Lavoro

Inidoneità lavorativa: per Inca l’obiettivo primario è il mantenimento del posto di lavoro

Il mantenimento del posto di lavoro quando una malattia rende la persona inidonea è l’obiettivo principale verso cui tendere per rinnovare il sistema di tutela a protezione di coloro che subiscono eventi infortunistici e/o derivanti da malattie professionali. E’ questo in estrema sintesi il messaggio che Inca, insieme alle categorie e alla Cgil, ha rilanciato per rispondere alle numerose e sempre più crescenti domande di protezione che pervengono al patronato e al sindacato, soprattutto dopo l’approvazione delle leggi sul mercato del lavoro (Jobs act) e la riforma delle pensioni Monti-Fornero. Normative che rispetto alla inidoneità lavorativa rischiano di rendere più fragile la difesa del posto di lavoro. 

Al seminario che si è svolto a Roma il 24 e il 25 giugno scorso, medici, avvocati, sindacalisti, esperti e dirigenti dell’Istituto assicuratore Inail nei loro interventi hanno sottolineato come il fenomeno della inidoneità al lavoro non può trasformarsi nell’anticamera del licenziamento facile da parte delle aziende.  Una preoccupazione che è tutt’altro che marginale e che investe un gran numero di persone dichiarate inidonee. A dirlo è il report “Allegato 3B del D.Lgs 81/08. Lo studio, redatto da Inail, ministero della Salute e Coordinamento interregionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, che contiene tutte le informazioni relative alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Secondo questo studio, in Italia sono stati sottoposti a sorveglianza sanitaria nel 2012/2013  complessivamente cinque milioni e mezzo di lavoratori, di questi il 20 per cento risulta inidoneo e il numero rischia di essere addirittura sottostimato poiché non tutte le Asl hanno fatto pervenire i propri dati territoriali. Centrale nella discussione degli esperti è la figura del Medico Competente, a cui spetta il compito di effettuare la sorveglianza sanitaria nelle aziende, indicando le criticità dell’ambiente di lavoro e le relative prescrizioni da rispettare per evitare che al lavoratore giudicato inidoneo, pur conservando le capacità di svolgere la sua attività, anche con altre mansioni,  venga semplicemente prospettato il licenziamento. 

Il Jobs act, modificando sostanzialmente l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, e la riforma delle pensioni Monti-Fornero del 2011, che ha innalzato bruscamente i requisiti di accesso al pensionamento, cancellando di fatto le pensioni di anzianità, complicano ulteriormente le cose e rischiano di danneggiare il già fragile sistema di protezione per infortunati e tecnopatici giudicati inidonei, che spesso vengono licenziati dalle aziende, senza aver proposto loro alcuna alternativa alla mansione svolta. 

Attualmente, infatti, in caso di inidoneità, in base alle leggi vigenti, spetta al datore di lavoro il dovere di verificare la possibilità di ricollocare il lavoratore ad una mansione, che sia compatibile con le sue condizioni di salute, prima di prendere in considerazione il provvedimento di licenziamento. Con la liberalizzazione dei licenziamenti, introdotta dalle nuove norme contrattuali del Jobs act questa possibilità rischia di essere vanificata. 

Come contrastare un tale orientamento resta l’incognita principale. Il Civ del’Inail, a cui l’ultima legge di Stabilità 2015 al comma 166 conferisce anche il compito di predisporre progetti per agevolare il reinserimento delle manodopera inidonea, ha illustrato un piano che ha lo scopo di realizzare un sistema di tutela globale integrata, basata sulla prevenzione e sull’adattabilità del posto di lavoro. 

L’INAIL , dunque, si farà carico a proprie spese e senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato di realizzare progetti personalizzati finalizzati ad agevolare la conservazione del posto di lavoro o la ricerca di nuova occupazione, attraverso interventi formativi di riqualificazione professionale; con piani per il superamento e l’abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi di lavoro; con interventi di adeguamento e di adattamento delle postazioni di lavoro.  

“Con questi nuovi compiti – spiega Francesco Rampi, presidente del Civ dell’Inail –  avremo la possibilità di finanziare le necessarie modifiche del processo lavorativo. Il nostro ruolo è quello di promuovere le azioni capaci di rendere esigibile il diritto alla tutela e al mantenimento del posto di lavoro. Le attività finalizzate allo scopo dovranno basarsi su Progetti riabilitativi individualizzati definiti dalle equipe multidisciplinari, al fine di supportare efficacemente gli assicurati nel percorso finalizzato a garantire la continuità lavorativa”. 
Affinché questo ambizioso progetto raggiunga un buon esito – ha spiegato la Presidente dell’Inca, Morena Piccinini – c’è bisogno di un lavoro di squadra all’interno dell’organizzazione sindacale, con il contributo delle categorie dei lavoratori attivi e degli uffici vertenze, anche per superare le criticità che pure ci sono, a cominciare dalle novità legislative introdotte con il Jobs act e la riforma delle pensioni del 2011 (Monti-Fornero)”. 

“La figura del Medico Competente – aggiunge Piccinini – deve entrare a far parte strutturalmente del Servizio sanitario nazionale e rappresentare un elemento di espressione di un diritto del lavoratore. Le nuove competenze in capo all’Inail, introdotte dalla legge di Stabilità rappresentano una grande occasione per creare una nuova cultura che si fondi sia sulla prevenzione che sugli ‘adattamenti ragionevoli’ dei posti di lavoro, consentendo agli inidonei di mantenere il posto di lavoro”.

Secondo la Presidente dell’Inca “è necessario, dunque, l’impegno reciproco di categorie-Inca –Uvl affinché le diverse casistiche vengano condivise per costruire una banca dati agibile, e quindi  a disposizione del sistema tutto, per sostenere questo processo e per sottoporre agli organi competenti quelle necessarie modifiche anche legislative oltreché di sistema”.

Lavoroultima modifica: 2015-06-26T09:58:58+02:00da vitegabry
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