Archivi giornalieri: 10 ottobre 2016

Osservatore Romano

Santa impazienza

 

 Le donne e la Chiesa ·

10 ottobre 2016

 
 

 

Diciamolo subito: questo libro, che ha come spunto la presenza dell’autrice alla seconda sessione del sinodo sulla famiglia del 2015 in qualità di “uditrice” designata, è molto più di una cronaca romana. Certo, Lucetta Scaraffia — storica e acuta analista, da lungo tempo, della condizione delle donne, in particolare nella Chiesa — fa riferimento all’evento, agli incontri vissuti, alle parole ascoltate da quel luogo, per nulla banale proprio per la sua modestia, che è “l’ultimo banco” destinato agli “uditori” nella grande aula sinodale del Vaticano. Ma queste pagine vanno ben al di là di un semplice reportage, non fosse altro perché accompagnate da analisi e da riflessione. Sono scritte come un appello pressante, vibrante di serietà, quello di una donna cristiana che parla spinta dall’urgenza d’interpellare il mondo cattolico sul suo modo di conoscere le donne, o di disconoscerle. Un appello rivolto in modo particolare all’istituzione ecclesiale nella persona di quanti esercitano il ministero episcopale e presbiterale.

Isabella Ducrot, «Vaticano II»(2012)

Vale la pena soffermarsi un po’ sulla franchezza di tono e di contenuto che fa sì che questo testo operi realmente come un bisturi, con tutto ciò che l’immagine implica d’intrusione contundente e al tempo stesso di finalità curativa. Alcuni lettori senz’altro s’impauriranno, e tra questi probabilmente quelli da cui Lucetta Scaraffia vorrebbe essere tanto ascoltata. C’è da scommettere anche che la parata degli offesi sarà di rimandare il discorso al registro di un “femminismo” spesso sospetto, se non biasimato nell’ambiente cattolico. In poche parole, c’è da temere che la lettura di un certo numero di destinatari s’interrompa appena iniziata, con il pretesto che la causa è chiara, che è la solita solfa, che rivendica un riconoscimento per le donne il cui orizzonte ossessivo sarebbe l’esercizio del sacerdozio.
Per prevenire, se possibile, questo tipo di diserzione precipitosa, mi permetto di fare alcune precisazioni. Innanzitutto per sottolineare che la libertà che si esprime qui va ben al di là di ciò che nella società civile chiameremmo rivendicazione settoriale. Proprio la questione del rapporto che l’istituzione intrattiene con le donne rende la posta in gioco molto più alta. Essa riguarda l’identità e la vita di tutta la Chiesa, la sua fedeltà a Cristo vissuta nel concreto dei giorni e delle pratiche. Ha quindi a che vedere con la sua capacità di manifestare, a beneficio delle nostre società, la forza liberatrice e ricreante del Vangelo, non fosse altro perché, nonostante i venti contrari, contiene alcune prove antropologiche oggi schernite e minacciate. È così che, ben lontana dalle fantasie attribuite alle donne, Lucetta Scaraffia si permette l’audacia di evocare il sacerdozio ministeriale, non per rivendicarlo, ma per fare della disciplina della Chiesa uno degli ultimi segni di una differenza vitale tra i sessi, oggi demolita, al punto da prevederne la cancellazione nelle nostre legislazioni. Si vede semplicemente che il femminismo dell’autrice è più sottile di quanto presupponga l’uso polemico della parola. Al che si potrebbe aggiungere, per esempio, la valutazione fatta qui di Humanae vitae, distante dalla critica senza appello di cui generalmente è stata oggetto. Dal pari, la lucidità critica, così incisiva nell’indicare i mali della Chiesa, viene a sua volta esercitata nel corso delle pagine per smascherare le impasse e gli errori delle grandi utopie libertarie della seconda metà del xx secolo, che sono all’origine dei rimaneggiamenti antropologici di cui siamo oggi testimoni. È normale quindi che abbia tanti nemici e su più fronti. Ma è della verità, nel senso evangelico del termine, che Lucetta Scaraffia si preoccupa, pur conoscendo i rischi che corre nel sostenere tale posizione. Perché, come nel Vangelo, la verità dà fastidio. Aggredisce, anche se la parola che la designa è priva di aggressività.
Di fatto è impossibile eludere l’irritazione che si prova quando una voce si alza per rivelare la bizzarria tanto evidente, e tuttavia invisibile a molti degli interessati, di una riflessione sinodale sulla famiglia in cui la parola, in maggioranza, e la decisione, in ultima istanza, appartengono a uomini celibi che non hanno fatto l’esperienza personale della vita coniugale e che hanno ancor meno accesso a ciò che le donne sanno in merito. Allo stesso modo, è poco piacevole dover constatare che la Chiesa, che si dichiara con tanta eloquenza custode della differenza sessuale, si mostri così poco atta a viverla, nel concreto delle relazioni ecclesiali, in maniera positiva, in un modo che sia eloquente e ispiratore per i non cristiani. Poco piacevole è anche dover ammettere che la celebrazione superlativa della donna — di cui Mulieris dignitatem è un fiore all’occhiello — non solo non ha influito concretamente su una conversione dello sguardo maschile e istituzionale rivolto alle donne, ma serve anche spesso da paravento a pratiche condiscendenti o sprezzanti. A dire il vero, l’effetto prodotto da questo genere di constatazione è analogo a quello dei discorsi di papa Francesco che, dall’inizio del suo pontificato, sta enumerando tutti i “così non va” che rileva nel funzionamento dell’istituzione ecclesiale. Ma non dimentichiamo che la storia della Chiesa, di tanto in tanto, riecheggia di tali diatribe, alle quali si aggiungono quelle di una Caterina da Siena che interpellò con incredibile audacia il papato del suo tempo, e che tuttavia un papa ha proclamato “dottore della Chiesa”. Lucetta Scaraffia non è arrivata a tanto! (è vero che ci sono voluti sei secoli alla santa per beneficiare di quell’eminente riconoscimento). Ma un po’ di memoria storica dovrebbe impedire di rifiutare la sua parola con la scusa che sarebbe impertinente o irrispettosa.
Tanto più che, osservandola da vicino, questa pressante parola non ha come preoccupazione esclusiva il destino riservato alle donne, ma l’urgenza della situazione, i pericoli che minacciano le nostre società occidentali e che preoccupano molto quelli che non sono cristiani disorientati o nostalgici. Alle grandi speranze utopiche che animavano la generazione degli anni Settanta e Ottanta, facendo scorgere prospettive di felicità per una società libera da ogni eteronomia, promettendo in particolare alle donne autonomia e dominio del loro corpo, è seguito, di fatto, il tempo del dubbio, se non del disincanto. Senza parlare dell’accelerazione delle “disunioni” e delle derive nel nostro mondo occidentale, che oggi servono ovunque da argomentazione ingannevole agli ordini societari misogini o anche a ideologie autoritarie che, nella stessa Europa, si considerano falsamente custodi dei “valori cristiani”. La verità è che non è facile tener conto dei fatti, valutare realmente i guadagni e le perdite legati ai grandi sismi antropologici che si succedono nelle nostre società. L’emancipazione delle donne è innegabilmente un fattore determinante negli sconvolgimenti che ci preoccupano. Ma sarebbe chiaramente sconveniente farle un processo, proprio quando sotto i nostri occhi si dispiega l’interminabile e insopportabile violenza che grava sulle donne nelle società ancora estranee a tale emancipazione. Resta il fatto che le trasformazioni simboliche e biologiche che influiscono nei nostri paesi sulla procreazione, sull’implosione della realtà familiare, o anche sulla multiforme negazione della differenza sessuale, portano a cammini pericolosi che non controlliamo affatto. È un truismo constatare che le nostre società ne risentono.
È proprio questa situazione, che rende così impaziente l’autrice di Dall’ultimo banco, quando esamina l’atteggiamento attuale della Chiesa cattolica fatto di ripiegamento difensivo, di denuncia fragorosa, di chiusura nella roccaforte di una tradizione ritenuta immutabile e, trattandosi della famiglia, nella difesa di un modello che è universale e immutabile soltanto a livello immaginario. Tutto avviene come se oggi si rappresentasse di nuovo parte del dramma del modernismo, quando, nel xix secolo, la Chiesa si “bunkerizzò” di fronte agli inesorabili progressi di conoscenze storiche e critiche sempre più offensive e minacciose per la lettura credente. Si sa, solo alcuni, come padre Lagrange, opposero alle paure e al nervosismo dilaganti la convinzione che doveva esserci un modo per esporsi positivamente a interrogativi a priori ostili, per trarre profitto dall’incontro, per quanto impegnativo, con l’altro, prevedendo addirittura, e paradossalmente, una crescita della comprensione scritturale grazie a domande o a metodi avvertiti all’inizio come ostili. È ciò che il magistero stesso ha dovuto ammettere nel corso del xx secolo.
Certo, l’attuale sfida antropologica ha una portata senza precedenti, perché a essere in gioco è l’identità dell’umanità, il fondamento delle nostre società attraverso la differenza sessuale, la procreazione, la filiazione, e così via. Ma è proprio su questo punto che va tenuto conto della convinzione ferma e vigorosa della cristiana Lucetta Scaraffia: intendo questa certezza che il cristianesimo ha i mezzi, come pure la responsabilità, di raccogliere positivamente le sfide del momento, non come ideologia da contrapporre a quelle del mondo circostante, ma come energia del Vangelo. A delle condizioni però, come la necessità di reimmergersi nel grande mare della storia, e in particolare in quella della Chiesa. Ribadiamolo, quest’ultima, dall’avvento della modernità, ha qualche problema con la storia, anche se è al suo interno che si formula la rivelazione e si delinea il volto di Dio nelle Scritture. La storia è effettivamente abitata dalla contingenza e dalla finitezza umana. Prendere atto di tale instabilità non è sprofondare nel relativismo, ma è rendersi semplicemente conto della complessità della vita, così come Dio l’ha fatta e la fa vivere. Siamo lontani dalle astrazioni rassicuranti di certe teologie che, in materia antropologica, diventano presto un ideale tirannico che grava, per esempio, sulla vita delle coppie.
Accordare attenzione alla storia è anche — Lucetta Scaraffia insiste molto su questo punto — ritrovare una verità largamente dimenticata, quella del legame che unisce strettamente, fin dalla sua origine, il cristianesimo all’emancipazione e al rispetto delle donne, nonostante tutte le accuse di misoginia che gli vengono rivolte. Ricordiamo così l’interdizione del ripudio (cfr. Matteo 19 riletto qui con grande precisione), il matrimonio dichiarato indissolubile o ancora una vita consacrata nel celibato aperta, fin dai primi secoli, alle donne come agli uomini. Il fatto è che proprio nelle società di tradizione cristiana è iniziata, un secolo e mezzo fa, la denuncia delle umiliazioni e delle ingiustizie di cui le donne sono vittime da tempi immemori.
Prendere coscienza di questa caratteristica del cristianesimo è di fondamentale importanza nel momento presente di contatto tra le religioni, che obbliga ad ammettere che il destino che riservano alle donne è un elemento discriminante. C’è di conseguenza una realtà della loro storia e della loro fede che i cristiani devono cogliere oggi più che mai. Proprio come devono riconoscere che il mistero dell’incarnazione che professano li rende particolarmente idonei a ridare alla carne un peso e una stima che le vengono sempre più negati, e a detrimento soprattutto delle donne.
Infine, va detto quanto questo libro, specialmente nel terzo capitolo, dia un’idea di come può essere un confronto senza paura né ingenuità con le teorie antropologiche contemporanee. Qui, di nuovo, ci dovrebbe essere una particolare perizia cristiana nel comprendere ciò che esse possono contenere di delirio orgoglioso dell’uomo — i greci parlavano d’hybris — ma anche di nuove risorse per affinare la nostra comprensione dell’umano e adeguare le nostre pratiche sociali.

Conveniamo che una nota di stanchezza segna alcune pagine. Lo sconforto è sempre in agguato dinanzi alle cecità persistenti, alla resistenza dell’istituzione ecclesiale ad aprire gli occhi sull’immenso contributo delle donne, ieri e oggi, alla vita della Chiesa e a quella dell’umanità. Un giorno, ci metteremo ad ascoltare un po’ le donne? Per dire Dio in modo diverso. Per riconoscere la bellezza della vita nelle sue espressioni più umili. Per individuare i cammini della pace che si nascondono così crudelmente alla nostra vista. Infine, per imparare da loro un modo essenziale di vivere il Vangelo. Sta comunque di fatto che la voce che si esprime qui è fondamentalmente cristiana. È dunque la fiducia a prevalere. Lucetta Scaraffia sa che la correzione fraterna è un dovere che non va trascurato, anche quando fa fatica a trovare la via del cuore dell’altro. Il tempo presente non può essere che quello di un percorso laborioso, specialmente quando si tratta di una realtà così spiritualmente sensibile e decisiva come il riconoscimento reciproco tra l’uomo e la donna. Il che non esclude una san(t)a impazienza

.

Haiti in ginocchio

 

Circa mille morti per il passaggio dell’uragano Matthew ma il bilancio continua a salire ·

08 ottobre 2016

 
 

 

L’uragano Matthew ha devastato Haiti. La situazione è gravissima: il numero dei morti continua a crescere di ora in ora e gli sfollati ormai sono centinaia di migliaia. L’ultimo bilancio delle autorità parla di oltre 900 morti, ma le cifre sono ancora provvisorie a causa dell’isolamento di molte zone. Si temono migliaia di morti. Secondo gli operatori umanitari, il paese è alle prese con la più grande crisi umanitaria dal terremoto del 2010. Almeno 29.000 case sono state distrutte. Nel nord-ovest le inondazioni hanno allagato intere aree. L’organizzazione Save the Children parla di circa 130.000 bambini in grave difficoltà e che non possono andare a scuola.

Sfollati haitiani ricevono i primi aiuti (Reuters)

Dopo il sisma che nel 2010 costò la vita a 230.000 persone, ad Haiti sono ancora 60.000 le persone costrette a vivere nei campi per sfollati: col passaggio di Matthew hanno perso quel poco che erano riusciti a costruire. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha lanciato un appello ai suoi concittadini per chiedere aiuti: «Pensiamo anche a chi è già stato colpito; potete contribuire ad alleviare le difficoltà di coloro che già normalmente hanno poco e ora sono stati anche colpiti da questa tempesta».

I soccorsi sono già entrati in azione. L’urgenza ora è soprattutto quella di fornire acqua potabile per prevenire la diffusione di malattie. «Nel lungo periodo temiamo una vera esplosione dei casi di colera — afferma alla stampa Camilla Stecca, dell’ufficio emergenze umanitarie di Oxfam Italia — ma anche casi di malaria e dissenteria a cui i primi a essere esposti sono le donne incinte e i bambini. In questo quadro è perciò necessario che la comunità internazionale si mobiliti prima possibile a sostegno della popolazione haitiana». E appelli simili sono giunti da tante altre organizzazioni da tempo impegnate nel paese. L’Ifrc (Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa) si è attivata per la raccolta di 6,4 milioni di euro per fornire assistenza medica, riparo, acqua e servizi igienici. La Caritas italiana ha annunciato l’invio di aiuti a 13.500 persone, con la distribuzione di 2.700 kit alimentari e 2.700 kit d’igiene.

Il governo haitiano ha disposto il codice rosso di allerta e ha ufficialmente richiesto l’assistenza delle Nazioni Unite. Non è ancora possibile valutare con esattezza l’entità dei danni, ma si stima che siano state colpite fino a cinque milioni di persone, 300.000 delle quali necessitano assistenza immediata. L’epidemia di colera — ha spiegato una nota di Save the Children — «potrebbe diffondersi rapidamente, visto che la scarsità d’acqua si è acuita in alcune zone. La distruzione delle coltivazioni e le notizie sul bestiame ucciso nel distretto di Aquin e nel dipartimento del Sud contribuiranno a peggiorare l’insicurezza alimentare».

Si registrano, intanto, due morti in Florida, sempre a causa del passaggio di Matthew. Obama ha invitato i cittadini a seguire le regole per l’evacuazione delle zone a rischio. La Florida ha dichiarato lo stato di emergenza, come anche la Georgia, il South e il North Carolina. Quasi due milioni di persone sono state evacuate. Circa 600.000 abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica, ha fatto sapere il governatore della Florida, Rick Scott. Una delle aree più colpite è la contea di Brevard, a est di Orlando, sulla costa, dove quasi 146.000 case sono restate senza elettricità.

Osservatore Romano

Matthew devasta Haiti

 

L’uragano ora minaccia anche gli Stati Uniti ·

07 ottobre 2016

 
 

 

Dopo avere seminato morte e distruzione ad Haiti, l’uragano Matthew ha cominciato oggi a fare sentire i suoi effetti lungo la costa orientale della Florida, con venti impetuosi che soffiano a 230 chilometri orari, diventando di ora in ora sempre più pericoloso. 

Gli effetti della furia di Matthew nella città haitiana di Jeremie (Afp)

Ad Haiti, dopo il passaggio dell’uragano — di categoria 4 su 5 della scala Saffir Simpson — la situazione è catastrofica. In uno dei Paesi più poveri del mondo, che ancora fatica a riprendersi dal terribile terremoto del gennaio del 2010, il bilancio delle vittime aumenta man mano che passano le ore e i soccorritori soltanto con enormi difficoltà a causa di crolli e alluvioni riescono a raggiungere le zone isolate. Il bilancio non è ancora accertato, ma al momento si contano oltre 340 vittime. Decine i dispersi, con molti feriti ricoverati in ospedale in gravissime condizioni. Un telegramma a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato, è stato inviato al presidente della conferenza episcopale di Haiti, cardinale Chibly Langlois. Nella sola città di Roche-à-Bateaux i morti sono 50, mentre nella vicina Jeremie l’80 per cento degli edifici sono andati completamente distrutti, così come 30.000 abitazioni nel sud del Paese caraibico. Sono circa un milione e 300.000 gli haitiani colpiti dall’uragano, la metà dei quali bambini. Oltre 16.000 persone sono in fuga, in cerca di riparo. E come detto, ora l’emergenza è alta anche in Florida. Il servizio di meteorologia statunitense ha confermato che Matthew è l’uragano più violento che si abbatte sul Paese in 118 anni. Oltre alla Florida, il presidente Obama ha dichiarato lo stato di emergenza anche nel South Carolina e in Georgia. Nelle zone interessate è stato ordinato lo sgombero di più di tre milioni di persone.

Osservatore Romano

Allarme epidemie 
ad Haiti

 

Manca acqua potabile sull’isola colpita nei giorni scorsi dall’uragano ·

10 ottobre 2016

 
 

Aumentano morti e malattie

Aumenta il numero di morti causati dal passaggio, nei giorni scorsi, dell’uragano Matthew, ma intanto ad Haiti è emergenza anche per l’altissimo rischio di infezioni. Man mano che si raggiungono zone rimaste isolate, si scoprono ancora corpi senza vita e si parla di mille vittime accertate della furia dell’uragano più violento degli ultimi nove anni.

Devastazioni ad Haiti per il passaggio del tifone Matthew (Reuters)

Ma ci vorranno giorni o settimane perché si arrivi ai dati reali. Ma, intanto, con l’inizio della stagione delle piogge, i fiumi sono in piena e in varie zone ristagna acqua che, in assenza di normali condizioni igieniche, purtroppo rappresenta il veicolo privilegiato di tante malattie, prima fra tutte il colera, dramma sempre in agguato sull’isola caraibica. Il punto è che manca l’acqua potabile. Inoltre, la distruzione delle coltivazioni e la morte di tanto bestiame nel distretto di Aquin e nel dipartimento del Sud contribuiranno a peggiorare l’insicurezza alimentare esistente. Jeremie è tra le località più colpite. Finalmente è stata raggiunta, dopo giorni di isolamento, da un’equipe della Croce rossa, che ha trovato una situazione terribile, con la popolazione stremata che ha bisogno di tutto. Non è ancora possibile valutare la piena entità dei danni, ma si stima che siano state colpite fino a cinque milioni di persone, di cui 350.000 necessitano di primaria assistenza umanitaria. Il governo mantiene il codice rosso di allerta che ha attivato quasi subito, chiedendo ufficialmente l’assistenza delle Nazioni Unite. L’Ifrc, Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, si è attivata per la raccolta di 6,4 milioni di euro per fornire assistenza medica, riparo, acqua e servizi igienici per il prossimo anno nel sud-ovest del paese. L’Unicef lancia l’allarme sui rischi, in particolare, per i bambini che vivono nelle aree maggiormente colpite.

Lavoro e Diritti

 

Novità per CIGO e CIGS nel correttivo Jobs Act

DI  IN 10 OTTOBRE 2016GUIDE
Cassa integrazione

Cassa integrazione

 

Il correttivo del Jobs Act è intervenuto anche sul D.lgs 148 del 2015. Vediamo quali sono le conseguenze per CIGO e CIGS.

Il recente decreto correttivo del Jobs Act è intervenuto, tra gli altri, anche sul D.lgs 148 del 2015. Vediamo dunque quali sono le conseguenze per la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e Straordinaria.

Il Decreto Legislativo 185 del 2016, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 ottobre scorso, integra e modifica le disposizioni previste dal Jobs Act attraverso i decreti 81, 148, 149, 150 e 151.

Il decreto su cui ci concentreremo è il 148 del 2015, cioè quello contenente disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.

Nello specifico vediamo le principali novità che riguardano la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e Straordinaria. Ricordiamo comunque che il decreto correttivo del Jobs Act (D.Lgs 185/2016) nella parte relativa al D.Lgs 148/2015 apporta modifiche e integrazioni anche in materia di contratti di solidarietà e indennità di disoccupazione NASPI.

Leggi anche: Decreto correttivo del Jobs Act in Gazzetta Ufficiale, in vigore dall’8 ottobre

Novità per CIGO e CIGS nel correttivo Jobs Act

Dell’art. 2 del D.Lgs 185/2016, riguardo alla Cassa Integrazioni Guadagni, è opportuno evidenziare che:

  • viene integrato l’art. 15, comma 2, sul procedimento relativo alla domanda di CIGO: per eventi oggettivamente non evitabili ora applica come termine la fine del mese successivo a quello in cui si è verificato l’evento;
  • viene sostituito il comma 2 dell’art. 25 relativo al procedimento per la domanda di CIGS: ora prevede che la sospensione o la riduzione dell’orario, così come concordata tra le parti, ha inizio entro 30 giorni dalla data di presentazione della domanda;
  • viene prevista la possibilità, previo accordo governativo, di autorizzare un ulteriore intervento CIGS per le imprese operanti in un’area di crisi industriale complessa individuate ai sensi dell’art. 27 del D.Lgs 83/2012 convertito, con modificazioni, dalla Legge 134 del 2012. La prestazione può essere concessa per non più di 12 mesi, e per accedervi le imprese devono presentare un piano di recupero occupazionale che preveda dei percorsi di politiche attive del lavoro concordati con la regione e finalizzati alla rioccupazione dei lavoratori. Va inoltre dichiarato, contestualmente, di non poter ricorrere al trattamento di integrazione salariale straordinaria secondo le disposizioni del D.Lgs 185/2016 o secondo le sue disposizioni attuative.

Da segnalare l’aumento del finanziamento per il pagamento della CIGS nelle imprese sequestrate o confiscate alla criminalità organizzata oppure destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia.

 

 

Leggi anche: Integrazioni salariali ordinarie, la CIGO

Leggi anche: Integrazioni salariali straordinarie, la CIGS

Lavoro e Fisco

 

Ultimissime Lavoro – Fiscale 10/10/2016

 
Giurisprudenza

CORTE DI CASSAZIONE

Ordinanza

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 06 ottobre 2016, n. 20102

Lavoro, Fiscale

Irap – Professionisti – Istanza di rimborso

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 06 ottobre 2016, n. 20105

Lavoro, Fiscale

Irpef – Domanda di rimborso – Ritenute effettuate dal datore di lavoro – Somme corrisposte quale incentivo alle dimissioni

Sentenza

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 05 ottobre 2016, n. 19886

Fiscale

Accertamento fiscale – Avviso di accertamento emesso a titolo di Irpef, Irap ed Iva – Attività di impresa di costruzioni

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 05 ottobre 2016, n. 19890

Lavoro, Fiscale

Irap – Medico generico – Redditi significativi – Presenza di beni strumentali di valore elevato

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 05 ottobre 2016, n. 19908

Fiscale

Benefici fiscali – Terreni agricoli – Decadenza

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 06 ottobre 2016, n. 20050

Lavoro

Reddito minimo di inserimento – Dichiarazione non veritiera – Restituzione delle somme percepite – Dichiarazioni mendaci

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 06 ottobre 2016, n. 20063

Lavoro

Licenziamento – Criteri di scelta – Natura discriminatoria – Maturazione del requisito pensionistico – Reintegrazione nel posto di lavoro

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 06 ottobre 2016, n. 20065

Lavoro

Segretario comunale – Albo dei segretari comunali – Diritti di segreteria e di differenze sulle indennità di posizione e di risultato

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 06 ottobre 2016, n. 42063

Fiscale

Intrattenimento pubblico – Emissioni sonore oltre i limiti – Art. 659 c.p. – Applicabilità

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 29 settembre 2016, n. 19319

Lavoro, Fiscale

Contratto di agenzia – Contabilità preponente – Accesso – Domanda con finalità meramente esplorativa – Necessità di allegazione documentale

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 30 settembre 2016, n. 19484

Fiscale

Accertamento fiscale – IRPEF, IRAP, IVA – Maggiore imponibile

TRIBUNALE

Sentenza

TRIBUNALE DI ROMA – Sentenza 05 ottobre 2016, n. 8395

Lavoro

Rapporti di lavoro subordinato – Giornalisti – Contributi obbligatori e sanzioni accessorie – Pagamento

Legislazione

DECRETO LEGISLATIVO

DECRETO LEGISLATIVO 24 settembre 2016, n. 185

Lavoro, Fiscale

Disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi 15 giugno 2015, n. 81 e 14 settembre 2015, nn. 148, 149, 150 e 151, a norma dell’articolo 1, comma 13, della legge 10 dicembre 2014, n. 183

Prassi

AGENZIA DELLE ENTRATE

Comunicato

AGENZIA DELLE ENTRATE – Comunicato 07 ottobre 2016

Lavoro, Fiscale

Agenzia delle Entrate e Protezione civile: firmato accordo quadro Insieme nella pianificazione e nelle fasi di emergenza e post-emergenza

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

Comunicato

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Comunicato 07 ottobre 2016

Lavoro

Garanzia Giovani: comunicazione della Commissione europea, bilancio positivo per l’Italia

MINISTERO INTERNO

Nota

MINISTERO INTERNO – Nota 05 ottobre 2016, n. 11973

Lavoro, Fiscale

Assoggettabilità all’attività n. 58 dell’All. 1 del D.P.R. 151/2011, per sorgenti di radiazioni mobili (art. 27 co. 1 bis del D.lgs. 230/95 e s.m.i.).