizi che riaprono domani: negozi, bar, ristoranti. Palestre e piscine dovranno invece aspettare il 25 maggio. Per cinema e teatri si arriverà al 15 giugno.

I prossimi passaggi saranno il dl sulle semplificazioni e sburocratizzazioni e il piano europeo. Conte, pur sapendo che dovrà essere diviso tra prestito e sussidio a fondo perduto, si augura che la seconda voce sia cospicua. Infine il vero e proprio rilancio, gli investimenti che dovrebbero avere valore strategico, puntando, promette su «ambiente, digitalizzazione, inclusione».

Il premier glissa sulla domanda che rinvia all’affondo preciso e tagliente lanciato qualche ora prima dal vicesegretario del Pd Andra Orlando, che accusa centrali di potere non solo politiche ma anche economiche e mediatiche di voler rovesciare il governo, con l’obiettivo di gestire in modo diverso le decine e forse centinaia di miliardi stanziati per fronteggiare la crisi.

Quelle manovre, conferma il premier, non sono solo «chiacchiericcio», ma il modo migliore per affrontarle è andare avanti senza perdere tempo, nell’interesse del Paese. Decisamente deludente, invece, la risposta sul credito di quasi 6,3 miliardid che Fca, senza sede legale e fiscale in Italia, ha chiesto con la garanzia dello Stato italiano: «Al di là della capogruppo e delle società, moltissime fabbriche e moltissimi occupati sono in Italia.

Dobbiamo rendere più attraente il nostro diritto societario e non permettere più il dumping fiscale di alcuni Paesi dell’Unione». Nel frattempo, il governo sembra prepararsi, come tutti i predecessori, a inchinarsi di fronte alla ex Fiat.

IL DECRETO SULLE RIPARTENZE era già stato firmato dal capo dello Stato prima ancora che Conte lo presentasse. Il dl Rilancio, invece, ancora non è arrivato sul tavolo di Mattarella, in attesa della bollinatura della Ragioneria dello Stato. Dovrebbe essere pronto per oggi e il premier ne parla con toni più sobri che in altre occasioni. «È importante ma non ci illudiamo che sia la soluzione.

Stiamo dando una mano a chi si trova in gravi difficoltà e gettando un ponte. Questo è il momento di correre e di far correre l’economia». Servirà il prestito del Mes? Conte non lo dice e nessuno glielo chiede. Ma si era già pronunciato in mattinata. Se la Francia chiederà il prestito sulla posizione italiana ci sono pochi dubbi. Ma se dovesse essere la sola Italia ad accedere alla linea di credito, tutto diventerebbe più difficile.

Come andare in pensione adesso: ecco il calcolo degli assegni

La pandemia si intreccia con i futuro dei lavoratori e di chi ha deciso di lasciare. Dalla legge Fornero a Quota 100, ecco come andare in pensione: ecco cosa può cambiare

È una vera giungla. Esistono molti modi di andare in pensione. Dalla riforma Fornero del 2012, alla famosa Quota 100 del governo gialloverde, sono state avanzate molte proposte per andare a riposo con le giuste modalità. Quando si parla di pensioni, poi, non è possibile non parlare degli esodati. Si tratta di circa 6mila persone che non hanno né stipendio, né pensione.

Soli, dimenticati dallo Stato. Si tratta delle ultime vittime della legge Monti-Fornero. In quel periodo, circa 150mila lavoratori furono fatti uscire dal mondo del lavoro con uno stanziamento complessivo di 11 miliardi di euro. Ma, ad oggi, per tanti di loro, la questione è ancora aperta.

La pandemia da coronavirus ha messo in evidenza il tema della prevenzione e dell’impatto dell’emergenza sanitaria sulla salute dei lavoratori. Il segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti, ci ha accompagnato in questo viaggio in cui si cercherà di far luce su quei pensionati alla ricerca di un meritato riposo, dopo una vita di fatica passata in trincea. Gli argomenti fondamentali di discussione, quando si parla di pensioni, ruotano attorno a un criterio di flessibilità che consenta l’uscita anticipata dall’attività lavorativa. Inoltre, rimane aperto il problema dei giovani. A questi si cerca di assicurare un risultato previdenziale dignitoso nonostante l’attuale discontinuità che caratterizza il mercato del lavoro delle nuove generazioni.

Alla luce del decreto Rilancio, appena licenziato dal governo, si attendono novità sul fronte pensionistico. Soprattutto guardando a quell’orizzonte che dovrebbe prevedere una riforma generale del sistema attualmente messo in stand-by, ma che al suo interno dovrebbe contenere anche la misura sostitutiva di Quota 100, quando quest’ultima andrà in scadenza naturale (31 dicembre 2021). Si parla così di Quota 41. Quarantuno anni di contributi come misura sufficiente per accedere alla pensione senza dipendere dall’età anagrafica.

Ma oggi come si va in pensione? Occorrono 62 anni e 38 anni di contributi (anche nota come Quota 100) con una finestra mobile di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per il settore pubblico. Per il conseguimento della pensione anticipata occorrono, invece, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne a prescindere dall’età. Per il pensionamento di vecchiaia occorrono invece 67 anni unitamente ad almeno 20 anni di contribuzione. Ma andiamo con ordine.

La pensione anticipata

Quota 100 Il requisito: 62 anni e 38 di contributi. Per il settore privato la finestra mobile è di tre mesi dalla maturazione dei requisiti, mentre per il pubblico è di sei mesi. L’età pensionabile di Quota 100 (62 anni) non viene adeguata all’aumento delle speranze di vita ciclicamente aggiornate dall’Istat. Chi aderisce non subirà alcuna penalizzazione nel calcolo della pensione. “Se vedete una cifra minore sul vostro assegno è perché avete versato meno contributi”, osserva Bitti.

Opzione donna: 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi. I requisiti dovevano essere raggiunti entro il 31 dicembre 2019. La finestra mobile è 12 mesi per le dipendenti, 18 per le autonome. La misura, introdotta per la prima volta dalla legge Maroni del 2004, è stata più volte riproposta e la legge di Bilancio per il 2020 allunga la scadenza di un ulteriore anno. Nel 2021, invece, potranno lasciare il lavoro in anticipo le donne nate entro il 31 dicembre del 1961 (31 dicembre del 1960 per le autonome) con 35 anni di contributi entro il 31 dicembre del 2020.

Chi aderisce, accetta che il calcolo dell’assegno sia effettuato interamente con il sistema contributivo. Il che significa un importo più basso dell’assegno pensionistico di circa il 25-30%. Non possono fare domanda le lavoratrici iscritte alla gestione separata o che vogliano utilizzare i contributi maturati in tale gestione per raggiungere il requisito contributivo.

Ape sociale: 63 anni e 30 anni di contributi. La misura era in scadenza il 31 dicembre del 2019, ma con la proroga di 12 mesi inserita nella legge di Bilancio, sarà ancora possibile utilizzare lo strumento per chi matura i requisiti dal primo gennaio al 31 dicembre di quest’anno. L’Ape sociale prevede l’erogazione di un importo dello stesso valore della pensione maturata fino al momento della richiesta da parte del lavoratore. L’importo dell’assegno non può essere superiore ai 1.500 euro al mese e viene erogato per 12 mensilità. L’assegno cessa quando il lavoratore raggiunge l’età pensionabile, al momento fissata a 67 anni. Possono fare richiesta: dipendenti in stato di disoccupazione che abbiano esaurito integralmente l’ammortizzatore sociale. Invalidi con un’invalidità civile riconosciuta di almeno il 74%. Persone che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. O un parente o un affine di secondo grado convivente, qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età. Lavoratori dipendenti addetti alle cosiddette mansioni gravose. Per quanto riguarda le mansioni gravose, sono necessari 36 anni di contribuzione, mentre ne bastano 30 in tutti gli altri casi.

Per le madri è prevista un’ulteriore corsia preferenziale: il requisito contributivo scende di un anno per figlio, fino a un massimo di due. Significa quindi che, a seconda delle circostanze, gli anni di contribuzione necessari possono scendere a 28 o 34.

Invalidi non inferiori all’80%: con sistema misto, 61 anni (56 per le donne) unitamente a 20 anni di contributi. I requisiti dovevano essere raggiunti entro il 31 dicembre 2019. La finestra mobile è di 12 mesi.

Non vedenti: 56 anni (51 anni le donne) unitamente a 10 anni di contributi. La finestra mobile è di 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi.

Lavori gravosi: con sistema misto 66 anni e 7 mesi a condizione che sussistano 30 anni di contributi. Con sistema contributivo o gestione separata, 66 anni e 7 mesi unitamente a 30 anni di contributi e a condizione che l’importo della pensione risulti non inferiore a 1,5 volte il valore dell’assegno sociale (689,79 euro).

I lavori usuranti si dividono in due gruppi: faticoso e pesante con notturno per almeno 78 giorni l’anno (Dlgs 67/2011): quorum 97,6 con almeno 61 anni e 7 mesi e 35 anni di contributi. L’importo della pensione non sarà inferiore a 1,2 volte il valore dell’assegno sociale (551,76 euro) a meno che il soggetto non abbia raggiunto i 65 anni di età. Poi abbiamo notturno da 64 a 71 giorni all’anno: con il sistema misto va raggiunto il quorum di 99,6 con almeno 63 anni e 7 mesi e 35 di contributi, per il sistema contributivo o a gestione separata va raggiunto il quorum di 99,6 con almeno 62 anni e 7 mesi e 35 di contributi. L’importo della pensione non deve essere inferiore a 1,2 volte il valore dell’assegno sociale (551,76 euro). Questo importo-soglia non è richiesto se il soggetto ha compiuto i 65 anni di età.

C’è infine la pensione anticipata per categorie deboli con lavoro precoce: con sistema misto, 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti. Da gennaio 2019 gli anni di contribuzione avrebbero dovuto adeguarsi alle aspettative di vita, ma il Dl 4/2019 ha sospeso l’aggiornamento fino al 31 dicembre 2026.

Arriva la pandemia

In questi tempi di pandemia molti sindacati hanno chiesto la necessità di approdare a una pensione Covid per quanti, anche per ragioni di età, sono più esposti agli effetti dell’emergenza sanitaria e poi per sanare la situazione degli esodati. Si parla da tempo di una riforma organica del sistema che, a questo punto, dovrà comunque partire dal 2022, alla scadenza di Quota 100. Ma, nel frattempo, è necessario adottare interventi urgenti: la possibilità di collocare in pensione anticipatamente tutte quelle persone che, per motivi di anzianità lavorativa o di salute o perché disoccupate, stanno subendo più direttamente le conseguenze della pandemia o ne sono più a rischio.

Ma che succede a quei lavoratori che dopo una vita accarezzano l’ultimo quarto di miglio? Per loro in tempi di coronavirus qualcosa cambierà. Ecco come. Si tratta di uno scivolo finanziato direttamente dall’azienda a cui hanno donato anni della loro esistenza. Sono tre le strade: isopensione, fondi bilaterali e contratto di espansione che potrebbero essere intraprese dalle aziende per gestire la crisi nella fase 2.

La verità sugli assegni

C’è infine il capitolo assegni che merita un discorso a parte. Purtroppo, ritirarsi dal lavoro, spesso non è la fine dei problemi. La metà di coloro che incassano le pensioni rientra in quella categoria di persone che sono assistite totalmente o parzialmente dallo Stato. Si tratta di situazioni in cui il potere pubblico garantisce un reddito ai più deboli. Per loro sarebbe corretto parlare di “assistenza”, visto che per gli assegni di pensione inferiori ai mille euro non sono state mai pagate tasse. Ci si lamenta spesso che le loro entrate siano basse, ma a un’attenta analisi, si evidenzia come in realtà a essere più penalizzato è chi durante la vita lavorativa ha versato di più.

Scendendo nel dettaglio, si scopre che la situazione è più sfavorevole per le pensioni medie e medio alte, le quali da tempo devono fare i conti con prestazioni non indicizzate all’inflazione e che hanno subito un taglio “non scientifico” oltre i 100mila euro. Le tasse, non versate da qualcuno, ricadono invece su quella metà di lavoratori che in realtà ha versato per una vita. Sono quei pensionati che prendono più di 1.200 euro al mese e, soprattutto, il 24,7% di ex lavoratori le cui prestazioni sfondano il tetto dei 2mila euro. Persone che hanno il diritto di lamentare una situazione alquanto discutibile.

San Pasquale Baylon

 

San Pasquale Baylon


Nome: San Pasquale Baylon
Titolo: Religioso francescano
Nascita: 16 maggio 1540, Torrehermosa, Spagna
Morte: 17 maggio 1592, Valencia, Spagna
Ricorrenza: 17 maggio
Tipologia: Commemorazione

Mentre andava diffondendosi l’eresia di Giansenio che allontanava i popoli dall’Eucarestia, sorgevano pure grandi santi a difendere l’augusto Sacramento dell’Amore. E il 16 maggio 1540 nasceva a Torre Hermosa in Spagna il santo dell’Eucarestia: Pasquale Baylon, dichiarato da Leone XIII celeste patrono dei Congressi Eucaristici e della Società della SS. Eucarestia.

Questo Santo manifestò fin da bambino in modo prodigioso quell’affetto a Gesù Eucaristico che più tardi lo fece un serafino d’amore. All’età di sette anni, incaricato dai genitori della custodia del gregge, si afflisse per non poter più visitare di frequente il suo Gesù.

Un certo Garda Martino, ricco signore senza figli, attirato dalle sue virtù, gli propose di adottarlo per figlio e di lasciarlo erede dei suoi beni. Egli cortesemente ringraziò dicendogli che un giorno sarebbe entrato nell’ordine dei Francescani. Più tardi, rinunciando a quanto gli spettava e chiesto il consenso dei genitori, andò pellegrinando, con l’idea di entrare tra i Frati Minori di Montfort. Giunto al convento, ritenendosi indegno di tanto privilegio non fece richiesta alcuna, e rimase volontariamente probando per quattro anni.

A ventiquattro anni, nel 1564, vestiva l’abito francescano nel convento di Loreto ritenendo il suo nome, e vi stette otto anni, lieto di poter prestare ai confratelli i più umili servigi con tutta semplicità. Soprattutto però in questo ritiro il suo cuore godette perché si trovava continuamente con l’oggetto amato : la SS. Eucarestia. Non era sacerdote, e perciò non poteva godere della gioia singolare di avere Gesù tra le mani, di darlo alle anime e di predicare ai fedeli le meraviglie dell’Eucarestia, ma non lasciava mai di pensare e di parlare di Gesù e passava il maggior tempo possibile ai suoi piedi.

Davanti al tabernacolo se ne stava in adorazione profonda, immobile, sempre in ginocchio, con gli occhi fissi, le mani giunte o incrociate sul petto. Aveva acquistato una tale unione con il Signore che dappertutto sapeva innalzarsi a Lui, pregare, meditare e parlare col suo Gesù, e tante volte mentre preparava la tavola o lavorava nell’orto, fu visto rapito in dolce estasi di amore. All’affetto per Gesù univa pure un tenero e filiale affetto alla Vergine SS. che da giovanetto gli era apparsa. S. Pasquale Baylon non fu soltanto un adoratore e fedele amante dell’Eucarestia, ma anche un apostolo dell’augustissimo Sacramento. Ne parlava sempre a tutti, in convento, al lavoro, in viaggio, e molti si univano a lui con entusiasmo per sentirne parlare. Eletto maestro dei novizi nel monastero d’Almansa, cercò e si sforzò di plasmare quei giovanetti allo stesso sublime ideale.

Un mattino, servendo la S. Messa, ebbe la rivelazione della sua estrema ora: pieno di gioia e di letizia andò a visitare per l’ultima volta i poveri e i benefattori di Villa Reale, dando loro la lieta notizia. Ammalatosi improvvisamente, gli fu amministrato il Santo Viatico e allo spuntare del 17 maggio volava al cielo.

I miracoli si moltiplicarono dopo la morte. Mentre gli si facevano le esequie, la sua salma esposta al pubblico, al momento dell’elevazione si animò, aprì gli occhi e li fissò sull’Ostia e sul Calice: e lo stesso miracolo si ripetè il giorno dopo.

PRATICA. Stiamo anche noi davanti a Gesù Eucarestia con viva fede, ben inginocchiati, le mani giunte e comunichiamoci con adeguata preparazione.

PREGHIERA. O Dio, che decorasti il tuo beato confessore Pasquale d’una ammirabile devozione verso i sacri misteri del Corpo e Sangue tuo, concedici di poter ricevere da questo divino convito quella stessa abbondanza di spirito che ricevè lui.

FILASTROCCA DI SAN PASQUALE S.Pasquale Baylonne, protettore delle donne, fammi trovare marito, bianco rosso e colorito, come voi tale e quale, o glorioso S.Pasquale

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Villa Reàle, nella Spagna, san Pasquàle, dell’Ordine dei Minori, Confessore, uomo di meravigliosa innocenza e penitenza, il quale dal Papa Leóne decimoterzo fu dichiarato celeste Patrono dei Congressi Eucaristici e delle Associazioni in onore della santissima Eucaristia.