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Istat: +2,7% inattivi disponibili al lavoro, +34,1% sottoccupati

L’Istat rende disponibili gli indicatori complementari  al tasso di disoccupazione aggiornati al 2012. La diffusione è coordinata con Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che rilascia
oggi gli stessi dati per tutti i Paesi europei.  I nuovi indicatori complementari sono definiti a  livello europeo e offrono un’informazione che va oltre la distinzione tra occupati, disoccupati e inattivi.

Il primo riguarda gli INATTIVI DISPONIBILI A LAVORARE,  ovvero coloro che non hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane ma sono subito disponibili a lavorare. Nel 2012 gli inattivi disponibili a lavorare sono 2 milioni 975 mila, 78 mila in più (pari a +2,7%) rispetto al 2011. La quota di questi inattivi sulle forze di lavoro, stabile all’11,6% in confronto a un anno prima, è oltre tre volte superiore a quella media europea (3,6%).

In Italia, gli inattivi disponibili a lavorare sono più numerosi dei disoccupati in senso stretto (quasi tre milioni contro circa 2 milioni 700 mila), mentre nella media europea si verifica l’opposto: i disoccupati (circa 25 milioni) sono più del doppio di questo segmento di inattivi (8 milioni e 800 mila).

All’interno di questo gruppo di inattivi gli  scoraggiati, cioè quelli che dichiarano di non aver cercato lavoro perché convinti
di non trovarlo, sono 1 milione 300 mila, il 43% del totale.

Il secondo indicatore riguarda gli INATTIVI CHE CERCANO LAVORO, MA NON SONO SUBITO DISPONIBILI A LAVORARE.. Nel 2012 questo gruppo conta 111 mila individui, 7 mila in meno rispetto a un anno prima (-6,1%). Essi rappresentano lo 0,4% delle forze di lavoro in Italia e lo 0,9% nell’Unione Europea.

La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli  inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette “forze
di lavoro potenziali” che, nel 2012 ammontano a 3 milioni 86 mila.

Sommando le forze di lavoro potenziali ai  disoccupati si ha la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: si tratta di 5 milioni 831 mila persone nel 2012.

Negli ultimi cinque anni alla contestuale crescita  delle persone in cerca di occupazione (da 1 milione 506 mila del 2007 a 2 milioni 744 mila del 2012), si accompagna l’aumento delle forze lavoro potenziali (+403 mila unità).

Il terzo indicatore infine è quello dei SOTTOCCUPATI PART TIME che, sempre nel 2012, sono 605 mila, 154 mila in più rispetto al 2011 (+34,1%): essi rappresentano il 2,4% delle forze di lavoro. Nell’Unione Europea l’incidenza è pari al 3,8%.

In confronto a cinque anni prima, i sottoccupati part time aumentano di 241 mila unità (+66,1%, rispetto ai 364 mila del 2007).

Negli ultimi cinque anni i principali indicatori segnalano evidenti difficoltà nella partecipazione al mercato del lavoro non solo
dei disoccupati. La crescita del tasso di disoccupazione (dal 6,1% del 2007 al 10,7% del 2012) è stata accompagnata non solo da una perdita contestuale di 323 mila occupati ma anche dalla crescita delle forze di lavoro potenziali e dei sottoccupati part time.  

Fra il 2007 e il 2012 gli inattivi disponibili a lavorare crescono di 434 mila unità mentre risultano in calo quelli (sempre inattivi) che cercano lavoro ma non sono subito disponibili a
lavorare (-31 mila). Il trend temporale del primo gruppo (inattivi disponibili a lavorare) ha dunque un andamento analogo a quello dei disoccupati, al contrario dell’altro gruppo. Nello stesso arco temporale i sottoccupati part time aumentano del 66,1%, passando da 364 mila nel 2007 a 605 mila nel 2012.

I disoccupati e le forze lavoro potenziali considerati insieme fanno registrare infine una crescita nei cinque anni del 39,2%, (+1 milione 641 mila).

In Italia, nel 2012 il valore del tasso di disoccupazione è leggermente superiore rispetto alla media dei paesi Ue (10,7% contro 10,4%) ma si associa a una quota decisamente più elevata della popolazione inattiva più contigua alla disoccupazione: il 12,0% delle forze di lavoro a fronte del 4,5% dell’Ue.

In particolare, si trovano in Italia un terzo dei circa 8,8 milioni di individui che nei paesi dell’Unione europea dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili a lavorare, a fronte di circa l’11% dei disoccupati italiani sul totale dei disoccupati Ue.
Anche in rapporto alle forze di lavoro, questo gruppo di inattivi in Italia è superiore di oltre tre volte quello Ue: l’11,6% in confronto al 3,6%. Percentuali molto contenute emergono in numerosi paesi tra i quali Francia (1,0%), Germania (1,3%), Grecia (1,8%), Irlanda (2,0%) e Regno Unito (2,4%).

Istatultima modifica: 2013-04-11T18:55:34+02:00da vitegabry
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