Osservatore Romano

Allarme epidemie 
ad Haiti

 

Manca acqua potabile sull’isola colpita nei giorni scorsi dall’uragano ·

10 ottobre 2016

 
 

Aumentano morti e malattie

Aumenta il numero di morti causati dal passaggio, nei giorni scorsi, dell’uragano Matthew, ma intanto ad Haiti è emergenza anche per l’altissimo rischio di infezioni. Man mano che si raggiungono zone rimaste isolate, si scoprono ancora corpi senza vita e si parla di mille vittime accertate della furia dell’uragano più violento degli ultimi nove anni.

Devastazioni ad Haiti per il passaggio del tifone Matthew (Reuters)

Ma ci vorranno giorni o settimane perché si arrivi ai dati reali. Ma, intanto, con l’inizio della stagione delle piogge, i fiumi sono in piena e in varie zone ristagna acqua che, in assenza di normali condizioni igieniche, purtroppo rappresenta il veicolo privilegiato di tante malattie, prima fra tutte il colera, dramma sempre in agguato sull’isola caraibica. Il punto è che manca l’acqua potabile. Inoltre, la distruzione delle coltivazioni e la morte di tanto bestiame nel distretto di Aquin e nel dipartimento del Sud contribuiranno a peggiorare l’insicurezza alimentare esistente. Jeremie è tra le località più colpite. Finalmente è stata raggiunta, dopo giorni di isolamento, da un’equipe della Croce rossa, che ha trovato una situazione terribile, con la popolazione stremata che ha bisogno di tutto. Non è ancora possibile valutare la piena entità dei danni, ma si stima che siano state colpite fino a cinque milioni di persone, di cui 350.000 necessitano di primaria assistenza umanitaria. Il governo mantiene il codice rosso di allerta che ha attivato quasi subito, chiedendo ufficialmente l’assistenza delle Nazioni Unite. L’Ifrc, Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, si è attivata per la raccolta di 6,4 milioni di euro per fornire assistenza medica, riparo, acqua e servizi igienici per il prossimo anno nel sud-ovest del paese. L’Unicef lancia l’allarme sui rischi, in particolare, per i bambini che vivono nelle aree maggiormente colpite.

Osservatore Romanoultima modifica: 2016-10-10T21:12:30+02:00da vitegabry
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