LA SANTA SEDE
 

La morte di Dario Fo. L’omaggio dell’Osservatore Romano all’ateo Fo

Il quotidiano spiega perché religiosità e anticlericalismo possano coesistere: 
«L’ateo Fo ha recuperato tradizioni popolari in cui non mancano tracce di religiosità»

di Gian Guido Vecchi

 
 
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CITTÀ DEL VATICANO — «Nel corso della sua vasta, sterminata e appassionata produzione, l’ateo Fo ha recuperato tradizioni popolari in cui non mancano tracce di religiosità. Il tutto di pari passo con uno spiccato anticlericalismo, due aspetti non necessariamente in antitesi». Anche l’Osservatore Romano rende omaggio a Dario Fo, «notissimo attore, autore, regista, pittore e scenografo italiano, vincitore nel 1997 del premio Nobel per la Letteratura grazie, in particolare, a Mistero buffo (1969)».

Dopo averne ricordato le opere e l’impegno come «attivista politico-sociale al centro di mille diatribe», il quotidiano della Santa Sede spiega perché religiosità e anticlericalismo possano coesistere: «Come scrisse nel 1957 l’arcivescovo Giovanni Battista Montini rivolgendosi ai «fratelli lontani» nell’ambito della Missione di Milano, «talora il loro anticlericalismo nasconde uno sdegnato rispetto alle cose sacre, che credono in noi avvilite». Così l’Osservatore conclude: «Nelle ultime pagine di un suo colorato racconto su sant’Ambrogio (2009), Dario Fo così descriveva i funerali del vescovo: «C’era una tale folla che sembravano echeggiare le parole di sant’Agostino ”tanti erano i poveri che si accalcavano attorno a lui da rendere impossibile avvicinarlo”». Anche la Radio Vaticana ha riproposto un’intervista che il Nobel rilasciò nel 2014. Titolo: «La morte di Dario Fo: un ateo in cerca di Dio»

ultima modifica: 2016-10-14T17:25:51+02:00da vitegabry
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