Archivi giornalieri: 3 maggio 2020

TFR – il coefficiente di rivalutazione

TFR – il coefficiente di rivalutazione

Le informazioni sotto riportate hanno carattere unicamente informativo

il manifesto

Braccianti stranieri in Campania: le Asl faranno i controlli ma il rischio Covid è alto

Castel Volturno e Piana del Sele. Dalla regione sono stati stanziati oltre 3 milioni per case e trasporti ma nessun intervento è stato attuato

Braccianti agricoli stranieri
Braccianti agricoli stranieri

«In relazione all’area casertana e salernitana, per la prima volta saranno sottoposti a controlli mirati da parte delle Asl le fasce della popolazione straniera che torneranno al lavoro con la riapertura delle aziende»: il riferimento del presidente della regionale Campania, Vincenzo De Luca, è ai braccianti agricoli di Terra di Lavoro e della Piana del Sele. Palazzo Santa Lucia ha stanziato 360mila euro per «interventi di assistenza integrata, cura e trattamento al fine di salvaguardare la salute dei migranti» delle due zone agricole. Le aziende hanno bisogno di manodopera visto che i lavoratori dell’est Europa non sono rientrati a causa delle frontire bloccate per il Covid-19.

IL 5 APRILE De Luca aveva presentato il Piano socio sanitario per affrontare l’emergenza pandemia, una sezione era dedicata proprio ai braccianti migranti: 3.748.880 euro totali per interventi che includono anche «sistemazione di immobili destinati al temporaneo alloggio degli immigrati, (1.473.000 euro); acquisizione di servizi di trasporto per supportare la mobilità, contrastando il rischio di contagio tra i lavoratori (350mila euro)». Gli interventi su alloggi e trasporti per ora non si sono visti.

«NELLA PIANA DEL SELE non si è mai smesso di lavorare – spiega la segretaria generale Flai Cgil di Salerno, Giovanna Basile -. Ci sono circa 8mila braccianti migranti che vivono in modo stabile, in 3mila non hanno il permesso di soggiorno. Fino al 30 giugno si raccolgono le fragole nelle serre, le aziende danno mascherine e guanti, si lavora una fila sì e una no per rispettare il distanziamento».

Vivono in appartamenti ma molti sono fatiscenti, nella zona di Campolongo ci sono baracche con l’amianto. Il trasporto è un problema: la legge 199 del 2016 contro il caporalato prevede protocolli tra enti pubblici e aziende per istituire un servizio sicuro, in modo da togliere un’arma agli sfruttatori ma non è mai stato applicato. Adesso toccherà al prefetto verificare gli spostamenti su mezzi privati per evitare eventuali contagi.

E POI CI SONO LE PAGHE: «Il lavoro in nero colpisce chi non ha il permesso di soggiorno ma c’è anche il grigio: 25, 28 euro a giornata per la raccolta di pomodori diventano 20 euro per i clandestini. Per le fragole la busta paga prevede 54 euro invece ne danno 30, 32 euro. La piattaforma per il rinnovo dei contratti dorme, dobbiamo attivare la rete agricola di qualità per cambiare il sistema e mettere in campo finalmente un efficace protocollo di legalità».

DA CASTEL VOLTURNO la popolazione migrante si sposta per la raccolta del pomodoro a Foggia e Lecce, per le arance a Rosarno, poi torna ad aprile quando si preparano le piantagioni di pomodoro e si raccolgono fragole (il 6% dell’intera produzione nazionale), insalata, rucola. Anche nel casertano gli interventi su alloggi e trasporti non si sono visti finora. «Sono migliaia di persone che vivono qui, non sono censiti, nessuno li riconosce e, per questo, subiscono il capolarato», spiega il segretario generale della Flai Campania, Giuseppe Carotenuto.

«Il sottosalario è molto diffuso – prosegue -. Si va da un minimo di 20, 25 euro e ti devi pagare anche il trasporto fino ai 30, 34 euro quando la paga sindacale è almeno 40 euro. Nella grande estensione terriera è quasi tutto così. Inoltre, nel casertano l’intermediazione illecita è molto più diffusa rispetto alla Piana del Sele, dove le coltivazioni sono di fascia più alta. Siamo preoccupati sia per le condizioni in cui lavorano che per il sovraffollamento nelle abitazioni».

IL COVID-19 non ha cambiato le condizioni di sfruttamento tanto che i braccianti migranti sono ancora costretti a raggiungere le aziende stipati in decine, uno attaccato all’altro, all’interno di furgoni che non rispettano alcuna norma di sicurezza. «Chiediamo la regolarizzazione dei migranti presenti nel paese – conclude Carotenuto -. Senza permesso di soggiorno i lavoratori delle campagne non si possono assumere, così si lascia spazio al caporalato e allo sfruttamento degli imprenditori. La sanatoria è necessario che venga fatta subito».

CGIL

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NUOVA PIATTAFORMA, STESSA PASSIONE, LA CGIL È
 
Il lavoro sconfiggerà questo virus. Il messaggio di Maurizio Landini La cura del Lavoro. L’editoriale di Gabriele Polo I «figli» di Portella della Ginestra
Questo primo maggio del 2020 è attraversato dalla pandemia del coronavirus che sta colpendo pesantemente i nostri affetti e la nostra vita, ma sarà proprio il lavoro, il lavoro delle persone che combatterà e sconfiggerà questo virus Semel in anno, dicevano gli antichi. Per parlare di una cosa fuori dalla quotidianità, straordinaria. E il Primo maggio è davvero una giornata fuori dall’ordinario, nata da una lotta che ha cambiato il mondo: lavoratrici e lavoratori che pretendono di non essere più merce Dopo le stragi del 1947 e del 1950, la Cgil si pone l’obiettivo di “assicurare l’avvenire ai figli dei compagni caduti e di provvedere al pane dei loro vecchi genitori”. Una storia di solidarietà, appartenenza e militanza emersa dagli archivi storici della Confederazione
     
  La festa non si vende

Quest’anno un Primo maggio tutti a casa anche per i lavoratori e le lavoratrici della Grande distribuzione alimentare. Una conquista di oggi che dovrà valere anche per il futuro
Licenziato e reintegrato (non solo) per un colpo di tosse

La storia di Simone, operaio di 35 anni messo alla porta dalla sua azienda in piena pandemia e poi rientrato grazie all’intervento della Flai Cgil, è un caso di studio sulle relazioni sindacali ai tempi del coronavirus

 
Buongiorno Collettiva

Collettiva nasce dalla Cgil, dalle sue categorie e dalle sue strutture territoriali, per essere la piattaforma su cui diffondere il grande racconto collettivo del lavoro e del sindacato: le lotte, le battaglie, le conquiste e le pratiche solidali che trasformano le relazioni sociali partendo dai valori della solidarietà, della democrazia, della giustizia sociale, della sostenibilità ambientale e dei diritti delle persone

 
Il Lavoro salverà l’Italia. Buon Primo Maggio
Collettiva ha raccolto le voci di Massimo Ghini, Leo Gullotta, Dario Vergassola, Moni Ovadia, Sabrina Paravicini e tanti altri attori e attrici.
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Santi Filippo e Giacomo Apostoli

 

Santi Filippo e Giacomo Apostoli


Santi Filippo e Giacomo Apostoli

autore Paolo Veronese anno 1570 titolo San Filippo e san Giacomo Minore
Nome: Santi Filippo e Giacomo Apostoli
Titolo: Apostoli
Ricorrenza: 3 maggio
Tipologia: Festa

S. Filippo, nativo di Betsaida, era un uomo giusto e spesso consultava le Scritture per conoscere quando si sarebbe avverata la promessa del futuro Liberatore atteso da tutte le genti. Un giorno andò a lui Natanaele, e Filippo disse lui: « Abbiamo visto il Messia ».

Filippo felice, ne andò in cerca e lo incontrò mentre tornava dal Giordano. Gesù appena lo vide gli mosse il suo dolce invito: « Vieni e seguimi », e Filippo lo segui con amore ardente.

Egli viene ricordato nel Vangelo per la sua domanda rivolta al Salvatore là nel deserto prima che il Messia operasse il miracolo della moltiplicazione dei pani: « Dove troveremo sufficiente pane per sfamare tanta moltitudine? ».

Ricevuto lo Spirito Santo portò il Vangelo nella Scizia ove fondò una comunità di ferventi cristiani. Quindi per divina chiamata passò in Frigia, ove per le numerose conversioni eccitò l’odio degli idolatri, i quali lo maltrattarono e lo crocifissero. S. Filippo aveva allora ottantaquattro anni di età. Le sue reliquie furono poi trasportate a Roma.

S. Giacomo. Figlio di Alleo e di Maria, parente della Madonna, viene detto il minore per distinguerlo dall’altro Apostolo dello stesso nome. Egli fin dai primi anni, dice il Breviario, non bevve mai vino, si astenne dalla carne ed osservò il voto e gli obblighi del nazareato. A lui solo era permesso di entrare nel Santo dei Santi. Portava vesti di lino e l’assiduità nella preghiera gli aveva fatto divenire i ginocchi duri come la pelle d’un cammello. Chiamato alla sequela di Gesù fu perseverante nella vocazione e seguì in tutta la sua vita il Messia.

Ricevuto lo Spirito Santo rimase vescovo di Gerusalemme. Quivi egli fondò una comunità di cristiani i quali con l’esempio della loro virtù attirarono ogni giorno nuovi proseliti.

S. Giacomo fu uno dei principali Apostoli che parteciparono al Concilio di Gerusalemme e crebbe a tanta santità di vita da essere soprannominato il Giusto.

Governò la sua Chiesa per circa trent’anni, operandovi numerose conversioni, per la qual cosa fu fatto segno all’odio degli Ebrei i quali lo assalirono mentre stava pregando nel tempio, e trascinatolo sulla terrazza lo precipitarono al suolo. Egli non morì in quella caduta, anzi inginocchiatosi invocava perdono ai suoi persecutori, quando un colpo di mazza gli spaccò il cranio. Aveva 96 anni di età. Lasciò come monumento sempiterno la Lettera Cattolica, nella quale è celebre il sue detto: « La fede senza le opere è morta ».

La festa dei Ss. Filippo e Giacomo un tempo il 1° maggio data dal VII-VIII secolo; essa non ricorda il giorno della loro morte sul quale regna ancora molta incertezza ma quello della dedicazione della basilica eretta a Roma nel vi secolo in onore dei due Apostoli e che oggi porta il titolo generico dei Ss. Apostoli. In essa si conservano i corpi dei due gloriosi santi.

PRATICA. A ciascuno il Signore ha tracciato una via. Impariamo da questi due Apostoli ad essere fedel e costanti nello stato di vita in cui il Signore ci ha posti.

PREGHIERA. Dio, che ci allieti con l’annuale solennità dei tuoi Apostoli Filippo e Giacomo, dehl fa’ che mentre ci rallegriamo dei loro meriti, siamo insiemi ammaestrati dai loro esempi.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando, infine, il suo apostolato con il martirio.

il manifesto

Al lavoro al contrario: tornano quelli al Nord e solo uomini

Scoprifuoco. Lunedì rientrano in 4,4 milioni: il 64% nelle regioni più a rischio, a farlo sarà soprattutto chi ha più di 50 anni. Pochissime le donne. Tra i settori l’industria arriverà al 100% di addetti L’utilizzo del telelavoro non decolla: si ferma al 36%

Un addetto Fca al lavoro sulla linea
Un addetto Fca al lavoro sulla linea

Il mondo alla rovescia, dove lavorare fa rima con rischiare. Lunedì torneranno al lavoro 4,4 milioni di persone. La maggior parte però nelle regioni più a rischio, a farlo saranno naturalmente le categorie più a rischio – gli over 50 – mentre coloro che sono più a rischio povertà rimarranno a casa, mentre come al solito le più penalizzate saranno le donne.

LA STIMA È DEL CENTRO STUDI dei Consulenti del lavoro utilizzando dati Istat. La ripresa delle attività produttive «si concentrerà proprio nelle aree più interessate dal Coronavirus»: ben 2,8 milioni di lavoratori al Nord, pari al 64 per cento del totale. Al centro saranno solo 812mila, mentre al Sud 822mila. Tra le regioni interessate, si legge nello studio dei professionisti, «Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Marche, dove il tasso di rientro oscilla intorno al 69%». Differenti le percentuali nelle altre zone del paese, ossia «in Valle d’Aosta (49,3%), Lazio (46,7%), Sicilia (43,4%), Calabria (42,5%) e Sardegna (39,2%)»: qui, recita il dossier, la Fase 2 coinvolgerà meno di un lavoratore su due tra quelli «sospesi» per effetto dei decreti del governo.

Dall’analisi affiorano ancora altre situazioni «paradossali». «Malgrado il dibattito nazionale sull’opportunità di prevedere rientri differenziati per tutelare maggiormente la popolazione più adulta», l’età degli occupati che ripartono è (indubbiamente) avanzata: su «100 occupati in settori «sospesi», a rientrare saranno il 68,7% dei 50-59enni, il 67,1% dei 40-49enni, il 59% dei 30-39enni ed il 48,8% degli under30». Inoltre, viene evidenziato nella ricerca (effettuata dai professionisti a partire dai microdati delle forze lavoro Istat), è elevata pure la quota degli addetti over60 (pari al 60,1%) coinvolti dal nuovo corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19. L’indagine si sofferma poi sulle modalità di svolgimento degli incarichi: solo nel 36,6% dei casi i lavoratori chiamati a riprendere le proprie attività potranno farlo in smart working meno rischiosa, mentre al contrario «la maggior parte (63,4%), viste le caratteristiche del proprio impiego, non potrà farlo che stando in sede» e dunque rischiando di più.

SU 100 ADDETTI «fermi» fino ad oggi in Italia per effetto dei provvedimenti governativi di sospensione delle attività a causa del Coronavirus, «il 62,2%» andrà nuovamente da domani a svolgere la propria occupazione.

LA DISUGUAGLIANZA DI GENERE è ancora più marcata. Su 4,4 milioni di lavoratori totalil che rientrano, ben «3,3 milioni sono uomini – pari al 74,8% – solo 1,1 milioni donne – il restante 25,2%.
Molto indicativa anche la suddivisione per settori. La Fase 2, scrivono i consulenti del lavoro, «interesserà principalmente i dipendenti dell’industria, dove l’attività potrà tornare a pieno regime (col 100% dei settori riaperti)». Su 100 addetti che riprenderanno il 60,7% opera «nel settore manifatturiero, il 15,1% nelle costruzioni, il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio».

Sindacato preoccupato. La Fiom di Torino: «Saremo intransigenti sul rispetto del protocollo nelle piccole aziende». Alla Sevel caso di uomo con la febbre non fermato sul bus

E proprio nella manifattura si registrano i primi problemi di sicurezza a partire dai trasporti per raggiungere il luogo di lavoro. È accaduto alla Sevel di Atessa, gruppo Fca, la prima grande fabbrica – oltre 6mila addetti – a riaprire. Il segretario generale della Fiom di Chieti Alfredo Fegatelli chiede protocolli dopo la vicenda dell’operaio della Val di Sangro al quale due giorni fa al momento di entrare in fabbrica è stata riscontrata la temperatura di 38 gradi e a quel punto l’uomo è tornato a casa prendendo l’autobus utilizzato da altri lavoratori del turno smontante. «La Regione che decide di far ripartire 10mila persone (indotto compreso, ndr) ha bisogno di trovare un’organizzazione – dice Fegatelli. Si dovrebbe prevedere di misurare la febbre ai lavoratori prima di salire sugli autobus. E sui mezzi di trasporto c’è un problema serissimo: non esiste uno standard che dice quante persone devono stare sull’autobus.

LUNEDÌ RIENTRERANNO in fabbrica 80mila metalmeccanici nella provincia di Torino, pari al 70% della forza lavoro del comparto nel torinese. Tra le aziende ci sono Valeo, Ibs, Fontana, Magnetto, Skf, Federal Mogul, gruppo Fca, Magneti Marelli, Cnh industrial, Dyco, Italdesign, Dana, U-Shin, Oma, Avio, Thales Alenia Space.

«I primi giorni saranno determinanti per capire se i provvedimenti saranno applicati correttamente negli uffici e nelle officine. Per noi la priorità assoluta rimane la salute dei lavoratori, dopo viene tutto il resto», afferma Edi Lazzi, segretario generale della Fiom di Torino «Per questo – aggiunge – saremo intransigenti nel fare rispettare ciò che è stato concordato. La nostra attenzione sarà soprattutto rivolta alle aziende in cui non siamo presenti con i delegati. Forniremo le informazioni ai lavoratori e laddove ci perverranno segnalazioni di mancata applicazione delle misure del Protocollo nazionale non esiteremo a intervenire perché siano attivati i dovuti controlli, fermando le attività non in regola».