Archivi giornalieri: 16 giugno 2015

Istat

Istat – In Italia più morti che nascite, picco da Grande Guerra

Italia sempre più ”vecchia”, con un saldo tra nascite e decessi (a favore dei secondi) che non si vedeva dalla Prima Guerra Mondiale, e che solo grazie all’apporto numerico degli immigrati – sempre meno numerosi, però – risulta un Paese a crescita zero. E’ il poco confortante quadro che fornisce l’Istat con il Bilancio demografico nazionale, che ”fotografa” la situazione della popolazione residente al 31 dicembre 2014.

L’Istituto di statistica – si legge in un comunicato Ansa – registra che siamo quasi 61 milioni, per la precisione 60.795.612, e che rispetto al 2013 siamo aumentati di appena 12.944 unità e addirittura negativo per la popolazione femminile (-4.082). Ma la variazione reale, dovuta cioè alla dinamica naturale (nascite e morti) e migratoria, registra, al di là delle regolarizzazioni amministrative, un aumento di appena 2.075 unità, pari a +0,003%.

Quello che i demografi definiscono “il movimento naturale della popolazione”, cioè il saldo tra le nascite e i decessi, ha fatto registrare nel 2014 un saldo negativo di quasi 100 mila unità, che segna un picco mai raggiunto nel nostro Paese dal biennio 1917-1918, gli anni della Grande Guerra. Se infatti la mortalità resta stabile, con una lieve diminuzione in valori assoluti (-2.380 decessi), continua la tendenza – in atto già da anni – del calo delle nascite: sono stati infatti registrati quasi 12 mila nati in meno rispetto all’anno precedente. Anche i nati stranieri continuano a diminuire (-2.638 rispetto al 2013), pur rappresentando il 14,9% del totale dei nati in Italia.

In questo quadro non meraviglia che l’età media della popolazione continui a salire: al 31 dicembre 2014 è pari a 44,4 anni, in costante aumento dal 2011. L’età media è elevata in tutte le regioni d’Italia pur se con intensità differenti: al Centro-nord supera i 45 anni mentre nelle regioni del Mezzogiorno il valore è di poco superiore ai 43 anni. Di pari passo, continua la riduzione della popolazione più giovane (under 15), pari al 13,8%, 2 punti decimali in meno rispetto al 2011. Anche la popolazione in età attiva (15-64 anni) prosegue la sua contrazione passando da un valore superiore al 65% nel 2011 al 64,5% nel 2014. La popolazione anziana (65 anni e oltre) è pari al 21,7%, quasi un punto percentuale in più rispetto al 2011. In particolare, i “grandi vecchi” (80 anni e più) crescono ogni anno di un punto decimale (6,5% nel 2014). 

Gli stranieri sono aumentati nel 2014 di 92.352 unità, portando il totale dei cittadini stranieri residenti a 5.014.437, pari all’8,2% dei residenti. Provengono da circa 200 Paesi diversi, ma per oltre il 50% si tratta di cittadini di un Paese europeo. La cittadinanza maggiormente rappresentata è quella rumena (22,6%) seguita da quella albanese (9,8%). La popolazione straniera risiede prevalentemente al Nord e al Centro, anche se nel 2014 il Sud ha visto aumentare di quasi il 30% la sua quota di stranieri. Rispetto agli anni precedenti diminuisce il numero degli immigrati e aumenta il numero degli emigrati: il saldo tra i due flussi in entrata e in uscita è pari 140 mila unità circa. Infine, cresce il numero dei ”nuovi italiani”: nel 2014  129.887 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, un valore in forte aumento rispetto all’anno precedente (+29%). I dati comprendono le acquisizioni per matrimonio, naturalizzazione, trasmissione automatica al minore convivente da parte del genitore straniero divenuto cittadino italiano, per elezione da parte dei 18enni nati in Italia, per ius sanguinis. Tra questi nuovi cittadini italiani, per la prima volta sono leggermente più numerosi gli uomini, 50,9% del totale.

 

Art.1

Cgil – Giornate del lavoro Firenze 2015, speciale di RadioArticolo1

Da oggi, martedì 16 giugno, sarà possibile scaricare dalla home page di RadioArticolo1 (www.radioarticolo1.it) tutti i materiali – podcast audio, registrazioni video, fotogallery e resoconti – relativi alle tre Giornate del lavoro, la cui seconda edizione si è appena conclusa a Firenze.

16/06/2015 11.13

Jobs Act

Jobs Act: Cgil, preoccupano decreti attuativi sul piano di salute e sicurezza

“I decreti attuativi del Jobs act ci preoccupano fortemente anche dal punto di vista della salute e della sicurezza sul lavoro: il combinato disposto di demansionamento, istituzione non ben definita dell’Ispettorato nazionale per il lavoro, paventata abolizione del cartellino nei cantieri e possibili modifiche della Commissione Consultiva Permanente per salute e sicurezza, porterebbero a conseguenze molto negative e potenzialmente pericolose per i lavoratori, oltre all’ulteriore indebolimento del ruolo delle organizzazioni sindacali”. Con queste parole il responsabile Salute e Sicurezza della Cgil nazionale, Sebastiano Calleri, in attesa dei testi definitivi, dà un primo giudizio sulle norme afferenti la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro contenute nei decreti attuativi del Jobs Act, approvati o avviati alle Commissioni.

Per quanto riguarda le norme, già approvate, riferite al demansionamento, “soprattutto se permarrà, come sembra dalle anticipazioni, la previsione della non obbligatorietà della formazione specifica al cambiamento della mansione stessa, un lavoratore potrà essere adibito a mansioni che non conosce o destinato a una macchina di cui non è esperto: è evidente – sostiene Calleri – il pesante risvolto sul piano della sicurezza degli addetti”.

“La Cgil – continua il dirigente sindacale – esprime poi perplessità rispetto all’istituzione, non ancora ben definita, dell’Ispettorato nazionale per il lavoro: la sua piena attuazione è infatti ancora legata a un successivo decreto interministeriale, di cui non è dato conoscere i contenuti”. “Peraltro – continua – si istituisce un ruolo unico ad esaurimento degli ispettori INPS e INAIL, rendendo chiaro che l’operazione tende ad un livellamento verso il basso delle retribuzioni e delle professionalità”.

Sul decreto semplificazioni, avviato in Commissione, Calleri ribadisce “i dubbi e le contrarietà della Cgil relativamente alle norme sulla possibile abolizione del cartellino nei cantieri e sulla limitazione all’interruzione dell’attività imprenditoriale in quei contesti, come giustamente denunciato dalla nostra categoria degli edili”. “Bisogna ricordare – aggiunge – che su queste tematiche hanno già avuto un effetto negativo le misure già emanate sul DURC”.

“Infine suscitano forte imbarazzo e irritazione le norme che potrebbero produrre delle modificazioni alla composizione, ai ruoli e alla funzione della Commissione Consultiva Permanente per salute e sicurezza ex art. 6 dell’81/08”. “In breve – spiega a questo riguardo il sindacalista – si vorrebbe ridurre il ruolo delle organizzazioni sindacali a quello di puri ‘esperti’ o consulenti, andando contro lo spirito del tripartitismo e alle leggi europee in materia”. “Inoltre – continua –  ciò non procura nessun beneficio alle aziende e ai lavoratori, e non comporta alcuna semplificazione: si tratta di un preciso atto di volontà politica nei confronti delle organizzazioni di rappresentanza in senso generale, visto che a questa operazione sono sottoposte anche le organizzazioni di impresa”. Per il responsabile sicurezza della Cgil “ancora una volta non si centrano e non si affrontano i problemi  reali, ma ci si concentra su bisogni non essenziali delle imprese e su alcune operazioni francamente incomprensibili”.

“Metteremo in atto tutte le azioni di contrasto possibili alle misure definitive citate, sia in sede contrattuale che legale, e per quanto riguarda le norme in itinere – conclude Calleri – avvieremo una campagna di sensibilizzazione e di incontri con i referenti parlamentari per illustrare i nostri punti di vista e, ove possibile, recuperare gli aspetti maggiormente negativi”.

Italiani all’estero: nuova emigrazione verso il Belgio

Italiani all’estero: nuova emigrazione verso il Belgio

Nei giorni scorsi all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles è stata presentata una ricerca dal titolo “Frontiere Europa – La nuova migrazione italiana in Belgio: nuove rotte, confini e diritti”, organizzata da “La Comune del Belgio asbl” in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. 

Dalla ricerca condotta dalla Comune del Belgio nel 2014 è emersa la presenza di 500 nuovi migranti italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni.

Dei nuovi italiani arrivati in Belgio, il 47,7% ha tra i 30 e i 45 anni, il 45.2% ha meno di 30 anni e il 7,1% ha più di 45 anni. Un’età quindi mediamente elevata rispetto alla narrativa corrente che vuole la nuova migrazione come fenomeno esclusivamente giovanile. Tra le motivazioni principali di questa nuova ondata di emigrazione dall’Italia c’è soprattutto la ricerca di un lavoro (84%). 

Del campione preso in esame, il 59.2% ha già un’occupazione, il 15,9% è ancora alla ricerca di un impiego e soltanto il 19.5% dichiara di essersi trasferito in Belgio per studiare. Due terzi degli intervistati non sono alla loro prima esperienza all’estero.

Coloro che già lavorano sono in ampia maggioranza  qualificati (76%), di questi, l’81,3 per cento dichiara di essere soddisfatta dell’attività professionale svolta, con impieghi che corrispondono alle loro qualifiche. 

L’inchiesta mostra quanto abbia giocato nelle decisioni di trasferimento l’involuzione dei rapporti di lavoro in Italia e la ricerca di un percorso professionale stabile, retribuito a sufficienza e con coperture sociali giochi un ruolo fondamentale. Il 75% del campione, infatti, già lavorava in Italia, ma era occupato con un contratto atipico/precario (32%); il 23 per cento, aveva un contratto di lavoro a tempo determinato; l’11 per cento era in nero e il 3 per cento a partita iva. 

Anche l’83% di coloro che stanno cercando lavoro in Belgio risultavano occupati in Italia, ma quasi uno su tre non in regola (26,3%); altrettanti erano quelli che nel nostro paese potevano contare su contratti atipici/precari (26,3%), con partita Iva (2,6%) o su un contratto a tempo determinato (21%). 

Il desiderio di trovare comunque un’occupazione spinge le persone ad accettare un impiego anche non in linea con il titolo di studio posseduto (75,7% del campione). Lo studio inoltre rivela che la nuova emigrazione italiana non investe soltanto le persone qualificate. Infatti, il 25% dei migranti che si sono trasferiti in Belgio è costituita da persone senza un alto livello di scolarizzazione. 

L’indagine si conclude indicando che solo 1/3 del totale risulta  iscritto all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti Estero) e che soltanto 2 persone su 10 dichiarano di voler fare ritorno in Italia.

Jean-Michel Lafleur, Università di Liegi, ha chiarito come “gli italiani in Belgio sono ancora la prima nazionalità presente e che, per effetto della crisi economica, la percentuale annua di italiani in ingresso è aumentata di circa il 94% dal 2011”.

All’iniziativa hanno partecipato in qualità di relatori anche Anne Morelli dell’Università Libera di Bruxelles (ULB) e Costanza Margiotta dell’Universita di Padova, insieme ai rappresentanti di associazioni italiane e belga, Teresa Butera del Casi-Uo, Andrea Malpassi dell’Inca-Cgil, Pietro Lunetto della la Filef Belgio Nuova Migrazione e Francesca Simeoni di Piola Libri.  Le organizzazioni e le associazioni partecipanti hanno sottolineato con forza la necessità di un impegno maggiore a sostegno dei cittadini italiani che sono ancora vittime di discriminazioni, di un accesso differenziale ai diritti rispetto agli autoctoni, e di un generalizzato abbassamento della soglia dei diritti nel paese d’origine, che spinge a migrazioni non volontarie. 

Secondo “La Comune del Belgio” è necessario che le forze sociali e progressiste riconoscano “la sfida collettiva, politica e sociale, e facciano propria la battaglia per una Europa sociale forte e armonizzata, poiché senza di essa il cittadino torna ad essere isolato, solo e per questo debole. I cittadini dell’UE e i loro familiari, nonché i cittadini di paesi terzi, continuano ad oggi a non essere protetti”.

 

da www.italiannetwork.it