Archivi giornalieri: 5 aprile 2013

Esodati

Esodati? Almeno il doppio di quelli salvaguardati …

Gli esodati sono almeno il doppio di quelli salvaguardati. A dirlo Gianni Geroldi che in una dichiarazione resa alle agenzie precisa;

“Al di là della precisa quantificazione di quei lavoratori che chiamiamo ”esodati”, un esercizio comunque complicato dal modo in cui si considerano gli aventi diritto alla salvaguardia, posso dire che la mia valutazione personale è che le persone che si trovano in questa condizione sono circa il doppio di quelli salvaguardati dai tre decreti ministeriali, in tutto circa 130.000. Quindi parliamo di circa 250.000 persone, che però non sono uno stock unico, ma che vanno considerate come flussi che avvengono in un certo periodo”.

Così  Gianni Geroldi, docente di Scienza delle finanze alla Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Parma, e già presidente e membro del (disciolto) Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, parla con Labitalia della questione degli esodati.

Numeri che, ovviamente, pongono “un problema di risorse se pensiamo che per il primo ”scaglione” di 130.000 esodati occorrono già 9 miliardi”. La questione degli esodati presenta molte criticità, dice Geroldi, “a partire dall”aspetto di legittimità perchè una cosa è riconoscere un accordo, un’altra cosa è cambiare le regole dopo che quell”accordo è stato firmato e ancora un’altra cosa sono le emergenze che si aggiungono strada facendo”.

La questione degli esodati che nasce “come deroga allo spostamento dell’età pensionabile introdotto dalla riforma previdenziale del ministro Fornero”, avverte, in realtà evidenzia un problema, tutto italiano, di ammortizzatori sociali.

“Innanzitutto -dice Geroldi- l’Italia è uno dei pochi Paesi europei (7 su 26) che non hanno strumenti di gestione della disoccupazione di lunga durata degli anziani”, modo più corretto di definire gli esodati, dice il professore, nel senso che “gli esodati in media presentano spostamenti di 5 anni per il raggiungimento dell’età pensionabile” e che agli esodati “bisogna aggiungere tutti quei lavoratori che perdono il posto a 56-58 anni e che rischiano di rimanere per molti anni senza reddito, senza lavoro, senza pensione”.

Con l”attuale sistema riformato degli ammortizzatori sociali, infatti, sottolinea, “non è più possibile coprire un periodo di 5 anni con cig, cigd e mobilità, ma c’è ”Aspi che dura al massimo 18 mesi”.

Da considerare poi che l’Italia, conclude Geroldi, “è uno dei tre Paesi europei, insieme a Grecia e Ungheria, che non ha uno strumento di sostegno al reddito come il ”reddito di cittadinanza””.

1 maggio

A Perugia la manifestazione del 1° maggio

Una vicenda, spiegano i sindacati, diventata simbolo della disperazione del Paese e della necessità di restituire centralità al lavoro. Quindi questa scelta va nel senso di dare ”un segno di vicinanza alle persone ed alle famiglie e di un clima sociale così degradato di cui forse non abbiamo esempi nella decennale storia repubblicana”.

E il Presidente della Regione umbra, Catiuscia marini,  apprezzando la scelta dei sindacati confederali sottolinea che ”E’ ancora forte in tutti noi il dolore per la barbara uccisione di Daniela Crispolti e Margherita Peccati, le due nostre dipendenti morte sul lavoro. Per questo apprezzo in modo particolare la scelta di tenere a Perugia la manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil in occasione della festa del primo maggio”.  

”In quei tragici momenti – ha detto ancora la Marini – al di là dell’emozione e dello sgomento per quanto successo evidenziammo subito che Daniela e Margherita sono state vittime innocenti, uccise sul loro posto di lavoro dove svolgevano la loro funzione con particolare dedizione e rigore. La decisione dei sindacati di svolgere a Perugia la manifestazione mette al centro giustamente proprio l’esigenza di restituire centralità al lavoro e difendere la dignità dei dipendenti del pubblico impiego, il cui operato è troppo spesso oggetto di critiche
ingiuste.” 

Cgil-Cisl-Uil

Cgil-Cisl-Uil il 16 aprile davanti al Parlamento

La manifestazione unitaria della Cgil, Cisl e Uil si terrà davanti al Parlamento il 16 aprile per sollecitare il finanziamento della cassa integrazione in deroga. L’iniziativa è stata decisa dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, nel corso di un incontro avvenuto ieri pomeriggio.

Per coprire la cassa integrazione in deroga “manca attorno a un miliardo per il 2013″ – ha dichiarato la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso – e la manifestazione unitaria che abbiamo indetto  si rivolgerà al governo e al parlamento”.

Ilva

Cassazione su Ilva Taranto: disastro ambientale riconducibile ai Riva

Con ”argomenti logici e immuni da interne contraddizioni” il Tribunale della libertà di Taranto ha evidenziato che ”il disastro ambientale” nella vicenda del”Ilva di Taranto ”era certamente riconducibile anche alla gestione successiva al 1995, quando è subentrato il gruppo Riva nella proprietà e nella gestione dello stabilimento siderurgico e che gli accertamenti effettuati hanno chiarito che l’inquinamento è attuale”.

Lo ha evidenziato la prima sezione penale della Cassazione nello spiegare il perchè, lo scorso 16 gennaio, ha convalidato i domiciliari nei confronti del patron dell’Ilva Emilio Riva, del figlio Nicola come pure nei confronti del”ex direttore dello stabilimento di Taranto.

In particolare, la Suprema Corte nelle motivazioni contenute nella sentenza 15667, sottolinea come il Riesame di Taranto, il 7 agosto 2012, abbia evidenziato, ”la pervicacia e la spregiudicatezza dimostrata da Emilio Riva e dall’ex direttore Capogrosso, ma anche da Nicola Riva, succeduto alla presidenza del Consiglio di amministrazione in continuità con il padre, che hanno dato prova, nei rispettivi ruoli, di perseverare nelle condotte delittuose, nonostante la consapevolezza della gravissima offensività per la comunità e per i lavoratori delle condotte stesse e delle loro conseguenze penali e ad onta del  susseguirsi di pronunce amministrative e giudiziarie che avevano già evidenziato il grave problema ambientale creato dalle immissioni dell’industria”.

Quanto al pericolo di reiterazione del reato, la Cassazione segnala che il parere positivo espresso dal Tribunale è ”coerente e non è contraddetto nè dalla circostanza che gli impianti sono stati sottoposti a sequestro preventivo, nè dal venir meno delle cariche degli indagati nell’azienda”. Del resto, fa notare ancora Piazza Cavour, ”i Riva, pur non avendo più cariche, hanno tuttora la proprietà dell’azienda con quel che ne consegue in termini di interesse in ordine alle sorti dello stabilimento; inoltre, sono titolari del gruppo Riva”.

Stesso discorso vale per l’ex direttore dello stabilimento Capogrosso ”tuttora dipendente dell’Ilva e del quale il Tribunale ha compiutamente evidenziato la gravità e la reiterazione delle condotte e la piena condivisione delle scelte aziendali consolidate negli anni”. Sul pericolo di inquinamento probatorio, poi, la Cassazione ricorda che non ha alcun peso ”la circostanza che le indagini preliminari si siano concluse”.

Nelle motivazioni, la Suprema Corte per dimostrare la legittimità della decisione del Riesame di Taranto evidenzia ancora che ”è risultato che le concrete modalità di gestione dello stabilimento siderurgico dell’Ilva hanno determinato la contaminazione di terreni ed acque e di animali destinati all’alimentazione in un’area vastissima che comprende l’abitato di Taranto e di paesi vicini nonchè un’ampia zona rurale tra i territori di Taranto e Statte tali da integrare i contestati reati di disastro doloso, omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, avvelenamento di acque, posti in essere con condotta sia commissiva che omissiva, con coscienza e volontà per deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti che si sono avvicendati alla guida dell’Ilva i quali hanno continuato a produrre massicciamente nella inosservanza delle norme di sicurezza con effetti destinati ad aggravarsi negli anni”. Da qui il rigetto dei tre ricorsi.