Archivi giornalieri: 24 novembre 2015

Tagli ai Patronati

Tagli ai Patronati – Denuncia di Acli – Inas – Inca – Ital di Capitanata

Domande per l’accesso alla pensione, pratiche a sostegno del reddito (mobilità-disoccupazioni-malattie-maternità); pratiche in materia socio assistenziale (invalidità civili, handicap, assegni sociali); infortuni sul lavoro e Malattie Professionali. Sono solo alcuni dei servizi che i Patronati offrono gratuitamente in provincia di Foggia a migliaia di persone ogni anno. Acli, Inas, Inca, Ital,  con le loro numerose strutture presenti in Capitanata, rappresentano una rete in difesa dei diritti dei cittadini, di accesso al welfare.

Tagli che si sommano a quelli già operati in passato a più riprese dai governi precedenti. A quello più pesante, operato dal Governo Monti, fatto passare come intervento per scongiurare il fallimento dell’Italia, con spirito di sacrificio e obbligo morale verso il nostro Paese, i Patronati non si sono opposti. Ma da lì in avanti è iniziata una vera e propria persecuzione, che vuole determinare la fine di un servizio per i cittadini. I Patronati, svolgono un servizio di pubblica utilità, a disposizione di tutti i cittadini, lavoratrici e lavoratori;  gratis e senza nulla pretendere.

Da oltre 70 anni i Patronati sono al servizio di tutela dei diritti dei cittadini, quella tutela sancita dalla Costituzione Italiana: art. 38 (Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera.)

Lo Stato facilmente dimentica di provvedere e garantire i diritti citati, con norme che a volte sembrano studiate per  impedirne facilmente l’accesso. Si pensi, una per tutte, alla norma introdotta nel 2012 della telematizzazione della Pubblica Amministrazione e l’obbligatorietà di presentazione delle domande esclusivamente tramite web, senza preoccuparsi di quanta popolazione ancora oggi è sprovvista di un pc domestico o quanti, anagraficamente parlando,  sono in grado di poter trasmettere all’Inps, Inail, o altro Ente previdenziale pubblico una propria istanza. I Patronati ancora una volta, con grosse difficoltà finanziarie e di personale impiegato, si sono messi a disposizione della collettività senza chiedere nulla in cambio.

Oggi i Patronati sono di nuovo a chiedere quella sensibilità, vicinanza e solidarietà, ampiamente riconosciuta l’anno scorso con una raccolta firme, che ha pochi precedenti in passato, sia per numero di firme raccolte sia per il breve tempo in cui è stata fatta.  Ben 1.180.000 firme di cittadini Italiani e Stranieri, hanno dimostrato al Governo che i Patronati sono una viva realtà della nostra società e che la loro Funzione a disposizione dei cittadini, non può diventare un “business” per alcune lobby.

Oggi come un anno fa, i Patronati del CE.PA. di Capitanata con i suoi Responsabili: Cipriani Ernesto(Acli); Di Lella Donato(Inas); Villani Angela(Inca); Convertini Anna Grazia(Ital), sono a chiedere a gran voce che il Parlamento con un emendamento soppressivo scongiuri questo ulteriore  taglio, perché i fondi destinati ai Patronati non sono risorse della fiscalità pubblica , ma quote di oneri sociali(contributi previdenziali) pagati dai lavoratori,  di cui una minima parte stornata al Fondo(0,207%), che servono a garantire e mantenere il “SERVIZIO LIBERO E GRATUITO”. Il Governo continua invece a volersene appropriare per poi utilizzare le risorse altrove, magari finanziando voci di Bilancio che nulla hanno a che fare con la tutela previdenziale dei cittadini.

Istat

Istat: oltre 1 su 4 resta a rischio povertà, esclusione

Oltre una persona su quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale nel 2014. Sono il 28,3% della popolazione, secondo la stima dell’Istat, un dato stabile rispetto al 2013. In particolare il 19,4% è a rischio povertà, l’11,6% vive in famiglie gravemente deprivate e il 12,1% in famiglie a bassa intensità lavorativa. 

Il dato complessivo (28,3%) è superiore di 4 punti percentuali rispetto alla media europea: il 24,4%. La povertà nel nostro Paese è inferiore solo alla Romania (40,2%), alla Bulgaria (40,1%), alla Grecia (36%), alla Lettonia (32,7%) e all’Ungheria (31,1%) ed è superato di poso dalla Spagna 29,2%) Croazia e Portogallo.

La stabilità dell’indicatore risulta dal calo delle persone in grave deprivazione (al 12,6%) e dall’aumento di quelle che vivono in famiglie a “bassa intensità” lavorativa. Le famiglie dove i componenti tra i 18 e i 59 anni hanno lavorato meno di un quinto del tempo salgono infatti dall’11,3% del 2013 al 12,1% nel 2014.

L’aumento della bassa intensità lavorativa riguardato, in particolare, gli individui in famiglie che vivono nel
Mezzogiorno (la stima va dal 18,9% al 20,9%) o in famiglie numerose: coppie con figli (dall’8,3% al 9,7%), soprattutto minori (dal 7,5% all’8,9%), e famiglie con membri aggregati (dal 17,8% al 20,5%).