Archivi giornalieri: 7 dicembre 2014

dal Il Fatto Quotidiano

Mafia Capitale, minacce di morte tra membri Pdl. E intervenne Carminati

Mafia Capitale, minacce di morte tra membri Pdl. E intervenne Carminati

Giustizia & Impunità
Faida tra consiglieri comunali: “Denuncio il sistema di corruzione creato da Alemanno con giri di tangenti”

di F. Q. | 7 dicembre 2014

 COMMENTI

Più informazioni su: Gianni AlemannoIgnazio MarinoMafiaRoma

Minacce alle mogli, accordi sottobanco, il ricatto di una denuncia in procura e un candidato trombato che devasta un ufficio comunale. La guerra tra il perdente Patrizio Bianconi e il capogruppo comunale del Pdl, Luca Gramazio, rischiava di far saltare gli affari della “mafia Capitale”. E Massimo Carminati, per proteggere l’amico e presunto sodale Gramazio, era pronto a intervenire direttamente. È il maggio 2013 quando Bianconi chiama Gramazio e parla dei debiti contratti nella campagna elettorale che ha poi perso: “Io adesso – gli dice – se tu non porti i soldi ti scanno… tu non hai capito un cazzo! Io ho già fatto casino con Sammarco e gliel’ho pure minacciato a lui e a tutti voi ( … ) di ammazzarvi… ma cosa devo fare io, ammazzarti la donna? Non mi far arrivare a situazioni di questo tipo”. Le minacce sono anche di altro tenore: Bianconi – scrive il Ros – avvisa Gramazio che intende denunciare in procura “il sistema di corruzione creato da Alemanno, attraverso il giro di tangenti che loro prendevano per farsi i fatti loro” e, se non bastasse, “lo accusa di aver preso ventimila voti alle elezioni proprio perché aveva commesso i reati di corruzione, concussione, abuso d’ufficio , voto di scambio e altro”.

In altre telefonate, si legge negli atti, Bianconi vuole una sorta dirisarcimento “chiede 50mila euro da Sammarco e 50mila dal sindaco”, precisando che devono “portargli a casa Roma Capitale”. L’informazione arriva anche ad Alemanno, attraverso il suo capo di gabinetto, Lucaìrelli: “Gianni…”, dice Lucarelli, “il ragazzo è veramente strano”. “Bianconi o Gramazio?”, chiede Alemanno. “Eh, Bianconi…”, risponde Lucarelli. “Ho capito”, continua Alemanno, “e chiama Sammarco, eh”. La notizia della tensione tra Bianconi e Gramazio arriva anche a Carminati, attraverso il comune amicoFabrizio Testa, e il “cecato” è “determinato a contenere il comportamento violento di Bianconi nei limiti della tollerabilità”. “Tu – dice Carminati a Testa – in qualunque momento … te inventi un sistema se cacano il cazzo a lui io vengo… non cacassero il cazzo a lui poi il resto facesse come gli pare”. L’interesse di Carminati era dettato anche dagli affari che intendeva chiudere, attraverso l’imprenditore delle cooperative rosse Salvatore Buzzi, e lo stesso Gramazio, attraverso le opere pubbliche nella capitale amministrata da Alemanno. E infatti, sostiene l’accusa, le tangenti passavano direttamente attraverso la segreteria di Gianni Alemanno. “Massimo Carminati e Salvatore Buzzi”, si legge negli atti d’indagine, “erogavano a Gianpiero Monti” ingenti “somme di denaro”. L’obiettivo era influenzare l’assegnazione delle opere pubbliche e Gianpiero Monti all’epoca non solo era “l’addetto alla segreteria particolare del Sindaco presso Roma Capitale”, ma era anche “delegato per il coordinamento del piano nomadi della Capitale”. Anche Monti, come Alemanno, è iscritto nel registro degli indagati. E il numero degli indagati vicini ad Alemanno, come vedremo, è davvero consistente. Il punto è che gli uomini vicini a Carminati, per raggiungere i loro obiettivi, non esitavano a contattare personalmente il sindaco.

Era il novembre 2012 e l’affare riguardava sei unità abitative da aggiungere al campo nomadi di Castel Romano. Per ottenere gli stanziamenti necessari, Salvatore Buzzi e i suoi sodali – scrive il Ros nelle sue informative – si muovono “intervenendo, o comunque sollecitando, soggetti vicini al sindaco di Roma”, che si adoperano per risolvere la questione. E non solo. I carabinieri del Ros scoprono che Buzzi e i suoi amici sollecitano Gianni Alemanno in persona. Il 21 novembre Buzzi invia un sms al capogruppo del consiglio comunale del Pdl, Luca Gramazio, al capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli, e allo stesso sindaco Giovanni Alemanno: “I fondi per il 2013 e 2014 per la transazione e il nuovo campo Buzzi – non sono stati messi e sono 2.340.544,92 per il 2013 e 2.240.673,26 vi sono solo i fondi per il nuovo campo pari a 455.000,00 il resto e ancora zero …”. Il giorno dopo, la situazione sembra essersi improvvisamente sbloccata, considerato che Buzzi invia un altro sms a Gramazio, Lucarelli e Alemanno: “…Problema risolto per il nuovo campo grazie…”. E “dall’utenza in uso al sindaco – annotano gli investigatori del Ros – viene inviato un sms di risposta: ‘ok’”. Tra gli indagati anche Marco Visconti, Tommaso Luzzi e Alessandro Cochi che, nel 2012, sedevano nella giunta Alemanno e negli scranni della maggioranza targata Pdl.

di Antonio Massari e Marco Lillo

Patronati

Tagli ai patronati – Inps Ancona, i patronati ricoprono un ruolo fondamentale

” (…) gli istituti  di patronato ricoprono un ruolo fondamentale tanto per lo Stato quanto per i cittadini, assicurando una rete di servizi gratuiti diffusa sul territorio italiano e in molti paesi esteri, garantendo i relativi diritti di cittadinanza, che la riduzione delle risorse (preventivata nel Ddl di stabilità) mette a rischio …”.

Questo quanto si legge nell’ordine del giorno del Comitato provinciale Inps di Ancona che prosegue “…un’operatività, quella dei patronati, che oggi concorre in misura rilevante ad integrare e velocizzare l’attività degli enti previdenziali ed assistenziali, resasi ancora più determinante con il forte processo di informatizzazione dei servizi Inps realizzato in questi ultimi anni…”.

Sangue infetto

Sangue infetto e vaccini, inviate 1.000 proposte risarcimenti

Mille danneggiati da trasfusioni e vaccini stanno chiudendo, in questi giorni, il capitolo ”risarcimenti” con il Ministero della salute, contribuendo così ad alleggerire la mole di cause pendenti presso i tribunali
italiani. Sono state, infatti, appena recapitate in tutta Italia, le mille lettere inviate dal dicastero con la richiesta di accettare la transazione per i danni subiti. E la maggior parte degli interessati sta decidendo di accettare l’offerta: 100.000 ai trasfusi e 20.000 ai vaccinati, per ritirarsi da tutte le cause. E’ quanto previsto dall’art. 27 bis del decreto legge 90/2014 convertito in legge in agosto scorso.

Sono 6300 in tutto le proposte di equa riparazione che verranno inviate da qui al 2017, per persone che hanno presentato istanza di adesione a transazione entro il 19 gennaio 2010 e avevano una causa pendente al 31 dicembre 2007. Quest’anno si è iniziato con le mille persone che hanno avuto conseguenze più gravi. Si procederà poi al ritmo di 1800 l’anno dal 2015 al 2017.

“Una scelta politica coraggiosa”, commenta Marcello Stanca, presidente dell’Associazione per Malati Emotrasfusi e Vaccinati (AMEV). “Da un lato – spiega – amplia la platea dei beneficiare anche a chi non avrebbe avuto nulla, cioè coloro che avevano fatto causa 5 anni dopo la domanda di indennizzo. In questo modo si crea un precedente importante, in cui si dice che il diritto alla salute non può essere coperto da prescrizione. Dall’altro questa un’operazione di giustizia ”distributiva” scontenta molti. Secondo la legge del 2007, infatti, avrebbero dovuto esser pagati importi minimi di 380.000 euro. Ora la cifra, oltre che molto più bassa, non distingue tra casi più o meno gravi. Ma almeno è certa”. Chi lo accetta, specificano le associazioni, non perde l’indennizzo. “Quest’ultimo – ricorda Stanca – è un atto di solidarietà che viene versato a vita per compensare il danno dovuto ad un’attività lecita ma lesiva da parte dello Stato, comunque non prevede la ricerca del colpevole. Il risarcimento, invece, è una somma pagata una tantum a fronte di una colpa riconosciuta”.

ansa

Pensioni opzione donna

Pensioni: grazie all’Inca, per l’opzione donna l’Inps sospende l’interpretazione restrittiva

In attesa dei chiarimenti richiesti dall’Inps al ministero del lavoro, le domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015 o la cui decorrenza delle pensione si colloca oltre il 2015, non devono essere respinte, ma tenute in apposita evidenza. E’ quanto ha comunicato l’Inps con un messaggio inviato ai direttori regionali e alle strutture territoriali, in risposta alle reiterate richieste di chiarimento dell’Inca circa l’interpretazione delle norme riguardanti la possibilità delle donne lavoratrici di accedere al pensionamento con 35 anni di contributi e 57 anni di età se dipendenti, 58 se autonome.

Più volte, il patronato della Cgil aveva sottolineato che, per quanto riguarda l’opzione donna, introdotta con la legge 243/2004 e confermata dalla legge n. 201/2011 (Riforma Fornero), non dovesse essere applicata la finestra mobile, cioè l’attesa di 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome e neppure la speranza di vita, prima di poter accedere concretamente al pensionamento, trattandosi di una misura sperimentale e dunque di carattere straordinario.

L’Inps, invece, avvalendosi di una interpretazione restrittiva, nel 2012 ha dato indicazioni diverse applicando per l’opzione donna sia l’aumento della speranza di vita ai fini del raggiungimento del requisito anagrafico, sia la finestra mobile. Un orientamento fortemente penalizzante per le donne lavoratrici che, secondo l’Inca, avrebbe ridotto in modo consistente l’esercizio del diritto a pensione.

“L’avvenuta sospensione dell’applicazione restrittiva della norma  da parte dell’Inps – spiega Fulvia Colombini, del collegio di Presidenza dell’Inca – è un primo risultato importante per ristabilire il valore dell’opzione donna che rappresenta una risposta concreta a percorsi di carriere frammentarie con cui le lavoratrici spesso devono fare i conti, da cui derivano pensioni più basse, rispetto a quelle degli uomini. Inoltre, l’opzione può rappresentare una risposta alle numerose lavoratrici che hanno perso il posto di lavoro e che non riescono più a rioccuparsi e a tutte quelle donne i cui problemi di salute, anche dovuti allo stress della conciliazione, non consentono di continuare a lavorare. Ci auguriamo che a questo punto arrivino tempestivamente i chiarimenti positivi da parte del ministero del lavoro”. 

Patronati

Tagli ai patronati – Slovenia, difendiamo i diritti dei cittadini!

Una nota di protesta sui tagli ai patronati previsti nel ddl di stabilità, è stata presentata, dall’Inas e dall’Inca della Slovenia, al Console generale d’Italia. Analoga nota è stata inviata anche alle sedi delle comunità degli italiani di Capodistria, Izola e Pirana nonché al rappresentante della comunità italiana al Parlamento sloveno, Roberto Battelli e all’Ente previdenziale sloveno.

“L’insieme delle norme proposte – si legge nella nota – comporta la sostanziale eliminazione del sistema patronato, un sistema a rischio chiusura anche perché le norme che restringono l’anticipazione delle risorse per l’attività svolta strangoleranno finanziariamente gli istituti di patronato, portando di fatto ad un’impossibilità operativa a partire già dal prossimo anno”.

“Questo taglio – prosegue – è un ennesimo attacco al welfare, ai diritti dei cittadini al senso più profondo della tutela gratuita. Le nostre attività hanno l’unico obiettivo di aiutare gratuitamente tutte le persone senza alcuna distinzione, ad orientarsi tra le tante normative e iter burocratici, facilitando il loro rapporto con la Pubblica Amministrazione; agevolandole nella compilazione e presentazione delle domande agli Enti previdenziali e assicurativi; accompagnandole fino al riconoscimento dei diritti…”.

“In particolare – continua – anche dopo i ripetuti tagli alla rete consolare i nostri concittadini residenti all’estero verrebbero definitivamente abbandonati a loro stessi. Non possiamo permettere che questo disegno si realizzi! Non possiamo permettere che i valori che sono stati alla base del riconoscimento dei patronati per 70 anni vengano buttati via dal governo Renzi!” 

Disabili

Cgil, finanziare fondo per lavoro disabili

“Il fondo per il diritto al lavoro delle persone disabili, previsto dalla legge 68/99, non è stato rifinanziato per l’anno 2015. Questo significa che non ci saranno più soldi né per dare contributi ai datori di lavoro che assumono lavoratori disabili a tempo indeterminato attraverso le convenzioni né per concedere i rimborsi parziali delle spese sostenute dalle aziende per l’adattamento del posto di lavoro”. A rilanciare l’allarme è la responsabile Cgil per le politiche della disabilità, Nina Daita, intervenendo al convegno ‘‘La sfida per l’inclusione. Il futuro delle persone con disabilità’’.

Secondo Daita, “Nella legge di stabilità deve essere subito rifinanziato il fondo per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Il perdurare della crisi economica e occupazionale che attanaglia il nostro Paese, infatti, si ripercuote maggiormente proprio sui più deboli, che sono messi a dura prova da questo periodo di grandi difficoltà. Basti pensare che il numero delle persone con disabilità iscritte al collocamento obbligatorio, e dunque in cerca di occupazione, è di circa 700mila unità”.

La responsabile dell’Ufficio politiche disabilità del sindacato guidato da Susanna Camusso, ricorda, infine, che il fondo previsto dalla legge 68/99, partito con oltre 51 milioni di euro, “Ha subito dal 2011 un drastico ridimensionamento fin quasi all’azzeramento, ma che poi, anche per effetto di una decisione della Corte di Giustizia europea che nel luglio 2013 richiamò l’Italia per l’inadempienza del nostro Paese nel garantire ai lavoratori disabili un effettivo inserimento, ha fatto registrare primi segnali di ripresa con una dotazione di quasi 13 milioni per il 2013 e di oltre 21 milioni per il 2014”.

“Il governo, pertanto, deve assolutamente trovare risorse adeguate per il rifinanziamento del fondo anche per il 2015” conclude Daita.

Patronati

Tagli ai patronati – Cgie, il lavoro svolto dai patronati, in alcune realtà, è l’unico punto di contatto con l’Italia

“Siamo molto preoccupati per la questione dei Patronati” lo ha affermato il Segretario Generale del CGIE, Elio Carozza, incontrando i giornalisti a chiusura dei lavori del Comitato di Presidenza del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, riunito da ieri alla Farnesina per fare il punto sugli ultimi avvenimenti relativi al rinvio delle elezioni dei Comites.

 Al fondo delle preoccupazione espressa dai consiglieri del CGIE “il ruolo svolto dai Patronati nel contesto delle comunità italiane all’estero ed i servizi che erogano a vantaggio dei connazionali, soprattutto laddove è stata ridimensionata in maniera sostanziale la presenza dei funzionari (ndr. del Ministero degli Affari Esteri) nei vari territori. Oggi in molte realtà – ha fatto presente Carozza – la presenza dei Patronati è l’unico punto di contatto con l’Italia.”

Tra l’altro,  – ha proseguito Carozza – abbiamo fatto osservare al Governo – cosa già affrontata in molte sedi – che in un Paese il lavoro che fanno i Patronati dovrebbe farlo lo Stato. Siccome lo Stato non lo fa, lo fanno i patronati e noi non vorremmo che mettendo in difficoltà i Patronati, spuntassero come funghi i privati, gli avvocatucci di turno che cominciano trattando le pratiche a spese dei connazionali.  Sappiamo che ci sono 3/400.000 pensioni che l’INPS eroga all’estero e che a questi pensionati vengono chiesti periodicamente una serie di adempimenti che solo i patronati oggi erogano. 
Quindi al di là del ridimensionamento del provvedimento uscito dalla Camera, rimane tuttavia ancora molto forte il taglio e noi chiediamo di considerare attentamente la questione valutando anche il costo che lo Stato accuserebbe della mancata presenza dei Patronati nel mondo.
A tal proposito, il Segretario Generale del CGIE ha fatto presente come la stessa INPS nel corso di una audizione abbia valutato cosa significherebbe per il Paese non avere i patronati nel mondo e quanto il Paese dovrebbe supplire per il lavoro che oggi fanno i Patronati.”