Osservatore Romano

I rischi
di ogni sconfinamento

 

 Il I° dicembre si apre l’anno del centenario della morte di Charles de Foucauld ·

28 novembre 2015

 
 

 

Benché la sua opera omnia non risulti sufficientemente studiata, di certo non sbagliamo se riconosciamo nell’eremita cristiano assassinato il 1 dicembre 1916 a Tamanrasset una delle figure più significative del passaggio dal XIX al XX secolo. 

Charles de Foucauld

Lo scrive Mariella Carpinello aggiungendo che nella metamorfosi globale delle relazioni fra popoli precedente la grande guerra, la biografia di Charles de Foucauld visconte di Pontbriand descrive una singolare capacità di unire culture elaborando contrasti su vasta scala e assumendo in proprio i rischi di ogni sconfinamento. Il risultato sarà la proposta d’un ideale di fratellanza universale il cui richiamo è per intensità difficilmente superabile.

Nato a Strasburgo nel 1858, a dodici anni il piccolo Charles, orfano dei genitori, è colpito nei sentimenti profondi dal dramma nazionale della guerra franco-prussiana e si avvia a una adolescenza svogliata e confusa. Nel razionalismo dominante perde la fede, ma sarà solo la fede a orientare poi il suo temerario iter fra civiltà. Pigro e libertino da allievo ufficiale, una volta raggiunta la colonia d’Algeria sfodera l’impeccabile tempra militare che fu dei suoi avi. Quanto alla rischiosa esplorazione del Marocco precluso agli europei sotto le mentite spoglie d’un ebreo povero, assai più del prestigioso premio della Société de Géographie (che non si cura d’andare a ritirare), gli vale, nell’esperienza dell’umiliazione sociale, un’evoluzione interiore decisiva, ai prodromi della vocazione.

 
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Osservatore Romanoultima modifica: 2015-11-29T20:39:33+01:00da vitegabry
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