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Casula: ecco i film che hanno raccontato il Novecento
 
 
 
Lucia Capuzzi
27 dicembre 2014
 
 
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​Una scena di Metropolis di Fritz Lang (1927)
 

Poliedrico, sfaccettato, multiforme. Inafferrabile con le parole, destinate a coglierne solo frammenti, incapaci di ingabbiarlo in una definizione univoca. È il secolo delle antinomie, il Novecento. E perfino questa enunciazione non è che un rimando alle sue molteplici chiavi interpretative. Ci si può concentrare sulle guerre feroci – con un bilancio al ribasso di cento milioni di morti – che l’hanno dilaniato, sui totalitarismi e i troppi genocidi. O, per contro, si può sottolineare come, nel corso del suo svolgimento, si siano create le condizioni materiali e ideali per inedite potenzialità di benessere e libertà. 
Come sintetizzare una simile complessità senza mutilarla? Aiutandosi con la macchina da presa è la proposta contenuta nel saggio 
Insegnare il Novecento. Chiavi di lettura e casi studio con percorsi di storia e cinema di Carlo Felice Casula, appena pubblicato dall’Editoriale Anicia (pagine 336, pagine 22,00). 

Il cinema, con la sua potenza evocativa, è uno strumento imprescindibile per narrare questo momento così intenso della storia umana. «È l’occhio sul e del Novecento: finestra su ciò che è accaduto ma anche specchio delle sue tensioni. Un film consente una sorta di “doppio tuffo nel passato”: lo spettatore si immerge nella storia raccontata ma anche in quella di quanti – perché è una colossale opera collettiva – la raccontano, nella prospettiva culturale loro e del loro tempo. Lo straordinario Bronte. Cronaca di un massacro di Florestano Vancini narra certo il Risorgimento. Ma anche il post Sessantotto, periodo in cui è stato realizzato, e potrebbe essere incluso in un ciclo di proiezioni sulla “contestazione”, a fianco di Fragole e sangue».

Partendo da questa convinzione, Casula, storico dell’Università di Roma Tre, propone un percorso per immagini – in movimento – per trasmettere la memoria del secolo appena trascorso. Un atto «necessario e doveroso per avere conoscenza e coscienza del tempo presente e anche per poter acquisire una matura e consapevole educazione alla cittadinanza planetaria, democratica e solidale», scrive. 

Professore, quasi cent’anni fa David Wark Griffith, uno dei padri fondatori del cinema, aveva vaticinato la sostituzione dei 
libri di storia con i film. Questo non si è avverato. I giovanissimi, però, conoscono molti fatti del passato più perché li hanno visti al cinema o alla tv che per averli studiati. 
«È segno della potenza descrittivo-evocativa del cinema, in grado di toccare anche la parte emotiva dell’essere umano. Attraverso il film la conoscenza della storia avviene in modo quasi naturale: il pubblico interiorizza i fatti ma anche le varie interpretazioni di questi in modo inconsapevole e, per questo, più efficace». 

È meglio il film di un documentario per raccontare la storia?
 

«La distinzione è più terminologica che sostanziale. Il film è sempre un documento per comprendere il periodo storico in cui è stato girato. E il documentario non è mai indipendente da quest’ultimo. Entrambi hanno una natura duplice: sono oggetto di indagine storica – in quanto prodotto di un’epoca e delle sue contraddizioni – e soggetto di trasmissione di conoscenza storica». 

Perché il cinema è così rilevante per narrare
 proprio il Novecento? 

«Per la complessità di questo secolo. Breve, secondo la fortunata definizione di Eric Hobsbawn, che lo fa iniziare nel primo dopoguerra e terminare con il crollo del Muro di Berlino. Eppure straordinariamente intenso. Prendiamo uno fra i più stridenti paradossi novecenteschi, quello fra guerra e pace. Il secolo appena trascorso ha assistito a due conflitti mondiali oltre a una pluralità di guerre diverse per tipo e gradi di ferocia. Eppure, al contempo, ha visto affermarsi l’idea di pace, non più utopia ma sensibilità diffusa, fondamento costituzionale e progetto concreto di un’organizzazione internazionale: prima la Società delle Nazioni, poi l’Onu. Lo stesso vale per l’antinomia tra libertà – sostanziata nel progressivo riconoscimento dei diritti umani, inclusi quelli sociali – e oppressione, fino all’estremo del totalitarismo». 

Se dovesse raccontare queste antinomie attraverso il cinema, quali film sceglierebbe? 
«Posto che un solo film non può racchiudere il Novecento in tutta la sua complessità, vi sono alcuni titoli in grado di penetrare le pieghe del secolo con particolare profondità. Penso a Tempi moderni di Charlie Chaplin eMetropolis di Fritz Lang. Alcune pellicole, inoltre, sono straordinarie “lezioni di storia” su alcuni grandi fatti che hanno segnato il secolo. Come La grande illusione di Jean Renoir, sulla Prima guerra mondiale, o Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl sul nazismo. Come raccontare in modo più efficace la Rivoluzione d’ottobre in Russia di Ejzenštejn in Ottobre? O rendere l’incubo di un’apocalisse nucleare meglio di Stanley Kubrick in Il dottor Stranamore? Ci sono, poi, dei film che, pur concentrandosi su un tema specifico, sono cartine di tornasole delle grandi inquietudini novecentesche. Ad esempio, 
Bread and Roses di Ken Loach, in cui il racconto del sogno-incubo americano dell’indocumentada Maya affronta anche la questione della precarietà del lavoro, della migrazione, della lotta per la propria dignità e i propri diritti. Tutti nodi centrali degli ultimi decenni del secolo. Guardando fuori dagli Usa o dall’Europa, bisogna ricordare Le biciclette di Pechino di Wang Xiaoshuai, Invictus di Clint Eastwood, Vai e vivrai 
di Radu Mihaileanu, City of God di Fernando Meirelles. Il filo rosso che unisce questi titoli è l’aprire una finestra sui nuovi protagonisti della contemporaneità, dalla Cina al Brasile, mostrandoci la complessità della storia in cui siamo immersi. Nello straordinario Train de vie, 
sempre di Mihaileanu, infine, la Shoah viene presentata in chiave poeticosurreale. Il gruppo di ebrei in fuga dalla Romania e capaci di inscenare una finta deportazione è, però, una metafora straordinaria degli incubi che hanno marchiato il Novecento. Ma anche delle speranze di questo secolo e del nuovo millennio».

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lunedì 1 Giugno 2015

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Sentenza Pensioni: pioggia di ricorsi in tutta Italia

 

Pensioni bloccate: ricorso vinto e class action del Codacons, dopo il decreto ingiuntivo del tribunale di Napoli per la restituzione integrale delle somme dovute per la mancata indicizzazione, bocciata con sentenza della Consulta.

 – 1 giugno 2015
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Responsabilità penale

Pensioni: nuovo capitolo del caso aperto dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco dell’indicizzazione previsto dal Salva Italia: a Napoli, un giudice del lavoro ha infatti accolto il ricorso di un pensionato, imponendo all’INPS la restituzione integraledella somma “congelata”. Nel frattempo, il Codacons prosegue sulla via della class action. In pratica, si apre la fase dei ricorsi.

=> Decreto Pensioni: bonus e rivalutazione

 

 

Rivalutazione pensioni: legge attuale

Il punto è il seguente: con la sentenza sulle pensioni, la Corte Costituzionale ha definito illegittimo il blocco dell’indicizzazione dei trattamenti superiori a tre volte il minimo stabilito con il Dl 201/2011; successivamente, in recepimento della sentenza, il Governo ha stabilito con il Dl 65/2015 il rimborso una tantum(in agosto) di una parte della somma dovuta, con un meccanismo progressivo che si esaurisce per i trattamenti superiori a sei volte il minimo, prevedendo un nuovo sistema di rivalutazionedelle pensioni a partire dal 2016.

Blocco pensioni: ricorso accolto

Prima della pubblicazione in Gazzetta del decreto del Governo, tuttavia, un pensionato ha presentato e vinto il ricorso contro il blocco. Il tribunale partenopeo ha emesso un decreto ingiuntivo imponendo all’INPS la restituzione integrale degli arretrati al pensionato, in tutto 3.047,74 euro. Anche se il ricorso era stato presentato dal pensionato prima che il Governo recepisse la sentenza della Corte con il decreto pensioni, l’avvocato difensore del pensionato, Vincenzo Ferrò, sottolinea che il decreto ingiuntivo è stato emesso dopo la pubblicazione del decreto del Governo in Gazzetta Ufficiale. Secondo il Codacons questo apre la strada a

«migliaia di pronunce analoghe in tutta Italia in favore dei pensionati».

=> Pensioni: bonus vs rimborso integrale

Class action pensioni

L’associazione dei consumatori sta promuovendo dunque una class action e annuncia che hanno già aderito circa 5mila pensionati, chiedendo la restituzione  delle somme congelate con il blocco delle pensioni ritenuto incostituzionale dalla Consulta. Come annuncia Carlo Rienzi, presidente del Condacons:

«se non saranno restituiti integralmente i soldi sottratti agli utenti che hanno partecipato alla nostra azione collettiva scatteranno migliaia di analoghi ricorsi che potranno contare sull’importante precedente del Tribunale di Napoli».

Per il ministero del Lavoro gli eventuali ricorsi devono tenere conto del decreto del Governo, ma secondo il Codacons questa interpretazione è erronea perché il decreto

«vale per il futuro, ma non cancella i diritti acquisiti dai pensionati nel passato».

=> Blocco pensioni: riforma Fornero incostituzionale

Recepimento sentenza a metà

Il bonus d’agosto previsto dal decreto pensioni del Governo, per aggravare la situazione, implica una restituzione solo parziale delle somme bloccate dalla legge di fine 2011. L’Esecutivo, con il decreto 18 maggio ha dichiarato di dare «attuazione ai principi enunciati nella sentenza 70/2015» della Corte Costituzionale assicurando gli equilibri di bilancio, ma la sentenza definisce illegittimo il blocco perché colpisce trattamenti non abbastanza elevati per poter parlare di logica redistributiva, violando i principi di proporzionalità adeguatezza e ragionevolezza imposti dalla Costituzione in materia di diritto alla pensione. Si tratta quindi di stabilire se in effetti il decreto del Governo rispetta i principi di adeguatezza che secondo la sentenza pensioni erano invece stati violati dal Salva Italia.

=> Pensioni: riflessioni su una sentenza

Dal punto di vista giurisprudenziale la questione appare complessa. Ha ragione il Governo nel dire che i ricorsi devono tener conto del decreto pensioni oppure è corretta la strada intrapresa dal Condacons, che sta portando avanti la class action? E soprattutto, chi lo deciderà? I magistrati saranno chiamati a decidere sui vari ricorsi, ma esiste la possibilità di un nuovo ricorso alla Corte Costituzionale sul decreto del Governo. L’unica certezza: il caso, dal punto di vista giudiziario, non è evidentemente chiuso.

 

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